Nate Robinson in uno dei suoi classici attegiamenti…
Sei troppo basso per giocare a basket!!
Chissà quanti se lo sono sentiti ripetere dal proprio coach; e chissà quante volte se lo è sentito dire Nate Robinson. Immaginate la faccia di chi se lo trova a schiacciare a due mani, “dall’alto” del suo metro e settantacinque d’altezza.
Nathaniel Cornelius Robinson (Nate per tutti) è nato il 31 maggio 1984 a Seattle, stato di Washington, non certo uno dei maggiori vivai USA di giocatori di basket.
Infatti il ragazzo prima di convertirsi alla palla a spicchi si è cimentato, come il padre, con quella ovale da football. La sua entrata nella lega coincide, ironia della sorte, con la chiamata dei Phoenix Suns di Mike D’Antoni (21^ scelta del draft 2005); salvo poi essere subito ceduto ceduto, insieme a Quentin Richardson, ai New York Knicks in cambio di Kurt Thomas.
Alla sua terza stagione nei pro Nate è un giocatore unico nel suo genere, che ha fatto e fa discutere, croce e delizia del pubblico della grande mela.
Tuttavia siamo ad un bivio, perché la guardia di Seattle quest’estate sarà free agent, ed a quel punto i Knicks dovranno scoprire le loro carte, puntando su di lui o utilizzandolo come merce di scambio.
Una cosa è certa Robinson finora ha rappresentato un grattacapo per tutti i tecnici che l’hanno allenato. Lo stesso Isiah Thomas, fautore della sua scelta tramite i Suns, dichiarò di essere rimasto affascinato dalla capacità di Nate di tirare da tre con ambo le mani e dal suo atleticismo.
Un anno più tardi Isiah ha dovuto ricredersi, gestendo in prima persona il caratterino del numero quattro. Per non parlare del suo allenatore nella stagione d’esordio, quel Larry Brown non proprio amorevole coi rookie, il quale, ad un certo punto della stagione voleva spedire Robinson in D-League.
Chi deve gestire il quiz Robinson oggi è Mike D’Antoni, che si trova ad affrontare il dilemma amletico, come lo schiero?
Già perchè a discapito dell’altezza Nate non è un play puro, e nonostante le doti atletiche (salta circa 110 cm in elevazione) è troppo undersize per lo standard di guardie NBA. Mike sembra aver trovato una dimensione momentanea per il ragazzo di Seattle, con un suo impiego da sesto uomo, in grado di cambiare marcia alla squadra, e garantire punti ed energia dalla panchina. Una sorta di Leandro Barbosa in dimensioni ridotte (ma con una simile efficacia).
A meno di occasioni sporadiche D’Antoni preferisce non utilizzare il ragazzo come play, lo dimostra anche l’attuale momento dei Knicks e di Chris Duhon. Il play dei Knicks è in netto calo in questa fase della stagione, tuttavia D’Antoni continua schierarlo titolare a discapito del suo momento di forma (mentre Robinson sta espruimendo il suo miglior basket).
Gli ammiratori della guardia da Washington State apprezzano in primis la sua capacità di non risparmiarsi in campo, il suo spirito combattivo e la grinta che lo contraddistinguono. I suoi detrattori invece fanno notare la sua discontinuità , il suo modo di giocare spesso egoista ed il suo carattere un po sopra le righe.
Doti queste che portano ad amare o ad odiare senza mezze misure Robinson, che non a caso è uno dei beniamini del pubblico newyorkese (anche al box office nella classifica delle maglie più vendute), Spike Lee compreso..
Guardando semplicemente ai numeri si può osservare che Nate è cresciuto costantemente in queste stagioni, eccezion fatta per le percentuali da tre e per le palle perse:
Year MPG FG% 3P% FT% RPG APG SPG TO PPG
2005 21.4 41% 40% 75% 2.3 2 0.8 1.6 9.3
2006 21.2 43% 39% 78% 2.4 1.4 0.8 1.1 10.1
2007 26.2 42% 33% 79% 3.1 2.9 0.8 1.4 12.7
2008 29.9 45% 33% 83% 4.2 3.9 1.4 1.7 17.6
Ma al di la delle statistiche è opportuno analizzare quello che Robinson produce in campo. Da sempre la sua dote migliore è la velocità , essenziale per qualunque giocatore con quel fisico, nonché la sua propensione ad essere un realizzatore.
Il vero problema, che è poi il rompicapo di D’Antoni è la tendenza a strafare di Robinson, troppe volte sopra le righe. In più di un occasione infatti, nei momenti topici, Nate si è messo a forzare senza motivo, giocando con Harrington a chi “spadella” di più.
Non a caso le percentuali di Nate sono state pessime, almeno fino a pochi giorni prima dell’All Star Game. A ridosso, e dopo, il secondo trionfo nella gara delle schiacciate, invece il rendimento della guardia si è standardizzato su serate da quasi trenta punti a gara (in sei occasioni è andato oltre quota trenta, con un massimo di 41 il 23 febbraio contro Indiana).
Curioso è osservare che ad un incremento delle cifre di Robinson sia corrisposto, come già successo in passato, il momento peggiore della squadra. Gli scettici ed i maligni motivano questi dati con la tendenza della guardia a curare più le proprie statistiche che non al risultato finale. Non a caso dopo la recente sconfitta contro i Bobcats al Madison Square garden, l’ex Larry Brown ha rilasciato una dichiarazione “pepata” su Robinson (n.d.r. durante la partita Nate si è beccato un bel tecnico, prima di essere prontamente purgato in panchina).
In sintesi, il ragazzo c’è e va bene festeggiare, tuttavia non puoi perennemente fare il buffone dopo ogni canestro (specialmente se sei sotto di trenta), e prendertela se gli avversari si innervosiscono dei tuoi atteggiamenti.
Come scrivevo solo in estate si saprà se i Knicks e D’Antoni decideranno di puntare sul numero quattro, a prescindere dall’amore dei tifosi. Qualora non fosse più una pedina nel gioco del baffo e venisse ceduto, in che tipo di squadra potrebbe giocare Robinson ed in quale ruolo?
E rieccoci, non stiamo parlando di un play, e se pur possa occasionalmente ricoprire il ruolo, Robinson non ha la visione di gioco ed i tempi del regista, nemmeno da back up. Le sue doti di realizzatore lo portano per natura ad essere una guardia tiratrice, ma la sua dimensione ridotta lo porterebbe a soffrire troppo le top guard della lega (soprattutto in difesa).
In un team con chance di titolo, il ruolo naturale di Nate sarebbe quello di sesto\settimo uomo. Personalmente, infatti, non credo che Robinson possa fare la differenza in una squadra che lotti per il titolo; sarebbe invece un ottimo complemento dalla panchina, garantendo punti ed energia nei momenti cruciali.
Se è difficile pensare l’ex Washington nello starting five di un team di vertice, non è detto che valga lo stesso in una squadra da media\bassa classifica; a quel punto però verrebbe confermata la tesi che ci troviamo di fronte ad un buon giocatore, ma nulla di più. A meno che non trovi continuità nel suo gioco, e migliori la propensione alla forzatura; in questo caso sarebbe più utile alla squadra e potrebbe eventualmente avere uno chance in uno starting five.
Molto dipenderà anche dalle richieste economiche di Robinson, che a mio modo di vedere non può pretendere al momento più di un quadriennale\quinquennale da massimo 5 milioni a stagione (la media per le guardie al suo livello). Ma nelle NBA attuale non mi stupirei che qualche team gli offrisse di più.
Non mi sento nemmeno di fare pronostici sul suo futuro, perché alle cifre auspicate sopra difficilmente lo si rivedrà a New York, mentre rimane estremamente difficile pensare ad una sua eventuale destinazione (pensando ad un suo impiego da titolare).
Sebbene vi siano ulteriori margini di miglioramento Robinson rimane ad oggi un giocatore di striscia, di indubbio impatto, di quelli che animano le folle ma fanno venire il mal di testa ai tecnici. Mi viene da sorridere anche solo ad immaginare KryptoNate in un team di Popovich o Jackson..
Certo sarebbe bello per noi comuni mortali vedere un uomo in apparenza “normale” eccellere in un mondo di super atleti di due metri, bisogna vedere se è quello che vuole lo stesso Nate, o se per lui i momenti topici della carriera saranno le vittorie allo slam dunk contest o stoppare un cinese di due metri e ventinove.
È il momento di crescere, qualche franchigia, che siano i Knicks o meno, gli garantirà un buon contratto, ma anche questo dovrebbe essere un punto di partenza e non di arrivo. Di sicuro il piccoletto di Seattle fa e farà discutere ancora per qualche anno i suoi tifosi e perché no quelli avversari.