La prima è del prescelto

MVP, basta la parola…

Una sceneggiatura apparentemente perfetta per una serata che si è svolta secondo le previsioni.

Si inizia con un Lebron James che ritira la coppa Podoloff, cioè il premio destinato al miglior giocatore della stagione regolare NBA, afferra il microfono ed infiamma i suoi sostenitori.

Palla a due, gli Hawks provano ad imbastire una azione offensiva, Delonte West ruba palla e lancia per il contropiede proprio il numero 23 che schiaccia con foga, salutato dall'ovazione del suo pubblico, il pubblico della Quicken Loan Arena di Cleveland, Ohio, non lontano da quella Ackron in cui il prescelto è nato, 24 anni e mezzo fa.
"Ho provato un'emozione fortissima!" ha confessato Lebron James.

A questo punto però sono iniziati quei 24 minuti sui quali gli Hawks devono ripartire, quelli per cui possono ancora nutrire qualche speranza di infastidire gli avversari nelle prossime partite della serie. Infatti nel primo tempo, nonostante un Lebron sontuoso, ben 22 punti al suo attivo, con buone percentuali, buone scelte e compagni coinvolti nel gioco, gli Hawks sono rimasti avvinghiati con le unghie e con i denti ai loro avversari: il primo quarto infatti si è chiuso sul 25 a 21 ed il secondo sul 49 a 44, entrambe le volte per i Cavaliers.

Lebron si sbatteva, prendeva rimbalzi, tirava, penetrava, difendeva anche, ma gli Hawks restavano li, guidati da un Bibby sapiente in regia e da un Josh Smith che dal punto di vista atletico non ha nulla da invidiare a nessuno, nemmeno al prescelto.

Entrambe le squadre erano attentissime in difesa, le aree piene all'inverosimile, difficilissimo penetrare, a meno di non chiamarsi Lebron e, perchè no, stasera va detto, Josh, si finiva per andare quasi sempre a chieder punti ai tiratori, liberati dai blocchi di lunghi pronti al sacrificio.

Soprattutto Mo Williams e Bibby portavano punti tirando piuttosto bene, ma anche West e Johnson davano il loro contributo, mentre dalla panchina mancavano agli Hawks i punti di Marvin Williams e Rip Murray, ai Cavaliers di Boobie Gibson e Wally Szczerbiak.

Alla pausa di metà  partita gli allenatori hanno catechizzato per bene i loro giocatori, ed a questo punto ci siamo dovuti ricordare che i Cavaliers non avevano fra le loro fila solamente colui che è stato votato come il miglior giocatore del torneo, ma anche colui che è stato votato come il miglior coach, Mike Brown.

Al ritorno in campo infatti c'è stato subito lo strappo decisivo dei Cavaliers, uno strappo che non è stato causato dai punti a raffica di Lebron James, come ci si sarebbe potuti aspettare, leggendo il tabellino; Lebron infatti ha prima di tutto dato il buon esempio ai compagni, sbucciandosi le ginocchia e spremendosi in difesa con grande dedizione, poi in attacco ha attirato su di se i raddoppi lasciando spesso e volentieri il proscenio ai compagni.

Delonte West, Mo Williams, Ilgauskas, persino Varejao hanno messo punti a ripetizione, mentre il prescelto, pur limitando le iniziative, ha siglato 12 punti, stasera quasi un lavoretto di ordinanza per lui. 77 a 61 e partita virtualmente finita, con gli Hawks che non avevano più la fiducia e le energie per tentare una rimonta nell'ultimo quarto, in cui James non ha tirato nemmeno una sola volta. Non serviva.

"Non ho mai visto un MVP andare in difesa a prendersi uno sfondamento a metà  terzo quarto!" ha commentato Mo Williams, descrivendo perfettamente la partita del suo compagno più celebre.

"Una cosa desolante, siamo andati al secondo turno e non abbiamo avuto il cuore per giocarcela ed ottenere risultati anche nella seconda metà  della partita!" ha commentato uno sconsolato Josh Smith.

Proprio così, ma ad onor del vero in quel terzo quarto decisivo, in cui si è scavato il solco fra le due squadre, i meriti dei Cavaliers sono probabilmente maggiori dei demeriti degli Hawks.

Per affrontare una difesa così ferrea, così decisa ed aggressiva servirebbe una circolazione di palla perfetta ed impeccabile e le percentuali da molto lontano dovrebbero essere ottime, ma queste sono qualità  che gli Hawks raramente hanno mostrato.

Sarà  difficile aspettarsi che per mettere in difficoltà  i Cavaliers possano esibirsi in una circolazione degna dei Lakers della Showtime e tirino da fuori come tanti novelli Reggie Miller. Per tentare di rendere più interessante la serie i ragazzi di Woodson dovranno invece proseguire come nella prima metà  gara e riuscire a difendere ancora meglio nella seconda, senza abbattersi in caso di un vantaggio degli avversari.

I Cavaliers invece hanno dimostrato che anche in una serata non brillantissima in fase offensiva riescono comunque a trovare il verso per far girare le partite, sfruttando la vena di James e soprattutto la loro difesa.

In teoria pochi dei giocatori della franchigia dell'Ohio sono buoni difensori, praticamente solo Wallace, Varejao e West hanno un buon nome nella propria metà  campo, però tutti si spremono, si sforzano, danno il meglio in un sistema ben congegnato, in cui l'area è sempre piena, gli esterni sono sulle linee di passaggio e corrono a pressare il tiratore, tutti sono sempre in movimento.

L'esempio poi viene dallo stesso Lebron, il quale di per se non sarà  fenomenale in difesa come in attacco, ma fa sempre e comunque la sua parte.

Mentre nessuno ha potuto contestare l'assegnazione a Prescelto del premio per il miglior giocatore, in molti hanno mugugnato sulla sua presenza al secondo posto nella classifica per il miglior difensore. Stasera si è visto il motivo per cui ha ricevuto tanti voti: per carità , i migliori difensori dei Cavs sono quelli citati sopra, ma giustamente, come dice Williams, ai giorni nostri "Non ho mai visto un MVP andare in difesa a prendersi uno sfondamento a metà  terzo quarto!".

Williams probabilmente ha memoria corta e non si ricorda che solo pochi anni fa veniva proclamato due volte MVP Tim Duncan, senza andare oltre negli anni '90 Jordan era un difensore eccellente, ma ai giorni nostri le cose vanno in effetti così.

Un altro punto decisivo per i Cavaliers è stata la vittoria nella lotta per conquistare i rimbalzi, cosa che ha impedito agli Hawks di sprigionare la loro potenza in contropiede; anche qui però i lunghi hanno pareggiato il match, chi ha deciso il tutto con i suoi 10 rimbalzi è stato proprio Lebron.

"Non possiamo fermarlo individualmente, dobbiamo lavorare meglio di squadra!" ha commentato il solito Josh Smith. Dalle sue parole probabilmente sta iniziando a capire cosa sono i play off e cosa occorre fare per vincere, bisognerà  vedere se riuscirà  a mettere il tutto in pratica.

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