The Bulldog: Orel Hershiser
Riprendiamo nuovamente il nostro racconto dei primi 25 anni di League Championship Series, dal 1986 con questo capitolo conclusivo.
Qui potete trovare la seconda puntata, mentre qui potete trovare la prima.
NL 1986: New York Mets – Houston Astros 4 - 2
L'intera post-season del 1986 è probabilmente la più incredibile, emozionante e forse anche assurda nella storia delle majors: tutti ricordano l'incredibile serie finale tra i Boston Red Sox e i New York Mets, culmine assoluto della Maledizione del Bambino, ciononostante anche le due finali di lega furono spettacolari e memorabili.
La National League presentò lo scontro tra i New York Mets e gli Houston Astros: dopo due eccellenti stagioni da oltre 90 successi ma terminate con l'esclusione dai playoff, i Mets conquistarono finalmente il sospirato titolo divisionale, vincendo 108 partite. Gli Astros, invece, raggiunsero la post-season per la prima volta dal 1980; la stella principale della squadra era il lanciatore Mike Scott, premiato con il Cy Young Award; il momento più emozionante della stagione avvenne il 25 settembre, quando Scott contribuì alla matematica conquista del titolo della NL West grazie ad un no-hitter.
Anche nella post-season, Mike Scott fu eccezionale: inserito come partente in gara 1 e in gara 4, il pitcher di Houston concesse in diciotto inning, otto valide e appena un punto subito; nella partita inaugurale, Scott totalizzò addirittura 14 strikeout a fronte di una misera base su ball.
Seppur dominati da Scott, i Mets non si lasciarono intimorire: punito severamente Nolan Ryan in gara 2, New York conquistò un importante successo interno nella terza partita. In quella sfida, gli Astros si erano portati sul 6-5, a soli tre out dal violare lo Shea Stadium: nella ripresa conclusiva, Wally Backman sorprese la difesa di Houston con un bunt, poi in situazione di un eliminato, Lenny Dykstra spedì la palla sugli spalti, ribaltando il risultato.
Dopo l'eccellente performance di Scott in gara 4, la situazione era in perfetta parità , quindi la quinta partita era fondamentale: Nolan Ryan e Dwight Golden dominarono gli attacchi avversari per nove riprese, subendo un punto ciascuno; gli extra innings furono inevitabili. Mentre Ryan fu sostituito da Charlie Kerfeld, Gooden lanciò per un'ulteriore ripresa prima di essere sostituito. Il punteggio rimase invariato fino al dodicesimo inning, quando il catcher Gary Carter batté a casa il punto del 2-1, regalando a New York il terzo successo.
La scena tornò all'Astrodome per Gara 6. I Mets erano consci che un'eventuale settima partita sarebbe stata estremamente complessa, infatti Houston avrebbe riproposto Mike Scott, un vero incubo per il lineup newyorchese. Tuttavia, la sesta partita iniziò malissimo: gli Astros segnarono tre punti nel primo inning, mentre il pitcher Bob Knepper era in totale controllo della situazione. Al termine dell'ottava frazione, Houston conduceva ancora 3-0, mentre per i Mets l'incubo Mike Scott era pronto a materializzarsi.
Bob Knepper salì sul monte per la nona ripresa, ma questa volta New York trovò la forza per reagire: Lenny Dykstra aprì l'inning con un triplo, che poi fu seguito dal singolo di Mookie Wilson e il doppio di Keith Hernandez. Per il manager di Houston, la decisione fu inevitabile: Bob Knepper, dominatore per otto riprese, doveva essere tolto. Il suo sostituto, Dave Smith, concesse due basi su ball (anche se discusse dai giocatori di Houston: memorabile il gesto di stizza da parte del catcher Alan Ashby), prima di subire la volata di sacrificio da parte di Gary Carter, che impattò il punteggio sul 3-3: per la seconda partita consecutiva, la contesa si prolungò agli extra innings.
Nella quattordicesima ripresa, New York si portò in vantaggio, ma nella metà successiva Billy Hatcher pareggiò con un HR. Nel sedicesimo inning, i Mets segnarono tre volte, ma anche questa volta le emozioni non erano finite; Houston cercò una disperata rimonta, segnando due punti. Con corridore in seconda base e due eliminati, Kevin Bass si presentò al piatto per pareggiare l'incontro: nonostante il tifo sfrenato degli spettatori dell'Astrodome, Jesse Orosco trovò lo strikeout decisivo. I Mets avevano battuto gli Astros 7-6 dopo sedici estenuanti riprese, ma soprattutto conquistato il terzo pennant della loro storia. Intervistati nel dopo partita, diversi giocatori affermarono che la spinta per pareggiare era arrivato dal pensiero di dover affrontare Mike Scott nell'eventuale gara 7.
AL 1986: Boston Red Sox – California Angels 4-3
Come la NLCS, anche la ALCS del 1986 fu prodiga di emozioni ed eventi memorabili: eppure dopo quattro partite, California sembrava in controllo della situazione; avanti 3-1 (grazie ad una vittoria in gara 4 dopo undici inning) la squadra allenata da Gene Mauch era pronta ad assaporare l'ingresso alle World Series. Anche la quinta partita sembrava incanalarsi verso gli Angels, che al termine dell'ottavo inning conducevano per 5-2: ormai i tifosi potevano iniziare le celebrazioni. Tuttavia i Red Sox non erano ancora pronti alla resa: con un HR da due punti, Baylor ridusse le distanze. Successivamente, con un uomo in base e due eliminati, Gene Mauch inserì Donnie Moore per affrontare il potente Dave Henderson: l'esterno dei Red Sox spedì la palla sugli spalti, gelando completamente l'Anaheim Stadium. Nella metà successiva, California riuscì a pareggiare, ma nell'undicesimo inning, Boston si portò nuovamente in vantaggio, per poi chiudere definitivamente la contesa. Sconvolti dopo quella sconfitta incredibile, gli Angels crollarono: le ultime due partite a Fenway Park furono delle formalità per i Red Sox, che conquistarono il lasciapassare per le World Series.
NL 1988: Los Angeles Dodgers-New York Mets 4-3
La stagione dei Los Angeles Dodgers del 1988 è ancora ricordata come una delle più incredibili e memorabili di sempre: chiuso il campionato precedente con un record di 73-89 e poco accreditati alla vigilia della nuova stagione, i Dodgers strabiliarono gli appassionati, vincendo non solo la division, ma anche il pennant e poi le World Series.
Le punte di diamante della squadra di Tom Lasorda erano Kirk Gibson e Orel "The Bulldog" Hershiser: il primo fu eletto MVP della National League (anche se la decisione fu piuttosto controversa), il secondo ricevette il Cy Young Award. Hershiser disputò una stagione eccezionale, completando una striscia di 59 inning senza subire punti; questa performance gli consentì di migliorare uno storico primato appartenuto a Don Drysdale.
Tuttavia, alla vigilia della NLCS, i favori erano chiaramente per i campioni della Eastern Division, i New York Mets; la squadra della Grande Mela aveva vinto cento partite in stagione, ma soprattutto aveva dominato la serie contro i Dodgers, aggiudicandosi dieci degli undici scontri diretti. Il vantaggio del campo pareva non essere sufficiente ai Californiani per ribaltare le previsioni iniziali.
In gara 1 Hershiser lanciò per oltre otto inning, ma un suo cedimento nella ripresa finale permise ai Mets di aggiudicarsi il primo successo. Dopo quel confronto, gli animi iniziarono a salire: David Cone effettuò alcune dichiarazioni piuttosto forti contro Hershiser che non furono accettate dai Dodgers. Los Angeles si prese la rivincita in gara 2, ma le tre partite allo Shea Stadium parevano un ostacolo troppo grande per i Californiani.
Il 7 ottobre era in programma la terza sfida, ma la pioggia la rinviò di ventiquattro ore; Lasorda allora decise di inserire Hershiser come partente, nonostante i soli tre giorni di riposo. The Bulldog disputò sei solidi inning, ma ciò non fu sufficiente ad evitare la sconfitta; nell'ottavo inning, i Mets segnarono cinque volte, portandosi sull'8-4 e vincendo la partita. In quella stessa ripresa si verificò un evento controverso che sembrò spostare l'inerzia definitivamente a favore di New York: il closer dei Dodgers, Jay Howell, fu accusato dal manager avversario, Davey Johnson, di utilizzare sostanze illegali; dopo avere esaminato il guanto, gli arbitri espulsero il lanciatore, che poi sarebbe stato squalificato per l'intera serie. In svantaggio per 2-1, i Dodgers sembravano spacciati.
9 ottobre 1988: lo Shea Stadium era pronto ad assistere una clamorosa quarta partita. I Mets erano decisi a portarsi sul 3-1, mentre i Dodgers dovevano assolutamente resistere; Los Angeles partì bene, segnando due punti in apertura, ma New York seppe rimontare. Dwight Gooden fu intoccabile e al termine dell'ottava ripresa, i Mets conducevano per 4-2. Tuttavia, in apertura di nono inning, Gooden concesse una base su ball a John Shelby: nel box di battuta si presentò Mike Scioscia, che batté un fuoricampo; i Dodgers avevano pareggiato.
Il risultato rimase fermo sul 4-4, fino alla dodicesima ripresa, quando Kirk Gibson (il quale aveva compiuto una miracolosa presa al volo nella partita precedente) spedì sugli spalti la palla lanciata da Roger McDowell. I Dodgers si erano portati sul 5-4, ma i Mets non erano ancora pronti a mollare: dopo due valide ed una base su ball, New York riempì le basi; ai Dodgers mancava un solo out, ai Mets una valida. Lasorda, allora, inserì sul monte Hershiser, che ventiquattro ore prima aveva lanciato sei inning: Kevin McReynolds batté un pop up che fu raccolto da Shelby; Hershiser aveva guadagnato una salvezza, ma soprattutto i Dodgers avevano pareggiato la serie.
In gara 5, Gibson batté un HR da tre punti che permise a Los Angeles di vincere per 7-4 e di tornare in California sul 3-2; una sola vittoria sul terreno amico sarebbe stata sufficiente per raggiungere le World Series. I Mets, invece, trovarono in David Cone (complete game, 1 ER, 5 H, 6 K) la chiave per pareggiare la serie.
Dodger Stadium, 12 ottobre 1988: Gara 7. Lasorda si rivolse ancora ad Orel Hershiser, assegnandogli il ruolo di partente: il Bulldog aveva già lanciato in tre partite ed era sicuramente stanco; Davey Johnson espresse molti dubbi sulle reali possibilità del pitcher di LA, che non pareva nelle condizioni di disputare un incontro così importante.
Invece, Hershiser disputò una partita clamorosa, completando un memorabile shutout, subendo appena cinque valide: i suoi compagni punirono duramente Ron Darling, segnando sei punti nei primi due inning. Los Angeles vinse 6-0, ma soprattutto conquistò un pennant assolutamente impensabile alla vigilia. Il titolo di MVP fu ovviamente assegnato ad Hershiser, che completò delle statistiche incredibili: 4 partite lanciate, 3 partenze, 24.2 innings lanciati, 1 vittoria, 1 salvezza, 1.09 di ERA.
I Dodgers si qualificarono alle World Series per la prima volta dal 1981: i loro avversari erano gli Oakland Athletics, che avevano regolato i Red Sox in appena quattro partite. Gli A's disponevano di Jose Canseco, Mark McGwire, ma soprattutto di Dennis Eckersley, il closer che aveva guadagnato quattro salvezze consecutive (record) nella finale della American League.
NLCS 1991 - 1992: Atlanta Braves - Pittsburgh Pirates
Negli anni '90, gli Atlanta Braves dominarono la National League come pochissime altre squadre avevano fatto in passato. Per due anni consecutivi, i loro avversari nella NLCS furono i Pittsburgh Pirates, famosi per la celeberrima accoppiata Bobby Bonilla e Barry Bonds (the Killer Bees). Pittsburgh aveva vinto il titolo della Eastern Division anche nel 1990, ma fu sconfitta da Cincinnati per 4-2 nella finale della National League: nella decisiva gara 6, Glenn Braggs aveva effettuato una spettacolare presa al volo (sulla battuta di Carmelo Martinez), salvando almeno due punti.
Sia la serie del 1991 sia quella del 1992 si chiusero alla settima partita: la prima sfida fu contraddistinta da grandissime prestazioni sul monte di lancio; escludendo gara 1 (terminata 5-1 per i Pirates) e gara 3 (terminata 10-3 per i Braves), i punteggi delle partite furono estremamente bassi. In svantaggio per 2-1 dopo tre partite, Pittsburgh violò per ben due volte il Fulton County Stadium: la quarta partita si chiuse sul 3-2, grazie ad una valida di Mike LaValliere nel decimo inning; Gara 5 fu decisa dal RBI di Jose Lind nel quinto inning. In quest'ultima sfida, i Braves reclamarono per una decisione arbitrale avvenuta nel quarto inning: dopo una valida di Mark Lemke, Davide Justice partì dalla seconda base e arrivò a casa; dopo l'appello dei Pirates, i direttori di gara eliminarono Justice, colpevole di avere saltato il cuscino di terza.
In svantaggio per 3-2 e con due partite da affrontare in trasferta, le speranze per Atlanta erano ridotte al lumicino; invece, i lanciatori Avery e Smoltz disputarono due incontri eccezionali a Pittsburgh, regalando ai Braves il primo pennant dopo il trasferimento in Georgia. In gara 6 e in gara 7, l'attacco dei Pirates (uno dei più prolifici delle intere majors) non fu in grado di segnare neanche un punto.
L'anno successivo, i Braves si portarono sul 3-1 dopo quattro partite, ma non furono in grado di fermare la rimonta dei Pirates, che vinsero il quinto confronto in casa e il sesto ad Atlanta. Nella decisiva gara 7, Pittsburgh segnò un punto nel primo inning ed un altro ancora nel sesto, per poi mantenere il vantaggio fino all'ottava ripresa. Ai Pirates erano sufficienti tre out per raggiungere le prime World Series dal 1979.
I Braves, invece, non mollarono, riuscendo a riempire le basi (grazie anche ad un errore di Lind) nella parte bassa della nona ripresa: al piatto con due eliminati, si presentò il semi-sconosciuto Francisco Cabrera, che in tutta la regular season aveva ottenuto appena dieci apparizioni al piatto. Il battitore dominicano batté un singolo a sinistra che permise a Justice di segnare; partendo dalla seconda base, Sid Bream girò la terza e si diresse verso casa base. Barry Bonds effettuò un tiro verso il catcher Mike LaValliere, che cercò di toccare (ed eliminare) l'accorrente Bream. Purtroppo, il tag fu tardivo, così i Braves completarono la rimonta. Vincendo 3-2, Atlanta si qualificò alle World Series per il secondo anno consecutivo.
La valida di Cabrera sarà per sempre collegata al commento di Sean McDonough, telecronista per la CBS:
[blockquote]Line-drive and a base-hit!!! Justice will score the tying run, Bream to the plate…and he's safe, safe at the plate!!! The Braves go to the World Series! The unlikeliest of heroes wins the National League Championship Series for the Atlanta Braves![/blockquote]
NLCS 1993: Philadelphia Phillies - Atlanta Braves 4-2
Nel 1993 i Philadelphia Phillies, guidati da Jim Fregasi, conquistarono inaspettatamente il titolo della Eastern Division: nelle sei stagioni precedenti, i Phillies non erano mai riusciti a completare un bilancio sopra il 50%, chiudendo spesso all'ultimo posto (come nel 1992) nel raggruppamento. Nel 1993, invece, Philadelphia vinse 97 partite, superando i Montreal Expos.
Le previsioni per la NLCS non erano molto favorevoli, nonostante i Phillies avrebbero potuto usufruire del fattore campo. La Western Division, infatti, era stata vinta dagli Atlanta Braves, che avevano conquistato il titolo divisionale dopo un'estenuante pennant race con i San Francisco Giants. I Braves erano addirittura migliorati rispetto alle annate precedenti: alla eccellente pitching rotation fu aggiunto Greg Maddux, mentre il lineup acquisì una mazza potente come Fred McGriff.
Dopo otto inning di gara 1, i Phillies erano in vantaggio per 3-2: Jim Fregosi, allora, decise di sostituire il proprio terza base Jim Hollins con Kim Batiste; la scelta si rivelò disastrosa, infatti, il nuovo entrato commise un errore che consentì ai Braves di pareggiare. La partita si prolungò agli extra innings: con un out, John Kruk batté un doppio, arrivando in posizione punto. Al piatto si presentò, proprio Batiste, che con la mazza avrebbe potuto rimediare al terribile errore commesso in difesa; Batiste batté un doppio, che mandò a casa Kruk. I Phillies avevano vinto, portandosi sull'1-0.
Quel successo, tuttavia, sembrò essere un fuoco di paglia, infatti, Atlanta rispose con due nette vittorie nella seconda (14-3) e nella terza partita (9-4): dopo quei risultati, erano davvero pochi gli osservatori che ritennero probabile una rimonta. Nella quarta partita, invece, Philadelphia iniziò la riscossa: Danny Jackson lanciò per oltre sette inning, subendo appena un punto; durante l'ottava ripresa, fu sostituito da Mitch "Wild Thing" Williams, che nonostante un "pericoloso" nono inning, riuscì a salvare l'incontro.
Nella quinta partita, i Phillies si portarono sul 3-0, ma nel nono inning un altro errore di Kim Batiste permise ai Braves di pareggiare; nel decimo inning, Lenny Dykstra trovò il fuoricampo vincente, che regalò a Philadelphia il successo finale. La serie tornò in Pennsylvania e i Phillies erano pronti a chiuderla: i Braves furono sconfitti per 6-3 e per la prima volta dal 1983, Philadelphia tornò alle Fall Classic.
Il racconto della NLCS 1993 è la giusta chiusura per questo articolo. Nel 1994, in seguito al realignment, fu introdotto un ulteriore turno di post-season, le Division Series, che precedono le finali di lega. Tuttavia, la ALCS e la NLCS sono ancora degli eventi molto attesi e sentiti: dal 1995 ad oggi queste serie hanno regalato emozioni a non finire.