Il secondo quintetto dei Cavs ha un po' faticato nell'ultimo quarto…
Due giorni dopo il collasso di gara 1, i Pistons tornano ospiti dei Cavs alla Quicken Loans Arena, con l'intenzione di sovvertire i pronostici espressi dalla prima partita.
Non si può dire che l'esito però sia stato quello sperato; per Lebron e compagni (addirittura sopra di 27 al termine del 3° quarto) la vittoria non è mai stata messa in discussione, tranne quando in apertura del 4° periodo hanno visto materializzarsi un parziale in favore degli ospiti che ha costretto coach Brown a riproporre il quintetto base disinnescando i Pistons con il rientro di King James.
La partita si apre con la premiazione (ampiamente meritata) di Mike Brown come "coach of the year" e con un parziale dei Cavs, condotto in primis da Lebron James, che dimostrano subito di voler essere aggressivi e di trascinare la gara sulla scia di quella precedente; le uniche risposte da parte degli ospiti arrivano dalle mani di Hamilton (17 punti), prima in penetrazione e poi da 3 punti e da Wallace che sullo scarico di Stuckey segna da oltre l'arco.
Gli attacchi dei Pistons però, sono senza eccessiva difficoltà sedati dai padroni di casa che sfruttano la loro difesa aggressiva e i loro anticipi sulle linee di passaggio per produrre facili canestri in contropiede per Lebron o trovando Ilgauskas a rimorchio.
Nel secondo quarto la musica non cambia; al solito Lebron si aggiunge anche Mo Williams che segna da 3 punti prima di servire l'assist per l'ennesimo canestro di James da centro area; da segnalare l'accenno di rissa, sedata immediatamente dalla terna arbitrale guidata da Dick Bavetta, tra Amir Johnson e Anderson Varejao provocata da una spinta di quest'ultimo che chiedeva l'assegnazione di un flagrant foul sul contatto precedentemente subito da Lebron. Quando si torna a giocare però si nota subito che la pausa non ha raffreddato i motori dei padroni di casa che volano all'intervallo sul +12 con con la tripla di James e il canestro dall'angolo di Delonte West (20 punti alla fine per lui).
La terza frazione di gioco è un dominio dei Cavs che piazzano un parziale di 31-18 dando a sprazzi l'idea di essere incontenibili; grande protagonista è Mo Williams (21 punti) che prima trasforma un "backdoor" furbamente servitogli da ilgauskas, lungo con mani da pianista, e poi serve l'assist per la bimane indisturbata di James che sorprende le troppo pigre rotazioni dei Pistons a centro area. Anche Lebron (nuovamente MVP dopo una gara da 29 punti e 13 rimbalzi) si iscrive al festival e lanciato da una palla strappata da West dalle mani di Stuckey, (meno brillante che in gara 1, per lui 14 punti ma 5/18 dal campo) sigla la schiacciata che mette 24 punti di distacco fra le 2 squadre e che anticipa la tripla di West, assistita dal solito onnipresente, James, che fissa il + 27 prima dell'ultimo periodo.
Nell'ultimo quarto Mike Brown e Michael Curry decidono di concedere qualche minuto di riposo alle loro stelle senza però prevederne le conseguenze; i Cavs, privi dei loro leader faticano a trovare il canestro sviluppando attacchi piuttosto macchinosi e producendo tiri forzati, sorpresi forse dall'aggressività messa in campo dalle seconde linee dei Pistons che guidati da un insolito trio formato da Maxiell, Johnson e Bynum (13 punti), piazzano un parziale insperato di 27-5 rientrando prepotentemente in partita.
La reazione di coach Brown non tarda ed alla prima occasione rimette in campo James che restituisce l'ossigeno ai suoi segnando diversi canestri e assistendo West e Mo Williams bravi nel farsi trovare pronti sugli angoli e nel trasformare in punti preziosi gli scarichi di Lebron dopo la penetrazione.
La sostituzione e la standing ovation concessa a James a 17 secondi dalla fine segnano la fine della partita con il risultato di 94-82.
Le sensazioni provocate da questa partita non fanno che confermare quelle proposte da gara 1. La superiorità dei Cavs appare notevole e ciò che più preoccupa i tifosi dei Pistons è l'impotenza dei propri giocatori contro la molteplice quantità di soluzioni e la grande versatilità dei Cavs.
In gara 1 Detroit è stata letteralmente sommersa dalla quantità di attacchi dei ragazzi di coach Brown; se avessero prediletto una difesa più perimetrale sarebbero stati "bucati" dai tagli a centro area degli avversari e se contrariamente avessero optato per uno schema difensivo più improntato alla chiusura dell'area pitturata sarebbero stati massacrati dalla lunga distanza; ciò ha appunto negato ogni chance di vittoria agli ospiti, frustrati dall'impotenza del loro gioco.
In gara due coach Curry ha tentato chiaramente di ridurre il numero dei possessi scegliendo una difesa meno aggressiva, che esponesse meno a contropiedi e canestri facili, proponendo anche molti minuti di difesa a zona (prevalentemente 2-3 con qualche sprazzo di 1-3-1).
Il numero dei possessi è ampiamente diminuto, così come i punteggi delle due squadre; purtroppo però per i tifosi di Detroit ciò non è bastato a limitare la superiorità dei padroni di casa che dopo essersi dimostrati superiori in un tipo di gioco veloce che prediligeva la transizione hanno ribadito la propria supremazia anche in una partita che prevedeva la maggior parte dei possessi fosse sviluppata contro la difesa schierata.
L'appuntamento, che cambierà scena ma non protagonisti, è per venerdì, al Palace Of Auburn Hills di Detroit.
L'imperativo per i Pistons ora è uno solo: vincere entrambe le partite per cercare di ribaltare una serie complessa, iniziata e continuata secondo le più quotate previsioni. Meglio però non sbilanciarsi e dare per morti i Pistons, squadra che, anche in una stagione dal retrogusto amaro, in casa ha sempre saputo come vendere cara la pelle.