NBA: la volata finale

Saranno Kobe e Lebron a giocarsi le Finals? Oppure le difese di Boston e San Antonio avranno la meglio?

Siamo in dirittura d’arrivo per la regular season, che mai come quest’anno ha offerto spunti interessanti e visto che da settembre si sprecano i pronostici su chi arriverà  a Giugno e su chi alzerà  al cielo il Larry O’Brien Trophy analizziamo la salute e la preparazione delle 4 principali contender ( ma non solo) che sono davvero racchiuse in un fazzoletto, ed ogni minimo dettaglio può fare la differenza.

Parlamo di Playoff, là  dove nascono le leggende e i campioni si distinguono dai buoni giocatori, dove l’intensità  dura 48 minuti senza passaggi a vuoto, con le superstar al servizio del collettivo e con la squadra più unita, più preparata mentalmente e tatticamente che farà  la differenza.

Le fantastiche 4 sembrano destinate alle finali di Conference, ma più di un team vorrebbe e potrebbe sgambettarle: Wade e i suoi Heat, Williams e i suoi Jazz, e poi ci sarebbero anche Houston e Orlando che bussano alla porta della storia partendo senza nulla da perdere e tutto da guadagnare.

Vi presentiamo le pretendenti secondo pronostico, ricordandovi che spesso queste parole sibilline ingannano e nulla, per la fortuna e la bellezza di questo sport, è già  stato scritto.

1) Los Angeles Lakers

Sicuri di avere il fattore campo in tutta la Western Conference e sicuri di loro stessi come non mai, Kobe e compagni hanno raggiunto la maturità  giusta per arrivare in fondo senza inciampare.

Le altre contender si sono attrezzate tentando colpi disperati perché sanno che questi Lakers hanno una marcia in più, e loro sono rimasti a guardare senza battere ciglio: un altro importante segno di sicurezza nei propri mezzi.

La lotta per l’Ovest l’hanno vinta da tempo, ora si giocano quella per il dominio dell’intera Lega contro Sua Maestà  LeBron e i suoi Cavs, che hanno lo stesso identico record (52-13) dei Losangeleni ma un calendario più ostico dovendo giocare ancora con Spurs, Celtics, Pistons e due volte con i Magic.

Più: Basterebbe citare il giocatore con il numero 24 sulla maglia, da cui passano le sorti della franchigia, ma non è certo l’unico punto di forza dei Lacustri.
Lamar Odom potrebbe diventare l’arma in più se dovesse ripetere prestazioni simili a quelle del mese di Febbraio, ma l’incostanza di Lamarvellous non da le certezze che invece fornisce il Triple Post Offense di Coach Jackson, capace di coinvolgere tutti gli attaccanti e di tenere alto il morale. Le fortune dei Lakers passano naturalmente dall’asse Bryant-Gasol e dagli accorgimenti tattici di Coach Zen, maestro come nessuno a preparare una squadra per il titolo.

Meno: L’assenza di Bynum ha tolto peso alla front-line di Los Angeles, e se l’allievo di Kareem dovesse rientrare per i Playoff potrebbe diventare un’arma a doppio taglio, perché sconvolgerebbe gli equilibri trovati in questi mesi.
Escludendo Bryant e Fisher, gli altri giocatori hanno poca esperienza nelle partite che contano rispetto ai roster di San Antonio e Boston, e non è da escludere che possa essere un fattore.
Ultima, ma non meno importante sarà  la gestione dei possessi decisivi da parte di Black Mamba, che si è mostrato fin qui generoso con i suoi compagni ma c’è la sensazione che possa tornare a fare il solista nel momento della verità .

Loro per adesso sono i numeri 1: reggeranno la pressione?

2) Boston Celtics

Non stanno attraversando un momento facile i ragazzi di Doc Rivers, e questo è dovuto soprattutto all’assenza di Kevin Garnett, ma l’orgoglio dei campioni in carica è grandissimo e venderanno cara la pelle anche quest’anno.

Al completo possono battere chiunque e l’inserimento di Marbury sarà  fondamentale per l’esito della stagione, anche se James Posey non sarà  rimpiazzabile durante i Playoff e i Celtics rischiano di pagare a caro prezzo la mancanza di un giocatore che nella post-season 2008 è stato determinante.

Il calendario non è proibitivo ed è importantissimo mantenere almeno il secondo posto ad Est per evitare le insidie di un primo turno contro i Pistons o gli Heat.

Più: Non si discutono la solidità  e l’esperienza del gruppo e il rientro al 100% di Garnett darà  ulteriore gas al gioco dei Celtics. Rajon Rondo è cresciuto moltissimo rispetto all’anno scorso e può reggere il confronto con i migliori playmaker della Lega e anche il titubante Ray Allen del 2008 ha lasciato spazio al solito He Got Game.
La difesa e la capacità  di vincere in trasferta saranno l’ago della bilancia della stagione dei Boston Celtics, che sono pronti a difendere il titolo.

Meno: L’acquisto in corsa di Stephon Marbury da la sensazione di una mossa azzardata e un po’ disperata per provare a raggiungere i Lakers. La dirigenza biancoverde sa di aver comprato un talento formidabile, che può però trasformarsi in un insidioso spaccaspogliatoi: il rischio corso è grande ma il gioco potrebbe valere la candela se l’impatto fosse positivo e può riportare i Celtics alla pari con Los Angeles, soprattutto moralmente.

La mancanza (più che probabile) del fattore campo contro Cavs e Lakers è il peggior pericolo vista la difficoltà  mostrata lo scorso anno a vincere a domicilio e i Big Three, oltre ad avere un anno in più nelle gambe non giovanissime, non avranno la fame di vittorie dello scorso anno.

3) Cleveland Cavaliers

Nonostante la stupenda regular season i Cavs non sembrano essere al livello delle prime 2 pretendenti, soprattutto per l’eccessiva dipendenza da King James. Joe Smith può sopperire all’assenza di BigBen Wallace ma per fermare Garnett, Gasol e Duncan non sarà  sufficiente.

La pressione è altissima sapendo che Lebron potrebbe lasciare la città  se in questi 2 anni non si dovesse raggiungere l’anello, obiettivo dichiarato della squadra dell’Ohio.

Più: il più probabile degli Mvp di quest’ anno sarà  l’osservato speciale di tutte le difese, e la sua capacità  di armare le mani dei compagni diventa la chiave. Ma se non ci sono dubbi sulla forza del predestinato, i compagni saranno capaci di rispettare le attese e segnare quei tiri pesanti?

L’inviolabile Quicken Loans Arena in caso di fattore campo favorevole diventerà  l’altra arma in più della squadra di Mike Brown, che in casa ha perso solo contro i Los Angeles Lakers.

Meno: il supporting cast appare inferiore a quello delle altre contender e il solito James può pagare la stanchezza per aver trascinato la sua squadra in regular season a suon di triple doppie.
Il commissioner Stern non sarebbe così dispiaciuto di vedere Lebron alle Finals contro Kobe, ma per farlo bisognerà  passare sui campioni in carica, e di certo non sarà  una passeggiata, neanche per il fenomeno Lebron James.

Ultima annotazione non di poco conto: riuscirà  Mike Brown ha reggere il confronto con 3 espertissimi Head Coach come Phil Jackson, Gregg Popovich e Doc Rivers?
Anche da questo passa la stagione dei Cleveland Cavaliers.

4) San Antonio Spurs

Qualcuno aveva pronosticato che questi vecchi e logori Spurs avrebbero fatto fatica addirittura ad arrivare a giocare lo post-season. La realtà  è ben diversa e gli Speroni sono lì, come sempre, a sfidare le migliori. Ma da questo all’essere una seria contender ne passa, e ben lo sanno gli esperti texani, che devono fare i conti con molti grattacapi. Se la difesa salirà  di colpi e l’idolo dell’At&T Center, Manu Ginobili, tornerà  al massimo, allora sì potremo dirlo: attenzione ai San Antonio Spurs.

Più: nessuno come San Antonio ha la capacità  di aumentare il proprio livello di gioco nei Playoff. Il resto dipenderà  da quanto energie spendono i texani per arrivare in Finale di Conference, ma con 3 bocche da fuoco come Parker, Ginobili e Duncan giocare i momenti cruciali delle partite è una formalità . Limitarli tutti e 3 è quasi impossibile, e l’aggiunta di Gooden porta atleticità  e freschezza alla logora front-line neroargento.

Per i superstiziosi negli anni dispari gli Spurs, escludendo il trionfante 2001 dei Lakers, non perdono dal 1997, con Tim Duncan ancora a Wake Forest: non un brutto modo per continuare a sognare.

Meno: troppi tasselli si devono unire contemporaneamente per far trionfare la squadra di Coach Pop. Più di tutti sarà  la condizione fisica di Manu Ginobili il fattore X degli Spurs: infatti con l’anguilla di Bahia Blanca a mezzo servizio nel 2008 i texani non hanno nemmeno impensierito i Lakers. La creatività  dal palleggio e la capacità  di variazione dei temi dell’argentino non hanno eguali all’interno di questo sistema di gioco.

Drew Gooden deve ancora dimostrare di saper stare in questo roster, che deve a sua volta aumentare il volume della radio in difesa. L’età  è un fattore fondamentale giocando ogni 3 giorni e i campioni del 2007 dovranno accorciare il più possibile le serie di Play-off. Se tutto questo avverrà  gli Spurs potranno arrivare in volata con le migliori, e loro sanno vincere al foto-finish come nessun altro.

5) Le Altre

E’ difficile che si scappi da quei 4 nomi per la lotta al titolo, ma ci sono altre squadre che possono sgambettare le favorite.

Ad Ovest gli Houston Rockets senza T-Mac hanno trovato la quadratura del cerchio e potrebbero finalmente superare il primo turno della post-season dopo molti anni, ma anche Denver, New Orleans e Utah, comandate da 3 stratosferici playmaker (Billups, Paul e Williams) possono fare un pensierino alla Finale di Conference.

Più in generale tutte le 6 che giungeranno ai Playoff sono davvero ad un passo dall’essere al livello dei Lakers ma soprattutto degli Spurs.

Ad Est il discorso non è certo più semplice, poiché a parte l’ottava piazza, che vedrà  probabilmente la vittima sacrificale di Cavs o Celtics, le altre squadre sono temibilissime avversarie.

A partire da Orlando, che ha disputato un campionato davvero super e ha sopperito all’assenza di Nelson con l’acquisto di Rafer Alston, fino ad arrivare a Miami, in cui Wade predica un po’ nel deserto, ma lo fa con un talento straripante e pericolosissimo per le difese avversarie, passando per una Detroit piena di talento anche se discontinua e prossima alla ricostruzione.

Con queste premesse la volata finale per la regular season sarà  un gustoso antipasto per 2 mesi e mezzo che si preannunciano di fuoco, non per l’arrivo della stagione calda, bensì perché vedremo lo sport più bello del mondo nella sua massima espressione: i Playoff Nba.

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