Finale in crescendo per i Raptors, ma è troppo poco e troppo tardi…
Se la stagione si potesse riassumere in una partita, i Toronto Raptors avrebbero giocato un ottimo garbage time di un match abbondantemente perso.
Infatti definire pessima la stagione dei Canadesi è sicuramente un eufemismo e ci sono molteplici motivi per pensare che un cambiamento drastico all'interno del roster ( e anche dello staff) sia la decisione più corretta.
Il talento, che di certo non manca ai Raptors, non basta per creare un team vincente, ma deve obbligatoriamente essere inserito nel contesto tecnico corretto e affidato ad un Head Coach con il polso della squadra e con capacità adeguate.
La scelta di Triano può definirsi non errata ( chiamarla corretta pare francamente troppo) solo se si pensa a lui come un traghettatore in una regular season da lottery come questa. E' difficile immaginare grandi sconvolgimenti tecnici e tattici da parte del vice di Sam Mitchell, sprovvisto di altre esperienze da primo allenatore.
La cosa migliore sarebbe quella di ricominciare nel 2009/2010 da un Coach a cui dare piena fiducia e acquistare giocatori funzionali al suo progetto.
Jay Triano nonostante tutto merita una menzione d'onore per aver dato grande fiducia, complici anche l'infortunio di Bosh e la cessione di O'Neal, all'orgoglio de noantri (come si dice dalle sue parti) Andrea Bargnani; queste 6 vittorie consecutive, che vanno ad aggiungersi agli ottimi 3 mesi precedenti giocati a livello All-Star dal Mago mettono Colangelo di fronte alla scelta obbligatoria fra lo stesso Bargnani e Chris Bosh, due giocatori troppo simili per non pestarsi i piedi nello stesso sistema, troppo poco rimbalzisti, troppo poco difensori, troppo perimetrali per formare insieme la front-line di una contender.
Molti indizi (e tre solitamente fanno una prova) portano ad immaginarsi il futuro di Chris Bosh lontano da Toronto già da quest'estate: il contratto del nativo di Dallas scade nella famosa estate 2010 e i Canadesi non vogliono rischiare di regalarlo ( molto probabile un suo addio) senza guadagnarci e preferirebbero scambiarlo subito, magari ricevendo in cambio un buon centro con meno talento offensivo della 4° scelta del 2003 ma più rimbalzista e più difensore, che permetterebbe al Mago di non spendere troppi falli e preservarsi per la fase offensiva, rendendo qualitativamente migliore quella difensiva per la squadra.
A volte basta un giocatore per rivoltare difensivamente una squadra, come dimostrato da Mr. Big Shot Chauncey Billups, che ha trasformato Denver in un team con un minimo di rotazione e lavoro sul lato debole ed in aiuto, praticamente assenti prima del suo approdo nella Mile High City; è anche vero che non tutti si chiamano Chauncey Billups"
Sono tutti discorsi ipotetici, ma se dovesse essere così la volontà dell'azzurro di migliorarsi in post-basso e proprio in difesa farà il resto.
A completare il roster ci sarà quasi sicuramente Jose Calderon da point guard, con la possibilità di un innesto soprattutto difensivo come riserva ( perché non un Hackett, apprezzato difensore al College) dello spagnolo, che perde molti duelli nella propria metacampo con i pari ruolo, ma rimangono un'incognita le posizioni 2 e 3 del quintetto: infatti Anthony Parker e Shawn Marion sono in scadenza e mentre il primo va per i 34 anni e potrà essere utile più dalla panchina che come titolare in un ruolo così delicato, il problema di Marion è senz'altro l'ingaggio.
I 17 milioni all'anno dell'ex giocatore di Phoenix sono l'ostacolo più grande e visto anche l'abbassamento del salary cap non è certo Marion il giocatore per cui fare follie; se accettasse una riduzione drastica del proprio salario potrebbe diventare una pedina importante per la squadra di Colangelo.
Per ovviare alle possibili partenze di Parker (potrebbe chiudere in Europa con un ricco contratto) e Marion c'è un probabile ritorno di Delfino nella città Canadese, con lo staff alla ricerca di un'altra guardia che può uscire dal draft, inserita nello scambio Bosh oppure trovata fra i free agent (Ben Gordon si libererà in estate, per citarne uno).
A rendere complicato tutto ciò vi è prima di tutto il fatto che Toronto non sia esattamente la meta più ambita dalle star Nba, il resto dipenderà dalla voglia delle star già presenti di sacrificarsi, chi economicamente (Marion), chi sul duro lavoro per migliorare quelle parti del gioco ancora sviluppabili(Bargnani e Calderon).
Di certo questi problemi non impediranno a Colangelo di mettere in atto una ricostruzione che ormai pare inevitabile.