Fernandez e la schiacciata-tributo a Fernando Martin
Cambiare senza crescere.
La Lega è piena di esempi di franchigie che hanno provato a dare una scossa alla propria squadra con importanti cambi di roster, anche in corso di stagione. In questo senso gli scambi suonano un po' come la nota carta della disperazione: o la va o la spacca.
Altre volte invece si possono fare dei veri affari ed è per questo che Kevin Pritchard, g.m. dei Trail Blazers, è rimasto attivo fino allo scoccare della trade deadline.
Contrariamente alle attese di molti, Portland affronterà la volata per i playoff con gli stessi ragazzi che fino all'AllStar Game hanno meritato il quarto posto ad Ovest.
We believe in this team – la sentenza finale di Pritchard.
Ci sono molte ragioni per cui in Oregon non ci sono state trade significative.
La prima è che il management ha ritenuto inadeguate le offerte ricevute, non pari al valore di quello a cui erano chiamati a rinunciare.
Le piste che portavano a Stoudemire, Carter e Jefferson non sono mai state seriamente considerate, stando alle dichiarazioni di Pritchard. Il G.M. non rivela quali siano state le trattative condotte con più convinzione, ma fonti vicine alla franchigia sostengono che Pritchard abbia ragionato fino all'ultimo ora con Chicago a proposito di Luol Deng e Kirk Hinrich, i veri obiettivi.
Anche in questo caso Portland non è riuscita ad accaparrarsi il veterano nel mirino. Quel veterano che servirebbe a McMillan, un punto questo su cui tutti concordano. La mia sensazione è che Portland fosse pronta a fare un sacrificio per accaparrarsi un difference-maker, in caso contrario non voleva giocarsi troppe pedine.
Infatti nulla impedisce a Pritchard di riprovarci quest'estate, con tutto i giovani ancora sotto contratto e con gli oltre 12 milioni del contratto di LaFrentz che scadono, consentendo a Portland una notevole flessibilità salariale. Nonostante il caso Miles.
Chi è rimasto deluso dall'immobilismo di Portland può ragionevolmente insinuare il dubbio: non è che si stanno sovrastimando tutti questi giovani atleti? E se un giorno non lontano ci si pentisse di aver rinunciato ai grossi calibri proposti in questi giorni?
Tuttavia sono pienamente d'accordo con Jason Quick dell'Oregonian quando sostiene che questi giovani hanno il 62% di vittorie e sono attualmente la quarta forza ad Ovest. Come possono essere sopravvalutati?
Non è un caso che Pritchard abbia ricevuto così tante telefonate. I Blazers sono pieni di giocatori giovani, bravi, con la testa sulle spalle e con contratti pluriennali molto vantaggiosi. Una vero toccasana, in questi tempi di crisi.
C'è da dire poi che il gm dei Blazers, storicamente, preferisce agire durante la off-season (e nelle ore concitate del draft-day) piuttosto che a campionato in corso. In questo momento una major-move potrebbe richiedere tempo e fatica per ritrovare gli equilibri che in America chiamano chemistry e che giocano un ruolo fondamentale nel successo dell'attuale gruppo. Con un vantaggio di sole tre gare sul nono posto, una trade sarebbe stata doppiamente rischiosa.
Ecco perché, in mancanza di un'offerta irrinunciabile, a Portland è rimasto tutto invariato. Quasi tutto a dire il vero, visto che una transazione c'è stata.
Ike Diogu è stato ceduto ai Kings, in una trade a tre con Chicago che ha fatto arrivare in Oregon Michael Ruffin. L'ala forte ex Bulls è uno dei migliori portatori di blocchi della Lega, anche se complessivamente è un giocatore piuttosto modesto. Quest'anno per infortuni assortiti non ha giocato un solo minuto di regular season e non è chiaro quando potrà tornare a disposizione. Ma il vero plus di questo scambio è meramente economico: i Blazers guadagnano una Trade Exception di 3 milioni di dollari da spendere nei prossimi 365 giorni.
Mercoledì mattina, in occasione della rifinitura pre-partita, McMillan ha chiamato a raccolta i suoi ed ha spiegato ai ragazzi i motivi della cessione di Diogu. Le mille voci di mercato che mettevano quasi l'intero gruppo nella lista di partenza aveva un po' spaventato i ragazzi e la cessione di Diogu sembrava l'inizio di qualcosa di più articolato, aumentando il nervosismo. Coach Nate ha cercato di motivare i ragazzi per la partita contro i Grizzlies. Nella vostra carriera, come nella vita, ci saranno alcune situazioni sulle quali non avrete nessun controllo. Quello che nessuno vi potrà mai impedire è di dare il massimo in campo.
E il lavoro paga.
Ieri a mezzogiorno, al termine dell'allenamento, è stato il turno di Pritchard di confrontarsi con i giocatori. We believe in this team. Non se ne va nessuno, insomma. Gratificati per la fiducia concessa, tutti sono finalmente sorridenti e rilassati. Prima della doccia le mani si uniscono per urlare il solito “together”!
Questa volta però ha un sapore un po' diverso.
Le decisioni del management sono state benedette anche dall'owner della franchigia. Paul Allen ha colto esattamente il punto – racconta Pritchard. – Ha detto 'andiamo in guerra con questi ragazzi e vediamo cosa combinano. In futuro possiamo decidere di cambiare qualcosa, ma ora potremmo fare un enorme errore nel rinunciare a qualcuno troppo presto.'
Ribaltiamo allora la frase d'apertura e consideriamo la nuova strada indicata dalla gestione dei Blazers dell'ultimo triennio.
Crescere senza cambiare!
Almeno per ora.
Pioggie di marzo
Di rientro dall'AllStar Weekend ecco di nuovo disponibile Steve Blake. Due voci statistiche esprimono sinteticamente le qualità di questo ragazzo: 8 assist, 1 palla persa.
Il suo rientro riporta Bayless ai margini della rotazione. Nate ammette che è dura lasciarlo sedere in panchina e precisa che per lui ci saranno ancora occasioni, alla luce delle prove convincenti di quest'ultimo mese e mezzo. Ma per ora le gerarchie sono chiare: è Rodriguez il backup di Blake.
Purtroppo l'infermeria non resta vuota. Nel corso della gara persa contro gli Warriors Greg Oden ha subito un colpo al ginocchio, destro questa volta. Non sembra nulla di serio, ma dopo aver rinunciato precauzionalmente alla sfida rookie-sophomore Greg ha saltato anche la partita contro Memphis, sicuramente non giocherà neppure le prossime due gare e lunedì verrano valutate le sue condizioni, per capire se aggregarlo al gruppo in vista del mini tour di tre partite on the road.
Anche Webster continua a restare in injury-list. Martell risulta ancora una volta in ritardo sulla tabella di marcia che avrebbe dovuto vederlo togliere lo scarponcino proprio in questi giorni. Resta dunque da stabilirsi la data del suo ritorno.
Nelle ultime tre partite di regular season Portland ha centrato due vittorie, la rivincita sui Thunder e la vittoria sui Grizzlies. In quest'ultima occasione Darius Miles è stato ripetutamente fischiato dal normalmente sportivissimo pubblico del Rose Garden.
L'unico vero appunto da segnalare delle gare considerate dall'ultimo team report riguarda Brandon Roy. Ultimamente Brandon si è lamentato degli arbitri, colpevoli secondo lui di non fischiare molti contatti non regolamentari alle difese avversarie.
Da un lato si potrebbe dire che è un peccato vedere Roy iniziare a protestare con gli arbitri: era uno di quei tratti che lo distingueva dalla quasi totalità delle star di questa Lega. Dall'altro lato si potrebbe osservare che tutto il mondo è paese e noi italiani siamo abituati al teatrino dietro a queste pubbliche proteste.
L'unica differenza è che negli States si utilizza una formula linguistica diversa: i think we don't get the respect we deserve.
Il mese di febbraio prosegue ora con due partite al Rose Garden, in successione contro Hawks e Clippers, per poi concludersi con un proibitivo back-to-back in Texas (Houston e San Antonio) e terza trasferta a Minneapolis.
Sarà marzo il banco di prova definitivo, con 16 partite in 31 giorni. Il momento critico si può identificare nella terza settimana del mese, quando in sette giorni giocheranno 5 gare on the road, compresi due back-to-back.
Cercando ancora una volta il bicchiero mezzo pieno, dieci di queste sfide si giocheranno in Oregon. Con la speranza che le frequenti pioggie a Portland non lavino via le promesse.
Frammenti
Rudy quarto ~ Finisce ultimo tra i partecipanti alla gara delle schiacciate, nonostante abbia realizzato forse la più elegante e difficile tra quelle proposte nell'annuale Slam Dunk Contest. Riesce dopo numerosi errori, dovuti in parte anche ad un maldestro Pau Gasol in veste di assist-man. Ma in ogni caso la votazione della giuria è stata davvero discutibile. Il dubbio che fosse già scritto che la finale se la dovessero giocare SuperMan e Krypto-Nate c'è.
Nella prima schiacciata Rudy ha reso omaggio a Fernando Martin, indossando la divisa numero 10 che ai Blazers aveva indossato il suo precursore. Martin, ignoto per alcuni commentatori americani, è considerato uno dei più grandi cestisti della storia del basket iberico. Morto nel 1989 in un incidente stradale a soli 27 anni, è stato il primo europeo ad arrivare in NBA senza passare dalle Università americane.
Rudy secondo ~ Fernandez è il secondo classificato della graduatoria FIBA European player of the year (2008). Il riconoscimento è andato al connazionale Pau Gasol, ma Rudy si è piazzato davanti a mostri sacri come Dirk Nowitzki (terzo) ed Tony Parker (quinto). Quarto, e primo tra i non “americani”, il lituano Ramunas Siskauskas.
Rudy primo ~ Con una striscia aperta di 32 partite di fila con almeno una tripla seganta Fernandez continua ad aggiornare il record di sempre per un rookie in questo particolare dato statistico. Non fosse stato per una gara a dicembre contro i Celtics, per lui si tratterebbe di un incredibile percorso netto.
Scores & standings
Wed 11/02 vs Oklahoma City W 106-92
Thu 12/02 @ Golden State L 98-105
Wed 18/02 vs Memphis W 90-94
next:
Fri 20/02 vs Atlanta
Sun 22/02 vs LA Clippers
Tue 24/02 @ Houston
Wed 25/02 @ San Antonio
Fri 27/02 @ Minnesota
Record: 33-20 (62,3%)
4th Western Conference
2nd NorthWest Division