Al Comerica Park è già tutto pronto per gara 1
Dopo un digiuno durato ventidue lunghissimi anni (era l'ottobre del 1984), i Tigers, e con loro tutta la città di Detroit, riassaporano l'ebbrezza di partecipare alle World Series. Per la storica franchigia del Michigan è la decima apparizione al Fall Classic, ma mai come in questa occasione l'accesso alle finali è stato tanto denso di significati. Non solo la comprensibile soddisfazione per il conseguimento di un notevole risultato sportivo, ma anche e soprattutto la consapevolezza di aver riguadagnato un posto da protagonisti nel baseball che conta. Tante e forse troppe stagioni di record negativi, di delusioni ed umiliazioni (culminate nelle 119 sconfitte del 2003) e di scelte strategiche sbagliate avevano allontanato i tifosi e la città dal loro primo e più importante amore: la squadra di baseball. E' bene infatti ricordare che Detroit, molto prima che a vincere fossero i Pistons (NBA) o i Red Wings (NHL), è cresciuta insieme ai Tigers che già il 25 aprile del 1901 esordivano nella prima partita ufficiale nell'American League. La squadra che fu di Ty Cobb (dal 1905 al 1926), di Hank Greenberg (dal 1930 al 1946) e di Al Kaline (dal 1953 al 1974), solo per citarne alcuni, ha infatti fatto la storia del baseball e dello sport americano insieme a franchigie storiche come Cubs, White Sox, Yankees, Red Sox, Cardinals e Pirates. La storia recente è stata purtroppo molto meno gloriosa ed il feeling tra squadra e tifosi si era pian piano affievolito fino quasi a spegnersi. Ma è bastata una stagione, una sola stagione ad alto livello e tutto sembra essere tornato come prima, con i Tigers tra le migliori squadre della lega e la sua città che non parla altro che di baseball. Da sabato si gioca per le World Series e per la conquista dell'anello, ma a prescindere dall'esito finale una cosa è certa: i Tigers e Detroit sono tornati ad occupare il posto che meritano.
Road to the World Series
I Detroit Tigers si presentano al grande ballo delle World Series forti di sette vittorie consecutive ottenute contro New York Yankees (3) e Oakland Athletics (4). Ma procediamo con ordine. Dopo una stagione giocata ad altissimo livello (95-67), i Tigers sembravano però essere arrivati scarichi agli ultimi giorni di settembre tanto da riuscire a perdere, proprio all'ultima giornata della regular season, il primo posto nella AL Central a beneficio degli increduli Minnesota Twins. La squadra pagava il grande dispendio di energie profuso nei mesi precedenti ed un netto calo di tensione da parte del monte di lancio che non era stato in grado, in più di una occasione, di preservare situazioni di vantaggio decisamente consistenti.
ALDS: Detroit Tigers – New York Yankees 3-1
L'accesso ai playoff solo grazie alla wild card, riservava quindi un turno di Division Series (serie al meglio delle tre gare su cinque) sulla carta quasi proibitivo contro la corazzata New York Yankees. La serie iniziava secondo pronostico con gli Yankees che si aggiudicavano il primo incontro nel Bronx per 8-4 e nel quarto inning di gara 2 si portavano avanti per 3-1 grazie ad un 3-run homerun di Johnny Damon. Ed è qui, proprio nel momento più difficile dell'anno, nello stadio più ostile di tutta la lega, sotto nel punteggio e nel conto della serie che i Tigers riuscivano a fare quadrato e a reagire da grande squadra. Da quel quarto inning infatti il monte di lancio di Detroit non ha più concesso punti per venti inning consecutivi lasciando all'asciutto le presuntuose mazze di New York. Forte di questa inerzia positiva l'attacco è riuscito a fornire il supporto offensivo necessario per rimontare gara 2 fino al definitivo 4-3 per poi chiudere la serie al Comerica Park nei due incontri successivi per 6-0 e 8-3. Protagonisti della striscia di 20 shutout innings sono stati il rilievo Joel Zumaya (1 e 2/3 IP e 3 K in gara 2) e i partenti Kenny Rogers (7 e 2/3 IP e 8 K in gara 3) e Jeremy Bonderman (8 e 1/3 IP e 4 K in gara 4). Diversi per età e caratteristiche hanno di certo qualcosa in comune: dominano gli avversari!
ALCS: Detroit Tigers - Oakland Athletics 4-0
Sulle ali dell'entusiasmo per aver eliminato i fortissimi Yankees, i Tigers accedevano così alle Championship Series (serie al meglio delle quattro gare su sette) dove ad attenderli c'erano gli Oakland Athletics. Anche in questa occasione non si spegneva la vena dei lanciatori che in tre partite su quattro limitavano i battitori degli A's a tre o meno punti, mentre il lineup trovava in ogni serata il battitore ispirato in grado di risolvere la partita. In gara 1 è Brandon Inge a battere a casa i punti del successo, mentre in gara 2 è il rookie Alexis Gomez ad ergersi a protagonista con 1 HR e 4 RBI ed infine gara 4 è decisa dal walk-off homerun di Magglio Ordonez. Per il monte ancora una perla di Rogers, grande solidità per Bonderman e Nate Robertson e due salvezze per il closer veterano Todd Jones. Lo sweep rifilato agli A's è una perfetta sintesi di talento, concentrazione, cinismo ed anche un po' di buona sorte che di sicuro non è mancata. Ogni situazione delicata si è risolta a favore delle tigri di Detroit che si sono dimostrati maestri nel clutch hitting e nell'ottenere le eliminazioni decisive al momento opportuno (ad esempio out al volo sia Frank Thomas che Marco Scutaro, con basi piene e 2 out, al nono di gara 2 e all'ottavo di gara 4).
Projected lineup
Il lineup è solido, profondo, equilibrato e potenzialmente pericoloso dal primo all'ultimo battitore. Non presenta slugger di particolare potenza (nessuno sopra i 30 HR in stagione), ma è terzo nell'Amercan League per fuoricampo realizzati (con 203) dietro White Sox e Yankees. Il punto debole è invece la continuità e la pazienza al piatto (nono posto nella AL per media in battuta con .274), ma la caratteristica che lo contraddistingue è proprio quella di mettere sotto pressione i lanciatori avversari girando la mazza anche qualche volta di troppo.
Con il dubbio legato al leggero infortunio occorso a Sean Casey (stiramento al polpaccio) la cui disponibilità sarà resa nota solo all'ultimo momento utile, ecco il probabile lineup:
CF – Curtis Granderson, nato a Blue Island, IL (USA) il 16/03/1981; 2006 stats: .260 AVG, 90 R, 19 HR, 68 RBI, 66 BB, 8 SB. Outlook: copre discretamente il ruolo di leadoff, ma tende ad essere poco paziente al piatto cadendo spesso vittima di strike out (174 in stagione). Manca ancora di continuità , ma è giovane ed il talento c'è.
2B - Placido Polanco, nato a Santo Domingo (Repubblica Domenicana) il 10/10/1975; 2006 stats: .295 AVG, 58 R, 4 HR, 52 RBI, 17 BB, 1 SB. Outlook: è stato nominato MVP della ALCS andando 9 su 17 con un doppio e 2 RBI. E' un battitore puro che cerca sempre il contatto e non la potenza e rende al meglio con gli uomini in posizione punto (.396 nel 2006).
1B - Sean Casey, nato a Willingsboro, NJ (USA) il 02/07/1974; 2006 stats: .272 AVG, 47 R, 8 HR, 59 RBI, 33 BB, 0 SB. Outlook: con il passare degli anni non sembra più in grado di produrre la potenza che aveva un tempo (24 HR nel 2004), ma è ancora un ottimo battitore di contatto, un line-drive, gap hitter che nel 2006 ha trasformato più del 70% delle valide in singoli.
RF - Magglio Ordonez, nato a Caracas (Venezuela) il 28/01/1974; 2006 stats: .298 AVG, 82 R, 24 HR, 104 RBI, 45 BB, 1 SB. Outlook: è il giocatore con il maggior talento offensivo della squadra e non a caso occupa la posizione di cleanup. Eroe di gara 4 dell'ALCS, arriva alle finali nelle migliori condizioni di forma degli ultimi anni.
SS - Carlos Guillen, nato a Maracay (Venezuela) il 30/09/1975; 2006 stats: .320 AVG, 100 R, 19 HR, 85 RBI, 71 BB, 20 SB. Outlook: non lo si trova spesso alla ribalta delle cronache, ma è l'uomo più importante di tutto il lineup. E' il migliore in media battuta, in basi rubate e in basi ball incassate ma è in grado di colpire anche con buona potenza. Le World Series saranno la sua consacrazione.
C - Ivan Rodriguez, nato a Vega Baja (Porto Rico) il 30/11/1971; 2006 stats: .300 AVG, 74 R, 13 HR, 69 RBI, 26 BB, 8 SB. Outlook: il tredici volte All Star ha personalità da vendere e tende ad esaltarsi nei momenti importanti. I suoi numeri offensivi sono in flessione, ma è l'uomo che vorresti al piatto con 2-out e basi piene.
LF - Craig Monroe, nato a Texarkana, TX (USA) il 27/02/1977; 2006 stats: .255 AVG, 89 R, 28 HR, 92 RBI, 37 BB, 2 SB. Outlook: è in possesso di un giro di mazza da grande slugger, ma è ancora poco disciplinato al piatto e cade spesso vittima di strike out. Se riesce ad essere paziente nel box di battuta, può essere devastante.
DH - Marcus Thames, nato a Louisville, MS (USA) il 06/03/1977; 2006 stats: .256 AVG, 61 R, 26 HR, 60 RBI, 37 BB, 1 SB. Outlook: nonostante abbia giocato solo poco più di cento partite in regular season, ha raggiunto la ragguardevole soglia di 26 fuoricampo. E' l'opzione più probabile come battitore designato, ma contro i destri potremmo vederlo spesso sedere in panchina.
3B - Brandon Inge, nato a Lynchburg, VA (USA) il 19/05/1977; 2006 stats: .253 AVG, 83 R, 27 HR, 83 RBI, 43 BB, 7 SB. Outlook: vale più o meno quanto detto per Monroe anche se Inge è accreditato di minor potenza. Forse non ha nella mazza 27 HR ogni stagione, ma come n° 9 del lineup è un vero lusso.
Bench
La panchina è formata prevalentemente da buoni professionisti, ma non certo da grandi talenti. Tra gli infielder Omar Infante (.277 AVG, 4 HR e 25 RBI) sembra essere l'unico in grado di contribuire anche dal punto di vista offensivo. Ramon Santiago e Neifi Perez sono infatti impeccabili dal punto di vista difensivo ma al piatto, spesso e volentieri, rappresentano un out automatico. L'unico esterno è il rookie Alexis Gomez che è un battitore mancino dotato di buona potenza che può essere utilizzato sia come DH che come pinch hitter in situazioni chiave. Vance Wilson è il catcher di riserva, ma anche lui è noto principalmente per la sua difesa.
Rotation
L'eccellente qualità dei lanciatori partenti è il vero motivo per il quale questi Tigers sono arrivati fino alle Fall Classic. Sono molto ben assortiti in quanto (spesso anche a due a due) hanno caratteristiche complementari: due destri e due mancini, due power pitcher e due finesse pitcher, un veterano, due giovani talenti e un rookie fenomenale.
Questa la probabile rotazione per le World Series:
LHP - Kenny Rogers, nato a Savannah, GA (USA) il 10/11/1964; 2006 stats: 17-8, 3,84 ERA, 204,0 IP, 99 K, 62 BB. Outlook: si affida ad una fastball sulle 90-92 mph che alterna ad una curva e a un cambio di velocità spesso letali. E' stato il leader della squadra per tutta la stagione e nei playoff ha trovato uno stato di forma mai raggiunto prima in carriera (15 shutout innings con 4 BB e 14 K).
RHP - Jeremy Bonderman, nato a Kennewick, WA (USA) il 28/10/1982; 2006 stats: 14-8, 4,08 ERA, 214,0 IP, 202 K, 64 BB. Outlook: è il prototipo del power pitcher con una fastball che lancia tra le 92 e 97 mph e uno slider molto robusto che per poco non tocca le 90. Soffre ancora di alti e bassi, ma quando è in serata diventa intoccabile.
RHP - Justin Verlander, nato a Manakin-Sabot, VA (USA) il 20/02/1983; 2006 stats: 17-9, 3,63 ERA, 186,0 IP, 124 K, 60 BB. Outlook: è il lanciatore rivelazione dell'anno con una fastball che tocca le 100 mph e una curva e un cambio di quasi 20 miglia più lenti. Come spesso capita ai rookie, è calato alla distanza dopo aver superato i 150 IP e in questo momento non è più dominante come fino all'All Star break. Resta comunque un giocatore nettamente sopra la media.
LHP - Nate Robertson, nato a Wichita, KS (USA) il 03/09/1977; 2006 stats: 13-13, 3,84 ERA, 208,2 IP, 137 K, 67 BB. Outlook: tra i partenti è forse il lanciatore meno talentuoso, ma compensa questo deficit con la grinta e l'intensità con cui affronta gli avversari. I suoi migliori lanci sono una fastball sulle 89-92 mph ed un nasty slider che viaggia dalle 80 alle 84 mph.
Bullpen
Come la rotazione dei partenti, il bullpen è uno dei punti di forza della squadra. Dietro al closer veterano Todd Jones (3,94 ERA, 37 SV), che non è un fuoriclasse ma porta quasi sempre a termine il suo compito, ci sono Joel Zumaya (6-3, 1,94 ERA) e Fernando Rodney (7-4, 3,52 ERA), due setup di grande talento e avvenire. Il primo è capace di lanciare costantemente sopra le 100 mph, mentre il secondo tocca le 95 mph con un controllo molto migliorato rispetto allo scorso anno. Oltre a tre destri di ottimo livello, ci sono anche i mancini Jamie Walker (0-1, 2,81 ERA) e Wilfredo Ledezma (3-3, 3,58 ERA). Walker è il più affidabile dei due e può essere utilizzato anche come setup o in situazioni chiave contro battitori mancini. Ledezma può contare su una autonomia maggiore sul monte è può servire anche da middle reliever. Completano il quadro i destri Jason Grilli (2-3, 4,21 ERA) e Zach Miner (7-6 4,84 ERA) a cui non verranno probabilmente assegnati ruoli di responsabilità , ma saranno utilizzati come long reliever.
Il Manager
Nominato come 36° manager della storia dei Tigers il 04/10/2005, Jim Leyland è l'uomo che è riuscito a cementare un gruppo formato da tanti giovani talenti che non avevano ancora la consapevolezza del loro valore. Più che sull'aspetto tecnico Leyland ha lavorato sull'approccio mentale della squadra che è diventata vincente man mano che la stagione entrava nel vivo. Già campione con i Marlins nel 1997 e ancor prima protagonista con i Pirates all'inizio degli anni '90, Leyland si era ritirato da anni dal diamante per poi rientrare solo per" portare i Tigers alle World Series!