Il ragazzo fa paura…
Dimostrazione di superiorità imbarazzante quella dei Cavaliers di King James.
Si parlava di cronaca di una morte annunciata, ma stavolta si è andati oltre le previsioni, con una dimostrazione di superiorità imbarazzante da parte di Lebron e compagni.
Se dopo gara 1 gli Hawks potevano almeno constatare di aver retto per metà gara, obbligando gli avversari a mettere sul terreno la difesa più solida di cui disponevano per prendere il largo, stavolta immediatamente, dalla palla a due, si è potuto capire chi avrebbe vinto alla fine, non c'è stato un attimo di suspence e di incertezza in una partita mai in discussione.
Certo, gli Hawks hanno delle giustificazioni, cioè l'assenza di Al Horford e Marvin Williams, più l'infortunio di Joe Johnson, uscito dal campo su una sedia a rotelle, ma Johnson si è infortunato a partita largamente compromessa e vi sono leciti dubbi che sia sufficiente per gli Hawks recuperare gli infortunati per poter allungare la serie.
Potremmo discutere a lungo di temi tattici, parlare di accoppiamenti difensivi e di giochi offensivi, ma in questa partita i vincitori e gli sconfitti hanno rivestito questo ruolo fin dall'inizio, con i Cavaliers sicuri dei propri mezzi e decisi ad incrementare il proprio vantaggio nella serie, gli Hawks rassegnati come agnellini legati ad una catena all'ingresso del mattatoio.
La palla a due è stata conquistata da Josh Smith, ed i canestri di Johnson ed Evans hanno portato gli Hawks sul 4 a 1, poi un primo sorpasso, ad opera di Lebron James, è stato rintuzzato dallo stesso Johnson per il 6 a 5. Varejao a 2'27" dall'inizio ha siglato poi il 7 a 6 con un tiro fronte a canestro, si è andato avanti punto a punto fino al 12 pari, equilibrio rotto da Varejao a 6'40".
Perchè questo racconto dettagliato dei primi minuti?
Perchè tanto è durata la partita.
A quel punto c'è stato il primo allungo dei Cavaliers, in quanto gli Hawks, messi in difficoltà dalla difesa avversaria, hanno iniziato a non trovare più la via del canestro. 9 punti di distacco alla fine del quarto, aumentati a dismisura dopo un secondo quarto dominato in lungo ed in largo da Lebron e compagni, che hanno messo a segno 33 punti subendone 18.
Non crediamo sia un cruccio che gli toglierà il sonno, ma solo un errore da 3 nel finale del tempo di Mo Williams ha impedito ai Cavaliers di siglare il doppio dei punti degli avversari nel secondo quarto.
C'è poco da commentare e da spiegare in un simile massacro.
Da una parte abbiamo visto tanti tiri relativamente agevoli, da sotto in seguito a begli assist, in sospensione dalla media dopo un blocco ben portato, da lontano su scarichi, comunque sempre conclusioni logiche e ben costruite, dall'altra parte una serie di disperati tentativi di liberarsi del pallone lanciandolo verso il ferro avversario, operati da una squadra che non trovava il bandolo della matassa contro una difesa molto ben strutturata.
Il secondo tempo è stato quasi una esibizione, con i Cavaliers che non hanno mai affondato il colpo, arrivando comunque a 30 punti di vantaggio alla fine del terzo quarto, vantaggio sceso nell'ultimo quarto fino al punteggio finale di 105 ad 85, per via dei 30 punti concessi agli Hawks da una difesa che ormai non aveva più motivo di accanirsi.
Le cifre nude e crude di solito non bastano a descrivere una gara, stavolta però un'idea la danno. Sei giocatori dei Cavaliers hanno giocato almeno 20', tutti hanno avuto i loro tiri, dal un minimo di 6 tiri a disposizione di Ilgauskas, l'unico a non andare in doppia cifra per punti segnati, agli 11 di Williams, passando per dei positivi West, Varejao e Szczerbiak, lo stesso Lebron James ha tirato solo 14 volte. Una vera vittoria di squadra, una squadra in cui tutto funziona alla perfezione, la difesa, la circolazione di palla, le scelte di tiro.
Una squadra ottima che ha un leader strepitoso. Lebron si è preso si soli 14 tiri, oltre a 12 liberi, a dire il vero tirati male, e ne ha tirato fuori 27 punti, realizzando da due, da tre, in penetrazione, in sospensione, dal palleggio, dando una dimostrazione di onnipotenza davvero impressionante, oltretutto lasciando l'impressione di non spingere mai al massimo.
La giocata della serata ad opera del prescelto però non è stata una delle tante schiacciate del repertorio, bellissima una rovesciata, ne un tiro particolarmente ardito, stasera ad esempio una bomba tirata da centrocampo ha lasciato il pubblico a bocca aperta, ma uno splendido assist, servito da lontanissimo, scagliato con una velocità di esecuzione impressionante e passato appena fuori dalla portata di tante mani fino a terminare la sua corsa esattamente fra quelle di Varejao, appostato a pochi passi dal canestro. Bellissimo anche un altro assist per Wally Szczerbiak.
Chissà poi che fra 20 anni quel tiro scoccato da una distanza enorme non sia ricordato come quel famoso "The Shot", scoccato da un altro numero 23, Michael Jordan, ai danni proprio dei Cleveland Cavaliers esattamente 20 anni fa, celebre per l'elevazione che portò "His Airness" a tirare ben sopra la mano tesa in un disperato tentativo di difesa da Craig Ehlo, che era alto quasi 2 metri, aveva una grande apertura di braccia ed era un difensore di tutto rispetto.
Sembra a chi scrive di essere uno dei tanti cronisti delle vite dei santi, non vorrei esagerare con l'esaltazione di una squadra e di un giocatore, dando l'impressione che tutto sia già finito. Ogni partita inizia da 0 a 0, ogni partita va vinta minuto dopo minuto, le prossime due si giocheranno in Georgia, alla Phillips Arena di Atlanta, e non in Ohio, alla Quicken Loan Arena di Cleveland, e chissà che gli Hawks non combinino ai Cavaliers lo stesso scherzetto giocato lo scorso anno ai Celtics, arrivati in Georgia sul 2 a 0, convinti di avere la serie in tasca, ed obbligati a tornarsene a casa, a Boston, in pareggio a giocarsi il passaggio del turno in una serie lunghissima.
Ciò che è stato fatto lo scorso anno può essere ripetuto oggi, ma di sicuro non è questa la squadra e non c'è l'atteggiamento giusto per cambiare le cose. Servirà il recupero degli infortunati ed una ben diversa convinzione nei propri mezzi, oltre ad una difesa che abbia almeno una parvenza di aggressività .
"Sto giocando la palla e mi sto divertendo! Non sono sorpreso di queste vittorie, noi siamo un'ottima squadra ed abbiamo fiducia gli uni negli altri!" ha commentato un giustamente soddisfatto Lebron James.
Un mesto Joe Johnson, le cui lastre per fortuna non evidenziano fratture, ha provato a risollevare il morale suo e della squadra: "Non posso immaginare di non giocare. Siamo sotto 0 a 2, voglio dare una mano ai miei compagni. Spero che fra 48h mi sentirò meglio!"
Coach Woodson, le cui dichiarazioni per una volta possono essere condivise, non ha affatto accennato agli infortuni: "Stiamo giocando male, loro stanno giocando ad alto livello. Ora abbiamo la possibilità di andare a casa nostra, giocare davanti al nostro pubblico e vedere cosa riusciamo a fare!"
Giusto, Mike, giusto, ma non sarebbe male almeno provare a combinare qualcosa pure in trasferta, non ti danno una multa se giochi con aggressività a Cleveland. Oltretutto anche se la tua squadra dovesse vincerle tutte ad Atlanta, non basterà lo stesso per passare il turno!