'Mo', determinazione ed entusiasmo
Non è mai troppo tardi per diventare un All-Star.
E nemmeno per arrivare in una squadra da titolo. Chiedere a Mo Williams per credere?
Sì, perché l'ex Alabama sta sfruttando nel migliore dei modi un'occasione d'oro e sta avendo coi Cavaliers di quest'anno le cifre più convincenti della sua carriera.
Maurice “Mo” Williams è nato a Jackson il 19 Dicembre 1982.
Si mette in mostra nei playground e alla Murrah High School della capitale dello Stato del Mississippi, in cui si rivela come il più talentuoso giocatore della zona.
Gli affibbiano il bizzarro nickname di Mister Peanut, che si fa tatuare sul bicipite sinistro, per il suo persistente ciondolare della testa, che ricordava il personaggio pubblicitario della Planers, una nocciolina dalle sembianze umane con una bombetta, le scarpe, la monolente, il bastone. Un vero signore.
Giocherà all'Università con i Crimson Tide di Alabama di coach Mark Gottfried partendo in quintetto base fin dalla sua prima partita.
Le sue statistiche saranno al termine della stagione saranno di tutto rispetto: 10.5 punti, 4 rimbalzi e 4.5 assist che gli fanno vincere il premio di freshman dell'anno per la Sec.
E' scelto dagli Utah Jazz al secondo giro col numero 47 nel Draft del 2003.
Nella sua prima stagione ha una media di 5 punti e 1.3 assist, ma decide di emigrare come free agent l'anno dopo nella città di Fonzie, Milwaukee. Con i Bucks gioca quattro stagioni ed è un crescendo continuo.
“Mo”, fin dai tempi dell'Università , ha sempre avuto una gran voglia di lavorare, di allenarsi, di migliorare giorno dopo giorno in allenamento. Inoltre è sempre stato dotato di una vera attitudine da leader, ma è anche un giocatore che si mette al servizio della squadra e difficilmente spreca passaggi.
Al tempo dell'Università aveva sempre davanti T.J. Ford o Kirk Hinrich e per questo è stato un po' sottovalutato nelle scelte della sua annata.
Quest'anno “Mo” ha saputo adattarsi perfettamente al gioco dei Cavs, ha migliorato la sua difesa e soprattutto il suo impatto sulla gara si è rivelato decisivo nell'ottima stagione sin qui condotta.
Aggiungere il fattore Williams alla formula LeBron ha avuto reazioni eccellenti e la squadra se n'è subito avvantaggiata. Spesso si scrive che è stato LeBron a portare il suo compagno ad un rendimento simile da fargli meritare la convocazione alla partita delle stelle.
James è indubbiamente il miglior penetratore sopra i due metri della Lega; i mezzi fisici “illeciti” che ha in abbondanza lo rendono immarcabile negli ultimi metri e in grado di giocare ben quattro ruoli.
Non si può certo ignorare la presenza di LeBron sul cammino di “Mo”, ma è certo che lo slasher del Mississippi ha dimostrato gran capacità e soprattutto carattere.
Le sue partite-chiave in questa stagione possono far capire l'impatto che ha avuto sui Cavaliers del Prescelto.
Già ad inizio stagione, la notte del 13 novembre, s'intuisce come si sia già inserito nei meccanismi della squadra dell'Ohio. A Cleveland i Cavs ottengono la sesta vittoria di fila battendo110-99 i Denver Nuggets. LeBron James mette a referto 22 punti, la maggior parte dei quali segnati quando la sua marcatura è passata a Carmelo Anthony. Record di punti stagionale (24) anche per Mo Williams.
Quando una squadra tira in generale con quasi il 58% al tiro è difficile per chiunque arrivare non solo alla vittoria, ma anche solo a giocarsela. La precisione di Cleveland è disarmante e se a questo si riesce a mettere insieme un LeBron che realizza quasi una tripla doppia e un Mo Williams da 24 punti si può ben intuire come possa essere andata a finire.
Il 28 gennaio, grazie ai suoi 43 punti, firma il career high annebbiando la tripla doppia di LeBron. Williams distribuisce anche 11 assist, come LBJ, e infila 7 triple (altro record in carriera) chiudendo con 15/24 dal campo.
L'8 Marzo scorso nella sfida con Miami gli occhi sono tutti puntati su LeBron-Wade, ma il proscenio se lo prende invece tutto “Mo” che segna 12 dei suoi 29 punti negli ultimi 7' di gioco guidando i Cavsal successo 99-89.
Due giorni dopo, con il primo tutto esaurito dell'anno e con il ritorno di Chris Kaman, la partenza dei Clippers contro i Cavs non poteva che essere concentrata e aggressiva. Nessuno però si poteva immaginare che la capolista ad Est sarebbe stata sotto 19 punti sul finire della terza frazione, e soprattutto con soli 16 punti realizzati.
Fino a quel momento, Lebron James sembrava fuori dalla partita, ben contenuto da Al Thornton. Ma quando ormai lo si dava per disperso, LBJ comincia finalmente a giocare e i Cavs macinano gioco e punti quasi fossero stati risvegliati improvvisamente da una secchiata d'acqua.
Troveranno il canestro decisivo proprio con “Mo”, nullo per 47'54'' e decisivo nel realizzare la tripla (Cleveland terminer? con un 3/20 dalla lunga distanza, sebbene il primato che ha nella Lega, per percentuale da oltre l'arco) del 83-85 a 6 secondi dalla fine.
Mike Brown può così festeggiare per la 50esima vittoria stagionale. Il Q.I. cestistico dell'ex Alabama è sempre stato notevole, ma quest'anno si sta superando. La sua ottima proprietà di palleggio gli consente entrare spesso in penetrazione o anche di provare l'arresto e tiro con valenti risultati, come l'andare nel traffico per ottenere una pregevole quantità di tiri liberi che “Mo” realizza con ottime percentuali (91%).
Quest'anno i Cavs si sono imposti per consistenza e affidabilità . Hanno affrontato con personalità una gara per volta disputando ogni partita con motivazione e forza mentale, giocando in difesa in maniera impeccabile e gettando le fondamenta delle loro vittorie proprio nei primi quarti, partendo subito molto forte dietro.
La chiave del successo per ogni squadra di basket è la difesa e dalla difesa possono nascere opportunità di contropiede che consentono ai Cleveland di trovare canestri facili, fondamentali soprattutto quando James è in panchina a prender fiato e l'attacco fa fatica.
I miglioramenti quest'anno sono evidenti soprattutto come approccio mentale, negli scivolamenti difensivi, nei movimenti contro la palla, nell'uno contro uno senza palleggio. La squadra è comunque migliorata molto anche in attacco.
Si è passati dalla produzione partita di 106 a 113 punti su 100 possessi. Per la concezione di gioco che ha il suo allenatore, i Cavs sono una squadra che costruisce quello che fa in attacco da come si muove difensivamente e soprattutto perimetralmente.
L'anno scorso si sentiva la mancanza di difensore arcigno. Per questo è arrivato Mo Williams, che prima di arrivare a Cleveland sembrava il classico “uno e mezzo” e che invece vicino a James si è confermato il tremendo slasher dai portentosi movimenti senza palla che si era imposto a Milwaukee.
Insomma, Williams sta giocando molto bene e finalmente non c'è solo Lebron James sulle rive del maestoso Lago Eerie. Ora però lo aspettano i playoff e lì si tireranno le somme.