Wade trascina gli Heat e si candida per l'mvp!
Si attesta intorno al 50% il bilancio dei Miami Heat, dall’avvento dell’era Jermaine O’Neal.
Da quando il centro ex Raptors ha debuttato con la nuova maglia, la squadra viaggia in perfetta alternanza, una vittoria ed una sconfitta.
Il che, se da un lato rispecchia perfettamente l’andamento di tutta la stagione e consente a Miami di restare in piena zona playoff, dall’altro non aiuta certo Wade e compagni nell’assalto al quarto posto ad Est, e quindi agli Atlanta Hawks.
Anzi, gli Heat hanno pure perso il confronto diretto della Philps Arena di settimana scorsa, in una gara che, per certi versi, ha avuto singolari somiglianze con le sfide di post-season.
E questo, potrebbe essere un accoppiamento che vedremo, dopo metà aprile, ma si dovranno fare i conti con la rimonta dei Detroit Pistons.
Scores
– Miami vs Minnesota 104-111 L
– Miami Heat vs Philadelphia 76ers 97-91 W
– Miami Heat @ Orlando Magic 99-122 L
– Miami Heat vs Detroit Pistons 103-91 W
– Miami Heat @ Atlanta Hawks 83-91 L
– Miami Heat vs New York Knicks 120-115 W
– Miami Heat vs Cleveland Cavs 100-107 L
– Miami Heat vs Phoenix Suns 135-129 W
5th Eastern Conference
3rd Southeast Division
Analisi
Wade, Wade e ancora Wade! E’ il miglior modo per sintetizzare quanto accaduto nelle ultime settimane al sole della Florida.
Ora, per comprendere al meglio l’attuale momento dei Miami Heat, varrebbe la pena analizzare il rendimento della squadra gara per gara. Pratica che richiederebbe pagine, così possiamo limitarci a qualche dato particolarmente significativo. Con Flash protagonista assoluto.
Ci ripetiamo dai giorni di Pechino, e a questo punto la speranza dei tifosi, alla luce di quanto mostrato sul campo finora, è che per l’mvp non ci si dimentichi di lui.
Un momento importante chiama direttamente in causa il leader, l’uomo simbolo. Ebbene Dwyane ha risposto, eccome. Per esempio viaggiando, in febbraio, a quasi 31 punti e 8.7 assist (addirittura sfiora i 35 punti ad uscita dall’arrivo di O’Neal), ben più della media abituale.
Ma è soprattutto questa seconda statistica, quella relativa agli assist, a far riflettere: ok, gli Heat non hanno un vero play di esperienza, alla posizione 1 gioca titolare l’ottimo Chalmers, che sta facendo benissimo, ma è pur sempre un rookie. E allora, all’occorrenza, sale in cattedra lui.
Due i career-highs sbriciolati in pochi giorni: i 50 punti segnati a Orlando, peraltro inutili nella pesante sconfitta della Amway Arena (ma lì si veniva da un back-to-back), con 4 gare giocate in 6 giorni.
E poi, giusto 48 ore dopo, i 16 assist serviti ai compagni (e 31 punti) nella personale martellata degli Heat alla (passata) crisi dei Detroit Pistons. Prestazione ripetuta nel giorno del ritorno di Shaq a Miami, 16 assist e Suns rispediti in Arizona.
Soprattutto, ma non solo Wade, tuttavia.
La squadra sta cercando di adattarsi ai nuovi schemi imposti dalla presenza di un vero centro d’area come Jermaine O’Neal, da cui ci si aspettano buone cose.
Il debutto non è stato affatto male (17+10 nel successo contro i Sixers), e i compagni stanno cercando di coinvolgerlo il più possibile nei meccanismi di squadra. Meccanismi in parte rivisti, com’era prevedibile: il pallone è finito tante volte in post basso, con il 30enne centro alla 12° stagione Nba che ha fatto il suo. Nulla di straordinario, ma di certo la sua presenza si sente, e in questo modo Miami continua ad acquisire credibilità in vista della volata finale per la post-season.
Era chiaro, e lo era da tempo, che questa fosse la lacuna principale della squadra, colmata ora con l’ingaggio di un giocatore di esperienza, seppure con qualche problema fisico nelle ultime stagioni, e il cui contrattone, per non sbagliarsi, scade l’anno prossimo.
Insomma, se chi ben comincia è a metà dell’opera, per il futuro si può essere ottimisti.
Così come lo si può essere per Jamario Moon, arrivato dal Canada solo da pochi giorni. Il giocatore è andato ad ampliare il ventaglio di varianti tecniche e tattiche a disposizione di Riley e Spoelstra.
Giusto il tempo di ambientarsi, ed è pure arrivata la promozione in quintetto, con Michael Beasley sesto uomo. Soluzione chiaramente temporanea (la prossima stagione sarà diverso), ma efficace, tanto in fase offensiva, quanto in difesa. Moon è un’ala atletica e versatile, discreto realizzatore e difensore apprezzabile.
La gara più attesa
Certamente quella di Atlanta, con la lotta per il quarto posto di conference, che attualmente vede gli Hawks in leggero vantaggio, ma con un duello che difficilmente, se entrambe continueranno a giocare così, potrà coinvolgere altre squadre.
Discreta partita, in sostanziale equilibrio fino all’intervallo, con Atlanta che ha preso il sopravvento nel terzo quarto, vanificando il tentativo di rimonta dei ragazzi di Spoelstra nel quarto finale.
Bene Beasley, in crescita come contributo sia in termini di punti che sotto canestro.
Una delle chiavi, in vista di una futura, possibile sfida playoff, sarà il confronto nel pitturato tra Horford e O’Neal, questa volta nettamente vinto dall’ex campione Ncaa con Florida, autore di una scintillante doppia doppia, con 21 punti e addirittura 22 rimbalzi (career high).
Il centro di Atlanta è rimasto in campo oltre 43 minuti, e proprio questo elemento potrebbe andare in favore di Miami, in futuro. La rotazione degli Heat, oggi come oggi, coinvolge più uomini e consente diverse soluzioni a Spoelstra. Ma O’Neal, e insieme a lui Haslem e le riserve, dovranno lavorare molto sotto le plance.
La gara più bella
Gli Heat di queste settimane giocano bene, aldilà dei risultati ottenuti.
A tratti si è vista una difesa solida ed efficace, come nella gara contro Cleveland, la più bella di questi ultimi giorni.
Miami ha tenuto testa alla più quotata rivale, attuale leader ad Est, con Wade migliore in campo insieme a James. Spettacolari alcune giocate di Flash: una su tutte, la stoppatona rifilata a un avversario a fine terzo quarto. Pazzesca.
Partita di livello che ha mostrato, in certi frangenti, tutti i pregi della squadra della Florida: sprazzi di buona difesa, attacco razionale chiaramente incentrato sul leader, ma con soluzioni interessanti.
Da segnalare anche la buona tenuta a rimbalzo, contro una squadra che, da questo punto di vista, può contare su giocatori abili del esperti sotto canestro (Ilga e Varejao). E buono è stato anche l’apporto di Beasley che, settimana dopo settimana, sembra inserirsi sempre meglio.
In certi momenti, è anche parso che Cleveland, complessivamente di certo superiore agli Heat, possa soffrire la tipologia e l’assetto di una squadra come Miami. Interessante chiave di lettura in vista delle sfide playoff.
Volti nuovi
Se della trade-O’Neal si è parlato tanto, l’ingaggio che Pat Riley ha offerto a Luther Head è passato quasi in secondo piano. Invece la mossa potrebbe rivelarsi utilissima, per l’ultima fase di campionato.
Reduce da tre stagioni in maglia Rockets, che lo scelsero al draft 2005 con la 24° chiamata, la guardia cresciuta a Illinois arriva a South beach con un buon curriculum, e tante aspettative.
Giocatore, a mio modo di vedere, anche un po’ sottovalutato, Head è un discreto difensore ed un ottimo tiratore dalla distanza (quasi 40% in carriera Nba), proprio quel che serve per sfruttare al meglio gli scarichi sulle penetrazioni di Wade.
I cambiamenti nel reparto guardie erano già iniziati da qualche tempo: in febbraio l’utilizzo di Chris Quinn è sensibilmente diminuito, circa 13 minuti a partita, e il probabile inserimento di Head nelle rotazioni di Spoelstra mescolerà ancora le carte in tavola.
E Daequan Cook? Certo, lui non è un volto nuovo. Eppure il fresco vincitore della gara del tiro da 3, sophomore al secondo anno con gli Heat, ha visto scendere sensibilmente le sue percentuali, dopo l’All Star Game. Ma nonostante questo, o forse proprio per questo, la sua importanza per una squadra come Miami sembra decisamente accresciuta rispetto a qualche tempo fa. Lo sa lui e lo sanno gli avversari, che ora lo tengono d’occhio.
In Florida sanno che per vincere, e raggiungere certi traguardi, non basta il miglior Wade, per quanto grande possa essere. Servono altre varianti, le conclusioni dalla distanza, la continuità , una presenza solida sotto canestro.
Brevi
– Non è stato fortunato il ritorno di Shaq a Miami, poco più di un anno dopo il suo addio alla Florida. Gli Heat vincono, lui esce per falli a gara quasi terminata, con 22 punti e 8 rimbalzi in 30 minuti, mentre Beasley e Cook aggiornano i personali career-highs. Sarà per la prossima.
– Non è piaciuto il band-aid look che D-Wade ha sfoggiato per qualche giorno. Dopo le uscite pubbliche, la Nba ha espresso il suo disappunto. Questione di regole.
– I Miami Heat si apprestano a ritirare la prima maglia nella storia della franchigia: l’onore, assolutamente dovuto e meritato, spetterà ad Alonzo Mourning, amatissimo dai tifosi, ritiratosi da poco, al termine di una carriera fatta di 15 stagioni Nba, momenti difficili ma tanti successi. Il 33 di Zo sventolerà dall’alto dell’American Airlines Arena.
– Infine qualche numero. Dall’arrivo di Jermaine O’Neal, Dwyane Wade viaggia a 35.6 punti e 10 assist abbondanti di media a partita. Basta, fermiamoci qui. Ah, una domanda: MVP?