Detroit – St. Louis, 1968

Il programma delle World Series 1968: Detroit Tigers contro St.Louis Cardinals, trent'anni fa.

Il 15 settembre i Cardinals, vincendo 7 a 4 a Houston, conquistavano la matematica certezza di rappresentare la National League alle World Series.
Due giorni dopo gli uomini di St.Louis conobbero l'avversaria che avrebbe tentato l'assalto al trono conquistato, nel 1967, in sette memorabili gare contro Boston.
Le ultime classifiche non suddivise in Divisions della storia, a fine stagione, recitavano quanto segue.
Cardinals, 97 vinte e 65 perse, campioni in National League con 9 gare di vantaggio sui Giants; Tigers, 103 vinte e 59 perse, trionfatori in American League con un margine di 12 partite sugli Orioles.

I numeri del 1968 che sarebbero passati alla storia erano però altri; per la precisione 31 e 1.12.
Il primo immortalava le vittorie ottenute da Denny McLain di Detroit, che superarava quota 30 tre decenni dopo Dizzy Dean, tuttora ultimo nell'impresa.
Il secondo scolpiva sulla pietra la ERA di Bob Gibson, partente di St. Louis: con 13 shutout e una striscia di 92 inning in cui concesse 2 soli punti, Bob entrava nel libro dei record con una media mai più avvicinata.
I due lanciatori si sarebbero portati a casa il Cy Young Award e sarebbero stati nominati MVP delle rispettive leghe ma, per il momento, si preparavano a sfidarsi per gara-1 delle World Series, prevista per il 2 ottobre.

Negli anni '60 era uso comune, per l'asso di una rotazione, sciropparsi gara-1, gara-4 e gara-7, con tre giorni di riposo tra ogni partenza. L'aveva fatto 12 mesi prima Gibson, aggiudicandosi tutte le proprie partite contro i Red Sox; nessuno metteva in dubbio che Bob sarebbe salito in pedana con la stessa frequenza e che altrettanto avrebbe fatto McLain.
C'erano dunque quattro partite su sette da portare a casa, e tre avrebbero visto sfide tra gli incontrastati dominatori della stagione: Tigers-Cardinals, per quanto le squadre fossero ben costruite in ogni posizione, si annunciava come duello personale tra Gibson e McLain.
E così fu, fino a un certo punto.

Al Busch Stadium, il primo inning durò poco, con McLain perfetto nella parte bassa, preceduto da Gibson, toccato da Stanley per un singolo, ma aiutato dal catcher McCarver che fulminava lo stesso sul tentativo di rubata.
A fine terzo il duello dei pitcher era su un più che atteso 0 a 0, con 1 sola valida per St. Louis e già  7 strikeout per Gibson.
Il quarto attacco Cardinals fu fatale a Mister 30: un paio di basi ball in apertura, seguite da due singoli, costavano tre punti a McLain, che al sesto sarebbe stato rilevato da un pinch-hitter.
Gibson invece fece la completa, concedendo 5 valide. L'ultimo attacco Detroit si aprì con il singolo di Stanley; Al Kaline seguì andando al piatto, quindicesima Tigre personalmente addomesticata da Gibson, che così eguagliava il record alle World Series stabilito da Koufax nel '63; Bob non aveva ancora terminato il capolavoro, e chiuse mettendo strikeout anche Cash e Horton, battitori numero 4 e 5 del lineup di Detroit.

Il giorno dopo Detroit, uscita dall'incubo Gibson, scatenò il proprio attacco, che si produsse in 13 valide (3 HR) e 8 punti, sui quattro lanciatori proposti in successione dal manager Red Schoendienst. Mickey Lolich, dal canto suo, concesse 6 valide ai Cardinals, capaci di un solo punto; addirittura mise a segno, ai danni del partente Nelson Briles, l'unico fuoricampo della propria carriera.

Con un giorno di riposo per il trasferimento, la serie riprese sabato 5 ottobre al Tiger Stadium di Detroit.
La mazza di Kaline era ancora calda quando al terzo inning mise a segno un home run da due sul partente ospite Ray Washburn.
Al quinto i Cardinals si risvegliarono dal lungo torpore: singolo di Lou Brock, rubata (come suo solito), doppio di Flood, base a Maris, pop di Cepeda e homer di McCarver.
Nella parte bassa i padroni di casa dimezzarono lo svantaggio, portandosi sul 4 a 3 grazie al colpo oltre le recinzioni del leadoff McAuliffe.
L'incontro si chiuse definitivamente al settimo, per merito della parte calda dell'ordine di battuta di Schoendienst: singolo di Flood, doppio di Maris e homer di Cepeda, che fissavano il punteggio sul 7 a 3.

Per gara-4 era di nuovo in programma la sfida Gibson-McLain, ma il duello durò poco.
Lou Brock aprì l'incontro con un leadoff homer; con il terzo inning non ancora concluso, la pioggia interruppe la partita, che vedeva i Cardinals già  sopra per 4 a 0.
Un'ora e un quarto dopo, alla ripresa delle ostilità , il manager Mayo Smith presentava il rilievo Joe Sparma, concedendo a McLain una inattesa doccia precoce.
Altri quattro pitcher si alternarono in pedana per Detroit, senza trovare il modo di arginare l'attacco di St. Louis: Lou Brock chiuse con un doppio, un triplo e un fuoricampo, 4 RBIs e la settima rubata della serie; il punteggio finale fu di 10 a 1.
Gibson lanciò ancora nove inning, aggiudicandosi la settima vittoria consecutiva alle World Series (2 nel 1964 contro gli Yankees e 3 nel 1967 contro i Red Sox); nel box si unì alla festa con un fuoricampo, secondo nella sua carriera in post season.

Sopra tre a uno nella serie, i Cardinals uscirono veloci dai blocchi nell'ultima partita in programma nel Michigan: un doppio di Brock, un singolo di Flood e l'homer di Cepeda sul partente Lolich consegnavano 3 punti di vantaggio a Nelson Briles, prima ancora che questi potesse effettuare un lancio.
Un paio di tripli nel quarto attacco riavvicinarono i Tigers sul tre a due ma, al cambio di campo, il doppio di Brock sembrava garanzia di allungo per i Cardinals.
Javier, secondo del lineup, colpì un singolo a sinistra; Brock, senza esitazione, si lasciò alle spalle il cuscino di terza, sfrecciando verso casa. Il più temuto corridore dell'epoca prese la controversa decisione di rimanere sui propri veloci piedi, ma fu eliminato dall'assistenza di Willie Horton, nell'azione che passò alla storia come “when Lou Brock didn't slide”.
Le Tigri, ferite ma non uccise, ribaltarono l'incontro al settimo inning, quando un singolo del lanciatore Mickey Lolich diede il via a un attacco da tre punti.

La serie tornò a St. Louis il 9 ottobre.
Mayo Smith propose Denny McLain che in una disastrosa gara-4 aveva effettuato pochi lanci.
L'incontro si chiuse rapidamente: i Tigers segnarono due punti al secondo e ben 10 al terzo. Schoendienst si affidò a 7 lanciatori per chiudere in qualche modo la partita e rimettersi l'indomani nelle mani di Gibson.
McLain si aggiudicò finalmente un incontro di post season, concedendo un solo punto al nono, nell'unica occasione in cui non affrontò l'asso rivale.

Gara-7, come nei migliori copioni.
Gibson, il dominatore della National League, vincitore in gara-1 e 4, come l'anno prima, quando si aggiudicò anche la settima. Come previsto.
Dall'altra parte McLain aveva anticipato di un giorno il proprio lavoro; niente sfida epocale.
Durante l'agevole cavalcata della sera prima, Mayo Smith, nel dugout, si era avvicinato a Lolich, chiedendogli se si sentiva di lanciare la settima. “Pensi di riuscire a lanciarne cinque?”, gli aveva domandato a seguito delle perplessità  di Mickey circa i soli due giorni di riposo.

“Sì, credo di sì”.

Dunque Gibson, 2 vinte e nessuna persa nella serie, contro Lolich, stesso record, ma ottenuto in gara-2 e 5.
Dopo le cinque riprese che Lolich aveva promesso, il punteggio era fermo sullo zero a zero.

“Puoi farne un altro, Mickey?”

Brock aprì con un singolo il sesto attacco Cardinals, mostrando che forse Lolich più di cinque non ne aveva davvero.
Larry Bowa disse una volta, a proposito del leadoff di St.Louis,

“Everybody in the park knows he's going to run and he makes it anyway”.

La situazione, in quel settimo inning, era esattamente quella.
I 54.692 spettatori al Busch Stadium attendevano la rubata, i milioni di telespettatori in tutta la nazione attendevano la rubata, i Tigers e i Cardinals sapevano che Brock sarebbe partito.
Il mancino Lolich sollevò il piede destro e, come tutti sapevano, Lou scattò verso la seconda. Il tiro di Lolich non era però diretto al catcher Freehan, bensì al prima base Cash che rapidamente assistì lo shortstop Stanley per il perfezionamento dell'eliminazione.
Con due fuori Flood, altro corridore temibile, raggiunse la prima con un singolo; ancora una volta la minaccia fu sventata da un pickoff di Lolich (eliminazione 1-3-4-1-6).

“Riesci a farne un altro, Mickey?”

Il settimo attacco Detroit iniziò con Stanley che guardò il terzo strike di Gibson, e Kaline eliminato con un'assistenza terza-prima.
Il singolo di Cash non turbò Gibson più di tanto; l'asso dei Cardinals si preparò ad affrontare, rapido come sempre, Horton.
Willie colpì un blooper che cadde alle spalle dell'interbase e davanti all'esterno sinistro; poi Northrop spedì una linea verso il centro che, per quanto violenta, pareva preda agevole per Curt Flood.
L'esterno centro fece un rapido passo avanti, salvo invertire poi la propria traiettoria.
Troppo tardi; la palla lo scavalcò e Northrop giungeva in terza con un triplo da due punti, nel surreale silenzio dello stadio stipato.
A seguire, il doppio di Freehan portò a casa il punto del tre a zero.
Mentre Gibson concedeva una base intenzionale a Wert, Smith chiedeva a Lolich se se la sentiva di finire la partita.

“Yeah.”

Niente pinch hitter, dunque. Lolich era strikeout e terminava l'attacco dei Tigers.
Negli attacchi sette e otto Lolich concedeva ai Cardinals due corridori, uno per errore e uno in base per ball, senza subire alcun danno.
Nella parte alta del nono i Tigers ritoccarono il proprio margine con un punto ulteriore, e un solo homer di Shannon a un out dal termine precluse lo shutout a Mickey Lolich.

Se lo aveste chiesto a un bambino, prima dell'inizio delle World Series del 1968, vi avrebbe detto che un lanciatore sarebbe stato l'uomo decisivo nella sfida tra Detroit e St. Louis; vi avrebbe anche detto che quel lanciatore avrebbe chiuso la serie con tre vittorie.
Avrebbe avuto invece difficoltà  a dirvi il nome di quel lanciatore; ci avrebbe pensato un po' su prima di pronunciare uno tra Bob Gibson e Denny McLain.

Invece quelle del 1968 furono le World Series di Mickey Lolich.

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