Finirà  l’astinenza a Chicago?

Le speranze dei tifosi dei Cubs sono sempre riposte in Sammy Sosa

Quando si pensa ad una squadra che non vince le WS da molto tempo, vengono subito in mente i Boston Red Sox e la "Curse of the Bambino" (85 anni ad oggi "). Solo dopo ci si ricorda che c'è una città , anzi una metropoli, con ben due squadre a digiuno non solo di anelli, ma anche di partecipazioni alle WS da ancora più tempo, ossia Chicago. Ma la prolungata astinenza è solo una delle poche cose in comune tra Cubs e White Sox, lontani sotto molti aspetti.

I Cubs (quelli del "north side") sono certamente i più seguiti e popolari: giocano nel secondo più vecchio stadio (o meglio ballpark) delle majors, il Wrigley Field, a giudizio di molti il migliore per potere apprezzare veramente il baseball e cosa significa per gli americani.

Ecco alcuni motivi: innanzitutto la storia, basti ricordare che è stato l'ultimo a dotarsi dell'illuminazione artificiale (nel 1988), e comunque ancora adesso si giocano molte partite di giorno. E proprio i pomeriggi estivi sono l'immagine che rimane impressa del Wrigley: lo stadio quasi sempre pieno, l'edera che avvolge le recinzioni esterne (e gioca brutti scherzi agli esterni"), i tifosi che ributtano SEMPRE in campo le palline dei fuoricampo battuti dagli avversari, la gente appollaiata sulle case circostanti che guarda la partita, la "seventh inning stretch", quando tutti cantano "Take me out to the ballgame", insomma il posto ideale dove assistere ad una partita.

Ma oltre al Wrigley i Cubs si portano dietro un'etichetta di perdenti tutt'altro che immeritata; infatti hanno vinto le WS nel 1908, non le raggiungono dal 1945 e i titoli divisionali e le apparizioni ai playoff sono stati rari e quasi episodici tra lunghe sequenze di stagioni con bilanci perdenti.

La dirigenza ci ha messo parecchio del suo in questa lunga serie di insuccessi, con scelte a dir poco infelici (Greg Maddux era un Cub fino al 1992, prima di passare ad Atlanta), contratti esagerati per giocatori mediocri, continui valzer di manager. Ma nonostante tutto ciò la gente continua a pagare il biglietto, e dall'esterno si ha quasi l'impressione che tutto sommato a tifosi e proprietà  (quella del Chicago Tribune per capirsi) vada bene così".. i più cattivi hanno anche appiccicato l'etichetta di "beautiful losers".

Quest'anno la situazione sembra decisamente cambiata: il primo segnale è stato l'arrivo di Dusty Baker, uno dei migliori manager in circolazione, noto soprattutto come grande motivatore e per sapere spremere il massimo da tutti i giocatori (come testimonia quanto fatto ai Giants per anni).

La rotazione è composta da un gruppo di giovani senza uguali nelle majors, tutti power pitchers puri, con palle veloci che viaggiano regolarmente oltre le 90 miglia. Il "veterano" è Kerry Wood, seguito dal fenomeno Mark Prior, che potrebbe dominare la lega per anni, Carlos Zambrano e Matt Clement, tutti sotto i 30 anni, ma con record vincenti.

Il bullpen è meno affidabile: l'ex-closer Alfonseca, il talentuoso quanto discontinuo Farnsworth, il mancino Guthrie e il closer Borowski più di una volta hanno rovinato le ottime partite dei partenti.

Il lineup è buono ma inferiore sulla carta rispetto ad altre rivali: Sosa si è ripreso alla grande dagli infortuni di inizio anno e dal caso sulla mazza "truccata", ed è ben "protetto" da Moises Alou. Gli altri sono buoni giocatori, ma in eventuale prospettiva playoff lasciano qualche dubbio contro i migliori partenti.

Grave è stato l'infortunio di Corey Patterson, che stava avendo una stagione sensazionale, ma anche qui la dirigenza ha dato segnali di voler vincere e subito, acquistando da Pittsburgh il veterano di molte postseason Kenny Lofton, per coprire il vuoto lasciato da Patterson, e Aramis Ramirez, un sostanziale miglioramento nel ruolo di terza base, da anni vero problema dei Cubs.

Attualmente i Cubs sono in piena corsa con Houston e St.Louis per il titolo della NL Central, e in seconda battuta anche per la wild card, dove però devono fare i conti con una autentica muta di concorrenti, tutte vicinissime in classifica.

I White Sox (quelli del "South Side", di proprietà  del signor Jerry Reinsdorf ben noto agli appassionati NBA) hanno anche loro giocato per anni in uno stadio storico, il Comiskey Park; all'inizio degli anni '90, dopo essere stati ad un passo dall'emigrare a Tampa, si sono trasferiti nel nuovo Comiskey, ora ribattezzato "U.S. Cellular Field" (nome orrendo se ce n'è uno"). Ma l'affluenza rimane sempre inferiore rispetto ai cugini, un po' perché il quartiere non è il massimo della vita, un po' perché lo stadio anche se nuovo non è paragonabile agli altri "gioiellini" costruiti negli ultimi anni, come Orioles Park, Pac-Bell Park e così via.

Nel complesso i White Sox hanno avuto record migliori dei Cubs, si sono ritrovati più di frequente a giocarsi la division, ma la storia nei playoff è la medesima: poche apparizioni e ancor meno fortuna. L'ultima titolo risale al 1917 e l'ultima apparizione alle WS al 1959.

La stagione ha avuto un avvio molto deludente per una squadra data per favorita nella AL Central, e già  si parlava di molta gente sul mercato in estate; invece, grazie anche alla mediocrità  della division, i ChiSox non hanno perso molto contatto dai Royals, e Reinsdorf ha dato un chiaro segnale che intende vincere subito con gli arrivi di Roberto Alomar e Carl Everett. L'impatto è stato quasi immediato, dopo l'All-Star Game i White Sox hanno a lungo avuto il miglior record, ed ora si trovano a giocarsi il titolo divisionale con i Minnesota Twins, in un testa a testa che si risolverà  solo alla fine.

A dare la svolta alla stagione ha contribuito il netto miglioramento delle medie battuta del lineup, la più alta dopo l'All-Star Game.

Oltre al consueto ottimo rendimento di Magglio Ordonez ed all'apporto dei nuovi arrivi, si sono risvegliati Frank Thomas e Paul Konerko: "the Big Hurt", dopo anni di progressivo declino, ha avuto un agosto a dir poco torrido ed è già  arrivato a 40 fuoricampo, mentre Konerko poteva solo migliorare dopo una prima metà  di stagione a dir poco imbarazzante. Ai suddetti occorre aggiungere Carlos Lee, alla migliore annata personale in carriera (oltre 100 RBI), e Josè Valentin, interbase capace di oltre 20 fuoricampo.

Consistenti miglioramenti ci sono stati anche nella rotazione: Esteban Loaiza è stato la rivelazione dell'anno (partente nell'All-Star Game, prossimo alle 20 vittorie), Bartolo Colon è una garanzia ed ancora in grado di dominare le partite come pochi, e soprattutto si è ripreso alla grande Mark Buehrle, dopo una prima metà  disastrosa, arrivato quasi a un record personale in attivo.

Gli altri due partenti, Garland e Wright, non sono affidabili, ma in una serie breve di playoff Colon, Loaiza e Buehrle possono giocarsela contro chiunque.
Il vero punto di forza è il bullpen, forse il migliore delle squadre nella corsa per i playoff: il destro Scott Sullivan e il mancino Damaso Marte (quasi intoccabile, probabile closer in futuro) sono ottimi setup per il closer Tom Gordon, ritornato ai livelli di eccellenza di qualche anno fa.

Il manager Jerry Manuel difficilmente vincerà  concorsi di popolarità  a Chicago, eufemismo per dire che non gode di molte simpatie tra tifosi e stampa. Con la rimonta degli ultimi due mesi ha salvato il posto per ora, non è detto che lo mantenga anche l'anno prossimo, a meno che non vinca… meglio non pronunciare certe parole"

Settembre di passione nella windy city, sarà  altrettanto anche ad ottobre? Ai posteri l'ardua sentenza"

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