Gasoft a chi?

Gasol sta dimostrando sul campo di meritare un nuovo soprannome…

Pau Gasol ha "guadagnato" il nickname “Gasoft” ai suoi primi vagiti in NBA quando giocava a Memphis con i Grizzlies. Forse per il suo sguardo melanconico o il carattere riservato, ma anche per il fatto di risultare troppo fragile fisicamente sotto canestro.

E' stato anche scritto che gli venne affibbiato un soprannome del genere per il suo “wimpy” style, ovvero per il suo atteggiamento molle simile a quello di Poldo, l'amico di Braccio di Ferro, lo scroccone menefreghista perennemente affamato di hamburger. Personalmente trovo più divertente e somigliante l'accostamento a Shaggy, lo smilzo figlio dei fiori alter ego di Scooby Doo.

Mettiamola così. In fondo il soprannome è una sorta di caricatura linguistica a forte carica espressiva e visto nell'NBA Gasol ha un che di cartone animato.

Certo che se lo si guarda giocare aspettandosi i numeri di un Howard o uno Shaq si resta delusi, è chiaro. Perché Pau è Pau e basta: prendere o lasciare.

Un lungo di talento dal fisico longilineo in grado di far girare la palla meglio di tante guardie.
Un "levriero" del parquet con straordinarie doti di agilità , istinto, energia e vivacità .

In più occasioni è stato paragonato ad altri giocatori europei come Toni Kukoc o Dirk Nowitzki, ma Pau (in catalano significa Pace) ha caratteristiche tutte sue, un'eleganza di movimenti innata, un tiro morbido come se ne vedono pochi e in entrata è devastante.
Il suo limite è il gioco spalle a canestro e, opinione abbastanza comune, la difesa.

Con Gasol nel lineup i Lakers sono però diventati una squadra da titolo e il campione spagnolo ha probabilmente trovato in questo team la sua dimensione. Tra lui e Kobe c'è stato da subito un grande feeling in campo e ora coach Zen può finalmente mettere in campo una squadra molto giovane e promettente con i vari Bynum, Ariza, Farmar, Walton.

Bryant l'aveva detto il giorno dell'esordio di Gasol in maglia gialloviola.

Avevamo già  tante armi, ma l'innesto di Gasol è un manna dal cielo. Con la sua presenza in post basso e le sue qualità  tecniche, ora le difese non potranno più concentrarsi sul mio lato, ma dovranno coprire tutte le zone del campo

Un anno dopo la trade che l'ha portato a LA, il pibe de Cataluà±a è pronto a vincere il titolo. L'anno scorso ci è andato vicino, può riuscirci quest'anno. Con Gasol in mezzo all'area, uno come Kobe Bryant nel back-court e Phil Jackson, il coach più titolato di sempre, niente è impossibile.
Sarà  essenziale la difesa. Se ci saranno impegno e concentrazione nel reparto arretrato, allora nessun traguardo potrà  essere precluso a questa squadra molto ben assemblata.

Lo scorso anno con lo spagnolo in quintetto base i gialloviola hanno prodotto 22 partite vinte e solo 4 perse terminando con un record di 57 vittorie e 25 sconfitte concludendo la regular season primi nella Western Conferente. La squadra è riuscita ad adattare i propri mezzi alle situazioni che si sono presentate e ha giocato un basket efficace, fatto di atletismo ed entusiasmo.

Il suo arrivo ha dato la scossa ai Lakers, gli ha fatto fare un salto di qualità  decisivo.
Nei playoff, nella prima vittoria in casa dei Lakers sui Nuggets, Gasol ha timbrato il cartellino con 36 punti, 16 rimbalzi e 8 assist e 3 stoppate. Quando i Lakers hanno vinto la serie, per Pau è stato il suo primo passaggio di turno. Con i Grizzlies, infatti, non era mai riuscito a oltrepassarlo con zero vittorie in due anni consecutivi.

Gasol ha poi trascinato i Lakers alle Finali di Conference dopo aver superato i Jazz al secondo turno. Con 17 punti e 13 rimbalzi in gara 6, ha dato il suo contributo e Los Angeles è approdata alla sua prima finale di Conference dal 2003. Il 31 maggio con il suo career high di 19 rimbalzi ha dato il la alla vittoria sui San Antonio Spurs e quindi alla sua prima finale NBA.

Il suo apporto nella serie finale è però stato caratterizzato da alti e bassi piuttosto evidenti che lo hanno portato a subire costantemente non solo Garnett, ma anche Perkins, con delle lacune in difesa davvero scoraggianti che i Lakers hanno pagato in particolar modo nella sconfitta di gara 4 sprecando un vantaggio di 24 punti.

Bisogna però seguire il vecchio detto che una sconfitta lascia sempre il segno, ma bisogna voltare pagina.

Quest'anno si è visto un Gasol sempre più aggressivo sotto canestro, determinato e grintoso, con sempre meno amnesie difensive, che non ha paura di far sentire la propria voce e che sta migliorando il proprio rendimento.
Insomma non è proprio il caso di riesumare il vecchio, polveroso nickname "Gasoft".

Nella classica di Natale Celtics-Lakers, "prova tecnica" di finale e piccola rivincita, il quintetto di Phil Jackson ha vinto e meritatamente 92-83.

A condurre LA alla vittoria sono stati il solito Kobe, autore di 27 punti, e Gasol, mattatore in campo con 20 punti, si è guadagnato i complimenti dello stesso Bryant: “Abbiamo giocato bene, loro erano determinati a non permetterci di batterli, noi a interrompere la loro striscia.. Pau ha fatto un gran lavoro – ha detto Kobe - Nella prima metà  credo che riflettesse un po' troppo prima di agire, gli ho solo dovuto ricordare che è uno dei migliori giocatori del mondo, e l'ho invitato a tornare in campo e a comportarsi come tale…"

Boston non perdeva da 19 partite di fila, la migliore serie vincente di sempre per loro e la quarta nella storia NBA.

Pau è oggi l'emblema di un movimento cestistico (è stato eletto dalla Federbasket internazionale miglior giocatore europeo di pallacanestro del 2008) che in Europa è al top, che come Nazionale ha conseguito il titolo di Campione del Mondo e l'argento olimpico in due anni. La finale olimpica è stata una bellissima partita in cui gli spagnoli hanno combattuto ad armi pari e fino all'ultimo con Team USA, esibendo un gran gioco.

Nella stagione attuale dei Lakers forse il momento chiave è stato l'infortunio di Bynum a febbraio. Non c'è dubbio che la perdita di Bynum resta pesantissima, ma da quel giorno la squadra ha cominciato a dare il meglio di sé ritrovando nuove energie. Odom e Gasol hanno raddoppiato gli sforzi nel loro reparto e ne ha guadagnato non solo lo spettacolo, ma anche i risultati che finora sono stati ottimi.

Si è visto spesso tutta la squadra chiudere gli spazi in area per garantirsi un bel numero di rimbalzi e stoppate in più delle squadre con cui ha giocato.

Un segnale importante nel periodo che coach Zen chiama “countdown time” in quanto difesa, grinta, aggressività  e distribuzione dei compiti offensivi diventeranno tra non molto fattori decisivi per giocarsela fino in fondo.

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