Grande Wade, ma si ha l'impressione che il vero dominatore di gara 3 sia stato il coah Spoelstra!
Un'altra partita con esito netto e senza discussioni in una serie in cui non si riesce a vedere un minimo di equilibrio.
In effetti già a priori si poteva sospettare in una vittoria ampia di Wade e compagni, in quanto gli Heat avevano già vinto con sicurezza gara 2 ad Atlanta, dando l'impressione di essere una squadra molto più solida, e gli Hawks lontani dalla loro arena sono in genere molto meno incisivi, inoltre rispetto a gara 2 mancava pure l'infortunato Marvin Williams, ma una ripassata del genere supera qualsiasi pronostico.
Trenta punti di distacco, partita sempre in controllo, Wade immarcabile, dominio sotto i tabelloni, migliore circolazione di palla, percentuali e scelte di altro livello, difesa meglio registrata, gli Heat hanno dominato ogni singolo aspetto del gioco. Anche dal punto di vista delle prestazioni individuali non c'è stata gara, ed i giocatori della franchigia della maggiore città della Florida hanno prevalso in ogni singolo confronto.
In effetti è il resoconto di una vera e propria Caporetto per la franchigia della Georgia, una disfatta in cui pochi aspetti positivi da cui ripartire si possono trovare. L'unica cosa da fare per gli Hawks sarà quella di lasciarsi alle spalle in fretta questa partita, arroccandosi sulla linea del Piave, trasformando l'amarezza in grinta ed aggressività , aspetti psicologici che però non saranno sufficienti se non ci sarà anche una buona rivisitazione del piano di gioco.
Esattamente come in gara 2, pronti, via e gli Heat scappano via, con un Wade sugli scudi, vero, ma soprattutto con una perfetta circolazione, palla sotto per O'Neal e Haslem che a bassi ritmi possono far valere la loro stazza e Chalmers pronto sugli scarichi, mentre dall'altra parte Joe Johnson e Josh Smith vengono bloccati in parte da una buona difesa in parte da una serata negativa.
Ad inizio secondo quarto c'è stato un timido tentativo di rimonta, guidato da Al Horford con l'apporto dalla panchina di Zaza Pachulia e Rip Murray, a testimoniare che il problema non era tanto nella profondità come andava raccontando Mike Woodson, ma Wade e compagni non si son fatti intimorire, hanno proseguito nel loro gioco, rallentando i ritmi, giocando in attacco tanto pick e roll, svuotando l'area per O'Neal, cercando sempre il tiro piazzato ed il tentativo di rimonta è presto abortito.
Al riposo lungo c'erano già 21 punti di distacco, con gli Hawks capaci di segnare solo 29 punti. Appunto una Caporetto.
Il secondo tempo poi è filato via liscio, con l'unico squillo della partita di Joe Johnson e Josh Smith, squillo che ha permesso a metà terzo quarto alla loro squadra di riportarsi sotto di 14 punti, ma Jermine O'Neal e James Jones hanno rintuzzato prontamente. L'ultimo quarto è stato completamente appannaggio degli Heat, che hanno giochicchiato disponendo a piacimento di avversari ormai sfiduciati, dando spazio alle seconde linee che hanno avuto il loro momento di gloria, fino al 107 - 78 finale.
Abbiamo assistito ad uno show di un Wade in serata di grazia, una di quelle partite in cui la guardia di Chicago sembra poter vincere da solo contro qualsiasi avversario, abbiamo visto un O'Neal sontuoso, che è sembrato tornare il giocatore dominante dei primi anni ad Indianapolis, un Haslem solidissimo e dei tiratori molto precisi, ma l'impressione è che la differenza maggiore l'abbia fatta il coaching staff, con un Erik Spoelstra che ha azzeccato tutte le mosse, modificando il piano di gioco, adattando la difesa, giocando con i ritmi in modo da mettere in difficoltà gli avversari. Mike Woodson invece ha insistito sul solito sistema di gioco, senza adattamenti, un sistema che ha si portato gli Hawks al quarto posto all'est, ma al quale gli avversari sembrano aver trovato le giuste contromisure.
"Poche scuse, dobbiamo giocare col fuoco dentro e riscattarci prontamente!" ha commentato scurissimo in volto Al Horford, uno dei pochi che hanno almeno provato a combinare qualcosa di buono.
"Sembrava che gli Heat facessero quel che gli pareva e piaceva, mentre sembrava che noi non avessimo sentito la sveglia suonare stanotte!" ha invece affermato Mike Woodson.
Giusto, Mike, è la stessa impressione che abbiamo avuto anche noi, ma fino a prova contraria sei tu che dovresti suggerire ai tuoi giocatori come impedire agli avversari di fare i propri comodi e sempre tu dovresti motivare un team giovane. Possiamo solo augurarti buon lavoro, ne avrai molto da svolgere prima di una decisiva gara 4.
"Il problema non è solo Wade, se non riusciremo a fermare almeno i suoi compagni saranno un team davvero dura da battere"
Giusto, caro Josh Smith, come in gara 2 hai centrato il problema, speriamo che tu ne tragga conseguenze diverse: dopo aver notato che avete cominciato a giocare molli e con poca intensità per metà partita sei sembrato un giocatore in vacanza. Se tanto mi da tanto si rischia che in gara 4 tu serva degli assist ai vari Chalmers e Jones!
Nelle dichiarazioni ancora una volta i giocatori di Miami hanno scelto un profilo basso.
"Sapevamo che nella nostra arena avremmo trovata tanta energia, l'abbiamo sfruttata subito e ci siamo impegnati tantissimo in difesa" ha commentato Dwyane Wade.
"Dwyane Wade è un giocatore di un altro livello!" ha esclamato un ammirato Jermaine O'Neal.
Serie decisa? Ancora no, in fin dei conti alla fine di gara 1 sembrava di leggere un commento simile, ma a parti invertite, con un Wade spaesato ancora più di Joe Johnson, Smith ed Horford ad imperversare contro degli impotenti O'Neal ed Haslem, Chalmers che non trovava il bandolo della matassa davanti al più esperto Bibby, Spoelstra che sembrava assistere impotente alla disfatta dei suoi. Due partite dopo la situazione è completamente ribaltata, sarebbe sbagliato considerare la serie finita.
Però Woodson deve svolgere un lavoro buono come il suo omologo, lasciando stare quella infinita serie di isolamenti e di giocate individuali e suggerendo ai suoi giochi adatti a mettere in difficoltà gli avversari, possibilmente aggiustando la circolazione di palla e permettendo ai suoi di ricominciare a correre tanto, in quanto a ritmi lenti gli Heat sembrano nettamente superiori.
In fase difensiva poi l'area pitturata viene sistematicamente liberata per dare spazio ad O'Neal, che regolarmente in uno contro uno batte l'avversario sfruttando la sua stazza, ed i tiratori possono prendere la mira con tutta calma. Inutile raddoppiare Wade, che poi non sembra preoccuparsi più di tanto della quantità di avversari che trova davanti a se, se poi Chalmers e Jones trovano tiri comodissimi, e per fortuna che stavolta Cook aveva le polveri bagnate.
Come risolvere questi problemi? Con questo lavoro Woodson si giocherà la serie e chissà che non sia un aspetto decisivo anche per la sua conferma sulla panchina dei falchi della Georgia. Lui ha già dimostrato di essere in grado di svolgere un buon lavoro sui giovani e farli crescere e maturare, ora dovrà dimostrare di essere l'allenatore giusto per guidarli in una serie di play off.
Anche dai giocatori ci si sarebbe potuto aspettare quel guizzo di orgoglio che i loro omologhi dalla Florida hanno dimostrato di avere nelle loro corde. Certo che dopo l'ottima serie contro i Celtics lo scorso anno ed una buona stagione regolare era lecito aspettarsi qualcosa di più.
A Miami invece forse è ancora presto per dare giudizi definitivi, occorrerà valutare i momenti difficili che verranno di sicuro, ma forse stiamo assistendo alla nascita di un allenatore degno di una grande squadra, oltre che di ottimi giocatori di complemento per un Dwyane Wade che sembra ancora ulteriormente migliorato rispetto al giocatore che fu MVP delle finali qualche tempo fa.