Alla ricerca della continuità 

Tony DiLeo chiama timeout, valutiamo il suo operato.

Rollercoaster. Alti e bassi.

La stagione di Philadelphia procede alla stessa maniera, come una montagna russa, tra alti e bassi. Dopo un paio di buone vittorie arrivano puntuali come orologi svizzeri le solite sconfitte, sprecando larghi vantaggi (Orlando) o completamente inaspettate contro squadre sulla carta inferiori (Oklahoma City).

I problemi sono i soliti che hanno caratterizzato tutta la stagione e la squadra non sembra essere in grado di risolverli, o perlomeno di farlo per due partite consecutive. Contro i Magic è arrivato l'ennesimo blackout dell'ultimo quarto in cui Orlando, pur con un Dwight Howard sotto il par con problemi di falli, è riuscita a segnare la bellezza di 36 punti vincendo la partita in rimonta.

Il giorno dopo contro gli Hornets invece è stata la volta del tiro da tre punti, un 4/16 che a fronte del 10/16 degli avversari è costata la partita. Con la trasferta di Oklahoma City si è invece toccato il fondo, giocando probabilmente la peggior partita stagionale. Questi alcuni dati della preoccupante sconfitta:

* 39% dal campo (28/71) – i Thunder sono una delle cinque peggiori squadre difensive delle Lega per quanto riguarda la FG% concessa;
* 23% da tre punti (3/13) – l'ennesima riconferma che i 76ers sono di gran lunga la peggior squadra della Lega nel tiro dalla lunga distanza;
* 60% dalla lunetta (15/25) – solamente Orlando e Atlanta tirano mediamente peggio di Philadelphia dalla linea della carità ;
* 20 palle perse a fronte di soli 9 assist;
* 11 punti complessivi tra Andre Iguodala, Willie Green e Samuel Dalembert cioè tre quinti del quintetto base.

…e il fatto che si giocasse in back-to-back non può sicuramente essere una scusa. I Thunder addirittura senza i loro due migliori giocatori in Kevin Durant e Jeff Green arrivavano alla sfida trenta partite sotto quota .500, padroni del terzo peggior record dell'intera NBA.

Di Leo or not Di Leo

Sotto la guida di Coach Tony DiLeo il record della squadra parla al momento di 21 vittorie e 17 sconfitte. Sicuramente un buon risultato a fronte del 9-14 con cui si era iniziata la stagione insieme a Mo Cheeks (e Elton Brand, con cui DiLeo non ha praticamente avuto modo di avere a che fare).

Il grande merito dell'ex assistant general manager è stato quello di aver ridato un'identità  alla squadra, di averle permesso di fare quello che sa fare meglio e che l'aveva portata a vincere due partite contro i Detroit Pistons nell'ultima edizione dei Playoffs. Correre. Run with us, come dice il motto di questa stagione.

Tornando ad implementare uno stile di gioco più veloce, votato al contropiede e alla ricerca del canestro facile in campo aperto DiLeo, grazie anche al fatto di non avere una presenza in post basso da “sfamare” di palloni, è riuscito a massimizzare le prestazioni dei vari Iguodala e Thaddeus Young, che giocando in questa maniera possono far valere la loro prestanza atletica, dando così il loro meglio.

Se quindi al nostro “interim Head Coach” va dato il merito di aver riportato la squadra sui binari più e meglio conosciuti non si può comunque certo affermare che stia facendo un lavoro degno della riconferma per la prossima stagione. Mi spiego meglio.

Un bravo allenatore dovrebbe essere in grado di modificare, sempre restando ovviamente all'interno del proprio piano partita, le sue strategie e il suo modo di allenare a seconda di quello che avviene durante i quarantotto minuti. Un matchup favorevole, un giocatore che cavalca una striscia positiva (o negativa), un avversario che si trova in difficoltà  in particolari situazioni sono tutti aggiustamenti che un head coach deve essere in grado di riconoscere e sfruttare a suo vantaggio.

Quello che capita con DiLeo invece non è sempre così. Le rotazioni della squadra sono, da mesi a questa parte, sempre le stesse, partita dopo partita (e se andate a dare un'occhiati ai tabellini noterete proprio come i minutaggi sia pressochè identici): Iguodala, Andre Miller e Young in campo il più possibile con Lou Williams, Marrese Speights e Royal Ivey a spartirsi la maggior parte dei minuti dalla panchina con Reggie Evans e Theo Ratliff usati solamente in situazioni particolari (per esempio quando la squadra avversaria ha più di un lungo pericoloso sotto canestro) e Donnyell Marshall e Kareem Rush relegati in fondo alla panchina.

La stessa cosa avviene con le sostituzioni, che danno l'impressione di essere fatte seguendo una linea già  ben definita a priori e non a seconda di ciò che sta succedendo sul campo. Anche in questo caso, dopo aver visto un paio di partite, noterete come i cambi effettuati da DiLeo avvengano sempre negli stessi istanti della gara e coinvolgano sempre le stesse coppie di giocatori.

Detto questo mi ritengo comunque abbastanza soddisfatto di quello che è stato fatto, DiLeo ha avuto il merito di essere riuscito a cambiare la situazione di una squadra che dopo il primo mese di Regular Season sembrava aver completamente perso la proprio identità  e, cosa ancor più importante, la voglia di giocare e divertirsi.

Credo che il front office, nella persone del general manager Ed Stefanski, abbia fatto una buona scelta affidandogli la squadra. Resto convinto però che DiLeo non sia assolutamente la soluzione ideale per cominciare un ciclo vincente. La prima mossa della prossima Off Season dovrà  per forza di cosa essere quella di trovare un nuovo head coach. Eddie Jordan, Flip Saunders e Avery Johnson sono i nomi che più spesso vengono menzionati.

Pillole

Sconfitte e quarti periodi "¢ Nella gara contro gli Orlando Magic i 76ers conducevano 84-73 ad inizio dell'ultimo quarto, salvo poi venire sconfitti subendo un parziale di 33-16. Si tratta della terza partita stagionale (sconfitte a Denver del 26 dicembre e contro New Jersey il 31 gennaio) in cui Philadelphia ha sprecato un vantaggio in doppia cifra nell'ultimo periodo di gioco.
Nell'intera Lega solamente un'altra squadra, gli Houton Rockets, hanno subito almeno tre sconfitte in questa maniera. In generale invece le sconfitte di 1 o 2 punti sono arrivate a quota sette a fronte di sole tre vittorie con un margine di scarto simile.

Consistenza "¢ I 76ers sono l'unica squadra NBA con quattro giocatori del quintetto base ad aver giocato tutte le partite sin qui disputate. Si tratta di Iguodala, Miller, Young e Dalembert.

18.1 "¢ La media punti di Iguodala, che guida la squadra. Si tratta della seconda media punti più bassa di tutta la Lega per un giocatore che guida la sua squadra in questa categoria. Peggio di lui fa solo Gerald Wallace, dei Bobcats, con 16.3 punti a partita.

Risultati & Classifiche

27/02 – at New York W 108-103
28/02 – vs Orlando L 100-106
02/03 – vs New Orleans L 91-98
07/03 – at Memphis W 110-105
08/03 – at Oklahoma City L 74-89

Record: 3031 (.492%)
7th Eastern Conference
2nd Atlantic Division

Up Next

21 partite in 35 giorni per chiudere questa Regular Season. Si inizia con uno “swing” di tre gare casalinghe contro Toronto, Chicago e Miami per poi volare sulla West Coast per l'ultimo viaggio stagionale in cui si farà  visita ai Lakers, Suns, Warriors, Kings e Blazers. Otto partite di fuoco che risulteranno essere decisive per capire se Phila merita o meno un posto nei Playoffs.

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