Heat alla riscossa

Ancora una volta, Wade si è dimostrato un'arma letale nei Playoffs…

Come già  tante volte dimostrato, se c'è una cosa che non difetta ai Miami Heat è il carattere.
Partito Shaq, ritirati Jason Williams ed Alonzo Mourning, senza più Shawn Marion, questa caratteristica resta inalterata, ed i giovani, Daequan Cook, Michael Beasley e Mario Chalmers si sono prontamente adeguati, come pure un giocatore dato da quasi tutti per finito, Jermaine O'Neal.

Dopo la passeggiata degli Hawks in gara uno Wade e compagni sembravano già  privi di speranze, destinati ad una rapida uscita dai play off, invece in gara due prontamente le carte si rimescolano ed ora sono proprio loro i favoriti.

Relativamente poco si può rimproverare ai giocatori di casa, i quali hanno svolto il loro compito; Bibby e Johnson hanno aperto il campo, con percentuali comunque decorosissime, Smith ha attaccato il ferro ed Horford ha presidiato l'area pitturata, entrambi con risultati apprezzabili, Williams è stato forse timido ma il suo contributo c'è stato, persino Rip Murray dalla panchina ha portato il suo mattoncino. Il tutto però non è bastato.

Prima di tutto Dwyane Wade ha cambiato marcia, giocando molto meglio, coinvolgendo i compagni e dimenticando lo show personale di gara uno, poi ha avuto letture migliori, ha forzato di meno e, come era ovvio che fosse, le percentuali sono migliorate notevolmente.

In generale però tutti gli Heat hanno giocato come una squadra, aiutandosi l'uno con l'altro; Jermaine O'Neal ha finalmente dato una mano sotto, anche importante, poi se lui e Haslem sono andati in difficoltà  a rimbalzo, come in gara uno, i compagni sono andati ad aiutarli, e con l'apporto di Wade, Beasley e, soprattutto, Moon, la sfida a rimbalzo è stata vinta dalla squadra di Spoelstra.

Percentuali migliori, più rimbalzi catturati, più assist serviti, al di la delle cifre una migliore circolazione di palla e l'impressione di una solidità  maggiore, quindici punti di distacco sembrano persino pochi per quanto visto sul campo.

In realtà  però il carattere non è mancato nemmeno ai ragazzi dalla Georgia, i quali hanno provato a ribaltare il risultato con una buona rimonta nel finale.

Principalmente Murray, il fattore nuovo dalla panchina, ma anche Johnson e Bibby, a cavallo del terzo e del quarto quarto, vendendo la partita scivolar via, hanno cominciato a prendersi tiri rapidi e metterli, Smith ha messo tanta energia e foga, gli Heat sono leggermente calati, Wade ha sbagliato qualcosa di troppo, e la partita è tornata in discussione, con soli 5 punti di distacco a poco più di tre minuti dalla fine.

Qui però si è vista l'esperienza di chi ha già  vinto, e se vogliamo un pizzico di fortuna.
Johnson, Smith ed Horford hanno commesso errori evitabili mentre Wade ed Haslem hanno messo i tiri importanti che hanno riportato il vantaggio a dieci lunghezze. Sopratutto il primo ha messo un tiro incredibile, da notevole distanza, allo scadere dei 24", un tiro cui un giocatore normale non avrebbe nemmeno pensato. A questo punto, presi dalla frenesia, i giocatori di Woodson non sono più riusciti a rendersi incisivi, quelli di Spoelstra hanno mantenuto nervi saldi ed il vantaggio è dilatato.

Come è possibile che una differenza nettissima come quella vista in gara uno si sia ribaltata in così poco tempo?

Alla fine gli Hawks non sono nemmeno andati così male, hanno iniziato troppo rilassati il match e poi hanno provato a reagire puntando troppo sule iniziative personali, ma non sarebbe nemmeno giusto crocifiggerli eccessivamente.

Sono gli Heat ad essere cresciuti di livello: e non solo con Wade ed Haslem, come ci si poteva attendere, ma con tutta la squadra. I lunghi sono stati aiutati, la palla è stata fatta girare, i giocatori che si alzavano dalla panchina hanno dato un contributo superiore alle aspettative.

Se infatti ci si poteva anche immaginare che Beasley potesse rendere di più, Moon ha catturato 8 rimbalzi ed ha speso una quantità  di energia incredibile, Cook poi è stato quasi perfetto al tiro, mettendo addirittura 6 triple su 9 tentativi. In generale il tiro da tre è stata la chiave della vittoria, con ben 15 realizzazioni su 26 tentativi, 12 dei soli Wade e Cook che hanno messo 6 triple per uno.
E pensare che il tiro da fuori una volta era il punto debole di Dwyane Wade.

Questa precisione ovviamente è merito si degli Heat, che hanno giocato con una concentrazione ed una grinta notevoli, ma sta anche a dimostrare una scarsa pressione sugli esterni da parte degli Hawks. Bibby, Johnson, Williams e Murray devono assolutamente dare di più in fase difensiva, se vogliono riprendersi a Miami il vantaggio del campo perso ad Atlanta.

"Abbiamo iniziato la partita senza quel senso di urgenza che abbiamo dimostrato nella prima, poi abbiamo giocato ognuno per conto suo!". Difficile dar torto a Josh Smith.

"Wade è stato eccellente stasera, ma la partita è stata decisa dalla loro panchina" ha commentato Woodson.

Chissà  se Murray (per altro eccellente) Pachulia, ed Evans sono d'accordo e proveranno ad incidere come Cook, Moon e Beasley.

In realtà  il distacco maggiore si è registrato con il quintetto in campo, a chi scrive con Murray e Pachulia le cose sono sembrate andare addirittura leggermente meglio, probabilmente è stato Smith a centrare meglio il problema.

"Il canestro mi sembrava enorme!" ha commentato un Wade ancora preso dall'adrenalina. In effetti i risultati gli danno ragione e gli spettatori possono confermare; in alcuni momenti è sembrato incapace di sbagliare, poi, preso da un attacco di sincerità , ha ammesso, riguardo al tiro che ha chiuso la partita

"Io pensavo di prendere il ferro e speravo in un rimbalzo offensivo! Non voglio raccontare fesserie, sono rimasto sorpreso anche io che quel tiro sia entrato!"
Figurati i tuoi avversari, caro Dwyane…

Intanto quello che probabilmente è stato il vero protagonista di gara due, il coach Erik Spoelstra, sceglie un profilo basso: "Ho sentito i ragazzi ridere e scherzare, gli ho detto di concentrarsi sulla partita, l'hanno fatto e tutto è andato per il meglio."

Chissà  se veramente ha fatto di testa sua senza ascoltare il presidente Pat Riley, ma comunque siano andate le cose il debuttante coach merita un applauso.

Ora la scimmia riposa sulla spalla del suo rivale, Mike Woodson, ed è una scimmia molto pesante; gli Hawks infatti lontano dalla Philips Arena finora hanno balbettato, vincendo solo una partita su tre.

Ecco, se vogliono sperare di passare il turno nelle prossime tre partite fuori casa una devono vincerla assolutamente, e sarebbe meglio una delle prossime due.

Ora però che gli Heat hanno registrato il loro gioco e sono saliti di livello anche gli Hawks devono fare lo stesso, vedremo se sono in grado o no.

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