Aaron Brooks, l'uomo in più dei Rockets.
Una partita è troppo poco per emettere sentenze e lo sa bene coach Adelman. L'allenatore dei Rockets a fine gara ricorda di essersi trovato nella stessa situazione in cui si trova ora il collega sulla panchina avversaria. Quando Adelman allenava i Blazers di Drexler & Porter fu travolto in gara-1 dai Bulls di Jordan, ma riuscì poi a vincere la seconda partita della serie a Chicago.
Vietato abbassare la guardia è dunque l'imperativo che emerge da tutte le voci Rockets-side nel post-gara.
La disfatta dei Blazers, sconfitti di quasi trenta punti, trova una possibile chiave di lettura nelle parole di Brandon Roy.
Abbiamo giocato come una squadra giovane un po' intimidita. Mentre stavo seduto in panchina (nel garbage time, ndr) mi è tornata in mente la prima partita dell'anno, contro i Lakers. Non eravamo pronti allora, come non lo siamo stati questa sera.
Peccato che nella post-season non ci siano ottantuno occasioni per rimediare ad una serata storta.
Se è vero che una partita è troppo poco per emettere sentenze, nel mio taccuino degli appunti ci sono delle impressioni sulle quali non credo di sbagliare.
Anzitutto Houston non è più quella squadra abbonata all'eliminazione al primo turno, la solita bella incompiuta. Sotto la guida di Adelman è ora una squadra fluida in attacco, abilissima nello sfruttare i mis-match, molto fisica in difesa e non dipende più dagli alti e bassi della star assente, Tracy McGrady.
Yao Ming è un rebus che McMillan non riesce a risolvere. Przybilla prima, Aldridge e Frye poi non impediscono al centro cinese di mettere a segno tutti i nove tentativi dal campo, chiudendo con 24 punti e 9 rimbalzi in appena 24 minuti. Padroni di casa incapaci di recuperare neppure con il cinese tenuto a riposo.
Portland dovrà trovare soluzioni e in fretta anche per il play della formazione texana. Ma la cessione di Alston non era stato un regalo fatto ai Magic? Aaron Brooks, prodotto univesitario dell'Oregon, è tornato a casa tra i fischi dei tifosi locali, a causa delle sue recenti dichiarazioni. Come aspettarsi un comitato di benvenuto dopo aver sostenuto che Houston sperava di incontrare proprio Portland al primo turno?
Poteva essere una partita difficile e psicologicamente tesa per il play di Houston ed invece è stato l'mvp della partita. Top scorer dei suoi con 27 punti, ma anche sette assist a fronte di solo due turnover. Ha saputo gestire il ritmo della gara, ha tagliato in due la difesa avversaria con le sue penetrazioni, spesso concluse con assist sul perimetro per l'uomo libero. Ha messo in luce tutti i limiti difensivi di Blake, incapace di contenere i pari ruolo molto rapidi. Brooks ha vinto anche la sfida dalla lunga distanza, infilando la retina cinque volte su otto tentativi, contro il mediocre uno su quattro di Blake.
La tripla di Blake è stata l'unica della serata per i Blazers che chiudono con un infimo 1/11 dalla lunga distanza. Battier e Artest sono riusciti a contenere Outlaw e Roy. Outlaw non è raggiunge la doppia cifra di punti e raccoglie solo due rimbalzi. Roy è l'unico Blazers a non uscire con le ossa rotte dal debutto ai playoff, ma è costretto a fatica moltissimo per segnare 21 punti (con ventritre tiri dal campo). Aldridge ha iniziato la partita attaccando il canestro, superando Scola ma finendo stoppato da Ming. A fine gara registra 7 punti, 3 rimbalzi ed un terribile 3/12 dal campo.
Houston ha tirato con il 68% dal campo nel primo tempo ed ha gestito il vantaggio nella seconda metà gara con una convincente prova difensiva in cui perfino Mutombo ha avuto un momento di gloria. Artest e Scola hanno contribuito con 36 punti complessivi e solo sei errori al tiro, rendendo impietoso il confronto tra i due quintetti iniziali: 94-43 per i texani.
Houston ha dominato gara-1 fin dal primo minuto. Non solo ha difeso alla grande, ma ha anche superato i padroni di casa in quelli che avrebbero dovuto essere i suoi punti di forza: i Rockets hanno vinto la sfida a rimbalzo, hanno concesso solo 16 tiri liberi (un libero per Roy in tutta la partita!!), sono stati bravissimi nella circolazione di palla e nella selezione dei tiri.
In Oregon molti tifosi hanno passato la nottata fuori dal Rose Garden per poter acquistare gli ultimi biglietti rimasti e lo spettacolo offerto non è stato certo gradito. Sarebbe troppo facile poter ridurre tutto ad un fatto di inesperienza e di gioventù per spiegare il flop di Portland. It's playoff basketball, quello in cui i bravi allenatori sanno apportare i necessari aggiustamenti strada facendo e, dunque, non sono solo i giocatori a dover dimostrare qualcosa.
Gara-2 sarà un bell'esame per coach McMillan.