Il primato può attendere

LaMarcus Aldridge: ci sono lunghi che corrono il campo meglio di lui?

To fall short.
L'espressione americana è quella tipica dei traguardi quasi raggiunti, a lungo inseguiti, sfiorati e infine mancati proprio in vista dell'arrivo.

Poco male se in questo caso fosse solo una tappa di un giro che ha ancora tanti chilometri da percorrere. Al Pepsi Center i Blazers hanno fallito l'occasione di passare al comando della NorthWest Division, perdendo nettamente lo scontro diretto con i Nuggets.

Un certo senso di dejà  vu accompagna la sconfitta di ieri notte, con i giovani Blazers ancora una volta meno determinati rispetto alle partite disputate in Oregon, ancora una volta incapaci di difendere decentemente per l'intero match, ancora una volta costretti a rimontare il distacco accumulato nella prima metà  gara.

Era già  successo nella recente sfida contro i Rockets, quando i Blazers andarono alla pausa lunga sotto di 17 punti. Allora Roy portò i suoi ad un canestro di distanza dai padroni di casa, ma lo sforzo della rimonta si fece sentire nei minuti finali Artest e compagni furono più lucidi.

Contro i Nuggets il -15 accumulato nel primo quarto e stato quasi interamente ricucito e nel terzo quarto più volte i Blazers hanno avuto la palla del pareggio, prima di essere messi in ginocchio dai 38 punti del rientrante Carmelo Anthony.
To fall short..

In una Conference in cui il verdetto di una sola partita ti può far passare dal terzo al settimo posto, come in questo caso, non ci si può permettere di sprecare tante occasioni. Le grandi squadre riescono a sopperire alle giornate no con buone prove difensive e giocate d'esperienza in attacco. Per questo Portland ha battuto Indiana al termine di una prova piuttosto grigia. I Pacers, guidati dall'ex blazer Jack, hanno tirato meglio dei padroni di casa e pareggiato la sfida a rimbalzo, ma hanno concesso il doppio dei tiri liberi: 12/16 contro 27/32.

Non a caso è stato ancora una volta Brandon Roy il game-winner, con 8 punti (senza errori) a cronometro fermo e 28 complessivi. Un dato piacevolmente inquietante che ho letto ieri riguarda proprio l'abilità  del leader dei Blazers a procurarsi tiri liberi: ne guadagna 4 ogni 10 tiri dal campo!

Portland non è ancora una grande squadra, mentre Roy è già  un grandissimo giocatore. Così riesco a spiegarmi gli alti e bassi di una franchigia che ancora non è riuscita ad ipotecare un posto nel tabellone dei prossimi playoff. In discussione la qualità  della squadra on the road ed in particolare l'incapacità  di vincere in casa delle dirette rivali ad ovest. Casi in cui McMillan può ambire ad aggiungere una W alla propria classifica solo se anche il resto della squadra sale di intensità .

La classifica è in continua evoluzione per i posti dal terzo all'ottavo, mentre i Suns ora sono leggermente attardati, a quattro lunghezze dai Blazers. Per mantenere a distanza Phoenix i Blazers dovranno approfittare delle prossime quattro partite al Rose Garden, cercando di fare risultato anche contro Lakers e Mavs. Poi saranno itineranti per cinque trasferte consecutive, quasi tutte ad Est.

Denver questa notte gioca a Salt Lake City e se i Jazz vinceranno la loro decima partita consecutiva la lotta in testa alla Conference si farà  ancora più serrata. Il mese di marzo è un vero tour de force, con tante partite da giocare e poco tempo per recuperare. A fine mese sapremo se Portland deve guardare a chi sta davanti (le due rivali divisionali) o a chi sta dietro (probabilmente Phoenix e Dallas).

La rotazione di McMillan

Come sappiamo Steve Blake ha ripreso stabilmente posto come point guard titolare. Meno prolifico come scorer rispetto alle uscite pre-infortunio, è invece ancora preziosissimo a mettere ordine nel gioco offensivo dei Blazers. Contro i Clippers è merito suo se la contesa perde verve dopo solo un quarto di gioco. Il parziale di 38-16 si segnala infatti per i 14 assist con cui il play di Portland eguaglia il record all-time di assist in un quarto, dal 1984 esclusiva dell'allora sperone John Lucas.

Blake a fine gara ha commentato con modestia la sua prestazione, sostenendo che se ha fatto tanti assist significa solo che i suoi compagni erano in gran forma al tiro. Blake non è riuscito tuttavia a registrare il suo record personale in fatto di assist, finendo la partita a quota 17 (uno meno del suo primato).

Da notare anche che per i 18 canestri di Portland nel primo quarto sono stati segnati ben 16 assist, traccia di una circolazione della palla da cineteca (ma anche di una difesa avversaria discutibile).

Un ultimo appunto su Blake: in difesa è un punto di debolezza. Non che sia un cattivo difensore per attitudine o fondamentali, anzi viene spesso citato dal coach tra i migliori a disposizione. Ma mi sto sempre più convincendo che fatica da morire a tenere i play rapidi e con punti nelle mani. Nelle partite considerate in questo report Parker ne ha fatti 39 a San Antonio, Bibby 27 al Rose Garden, Brooks 20 a Houston, Jack e Ford 41 in due.

A parziale discolpa il fatto che Steve alle sue spalle non può contare su dei compagni bravi nel correre in aiuto quando viene battuto dagli avversari di turno.

Tony Parker in particolare è uno dei peggiori clienti per i Blazers, ormai da anni. McMillan ha commentato la super prestazione del play francese (capace di mettere in ginocchio Portland pur senza l'aiuto di Duncan e Ginobili) paragonandolo all'odiatissimo Beep-Beep dei cartoons: He was like a road-runner.

Per una volta però il coach ha trovato una soluzione per contenerlo nella sfida successiva. Quattro uomini costantemente stretti attorno al pitturato per ridurre le scorribande del transalpino, concedendo piuttosto il piazzato da fuori agli Spurs. Mossa tattica che ha contribuito a riscattare la dura lezione di pochi giorni prima.

Nella rotazione di McMillan ha sempre più spazio Channing Frye. L'ala era da molti (coach compreso) indicata come il nuovo Outlaw, ossia l'elemento pronto ad un importante salto di qualità . Invece solo ora trovo spazio in campo, dopo la cessione di Diogu e l'infortunio a Oden. Il problema è che gli sono richiesti rimbalzi e difesa, non esattamente le sue specialità . Per ora non sta brillando.

In settimana un sondaggio sull'Oregonlive premia meritatamente Joel Przybilla come unsung hero del roster biancorossonero. Przy difende, cattura rimbalzi, segna con altissime percentuali, è il lavoratore sporco a disposizione del coach. Gioca con grande cuore e con un rendimento costante. Nonostante l'influenza intestinale che lo ha debilitato nelle ultime due partite è riuscito a finire in doppia doppia contro Indiana ed a catturare altri dodici rimbalzi in Colorado.

Sul suo blog Wendell Maxey sostiene che Portland gioca meglio con Przybilla, ora che Oden è fuori per infortunio. A mio avviso non c'è dubbio che Portland abbia più possibilità  di successo quando dispone di entrambi. Semmai sarà  compito dell'allenatore valutare in quali fasi tenere in campo uno e quando l'altro e gestirne il minutaggio. Non bisogna dimenticare che con Oden in campo Portland è prima nella Lega per rimbalzi offensivi.

Su Greg Oden in questi giorni si leggono un mucchio di sentenze, decisamente troppo precipitose. Sull'ultimo dei suoi acciacchi (gran botta al ginocchio sinistra subita da Maggette) McMillan si è limitato a dire che in un primo momento sembrava che il recupero potesse essere più veloce, ma se Greg continua a sentire dolore non c'è fretta di rigettarlo in campo. Lunedì scorso si è stimato che Oden possa tornare in campo nel giro di 7-10 giorni, quindi in una delle prossime partite al Rose Garden.

La notizia che Martell Webster non rimettesse piede in campo in questa stagione era sempre più nell'aria nel dopo AllStar Game, ora ne abbiamo la conferma. La frattura da stress al piede sinistro patita durante il training camp gli ha permesso di giocare la miseria di 5 minuti in tutta la stagione. Il cecchino dei Blazers si è finalmente tolto la scarpa ortopedica e sta per iniziare con le attività  fisiche più leggere: bicicletta e nuoto.

È andata bene a Fernandez e Batum che potranno continuare a fare esperienza anche per quel che resta della stagione.

Frammenti

Affondando Duncan ~ Nei suoi dodici anni di NBA mai Tim Duncan si era trovato sotto di 28 punti prima dell'intervallo. È successo al Rose Garden il 25 febbraio, occasione in cui San Antonio ha stabilito un altro primato stagionale negativo con 64 punti concessi a metà  gara.

Rudy stops ~ Contro Houston nessuno dei tre tentativi di Fernandez centra il bersaglio, bloccando così a 34 il contatore che aggiorna il rookie-record di partite consecutive con almeno una tripla.

Bad kicker ~ A poker si chiama kicker la carta (più alta) che decide chi vince la mano in caso di pari combinazione. Portland farà  bene a guadagnare l'accesso ai playoff senza contare sulla sua carta-kicker, dato che il record di vittorie contro squadre della propria Conference (19-18) è di gran lunga il peggiore tra le squadre in lotta per i playoff. Dallas è l'unica eccezione, con un record esattamente pari a quello dei Blazers.

10 e lode ~ Sottotitolo: per salutare i tifosi Blazers con una nota di ottimismo. Portland ha vinto le ultime dieci partite disputate in casa, con una media di 12 punti di margine sugli sconfitti.

Scores & standings

Fri 20/02 vs Atlanta W 108-98
Sun 22/02 vs LA Clippers W 116-87
Tue 24/02 @ Houston L 94-98
Wed 25/02 @ San Antonio L 84-99
Fri 27/02 @ Minnesota W 102-82
Sun 01/03 vs San Antonio W 102-84
Wed 04/03 vs Indiana W 107-105
Thu 05/03 @ Denver L 106-90

next:
Sat 07/03 vs Minnesota
Mon 09/03 vs LA Lakers
Wed 11/03 vs Dallas
Fri 13/03 vs New Jersey

Record: 38-23 (62,3%)
7th Western Conference
3rd NorthWest Division

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