Rick Monday la butta fuori, per quello che sarà per sempre il Blue Monday
Continuiamo il nostro racconto degli primi 25 anni delle League Championship Series, dal 1980.
NLCS 1980: Philadelphia Phillies – Houston Astros 3-2
Il 1980 si rivelò un anno memorabile per Philadelphia: in tutte e quattro i massimi campionati, la Città dell'Amore Fraterno seppe raggiungere l'atto conclusivo (NBA Finals, Stanley Cup, World Series e Super Bowl). Questa impresa è unica nella storia dello sport nordamericano.
Nota: il Super Bowl XV, giocato nel gennaio 1981, appartiene alla stagione 1980.
Dopo le delusioni del passato, Philadelphia rivinse il titolo divisionale, sperando finalmente di conquistare quel pennant che mancava dal lontano 1950. Durante la off-season, i Phillies avevano acquisito dai Cincinnati Reds il grandissimo Pete Rose, un giocatore che seppe portare carisma nella compagine della Pennsylvania. Dall'altra parte c'erano gli Houston Astros, la compagine texana che, conquistando il titolo della NL West (al termine di uno spareggio con i Dodgers), si era affacciata per la prima volta alla post-season.
Per molti osservatori, la NLCS tra Phillies e Astros del 1980 è ritenuta la serie più dura e spettacolare dell'intera storia dei playoff. Il resoconto della serie è già stato presentato su Play.it, quindi in questo articolo verranno presentati soltanto i momenti principali: escludendo gara 1, tutti gli altri incontri si chiusero agli extra inning e presentarono numerosi capovolgimenti di fronte. La quarta partita sarà ricordata soprattutto per la strana chiamata arbitrale che si verificò in seguito ad una dubbia presa al volo del pitcher di Houston, Vernon Ruhle.
In vantaggio per 2-1 dopo 3 partite, gli Astros parevano incanalati verso il successo, avendo a disposizione due partite interne; in passato i Phillies avrebbero probabilmente mollato, ma nel 1980 la storia fu diversa. Philadelphia seppe reagire e trovò un miracoloso successo: nel decimo inning di gara 5, Garry Maddox (colui che aveva commesso il grave errore nel 1978) trovò il riscatto battendo a casa il punto decisivo. I Phillies avevano vinto il pennant: finalmente l'etichetta di perdenti era stata rimossa!
NLCS 1981: Los Angeles Dodgers – Montreal Expos 3-2
La stagione 1981 fu contraddistinta dallo sciopero, che bloccò il campionato dal 12 giugno al 9 agosto. Per rimediare alla situazione, fu ideato un sistema alquanto singolare: le squadre in testa nelle rispettive division all'inizio dello sciopero si sarebbero qualificate per le Division Series, dove avrebbero affrontato le migliori formazioni della seconda parte. Vittime di questa idea furono i Cincinnati Reds, migliore squadra delle intere majors con un record di 66-42, ma tagliati fuori dai playoff in quanto dietro ai Dodgers nella prima metà e dietro gli Astros nella seconda.
Nella National League, il turno supplementare di playoff premiò i Montreal Expos e i Los Angeles Dodgers, che avevano trovato nel lanciatore messicano Fernando Valenzuela un nuovo eroe popolare. Vincendo gara 3, gli Expos si portarono sul 2-1; avendo a disposizione due gare interne, i tifosi del Quebec iniziarono a sognare: per la prima volta nella storia, una squadra non statunitense avrebbe potuto raggiungere le World Series. I Dodgers riuscirono a violare l'Olympic Stadium in gara 4, preparando la scena per una memorabile quinta partita, in programma per il 19 ottobre, un lunedì (Monday, in inglese): dopo aver concesso un punto nel primo inning, Valenzuela fermò l'attacco di Montreal; i Dodgers pareggiarono nella quinta ripresa, ma il risultato rimase in parità fino al nono inning. Per la ripresa finale, il manager di Montreal Jim Fanning inserì Steve Rogers al posto del partente Ray Burris: Rogers era stato fondamentale sia durante la regular season, sia durante i playoff, di conseguenza il manager decise di impiegarlo, nonostante due soli giorni di riposo.
Dopo aver eliminato i primi due uomini (Steve Garvey e Ron Cey), Rogers affrontò Rick Monday: il battitore di LA spedì la palla sugli spalti dell'Olympic Stadium, portando in vantaggio i Dodgers. Il colpo per i Canadesi fu durissimo da digerire, mentre i Californiani si qualificavano per l'ennesima volta alle World Series; Gara 5 della NLCS sarà per sempre ricordata come Blue Monday.
NLCS 1984: San Diego Padres – Chicago Cubs 3-2
Dopo avere vinto le prime due partite interne, i Cubs si portarono sul 2-0: un solo successo in California e i Cubs avrebbero conquistato il primo pennant dopo una lunghissima astinenza. In seguito a quei due successi, a Chicago nacque un caso singolare: il Wrigley Field, infatti, era uno stadio privo di un impianto d'illuminazione, quindi le eventuali World Series erano a rischio; dal 1971, infatti, le partite dell'atto conclusivo si giocavano prevalentemente sotto le luci artificiali, ma al Wrigley Field ciò non sarebbe stato possibile. Furono ipotizzate le soluzioni più disparate (tra cui un eventuale trasferimento al Busch Stadium di St. Louis), tuttavia i Padres seppero ovviare a questo problema nel modo più semplice: con tre vittorie consecutive, San Diego rimontò lo svantaggio iniziale e si qualificò alle World Series per la prima volta nella propria storia; il problema delle luci a Chicago fu così rimandato ad un'altra data. L'eroe della serie fu Steve Garvey, che in gara 4 batté quattro valide, tra cui il fuoricampo decisivo nel nono inning.
ALCS 1985: Kansas City Royals - Toronto Blue Jays 4-3
Nel 1985, le finali di lega furono allungate al meglio delle sette partite, una decisione che si rivelò fatale ai Toronto Blue Jays: vincendo gara 4 al Royals Stadium, i Canadesi si portarono sul 3-1 nella serie; i Blue Jays erano molto fiduciosi per il successo finale, infatti, un solo successo nelle rimanenti tre partite li avrebbe condotti alle World Series. Nel quarto confronto, i Royals conducevano 1-0 al termine dell'ottava ripresa, ma non seppero mantenere il vantaggio, permettendo ai Blue Jays di segnare tre punti; dovendo giocare la sesta e la settima partita all'Exhibition Stadium di Toronto, i Royals erano dati per spacciati.
L'inerzia pareva nelle mani di Toronto, ma in gara 5 i Royals ebbero un moto d'orgoglio: guidati da un eccellente Danny Jackson (shutout con appena otto valide subite), Kansas City ridusse le distanze. Una fiammella di speranza era ancora accesa, tuttavia la strada verso il pennant era ancora in salita; in regular season, i Blue Jays avevano completato un record casalingo di 54-26, vincendo tra l'altro le prime due partite interne della ALCS. Il campo, invece, ribaltò i pronostici iniziali. Nella sesta partita, George Brett batté il terzo HR della serie (il nono della sua carriera nelle ALCS), conducendo Kansas City ad una vittoria per 5-3; nell'incontro finale, i Royals presero il controllo fin dalle prime battute, trionfando per 6-2. I Royals avevano vinto il secondo pennant della loro storia, mentre i Blue Jays iniziarono il loro difficile rapporto con la ALCS.
NLCS 1985: St. Louis Cardinals - Los Angeles Dodgers 4-2
La NLCS presentò uno scontro tra i più classici per quanto riguarda la National League: sebbene non si fossero mai incontrate in post-season, Cardinals e Dodgers erano (e sono ancora) due delle formazioni con più storia e tradizione della National League. Dopo quattro partite, la situazione era sul 2-2: la quinta partita (in programma al Busch Stadium) avrebbe potuto spostare l'inerzia da parte di una delle due squadre. Nel nono inning, sul punteggio di 2-2, Ozzie Smith si presentò al piatto contro Tom Niederfuer; the Wizard of Oz era uno switch hitter (batteva sia a destra, sia a sinistra), ma in carriera non aveva mai ottenuto un HR da mancino: in quell'occasione, invece, Smith spedì la palla sugli spalti del Busch Stadium. La battuta vincente fu immortalata dalle parole di Jack Buck, il celeberrimo (e compianto) cronista dei St. Louis Cardinals:
[blockquote]Smith, corks one into right down the line! It may go…Go crazy, folks! Go crazy! It's a home run![/blockquote]
I Cardinals si erano portati sul 3-2, ma i Dodgers avevano il fattore campo dalla loro parte, quindi approfittando del campo amico avrebbero potuto ribaltare la serie. Nell'ottavo inning di Gara 6, Mike Marshall batté un HR, che portò Los Angeles sul 5-4; ai ragazzi di Tom Lasorda mancavano soltanto tre out per allungare la serie alla settima ed ultima partita. Sul monte c'era Tom Niederfuer, che inserito durante il settimo inning al posto di Orel Hershiser, aveva bloccato l'attacco dei Dodgers per due riprese. Niederfuer aveva quindi la possibilità di rimediare alla sconfitta di gara 5.
Purtroppo, l'inning fu molto complesso per il rilievo di Los Angeles, che concesse una valida ed una base su ball; con due eliminati e corridori in seconda e terza base, i Cardinals presentarono al piatto Jack Clark. Il prima base di St. Louis aveva disputato una stagione eccellente, coronata da 35 HR e una slugging percentage di .597: vista l'estrema pericolosità di Clark, tutti gli osservatori ritennero che la base su ball intenzionale fosse inevitabile; affrontare Clark sarebbe stato troppo rischioso, mentre il battitore successivo Andy Van Slyke presentava meno pericoli.
Lasorda ebbe però un'idea differente: Van Slyke era un battitore mancino, quindi avrebbe potuto avere dei vantaggi contro il destro Niederfuer. La decisione, però, si rivelò disastrosa: Jack Clark spedì la palla lontanissimo, regalando ai Cardinals il vantaggio. I Dodgers non riuscirono a rimontare nella parte bassa del nono inning e per i Cardinals si materializzò il secondo pennant in tre anni.
(continua")