Smith e Murray, e Atlanta è di nuovo al comando…
E così gli Hawks conquistano il primo match point di una serie che continua ad essere molto incerta ed equilibrata senza che nessuna partita lo sia. A turno ognuna delle due squadra ha sconfitto nettamente l'altra, ed in questo momento i giocatori della franchigia della Georgia sembrano poter prevalere, nonostante i tanti infortuni.
Vera atmosfera da play off in questa gara 5.
Le due squadre hanno entrambe sentito l'importanza di una vittoria e sono iniziati anche i contatti duri ed il gioco fisico. A farne le spese Al Horford, che ha subito una distorsione alla caviglia, e Dwyane Wade, che ha testato la solidità del pavimento della Philips Arena di Atlanta con una bella capocciata, che ha fatto preoccupare non poco lo staff di Miami.
Per fortuna nessuna conseguenza apparente per Wade, mentre Horford ha dovuto abbandonare la partita. Poi fra fragrant fouls, tiri liberi in serie, accenni di risse l'atmosfera si è surriscaldata.
Probabilmente a Miami non vi sarà un'accoglienza troppo amichevole per Josh Smith, che nel finale, a 4 minuti dal termine, lanciato da Rip Murray si è avviato in contropiede verso il ferro avversario ed ha tentato una schiacciata da all star game, facendosi prima passare la palla fra le gambe, sbagliando fra l'altro in un modo che sarebbe stato ridicolo se la partita non fosse stata ormai decisa.
Probabilmente i compagni più esperti gli avrebbero dato una botta in testa per questo inutile gesto, e non è escluso che gli avversari provino a dargliela davvero in gara 6.
"Ci siamo sentiti insultati!" ha commentato un Wade scuro in volto.
"Alla fine hanno giocato per gli Highlights, cercando di metterci in imbarazzo. Ormai abbiamo giocato cinque gare, non credo che nessuno in questo momento provi simpatia per gli avversari!" ha ribadito Erik Spoelstra.
In una atmosfera surriscaldata e confusa la circolazione di palla degli Heat non ha avuto modo di svilupparsi, probabilmente i giocatori più giovani non avevano mai affrontato situazioni del genere e non sono stati in grado di reagire, fatto sta che gli Heat hanno accettato il gioco degli Hawks, fatto di difesa aggressiva, isolamenti, tiri dal palleggio ed iniziative estemporanee, senza avere l'atletismo e l'esplosività degli avversari.
Così se alla fine del primo quarto gli Hawks avevano un vantaggio di 4 punti, alla fine del primo tempo il vantaggio era addirittura di 23 punti, per via del punteggio di 63 a 40. Bibby, Johnson, Smith, perfino Evans continuavano a perforare la retina, mentre fra gli Heat il solo O'Neal trovava un minimo di continuità .
Nel terzo quarto si è svegliato Wade, che ha segnato vari punti anche con buone percentuali, ma il gioco offensivo degli Hawks per la prima volta ha funzionato senza tentennamenti, Joe Johnson si è finalmente dimostrato il leader che da tempo viene atteso ad Altanta ed il quarto si è chiuso comunque sul punteggio di 85 a 70 per gli Hawks.
Nel finale si è proseguito con lo stesso copione, con Wade e Beasley che hanno provato a ridurre lo svantaggio, prontamente rintuzzati però dagli avversari, fino ai cinque punti di fila di Josh Smith che hanno riportato il divario a 21 punti a poco più di 6 minuti dalla fine, chiudendo di fatto la partita, che si è trascinata fino al 106 a 91 finale.
Fra gli Hawks abbiamo assistito ad un'ottima partita di Mike Bibby, Rip Murray e Joe Johnson, che da lontano hanno martellato la difesa degli avversari; i tre giocatori hanno stentato parecchio dalla linea dei tre punti, ma da distanze più ravvicinate hanno avuto percentuali molto buone, chiudendo rispettivamente con 17, 23 e 25 punti. Josh Smith ha aggiunto 20 punti, tirando con una efficacia leggermente inferiore a quella dei compagni, ma aggiungendo 8 rimbalzi e, soprattutto, tagliando in certi momenti a fette la difesa avversaria con le sue penetrazioni e le sue volate in campo aperto.
Anche Evans si è ben disimpegnato, come sempre in questa serie, mentre i lunghi hanno stentato parecchio, fra un Pachulia tornato sulla terra dopo una spettacolare gara 4, Horford che ha giocato solo 12 minuti a causa dell'infortunio e Solomon Jones che in questo momento probabilmente di più non può dare.
Dalla parte degli Heat si sono disimpegnati benino O'Neal ed Haslem, sfruttando ed in parte causando le incertezze dei lunghi avversari, Wade ha disputato una buona prova di orgoglio, monopolizzando però troppo il pallone, Beasley in fase offensiva stavolta ha fatto il possibile, lasciando però dubbi in fase difensiva e per le scelte effettuate, dagli altri Spoelstra ha avuto davvero poco. Anche l'ottimo Jones di gara 4 si è preso solo due tiri, mettendone uno.
Se poi si consente agli Hawks di correre a loro piacimento e di avere a disposizione 70 tiri, di cui molti in campo aperto, diventa difficile per chiunque pensare di prevalere alla Philips Arena.
In molti, compreso chi scrive, avevano celebrato la capacità di Spoelstra di architettare un buon piano di gioco e di apportare le modifiche necessarie, qualità fondamentali per un coach che voglia vedere la sua squadra fare strada nei play off.
Invece qui, in gara 5, si è tornati alla palla a Wade, o in alternativa a O'Neal o Beasley, sperando che cavassero le castagne dal fuoco, ed ad una difesa incapace di contenere i muscoli avversari. Non è dato di sapere se i problemi sono nati più dall'atteggiamento dei giocatori o dalle direttive della panchina, probabilmente da un mix dei due aspetti, ma certo gli Heat non possono permettersi di prescindere dall'aggressività in difesa e dall'effettuare tanto lavoro sporco, non hanno l'attacco delle migliori squadre della lega, anche in regoular sesaon hanno avuto solo il nono attacco all'est per punti realizzati.
Altro aspetto decisivo per gli Heat sono le percentuali da tre; se l'area avversaria è piena di giocatori, O'Neal viene raddoppiato e Wade trova la strada intasata la manovra diventa prevedibile e contrastabile.
Invece in molti, compreso chi scrive, avevano criticato Woodson ed il suo gioco sempre uguale a se stesso, ma aumentando l'aggressività e la convinzione le cose hanno iniziato a funzionare molto meglio, anche senza complicate alchimie tattiche, ora poi che anche Joe Johnson finalmente sembra entrato nella serie l'inerzia sembra tutta a favore degli Hawks.
Tutti a dire che con un Phil Jackson o un Larry Brown questi Hawks farebbero paura, ma intanto il loro architetto, chi ha costruito la squadra fra i tanti sbertucciamenti dei commentatori è Woodson, ed è giusto che ora lui provi a trarre i profitti del lavoro svolto.
Certo, contro Cleveland e Lebron James, in caso di passaggio del turno, in casa Hawks servirà qualcosa di più per poter mettere in difficoltà gli avversari, ma ci sarà tempo per pensarci, gli Heat ancora non sono certo battuti. Non è finita fino a che non è finita, e questa serie lo dimostra in pieno, tanto più che nella prossima gara mancheranno probabilmente sia Horford che Williams e Law è appena rientrato.
"Purtroppo non è una bella cosa, ai play off c'è bisogno di tutti. Ma che possiamo fare? Cercheremo tutti di dare qualcosa in più per sopperire alle assenze" ha commentato un serafico e fiducioso Zaza Pachulia riguardo al problema degli infortuni.
Ma cosa ne pensa Al Horford? Accetta la situazione o è furibondo?
Dalle sue dichiarazioni sembra fiducioso e conciliante: "Ho sentito un certo dolore, per tutto il secondo tempo ho ricevuto trattamenti, ma questi sono i play off e tutti giocano più duro."