Kevin Costner e Susan Sarandon, baseball e sesso nelle Minor League
BULL DURHAM
Titolo originale : Bull Durham
Anno : 1988
Genere : commedia
Regista : Ron Shelton
Cast : Kevin Costner, Susan Sarandon, Tim Robbins, Robert Wuhl, Trey Wilson
Ero ansioso di vedere per la prima volta Bull Durham, un film di cui si parla spesso come uno dei migliori esempi di cinema sportivo. Prima scena. Siamo negli spogliatoi di una squadra di baseball delle Minor League.
Da dietro l'angolo spunta un capellone Tim Robbins che si sta felicemente "ingroppando" un'allegra biondina dal sorriso malizioso. Ma come ? In uno spogliatoio di baseball ? E per di più prima di una partita, anzi, poco prima dell'esordio di quel capellone.
Il tono è dichiarato fin dall'inizio, questa è una commedia e vuole divertire il pubblico. Il capellone, come detto interpretato da Tim Robbins, è un giovane pitcher di belle speranze, dal braccio potentissimo ma dalla mira esageratamente rivedibile. Non è l'unico protagonista del secondo film di Ron Shelton, regista e sceneggiatore specializzato in pellicole sportive (tra gli altri è l'autore di White men can't jump).
C'è Kevin Costner, rieccolo, il veterano dei film sul baseball qui in realtà al suo primo hit (il suo primo fu il poco fortunato Chasing Dreams) e c'è Susan Sarandon, la Louise di Thelma e Louise. Un trio di superstar, tutti vincitori di Premi Oscar. Kevin Costner lo vinse come miglior regista nel 1991 per il suo Balla coi lupi, Tim Robbins come attore non protagonista in Mystic River e Susan Sarandon come migliore attrice in Dead Man Walking, regia del marito.
Quale marito ? Tim ovviamente. Eh già , perché galeotte furono le scene d'amore di questo film, che volendo è una sorta di Jules e Jim all'americana, senza offendere il capolavoro francese. Susan è una rossa focosa che si diverte a portare a letto tutti o quasi i giocatori della squadra locale. Siamo a Durham, North Carolina, Sud non profondissimo ma ugualmente difficile da gestire.
Bell'affare per i giocatori delle Minor League. C'è chi sogna le Majors, c'è chi non ci andrà mai perché non ne ha il talento, c'è chi ormai è agli ultimi colpi di una lunga carriera più o meno nobile, quello che è sicuro però, nemmeno fossero i Rolling Stones, è che ci sono due simpatiche ragazze che sono lì tutte per loro, a soddisfare i desideri sessuali senza troppe giri di parole.
E' un film quindi di baseball e d'amore, anche se amore, come ho potuto solamente accennare prima, è una parola grossa. Annie (il nome di Susan nel film) è indecisa se buttarsi nel letto del giovane, forte e stupido pitcher oppure provare l'emozione dell'esperto e navigato catcher.
Assaggerà le carni di entrambi. Meglio passare alla lettura del triangolo per quanto riguarda il baseball. Kevin Costner ha giocato nelle Majors, e anche se solo per 21 bellissimi giorni può dare consigli a tutti. E' stato preso per questo. Educare quel pivello di un lanciatore ad usare la testa perché ha il talento per scalare di un gradino in alto e giocare tra i professionisti. La rossa focosa è in mezzo, dispensa consigli ad entrambi anche su come battere una curva o come concentrarsi sui lanci.
Il film è leggero, gioviale, c'entra poco col baseball di per sé e sembra quasi più una commedia non certo romantica, però sui rapporti di coppia. Quello che non mi aspettavo è che ci fosse tanto sesso, non esplicito ma nemmeno soltanto immaginato, tra le quali una scena nella vasca da bagno discretamente rovente.
Non è mi è piaciuto tantissimo, devo essere onesto, per di più in relazione a quanto bene se ne parla. Se proprio Ron Shelton voleva dipingere una "groupie" del baseball ha secondo me scelto l'attrice sbagliata. Susan è bravissima, certamente focosa, ma sarà anche per questione di gusti personali avrei sicuramente scelto un'attrice, non so se si può dire, più "arrapante".
Tant'è, non è un film pessimo, tutt'altro, ma non fa troppo ridere se questi erano gli intenti, i personaggi sono banali e appena abbozzati, e non comunica quasi niente di un mondo, quello delle Minor League, che ha così tanto materiale umano da offrire e storie da raccontare che avrebbe meritato un'attenzione didascalica maggiore.
Grande successo di pubblico negli USA, spianò le ancori giovani carriere dei tre protagonisti, nonché del suo regista. Nel 2003 Sports Illustrated lo ha considerato come il più grande film sportivo di sempre, e così altre riviste o sigle. Il tutto mi pare assolutamente esagerato, perché Bull Durham è un buon film ma banale.
Tra le scene memorabili la lista delle cose in cui il nostro catcher crede. "Io credo nell'anima, nel maschio, nella femmina, nel fondoschiena di una bella donna, nelle palle curve coi fiocchi, nella crusca, nel buon whisky, credo che i romanzi di Susan Sontag sono masturbazioni senza valore, credo che Lee Harvey Oswald (l'assassino di JFK) ha agito da solo, credo che dovrebbero fare un nuovo emendamento che impedisca l'Astroturf e i battitori designati (non le riserve speciali della traduzione") ; credo nel punto debole, nella pornografia elegante, nell'aprire i regali il giorno di Natale e non la sera della vigilia, credo nei baci lunghi, teneri, dolci, umidi e appassionati che durano tre giorni".
Quando a Durham si spara un homer si può colpire un grande cartonato raffigurante un toro, che poi siccome si chiamano Bulls, è il simbolo della squadra. In tal caso si vince una bistecca. Ho come la sensazione che questo film la bistecca non l'abbia portata a casa.
Forse nemmeno il fuoricampo.
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