Red Sox, che passione!
19 agosto 2003: dopo 18 anni ritorno al Fenway Park, stadio storico dei Boston Red Sox, e le sensazioni che si accavallano sono molteplici; ma per capire cosa abbia significato, è doverosa una breve premessa.
Quando nell'agosto 1985 per la prima volta mettevo piede in uno stadio di una lega professionistica americana, il Fenway Park appunto, per una partita poco significativa di fine stagione, ero sì comprensibilmente emozionato, ma non mi rendevo conto di essere entrato in uno dei templi storici dello sport americano, e di essermi inconsciamente affezionato ad una squadra ed ad uno stadio unici, nel bene e nel male (in senso sportivo ovviamente").
I Red Sox sono squadra di lunghissima storia e tradizione, seguita da un pubblico appassionato e che riempie regolarmente il Fenway, uno degli stadi più vecchi delle majors. Ma a contraddistinguere squadra e città è la "Curse of the Bambino", la oramai mitologica maledizione che si narra indirizzata da Babe Ruth verso i Red Sox, rei di averlo ceduto per vil denaro ai rivali Yankees; era il 1918, e da allora nessun anello è più arrivato a Beantown, nonostante fior di squadre e campioni l'abbiano mancato letteralmente per un nonnulla (contribuendo peraltro ad incrementare le teorie sulla maledizione).
Ad aumentare le aspettative (io mi ritengo oramai malato di Red Sox Fever".), vi è anche il fatto che i BoSox sono in piena lotta per un posto ai playoff, e seguirò una serie di tre partite cruciali contro gli Oakland A's, al momento appaiati nella corsa per la wildcard.
La prima sorpresa positiva è l'albergo dove siamo alloggiati, praticamente con vista sullo stadio! Dopo poco noto che gran parte della gente in albergo indossa almeno un capo dei Red Sox o con la B scarlatta e mi rendo conto che sono lì per lo stesso motivo nostro, ossia "Red Sox Baseball in Red Sox Nation".
Anche se è un martedì pomeriggio già diverse ore prima dell'inizio della partita c'è molto movimento intorno allo stadio, nei negozi di merchandising e nei pub. Arrivare in auto in zona Fenway è impresa improba, e parcheggiare lo è ancora di più, non a caso i parcheggi costano minimo 20 dollari all'ora".
L'ingresso allo stadio è in pratica l'avverarsi di un sogno: clima perfetto, il sole che lentamente tramonta all'orizzonte, i grattacieli sullo sfondo"" Fenway Park è stadio vecchio, con gran parte dei seggiolini decisamente stretti, vicino al centro città e con meno di 35.000 posti di capienza, la più bassa nelle majors, peraltro quasi sempre tutti occupati" non è quindi una sorpresa che i prezzi dei biglietti siano tra i più alti in assoluto (i più economici, ossia i bleachers, oltre gli esterni destro e centro costano 20 dollari).
E a conferma della passione della città e di tutto il New England per questa squadra "maledetta", ecco un altro episodio: quest'anno sono stati aggiunti dei nuovi posti sopra il Green Monster ("the Wall", la recinzione sinistra del campo); ebbene, sono andati esauriti in 90 minuti non appena messi in vendita a marzo, con oltre 6000 persone in coda per averli!
L'inno nazionale (cantato da una persona diversa ad ogni partita) non lascia mai indifferenti, ed ha il potere di fermare l'incessante movimento di persone per qualche istante, dentro e fuori lo stadio.
Notevole differenza rispetto ai nostri stadi e palazzetti è il continuo andirivieni del pubblico per rifornirsi di cibo e bevande, solo in parte legato ai ritmi del baseball, almeno una volta tutti si alzano per il loro giretto; altrettanto tradizionali sono coloro che escono 1 o 2 inning prima della fine della partita, pure se questa è molto equilibrata"
Ah, la partita! Oakland vince 3-2, grazie ad un fuoricampo di Ramon Hernandez da 3 punti nel settimo inning, a spese dei rilievi di Boston, che sprecano l'ottima prestazione del partente Derek Lowe, costretto ad uscire per una vescica alla mano dopo 6 inning. Nonostante solo 3 valide contro le 7 di Boston, il bullpen di Oakland fa' in pieno il suo dovere, e me ne esco dallo stadio decisamente più abbacchiato rispetto all'entrata. Ma questo è niente rispetto a quello che mi aspetta il giorno dopo"
Nella seconda partita le mazze bostoniane girano a dovere, e dopo 3 inning i Sox sono sopra 6-2, e spediscono il partente degli A's Ted Lilly sotto la doccia"
Oakland non molla, risale a 6-4 mentre Boston spreca occasioni in serie (ben 17 uomini lasciati sulle basi alla fine). Arriva un ottavo inning da incubo, con 4 punti degli A's contro il closer Kim dei Bosox, che esce sommerso dai boo senza pietà del pubblico" finisce 8-6 per Oakland, che ha così due partite di vantaggio in classifica, mentre per il sottoscritto ed i bostoniani sembrano prendere corpo le peggiori previsioni"
L'ultima giornata della serie inizia sulla falsariga della precedente, con la stampa che gira il coltello nella piaga: mette in dubbio la serietà dell'infortunio di Lowe in gara1, si chiede come mai l'asso indiscusso della squadra Pedro Martinez non si sia presentato alla rituale foto di squadra, risponde per le rime a Kevin Millar (alla prima stagione ai Red Sox), che parla di ambiente con troppa "negatività ".
Da tifoso di lunga data non sono per nulla sorpreso di questa pressione dei media, anzi, stampa e tifosi sono tanto appassionati quanto esigenti, cosa peraltro comprensibile dopo 85 anni di attesa per un anello"
A questo si aggiunge la defezione di Martinez, che avrebbe dovuto lanciare in serata, ma è ricoverato in ospedale per una faringite. Si presenta sul monte così Casey Fossum per Boston, contro il fortissimo rookie Harden, ed il fantasma del cappotto aleggia"
Oakland segna subito un punto nel primo inning, ma le mazze dei Bosox sono in serata di grazia, e sembra quasi che sfoghino le frustrazioni delle sere precedenti; finisce 14-5, con Harden e rilievi seppelliti da una valanga di valide e basi ball; il sottoscritto e tutta la gente tirano un sospiro di sollievo"
Chiusa la serie, si avvicina il momento del ritorno in Italia, ma c'è ancora tempo per la visita guidata al Fenway Park (e sono centinaia ogni giorno le persone che la fanno). E' di nuovo l'avverarsi di un sogno, potere camminare nello stadio, vedere e toccare Green Monster, Pesky Pole, la Red Sox Hall of Fame, i Monster Seats"
Con molta nostalgia, si sale sull'aereo" appena sceso, subito a controllare gli ultimi risultati: i BoSox hanno vinto, la Red Sox Fever è ancora alta"