Per Nash e compagni mancano 16
"Crediamo ancora di potercela fare a raggiungere i Playoffs - affermava Alvin Gentry – Non lo dico tanto per dire. Stasera non me la sento ancora di venire qui e dirvi: 'Cavolo, la nostra stagione è finita'".
Non c'è bisogno di dirlo coach. La stagione, molto probabilmente, è finita davvero. Pensate che quelle parole sono state pronunciate appena dopo la sconfitta contro i Mavericks, la quinta consecutiva. Poi c'è n'è stata un'altra, contro i Cleveland Cavaliers, prima di fermare l'emorragia battendo a stento gli Oklahoma City Thunder. Ora il divario tra i Suns e l'ottavo posto, appartenente agli stessi Dallas Mavericks, è diventato di cinque partite…e ne mancano soltanto sedici da giocare.
I Mavs hanno comunque un calendario sulla carta più difficile. Devono affrontare ancora dieci squadre che sono attualmente in posizione di Playoff, mentre ai Suns ne rimangono sei. Tuttavia, a questo punto, le chance per la squadra di Gentry sono poche.
"Per entrare ai Playoff - ammetteva il capitano Steve Nash - deve succedere qualcosa di grosso. Dovremmo cominciare a vincere partite in successione e che qualche squadra là davanti cominci a perdere".
Non è impossibile, i Mavericks del resto Venerdì hanno perso contro la loro vecchia bestia nera: i Warriors e c'è ancora uno scontro diretto da giocare che sarà importantissimo in caso di parità in classifica. Se i Suns vincono avranno eguagliato la serie e tutto dipenderà dai record delle due squadre contro il resto della Western Conference. Una buona notizia per i Suns perchè attualmente possono vantare un record di 21-17 contro il 22-19 di Dallas.
Lo spogliatoio, nonostante stia vivendo una situazione inusuale in questi ultimi anni, mantiene un certo ottimismo.
"Di solito quando si è nel mezzo di una serie di sconfitte la squadra comincia a dividersi, si creano discussioni, litigi - dichiarava Louis Amundson – Ma a noi non sta succedendo. Se continuiamo così torneremo a vincere".
"Siamo un gran bel gruppo" confermava Shaquille O'Neal. Poi però, riferendosi alla possibilità di non entrare ai Playoff, pareva molto meno ottimista: "Siamo in una situazione un po' sfortunata. Abbiamo infortuni e non abbastanza lunghi in questo momento".
Per questo coach Alvin Gentry ha cominciato ad usare una rotazione di 11 uomini nelle ultime due partite, ottenendo buoni risultati con le prestazioni di Dragic e Robin Lopez, ma soprattutto Jared Dudley, il cui aiuto è stato fondamentale nella vittoria contro i Thunder insieme a Leandro Barbosa.
"Credo che Leandro abbia segnato molti canestri pesanti - dichiarava Alvin Gentry in sala stampa dopo la partita - ma se devo scegliere un giocatore chiave, sceglierei Jared Dudley. Quando è entrato ci ha dato molta energia, ha rubato un paio di palloni, difeso bene. Credo sia stato questo a farci vincere la partita, insieme ai punti di Barbosa".
Dudley ha giocato tutti gli ultimi 14 minuti, aiutando Grant Hill a difendere su Durant e fermandolo sui 22 punti, un totale più che accettabile considerando anche che un mesetto fa ne aveva segnati 35 proprio a Phoenix.
Alvin Gentry ha voluto lodare anche il veterano Hill, affermando scherzosamente che ha 49 anni ma "ogni sera viene a lottare e fa un grande lavoro in difesa".
Robert Sarver invece ha voluto lodare lo stesso coach, dichiarando che gli sta piacendo molto come la squadra si sia "unita intorno ad Alvin", non volendo però andare oltre e magari dare un'indicazione sul suo futuro. Shaq, al contrario, ha spezzato una lancia a favore del suo allenatore dichiarando che è "l'uomo giusto per questo lavoro".
A sorpresa, secondo alcune voci, anche il futuro di Kerr non è troppo chiaro. Alcune fonti vicine a Kerr indicano che l'ex Bulls ha sofferto molta pressione nell'ultimo anno, soprattutto durante il fiasco Porter e non è escluso che decida egli stesso di porre fine alla sua avventura di General Manager per tornare al suo vecchio lavoro di telecronista alla TNT che, tra l'altro, gli permetterebbe di stare di più nella sua casa di San Diego, dove vive il resto della sua famiglia. Sarver, dal canto suo, ha negato qualsiasi possibile cambio di General Manager dicendo che il lavoro di Kerr "è al sicuro".
Oltre a queste indiscrezioni si susseguono nella Valle del Sole anche voci su possibili addii a fine stagione. Nessuno crede che Sarver sarà disposto a pagare la più di 70 milioni di dollari in salari per una squadra che, nel migliore dei casi, entrerà ai Playoff dalla porta di servizio. Stando alle voci non ci sono giocatori intoccabili. Si va da O'Neal a Nash passando per J-Rich e Stoudemire.
Insomma, molti a Phoenix hanno cominciato a pensare al futuro ed è difficile biasimarli visto che il presente non offre molte speranze.
Around the Valley
Dopo qualche settimana di assenza torna la rubrica delle curiosità riguardanti l'universo dei Suns. Il protagonista assoluto della rubrica di oggi è Shaquille O'Neal, fonte inesauribile di aneddoti, dichiarazioni che vanno dall'esilarante all'incredibile e, come no, polemiche. Stavolta abbiamo avuto una buona razione di queste ultime.
La prima è arrivata dopo la partita contro i Raptors, nella quale Shaq è esploso segnando 45 punti contro Bargnani e compagnia che hanno dovuto assistere increduli ed inermi al ritorno del vecchio Shaq, quello degli anni d'oro a Los Angeles. Bosh però, quando gli hanno chiesto cosa ne pensasse, non ha esitato ad affermare che Shaq era stato "tutto il tempo nell'area pitturata" e che gli arbitri gliel'avevano permesso non fischiando la regola dei tre secondi offensivi. Queste parole sono state prontamente ingigantite dai media americani in titoli come: "Bosh calls Shaq a cheater" (Bosh dice che Shaq è un imbroglione).
O'Neal che non si morde la lingua tanto spesso ha colto la palla al balzo: "Ho sentito cosa a detto Bosh e devo dire che sono parole forti per il RuPaul dei big man". Se vi state chiedendo chi sia RuPaul, fate un salto su questa pagina di Wikipedia. In poche parole, Shaq ha chiamato Bosh "il travestito dei big man".
Ovviamente a Bosh non è piaciuta molto la battuta, "Non mi ha fatto ridere", e ha dichiarato che si aspettava "più professionalità da un giocatore che è stato nella lega così tanto tempo".
Ma non è finita qui. Dopo la partita ad Orlando, Stan Van Gundy, ex allenatore di O'Neal quando ancora giocava a Miami, ha commentato un "flop" (o simulazione) che Shaq aveva commesso per cercare di ottenere un fallo offensivo di Howard. "Mi ha impressionato molto, mi ha seriamente sorpreso. Shaq sa cosa vuol dire giocare contro gente che si lascia cadere continuamente ed è sempre stato il primo a lamentarsene. Al contrario di lui, Howard sì che ha difeso come un vero uomo".
La risposta di Shaq non si è fatta attendere e ha colto l'occasione per punzecchiare anche Ewing, attualmente assistente di Van Gundy a Orlando e mentore di Howard: "Dwight è venuto verso di me col solito movimento trito e ritrito di Ewing e io ho cercato di forzare un fallo e poi mi sono reso conto che era un 'flop' e ho pensato alla carriera di Van Gundy".
Shaq non si è fermato lì e ha continuato il suo attacco (o contrattacco) aggiungendo che Van Gundy è un "maestro del panico" e che presto "abbandonerà i Magic come fece con gli Heat", riferendosi alla stagione in cui Van Gundy lasciò la panchina di Miami dopo soltanto 21 partite e Pat Riley portò la squadra all'anello. Poi, dulcis in fundo, ha detto: "Ricordatevi che io ho fatto nella mia carriera più di quanto lui, suo fratello e Ewing messi insieme. E tutti i giocatori che hanno giocato per Van Gundy lo odiano".
La diatriba è andata avanti con l'allenatore dei Magic che ha risposto ironico alle parole di Shaq definendolo un "ragazzo sensibile" e scusandosi per aver "ferito i suoi sentimenti".
Ovviamente O'Neal non è uno a cui piaccia rinunciare ad avere l'ultima parola: "Hanno vinto la partita, doveva stare zitto e andare avanti. Io voglio solo rispetto, soprattutto da un personaggio come lui".