Lebron James vs Jow Johnson è la sfida nella sfida…
In presentazione si dovrebbe parlare della cronaca di una morte annunciata, con i poveri Atlanta Hawks nei panni di Santiago Nasar e Lebron ed i suoi Cleveland Cavaliers nei panni dei fratelli Vicario.
In teoria nessun dubbio potrebbe esserci sull'esito finale, in teoria potremmo solo cercare di indovinare il modo, i tempi e gli strumenti che i Cavs sceglieranno per annichilire i loro avversari.
Per fortuna lo sport spesso non segue solamente le strade della logica e la teoria non ha alcun valore fino a che non viene messa in pratica, e nella messa in pratica possono esserci miriadi di granelli di polvere che possono incastrare anche il meccanismo più perfetto.
Quello messo a punto da coach Mike Brown, giustamente nominato coach of the year, è in effetti un meccanismo perfetto, degno di un orologiaio sopraffino, in cui il giocatore più celebrato dell'NBA attuale, colui che si è giocato gli ultimi titoli di miglior marcatore con Kobe Bryant e Dwyane Wade, cioè il prescelto, Lebron James, non è il grande cantante che tiene concerti in giro per il mondo, ma è il tenore che esalta e perfeziona il lavoro di un'ottima orchestra, portando a compimento un ottimo spartito.
Buonissima difesa, quella dei Cavaliers, anche se singolarmente solo pochi atleti sono ottimi difensori individuali, grazie al sistema creato da Brown ed all'applicazione dei singoli; lo stesso Lebron, anche se il podio nella classifica dei migliori difensori dell'anno pare esagerato, da il buon esempio, lavorando lui per primo sul parquet, piegando le ginocchia e sbucciandosi i gomiti.
Difensori naturali come Varejao, Wallace e Smith chiudono l'area, insieme ad un Ilgauskas che non avrà più l'agilità dei giorni migliori ma ha la stazza e l'esperienza per farsi sentire. Fra gli esterni solo West era conosciuto come buon difensore, ma i vari Williams, Gibson, Pavlovic, persino Szczerbiak, si sono adeguati e svolgono con dedizione il proprio lavoro anche nella propria metà campo.
In attacco lunghi che liberano l'area per le incursioni del prescelto e vi entrano di nuovo per raccoglierne gli assist, ottimi tiratori sul perimetro, tutti attenti a svolgere il proprio compito.
A testimonianza dell'ottimo lavoro dello staff e dell'attitudine dei giocatori c'è da dire che quasi tutti stanno vivendo le proprie migliori stagioni, ed anche coloro che non stanno brillando per statistiche, c'è gente che in passato riempiva ben diversamente il proprio tabellino, come Szczerbiak ed Ilgauskas, raramente sono riusciti ad essere decisivi e concreti come in questo momento.
Per impensierire davvero questa difesa c'è voluto un passaggio a vuoto dei Cavaliers o una circolazione di palla veramente eccellente, condita da ottime mani in fase realizzativa. Escludendo per l'appunto i passaggi a vuoto, le sconfitte in stagione regolare sono arrivate quando c'è stato un lungo pronto a fare benissimo in fase offensiva vicino a canestro, vedi Gasol, Howard, Wallace, Garnett, Yao, abile a giocare a due con un esterno bravo a disimpegnarsi al tiro dal palleggio ed a servire bene il lungo suddetto, come Bryant, e Billups, oppure messo in azione da un ottimo meccanismo offensivo in cui ci fossero anche tiratori bravi a liberare l'area, ed in genere insieme a questi meccanismi offensivi c'è voluta magari una buona organizzazione difensiva.
Gli Hawks invece sono mancati proprio nella circolazione di palla e nelle percentuali, hanno ottimi giocatori che sfruttano un atletismo superiore alla media, e due come Bibby e Johnson possono anche tirare bene da lontano e costruirsi un tiro, ma senza un sistema offensivo affidabile possono affidarsi solo agli ottimi blocchi di Pachulia ed Horford, c'è da dire però che i Cavaliers sono una delle migliori squadre della lega a marcare il giocatore in uscita da un blocco. Smith gioca tantissimo sulla sua esplosività , ma in genere Lebron e compagni non si sono fatti impressionare più di tanto da zompi e schiacciate spettacolari.
Se Mike Brown ha dimostrato di essere un ottimo coach, in grado di far rendere al meglio tutti i suoi giocatori e di preparare bene la sfida contro ogni avversaria, l'altro Mike, Woodson, si è attirato parecchie critiche per il modo in cui conduce una squadra che sembra poter fare meglio e che difficilmente riesce ad uscire da situazioni negative.
Eppure almeno un precedente favorevole c'è: fra le poche sconfitte rimediate dai Cavaliers in stagione regolare, c'è quella rimediata ad Atlanta in dicembre, nonostante un eccellente prestazione di James, e nelle altre tre sfide i Cavaliers hanno si prevalso, ma sempre al termine di partite molto combattute, terminate con divari risicati, con l'eccezione della prima sfida, giocata a Cleveland il 22 novembre e terminata con 14 punti di scarto, le altre due sfide sono terminate con la vittoria dei Cavaliers per 6 punti, a Cleveland il 21 marzo, e addirittura di un solo misero punto, il primo marzo in Georgia, grazie ad una incredibile conclusione in cui, sotto di 5 punti, West, Williams e James hanno ribaltato il risultato in pochi secondi mentre gli Hawks probabilmente erano già convinti di aver portato a casa la vittoria.
Come è possibile che fra le due squadre ci sia stato un divario talmente ridotto?
Eppure, sempre in teoria, i Cavaliers avrebbero dovuto far polpette degli avversari.
Per lo stesso motivo per cui i Celtics hanno dovuto sudare tanto lo scorso anno, per lo stesso motivo per cui sono stati appesi davanti alla tenda del gran capo Falco Nero, in stagione regolare, alcuni scalpi eccellenti.
I giovani Hawks, se a volte sembrano poco aggressivi, se tendono a deconcentrarsi ed a compiere scelte scellerate, se spesso giocano ognuno per conto suo, di fronte ad un avversario di gran nome si trasformano, si concentrano, sono più attenti nelle scelte, difendono con aggressività e si passano la palla.
Bibby, l'uomo di esperienza, da il buon esempio facendo girar palla e punendo chi riempe troppo l'area, ma d'altronde lui il suo dovere lo fa quasi sempre, quel Joe Johnson che raramente riesce ad essere un uomo franchigia, il motivo per cui anni fa fu preso a costo di una battaglia intestina senza quartiere, lascia gli occhiali e la cravatta del grigio impiegato ed indossa il mantello e la calzamaglia, diventando effettivamente un giocatore importante, Smith e Williams limitano al massimo le zingarate e giocano per la squadra, dando una mano a dei lunghi come Horford e Pachulia che per la squadra giocano sempre.
Quale versione vedremo degli Hawks?
Quelli che aggrediscono l'avversario continuamente senza lasciar quartiere, o quelli arrendevoli visti in azione più volte anche nel primo turno, contro gli Heat?
Da questo probabilmente dipenderà la lunghezza e la spettacolarità della serie, in quanto difficilmente Lebron e compagni sottovaluteranno gli avversari e gli lasceranno troppo spazio.