Festa a Miami, dove è stata ritirata la maglia del grande Zo!
Archiviate le illusioni e i propositi di quarto posto, a Miami adesso si pensa a preparare al meglio i playoff, e soprattutto a difendere con il coltello tra i denti la posizione fin qui conquistata nella griglia.
Che poi, a guardar bene, cambia poco. L'avversario sarebbe sempre lo stesso (gli Atlanta Hawks). E' il fattore campo a preoccupare. E il perché, può essere facilmente compreso analizzando i risultati delle ultime due settimane.
Risultati
Miami Heat @ Boston Celtics 108-112 L
Miami Heat @ New Jersey Nets 88-96 L
Miami Heat vs Detroit Pistons 101-96 W
Miami Heat @ Memphis Grizzlies 94-82 W
Miami Heat @ Indiana Pacers 88-90 L
Miami Heat @ Chicago Bulls 87-106 L
Miami Heat @ Milwaukee Bucks 102-85 W
Miami Heat vs Orlando Magic 101-95 L
Tre vinte e cinque perse in questa seconda metà di marzo per la squadra di Spoelstra, un ruolino di marcia ben lungi dal poter essere definito positivo.
A parte la sconfitta dello United Center di Chicago, con gli Heat letteralmente crollati nella seconda metà di gara, la squadra ha sempre retto il confronto, cedendo di misura e comunque dopo partite combattute ed equilibrate.
Anzi, addirittura nella sconfitta contro i Magic di Dwight Howard (a proposito, 12° doppia doppia consecutiva contro Miami) la squadra ha lottato e giocato, ed è rimasta in partita nonostante la superiorità di un avversario che ha superato anche i Celtics ed ora è secondo nella Eastern Conference.
Analisi
Lo ammetto, sarò anche un tradizionalista, molto più impressionato dalle cose semplici ma fatte bene, più che a complesse alchimie cestistiche fini a sé stesse. Per questo vedere gli Heat andare sotto praticamente con tutti a rimbalzo, mi porta inevitabilmente a pensare che ai prossimi playoff sarà dura.
Nelle ultime 8 partite, fatta eccezione per il successo esterno di Memphis con il rispolverato Magloire che ha confezionato la sua miglior prestazione stagionale (12 rimbalzi), nelle altre 7 gare il miglior rimbalzista è stato un avversario e, nel computo totale dei rimbalzi, Miami ha sempre dovuto inseguire. Numeri, ma non di poca importanza, dal momento che l'ingaggio di O'Neal aveva fatto pensare ad un possibile, sostanziale miglioramento delle performance di squadra sotto le plance.
Il problema rimbalzi, tuttavia, non riguarda solo i centri di ruolo della squadra, ma anche altri elementi del roster. Uno su tutti il rookie Michael Beasley che, secondo alcuni, non contribuisce abbastanza nella lotta ai rimbalzi e, come si dice, non amerebbe fare a sportellate e allargare i gomiti nel pitturato. Insomma, un contributo offensivo importante per un rookie (13.1 punti), ma con poco "lavoro sporco", condito da 5 rimbalzi ad uscita.
Insomma, c'è chi si aspetta di più da un ragazzo di 2,06 per 111 kg (cifre ufficiali Nba), con tanto talento da sviluppare ed ampi margini di crescita.
Nell'ultimo report, avevamo parlato dei suoi netti miglioramenti al tiro, sia come percentuali sia come qualità e numero dei tiri da prendersi in ogni partita. A mio parere, durante la off season e in estate il giocatore dovrà lavorare molto con lo staff della Florida, perché il prossimo anno potrebbe anche essere chiamato ad occupare un posto fisso nello starting five da coach Erik Spoelstra.
Luci ed ombre
Sotto i riflettori, ma non potrebbe essere altrimenti, resta il solito Dwyane Wade.
Le sue cifre continuano incredibilmente a crescere, anche perché messe insieme nel mezzo di una squadra in cui è leader assoluto e solitario.
In marzo, Flash è rimasto in campo 40 minuti a partita, con quasi 34 punti ed una media di 24 tiri ad uscita (50%). Massimo in Nba, ovviamente.
Spiace battere sempre sullo stesso tasto, e tutti sanno che per l'mvp stagionale c'è la miglior concorrenza possibile (Lebron), ma sarebbe veramente un gran peccato se una simile stagione passasse agli annali della Lega senza un particolare riconoscimento. Perché qui non si tratta di sole statistiche, ma anche di partite vinte, di leadership di squadra, di personalità e spettacolo sul campo. Anche un ex-aequo, piuttosto" bè, staremo a vedere.
Dietro la luce, tante ombre, come quella di un Daequan Cook quasi irriconoscibile nel mese di marzo. Ultimamente Spoelstra gli ha preferito Luther Head nelle rotazioni di squadra, e le sue percentuali sono sensibilmente calate.
Appena il 31% dall'arco negli ultimi 30 giorni, cifra che crolla ad un misero 5/29 (17%) nelle ultime 8 gare, con circa 5 minuti in meno in campo rispetto alla media stagionale.
Giocatore da ritrovare, e che potrebbe recitare un ruolo importante in post-season, visti anche i nuovi problemi nel reparto guardie.
Il riferimento è all'infortunio occorso al sopra citato Luther Head, abbattutosi contro un colosso di nome Dwight Howard. Una bella botta di sfortuna, costata al giocatore scelto nel 2005 da Houston la frattura del terzo metacarpo della mano sinistra. Stagione finita e rotazioni che si accorciano ulteriormente per una squadra che, proprio per aggiungere minuti e qualità alla panchina, lo aveva ingaggiato poco tempo fa.
Lo dimostra il fatto che spesso, nelle ultime gare, tutto il quintetto è rimasto in campo oltre 30 minuti, con tre quinti dello starting five sul parquet addirittura più di 35 minuti.
Things to do"
Non mancano gli appunti sul carnet delle cose da fare, e soprattutto degli aspetti da migliorare.
Dalla linea dei 3 punti, i Miami Heat non superano il 23° posto tra le franchigie della Nba, con una media del 35.1%. Ma c'è di peggio: quanto accennato poco sopra, in particolare per Beasley, vale per tutta la squadra, addirittura la 28° della Lega per rimbalzi catturati (39.31).
Urgono miglioramenti anche dalla lunetta: il 61.9% racimolato nella pur onorevole sconfitta contro Orlando, è un pessimo biglietto da visita per i playoff.
News
– Lacrime e applausi, tanti applausi durante la sfida tra Heat e Magic, per un giorno che resterà nella storia per la franchigia.
Dalla sera del 30 marzo, il numero 33 di Alonzo Mourning sventola dall'alto dell'American Airlines Arena. La sua maglia è stata ritirata a coronamento di una straordinaria carriera, fatta di successi, ma anche tante difficoltà , come la malattia ed il trapianto, che lo costrinsero a fermarsi, ma che non gli impedirono di tornare e mostrare a tutti la sua voglia di basket e di vita.
Da Chesapeake, Virginia, a Miami Dade, 407 partite con la maglia di Miami fino al titolo Nba conquistato nel 2006, giocando al fianco delle stelle della squadra Wade e O'Neal.
La franchigia gli ha tributato un onore finora mai concesso ad altri giocatori, nella sua storia ventennale.
E dunque onore al grande Zo!
– I Miami Heat sono la 6° squadra della Nba per falli tecnici. Finora ne hanno collezionati ben 69, tanti quanti i Lakers di Phil Jackson. Inarrivabili le prime: Boston 106, Phoenix 97.
– A conferma di quanto detto sopra, Miami ha perso 11 delle ultime 14 gare in trasferta. Lontano da casa il bilancio (poco confortante) è di 13-23, bottino praticamente (e curiosamente) uguale a quello degli Atlanta Hawks. Se sarà sfida playoff, insomma, ci sarà da divertirsi.
Schedule
Obiettivo: mantenere il quinto posto ad Est dal ritorno dei Sixers, ormai vicinissimi.
Non sarà facile: 8 gare al termine della regular season, 5 di queste on the road. E si comincia proprio con un tris di trasferte dalle quali si dovrà trarre il massimo, ma per niente facili: Dallas, Charlotte e Washington, poi gli Hornets a Miami, prima del viaggio a Boston. Il 12 aprile si tornerà a Miami, ospiti i Knicks, prima di andare ad Atlanta. Chiusura all'AAA contro i Pistons.