Il rendimento di Odom è fondamentale, in assenza di Bynum…
Dopo aver conseguito 6 vittorie di fila nel periodo immediatamente successivo all’All-Star Game, i Los Angeles Lakers si sono bloccati in due trasferte consecutive, contro i Denver Nuggets e i Phoenix Suns, rimediando delle sconfitte che ci possono stare ma che hanno spezzato il ritmo dei giallo viola.
Mancano 21 partite da giocare e ormai il primo posto nella Western Conference, a dire la verità mai messo in discussione, è quasi raggiunto anche dal punto di vista matematico. Gli Spurs distano ben 8 partite, e un loro recupero appare davvero impossibile.
I ragazzi di Phil Jackson mantengono il primo posto anche nei confronti delle potenze dell’Est, ma la situazione è molto più equilibrata. I Celtics hanno giocato lo stesso numero di partite dei losangelini e hanno due sconfitte in più, mentre i Cavaliers hanno un record di 47-12, e potrebbero pareggiare il 49-12 raggiunto da Bryant e compagni. Più distanti i Magic, a 4 partite dalla vetta.
La lotta per il fattore campo ai playoff, perciò, continua ad essere infuocata, e nessuna delle tre squadre sembra avere la minima intenzione di mollare.
RISULTATI
22 febbraio: Los Angeles Lakers @ Minnesota Timberwolves 111-108 (W)
24 febbraio: Los Angeles Lakers @ Oklahoma City Thunder 107-93 (W)
26 febbraio: Los Angeles Lakers vs. Phoenix Suns 132-106 (W)
27 febbraio: Los Angeles Lakers @ Denver Nuggets 79-90 (L)
1 marzo: Los Angeles Lakers @ Phoenix Suns 111-118 (L)
3 marzo: Los Angeles Lakers vs. Memphis Grizzlies 99-89 (W)
Le squadre allenate da Phil Jackson sono famose per la loro capacità di aumentare il livello del gioco nel periodo che va da metà febbraio in poi, quando si entra nella parte cruciale della stagione. Il ruolino di marcia post-All Star Game recita 7 vittorie e 2 sconfitte: Lakers promossi quindi, ma con riserva, perché al di là delle sconfitte si sono sentiti dei campanelli di allarme nelle gare con Nuggets e Suns, peraltro molto diverse tra loro.
Andiamo con ordine: il 22 febbraio è arrivata una vittoria raggiunta a fatica in casa dei Timberwolves. Le tre stelle dei Lakers hanno fornito un ottimo contributo realizzativo (Bryant 28 punti e 25 a testa per Odom e Gasol, con un buon 30/48 dal campo), ma la difesa è stata molle, permettendo agli avversari di rimanere a contatto fino alla fine e di sfiorare l’overtime.
E’ andata meglio due giorni dopo con i Thunder. Malgrado una netta sconfitta a rimbalzo (45-30), i giallo viola hanno tirato meglio dei propri avversari in tutte le situazioni di gioco, sfruttando la superiorità del proprio roster rispetto a quella degli avversari.
I tifosi presenti allo Staples Center hanno poi assistito ad un autentico show contro i Phoenix Suns. Una partita veloce, impeccabile dal punto di vista offensivo e indirizzata per il meglio fin dal primo quarto, alla fine del quale i padroni di casa si trovavano sopra di 13 punti. D’altronde, se si tira con il 57% dal campo è facile che arrivi una W, e così è stato. I titolari, Bryant in primis, hanno avuto modo di rifiatare data la chiusura anticipata della sfida. Ottimo l’apporto della panchina, con 58 punti messi a referto.
Il giorno dopo la musica cambia, e di molto. In pratica, nell’arco di una notte abbiamo assistito ad una prestazione opposta. 132 punti segnati ai Suns, 79 ai Nuggets, con percentuali da brivido, stavolta in negativo. 9% da 3 con 21 tiri tentati, 30% dal campo, solo 8 punti provenienti dalla panchina…insomma, un disastro. I Nuggets, da parte loro, non hanno fatto molto meglio, tirando con il 14% da 3 e il 41% dal campo, ma tanto è bastato per aver ragione dei loro avversari.
Una serata davvero storta insomma. Per questo vien da pensare che la partita del 27 febbraio sia stato un caso isolato che difficilmente si ripeterà .
Tempo due giorni e si affrontano di nuovo i Suns, stavolta in Arizona. E anche qui arriva una sconfitta, la seconda consecutiva. I Lakers, così come avevano fatto in casa contro gli stessi avversari 4 giorni prima, decidono di giocarsela a chi segna di più, e sbagliano. In particolar modo Bryant non coinvolge minimamente i suoi compagni e chiude sì con 49 punti e 11 rimbalzi, ma anche con 2 soli assist e, soprattutto, 38 tiri presi!
Probabile che Kobe avesse voglia di sfoderare una prestazione leggendaria in casa dell’eterno amico/nemico Shaq, ma la squadra ci ha rimesso dal suo atteggiamento. Prendere quasi 40 tiri, anche se si tira a ridosso del 50%, è un modo per giocare uno contro cinque, e sappiamo che i solisti, sia pure splendidi, non trovano vittorie su un campo da basket.
E infatti la sconfitta è arrivata puntuale.
Due giorni dopo Kobe si calma, prende un numero più normale di tiri (23), infila 31 punti e la squadra vince in casa contro i Memphis Grizzlies. Più attenzione in difesa e una superiorità a livello di talento e di gioco portano una vittoria annunciata, ma comunque importante date le due sconfitte consecutive appena conseguite.
La squadra
Poco da aggiungere all’analisi delle partite disputate nell’ultimo periodo. I Lakers, ancora una volta, hanno dimostrato di avere talento a sufficienza per giocarsela con chiunque, perdendo per una serata storta che più storta non si può (contro i Nuggets) o per una partita impostata male dal punto di vista tattico (contro i Suns).
La lotta per arrivare al miglior record della Lega continua, e c’è il rischio che possa togliere preziose energie ai giallo viola. Si obietterà che anche Celtics e Cavaliers corrono lo stesso rischio, ma le due Conference si trovano su un livello diverso.
I Lakers saranno impegnati fin da subito con una buona squadra ai play-off, mentre Celtics e Cavaliers si troveranno di fronte dei team più abbordabili prima di doversi sfidare tra loro o con l’altra squadra, gli Orlando Magic, che a meno di grandi sorprese può impensierirle. Basti pensare che, ad oggi, i ragazzi di Jackson affronterebbero i Dallas Mavericks, mentre i Cavaliers affronterebbero i Milwaukee Bucks…
I singoli
Pau Gasol è stato nominato miglior giocatore del mese di febbraio per la Western Conference. 21 punti, 11 rimbalzi e 5 assist di media nel corso del mese, che certificano un rendimento davvero ottimo. Pau non si è tirato indietro di fronte alle maggiori responsabilità dovute all’infortunio di Andrew Bynum, e ha risposto presente. Ancora una volta lo spagnolo ha confermato di essere un giocatore completo, sicuramente la seconda stella della squadra dopo Kobe Bryant.
A proposito di quest’ultimo, abbiamo avuto modo di parlare dei suoi eccessi in alcune partite. Non è un caso che in due occasioni Kobe sia andato sopra i 30 tiri tentati e che i Lakers abbiano perso in entrambe le occasioni. Ma la sua importanza per la squadra e la sua capacità di essere un leader e un trascinatore non cambiano. Anche i più grandi sbagliano, ma le ultime stagioni offrono ampie garanzie su quello che sarà l’apporto del numero 24 da qui in avanti.
Anche Lamar Odom si sta confermando ad altissimi livelli da un mese a questa parte. Da quando Bynum si è infortunato il suo minutaggio è salito, e nel mese di febbraio le sue cifre hanno conosciuto un’impennata clamorosa: 16.5 punti, 13.5 rimbalzi e 3 assist di media a partita. Peccato che rimanga un giocatore incostante a livello offensivo, capace molto raramente di sfondare il muro dei 30 punti e più propenso a collezionare un bottino magro in diverse occasioni, come gli 8 punti coi Thunder il 24 febbraio, i 4 coi Suns nella partita del primo marzo o i 2 punti contro i Grizzlies due giorni dopo.
Niente di particolare da segnalare per quanto riguarda il resto del roster, se non che i nuovi acquisti Shannon Brown e Adam Morrison non stanno trovando spazio. Era prevedibile, d’altronde la squadra ha trovato i propri equilibri e i due giocatori non sembrano particolarmente talentuosi.
Mancano 21 partite alla fine della regular season: 9 casalinghe e 12 trasferte, tra cui il lungo tour che va dal 21 marzo al primo aprile, e che vedrà i Lakers impegnati in 7 partite fuori casa per affrontare 6 squadre dell’Est più gli Oklahoma City Thunder. Di lì a poco, i play-off…chi potrà affrontare tutte le avversarie con il fattore campo a proprio favore?