La faccia di Yao la dice lunga sull'occasione persa dai Rockets
Se volete sapere come buttar via la stagione in una singola partita, chiedete ai Rockets.
Chiaro, in realtà la stagione non è finita, iniziano i Playoffs e i Rockets partono da favoriti contro Portland sia che abbiano il fattore campo dalla loro (scrivo all'inizio di POR vs. DEN) o no. Altrettanto chiaro però, che dopo la sconfitta contro i Mavericks un pizzico di rabbia al tifoso di Houston sia concessa. E a ragione, forse più di una.
Iniziamo col dire cosa c'era in gioco.
Sebbene la sconfitta contro i Mavs abbia messo Houston di fronte ai TrailBlazers, ovvero contro la squadra con la quale hanno più vantaggi in termini di matchup, in gioco c'era il titolo della Soutwest Division atteso da ben 15 anni. Detto però che quel bannerone da appendere al Toyota Center conta poco o niente, in gioco c'era soprattutto la 2a o 3a posizione nella Western Conference, posizione che avrebbe garantito “facili” accoppiamenti (Hornets o Mavs al primo turno, presumibilmente Nuggets al secondo) e che poteva tradursi in Finale di Conference contro i Lakers. Finale piuttosto fantasioso ad oggi ma tutt'altro che inverosimile.
I Rockets invece compiono l'ennesima frittata della stagione in quel di Dallas, gettando al vento un vantaggio di 14 punti, subendo un parziale di 11-1 nel 3° quarto, e chiudendo con un altro ben poco incoraggiante parziale di 4-15 nei 5 minuti finali. Giusto per la cronaca, Yao (19 pt. al termine del primo tempo) segna il suo ultimo canestro della partita con 9'25″ da giocare nel 3° quarto. Oltre 21 minuti di anonima presenza in campo.
Adesso non serve fare la cronaca di questa partita, quello che ci interessa è valutare questi Rockets in prospettiva Playoffs. Ma da questa partita, purtroppo, si ricavano gli ennesimi difetti di una squadra bella senz'anima (cit. Riccardo Cocciante), una squadra che si fa soffocare dalla pressione, una squadra che manca di un giocatore capace di buttarla dentro, una squadra che puntualmente ha dei blackout mentali dai quali non riesce ad uscire. MAI!
Ci sono 3 giocatori attorno ai quali si gioca il destino dei Rockets, 3 giocatori che ovviamente sono le fondamenta di questa squadra e che, per un motivo o per l'altro, rischiano di essere causa di un'ennesima e prematura uscita dai Playoffs.
Aaron Brooks e il ruolo di PG
Nel momento in cui è stato ceduto Rafer Alston, Brooks sembrava pronto per poter guidare i Rockets e gli è stata data fiducia. Con Alston in cabina di regia, spesso era proprio Brooks, sebbene giovane e inesperto, a prendere il sopravvento entrando dalla panchina. Sappiamo però che qualsiasi giovane ha bisogno di essere lanciato come titolare per sfondare, quindi tutto sembrava propendere per il lancio definitivo in quintetto. A distanza di un paio di mesi però, appare ovvio che Aaron Brooks non è materiale valido per guidare una squadra con delle pretese.
Brooks rimane un eccellente tiratore e anche un discreto penetratore, sicuramente meno incline agli erroracci del fu Alston; ma il suo personalissimo tabellino spesso fa registrare un bello ZERO negli assist e questa è una chiara indicazione di poca utilità per la squadra e per il gioco di squadra. Come se non bastasse, Aaron risente del peso delle responsabilità che gli sono state affidate e quando non è in serata lo si vede palesemente smarrito in mezzo al campo, in evidente difficoltà ed imbarazzo nel momento di prendere un tiro.
Senza se e senza ma, Brooks deve essere “panchizzato”. Magari potrà anche partire in quintetto – anche perchè nell'NBA se il coach cambia Lineup viene considerato un incapace – ma a Kyle Lowry, fino a questo punto assolutamente impeccabile, deve essere assegnato il ruolo di PG nei momenti clou di ogni partita, prendendosi tutti i minuti che fin qui sono stati riservati a Brooks. Lowry poi, oltre ad essere migliore in fase di regia, è anche infinitamente migliore in fase difensiva: quindi, caro Adelman, meglio passare da “incapace” che non andar fuori al primo turno anche quest'anno, perchè con Brooks non si va da nessuna parte.
Ron Artest
Che Artest fosse un eccellente difensore lo sapevamo, così come sapevamo fosse anche un intimidatore, cosa che non guasta mai. Problema è che Ron Artest è stato acquistato per essere quel realizzatore che mancava accanto a Yao e McGrady e, con la dipartita di T-Mac, avrebbe dovuto prendere per mano la squadra, per l'appunto come realizzatore. E intendiamoci: per segnare segna (anche se con l'assenza di McGrady era lecito aspettarsi qualcosina in più), sfortunatamente però si prende la metà dei tiri di tutta la squadra e non è raro trovarlo attorno al 30%. Sarà uno strano virus che girà per la città di Houston, chi lo sa, sta di fatto che Artest s'è messo a fare il McGrady mandando insistentemente sul ferro Jumper dopo Jumper.
Se c'è però qualcuno in cui credo, questo è proprio Artest, uno che è capace di salire di livello e di trascinare la squadra quando le partite contano. E' il nostro veterano (Mutombo no dai, dalla panca non conta), ed è l'unico che può trasmettere rabbia e cuore ad una squadra che fa fatica a trovare questi elementi nel resto del Roster. Però dovrà essere diligente – malgrado tutto sia tranne che questo – evitando di sparacchiare e mettendosi al servizio della squadra. In fin dei conti, se vuoi vincere, questo è quello che devi fare…
Yao Ming
E passiamo alle dolenti note.
Talvolta leggo e sento ancora parlare di Yao come se fosse un Rookie. Si dice: “Chissà cosa sarà capace di fare fra qualche anno” – oppure: “Se ci mette un pizzico di grinta in più…”. Ecco, la verità purtroppo è che Yao Ming ha 29 anni ed è al 7° (SETTIMO) anno di NBA e che fra qualche anno comincerà la sua parabola discendente. Grinta? Beh sì, all'inizio era un timido ragazzone che veniva da una cultura diamentralmente opposta a quella americana, quindi il suo atteggiamento Soft era giustificato. Ma dopo 7 anni ha senso sperare in un cambiamento, sul campo, di ciò che è Yao Ming?
Quest'anno, senza McGrady, Yao avrebbe dovuto dominare non solo la propria squadra in termini di punteggio e rimbalzi, quanto piuttosto l'intera NBA, invece le sue statistiche sono in calo per quanto riguarda punti, rimbalzi e stoppate (ed è diminuito a dismisura anche il numero di schiacciate). Ma siccome le statistiche per certi versi lasciano il tempo che trovano, cosa assai ben più grave è il fatto che Yao non riesca ad imporsi fisicamente.
Questa notte, nel match contro Dallas, Yao ha dato l'ennesima dimostrazione di tutto ciò che è a livello cestistico. Dominante nel primo tempo, 19 punti infilati uno dietro l'altro con facilità irrisoria, poi sparito non appena sono arrivati un paio di raddoppi di marcatura. Spesso sui forum si critica Adelman pensando che sia il Coach a non voler dare la palla al cinesone, preferendo per chissà quali astrusi motivi un gioco più laterale. La realtà è che Yao è assolutamente incapace di prendere e tenere la propria posizione sotto canestro e il gioco dei Rockets deve necessariamente prendere altre alternative: alternative che, per inciso, non abbiamo.
Se è vero che Yao è l'unico centro che fin'ora ha più o meno ridicolizzato il mostro Dwight Howard (chiamiamola affinità di coppia), è altrettanto vero che contro Yao si sbizzarriscono centri e “centrini” dal nome talvolta sconosciuto. Così come è vero che, contro i Rockets, spesso assistiamo a Career Highs nonostante quella che viene riconosciuta come una delle migliori difese NBA e nonostante la Muraglia Cinese dalla quale ti aspetteresti 20 rimbalzi tutte le sere.
Questo, ovvero Yao Ming, è e sarà il più grosso dei problemi in casa Rockets. Lo è perchè tutti si rifiutano di considerare Yao per quello che è, un buon giocatore – e il secondo miglior centro della lega solo perchè di meglio non c'è – ma per niente una superstar, una di quelle che da sole riescono a vincere le partite e a far fare il salto di qualità al proprio team (e risparmiatemi il commento che il basket è un gioco di squadra, grazie). E lo sarà perchè la dirigenza gli rinnoverà il contratto a suon di milioni, continuando a voler una squadra che gira attorno a Yao ma che Yao non può far girare per evidenti limiti, fisico/motori e mentali.
Chiariamo: non sto dicendo di cacciar via Yao a pedate nel sederone; sto solo dicendo che Yao non può essere strapagato quando attorno alla squadra vanno ancora messi alcuni pezzi per far si che diventi una pretendente al titolo. Quindi, se Yao è una persona intelligente, tutto cultura orientale e interessato a vincere, che non pretenda cifre mostruose, quanto piuttosto un semplice adeguamento giustificato da risultati sicuramente non eccezionali.
I Playoffs, i TrailBlazers
Dopo il Break dell'All Star Weekend, Houston si presenta al via dei Playoffs col terzo miglior record della Lega e noi tutti sappiamo di quanti sprechi siamo stati capaci:
Cavs 25-4
Lakers 21-7
Rockets 20-7
Da opinionista distaccato, guardando alla squadra, al gioco e agli avversari, direi che quest'anno il primo turno è più che alla portata di questi Rockets. A dirla tutta direi proprio che questi Rockets sono la miglior squadra ad ovest dopo i Lakers. Da tifoso però, da uno che ha seguito 81 partite su 82 di Regular Season, uno di quelli che sta attento al comportamento del singolo giocatore dopo ogni canestro o dopo ogni errore, giusto per valutarne le reazioni emotive, direi che anche quest'anno rischiamo.
Rischiamo perchè i TrailBlazers sono una squadra giovane ed esaltata, che entrano in questi Playoffs pieni di grinta e con tanta voglia di dimostrare quanto valgono, ovvero tutto il contrario dei Rockets. Houston sono anni che cerca di dimostrare quanto valga e da anni va incontro a magre figure, vittime sacrificali ora di Dallas e ora di Utah, poveri agnellini incapaci di tirar fuori gli attributi, quando e in chi conta di più.
Quest'anno le cose devono necessariamente cambiare. Abbiamo una panchina che forse è la migliore di tutta la Lega e Adelman deve capire che proprio la panchina sarà fondamentale. Lowry dovrà guidare la squadra, Wafer prendersi minuti importanti ora per Battier, ora per Artest, Landry dimostrare di essere un fattore nei Playoffs e Hayes dovrà tamponare le lacune difensive di Yao. I titolari invece, dovranno semplicemente dimenticarsi della maledizione del primo turno e forse, quest'anno, sarà la volta buona…
Intanto, la partita fra Portland e Denver è finita. Stravincono i Blazers, anche perchè i Nuggets non avevano niente da chiedere dopo la nostra sconfitta. A noi resta il rammarico di essere finiti quinti quando invece il secondo posto era a portata di mano. E ripeto, il 2° posto – ma anche il terzo – avrebbe significato con ogni probabilità una Finale di Conference contro i Lakers. Il quinto invece, significa un'iniezione di sfiducia da scrollarsi di dosso al più presto ma anche – se tutto andrà per il verso giusto – un secondo turno contro i Lakers. Auguri.
Un'occasione irripetibile gettata al vento, uno spregevole schiaffo alla fortuna che, una volta tanto, pareva averci baciato. Ma, come al solito, c'abbiamo messo del nostro.
Dandovi l'appuntamento nel corso dei Playoffs, vi ricordo che per ogni commento potete scrivere all'indirizzo: 1badrose@gmail.com