Kevin Garnett e Rajon Rondo saranno fondamentali per cercare il repeat dal prossimo aprile
Eccoci arrivati a metà del cammino di questa stagione che segue il primo campionato vinto, e diciassettesimo totale, dopo ben 22 anni di assenza. Come stanno andando i Celtics? E come è presumibile che andranno nel prosieguo di questa stagione? Vediamolo insieme.
La vittoria del titolo lo scorso giugno è stata molto emozionante per i tifosi dei Celtics, ma non solo. È stata la concretizzazione del fantastico lavoro di Ainge da quand'è stato assunto come general manager dei Boston Celtics con l'aiuto dei proprietari che hanno sempre creduto in lui, è stato il duro lavoro del coaching staff, dal capo allenatore Rivers a Thibodeau e gli altri, è stato il bel lavoro dei giocatori che hanno vinto meritatamente sul campo con una galoppata trionfale in regular season, ma con qualche incertezza ai play-off, conclusi alla fine brillantemente, confermando che la difesa vince sull'attacco e che l'organizzazione vince sul singolo.
Il caso James Posey
Dopo i tripudi ed i festeggiamenti era lecito attendersi, se non un rafforzamento, almeno la conferma del roster che ha vinto il titolo, ed invece in estate, nonostante la rifirma di Eddie House e Tony Allen, i tifosi sono rimasti perplessi per aver visto andar via James Posey: come mai non è stato firmato? Poiché non c'è una dichiarazione ufficiale che possa chiarire il motivo della sua dipartita, vediamo i possibili motivi che hanno spinto la dirigenza a lasciarlo andare.
Per quello che noi sappiamo il giocatore non era per nulla dannoso per lo spogliatoio e non ha mai creato problemi se non agli avversari in campo. La sua caratteristica peculiare è che non è interpretabile dalle statistiche come un normale giocatore perché svolge molte cose che non vengono segnate nel tabellino e che sono molto utili alla squadra per raggiungere la vittoria. E quando sono segnate non è ben mostrata l'importanza della sua presenza in campo. Vediamo un esempio: se durante lo svolgimento di una partita la squadra per cui milita è in vantaggio raramente Posey segna molti canestri o prende tanti rimbalzi, ma se nel finale di gara la squadra avversaria sta recuperando è facile che il giocatore inizi a segnare, a rubare palloni importanti, a dare i giusti blocchi per liberare i compagni, così nel tabellino risulta soltanto il suo gioco nel finale, ma non dice che la sua presenza è stata importante per la vittoria della sua squadra.
Come mai quindi un giocatore così importante non è stato trattenuto? Le risposte probabilmente sono due: salary cap e crescita del roster. È importante ricordare che le squadre sportive nordamericane, a differenza di quelle europee o sudamericane, vogliono ottenere non solo il risultato sportivo, ma anche il guadagno economico e quindi cercano di non accollarsi spese eccessive, inutili o non necessarie, ed il contratto di Posey chiamava poco più di 6 milioni di dollari a stagione di media, cifra che i Celtics erano anche disposti a pagare, ma per 3 anni e non 4 come alla fine offertogli dagli Hornets.
La mancanza di un anno di contratto (poi concretizzatosi in 6,9 milioni di dollari a New Orleans) valeva la privazione di un giocatore così importante? Per completezza è giusto ricordare che i Celtics, poiché sono sopra il salary cap, per ogni dollaro che avrebbero dovuto dare al giocatore ne avrebbe dovuto dare altrettanti alla NBA come tassa per aver sforato il tetto salariale e poiché attualmente i Celtics hanno un monte salari totale di 80 milioni di dollari, sarebbe salito a ben 86 milioni a cui andrebbe aggiunto una trentina come tassa, cifra che probabilmente i proprietari dei Celtics hanno giudicato troppo alta.
Ma se la franchigia bostoniana ha dovuto aspettare ben 22 anni per vincere un titolo, perché non proseguire cercando di ottenere con decisione il repeat, ovvero perché non battere il ferro finché è caldo? Per la probabile risposta a questa domanda veniamo alla succitata crescita del roster, infatti si è valutato che i giovani Celtics potessero, con la loro naturale crescita, compensare alla dipartita di Posey. Sapremo solo a giungo se l'obiettivo (ovvero il titolo NBA) è stato raggiunto, ma nei commenti dei singoli giocatori potremo fare un piccolo bilancio.
Questa ovviamente è solo una nostra ipotesi, ma riteniamo che sia molto vicina alla verità , quindi per noi è più facile che sia "colpa" di Grousbeck (ovvero quello che caccia la grana) piuttosto che di Ainge non aver ancora a roster Posey, ma si sa, col denaro degli altri sono tutti delle cicale.
La stagione
L'inizio della stagione è stato sostanzialmente simile a quello dell'anno scorso, con i Celtics padroni dei campi che calcavano, la differenza è stata la caratura delle avversarie, infatti ben tre squadre si sono affiancate ai biancoverdi in testa alla classifica generale, Cavaliers, Lakers e Magic, le quali sostanzialmente hanno fatto gara a parte, con notevoli distacchi rispetto alle altre formazioni. Risulta evidente che, memori dell'anno scorso, le squadre con reali possibilità di vincere il titolo abbiano pensato che non fosse il caso di rischiare di lasciar scappare i Celtics per dargli la possibilità di avere il vantaggio del fattore campo per tutti i play-off, ed anche loro hanno iniziato a vincere fin da subito.
I Celtics quest'anno erano in vena di ritoccare qualche record, di cui il più eclatante è stato quello del maggior numero di vittorie consecutive nella storia dei Celtics, alzato a quota 19. Uno straordinario risultato se teniamo conto che spesso in passato la squadra bostoniana ha avuto formazioni vincenti, e nonostante questo mai in passato è stato possibile vincere 19 volte consecutive.
Com'era prevedibile però dopo la striscia di vittorie ne è iniziata una fatta di sconfitte di cui molte evitabili. Fermo restando che la storia dice che è molto probabile che una squadra che mette assieme una lunga striscia di vittorie alla fine di questa può perdere molte volte, i Celtics sono caduti pesantemente in questo circolo vizioso uscendone solo dopo 7 sconfitte e 2 vittorie facendo registrare subito dopo un'altra striscia vincente di 12 partite. Una prima parte di stagione caratterizzata da strisce quindi per i Celtics.
Bisogna anche tener conto che finora hanno giocato ben 55 partite, assieme ai Raptors sono la squadra che ne ha giocate più di tutti, guardando le dirette interessate sono avanti di 4 partite contro Cleveland ed Orlando e 3 partite contro i Lakers. Bisogna anche contare che l'anno scorso al momento della pausa per l'ASW i Celtics avevano giocato ben 5 partite in meno e che il bilancio rispetto alla stagione passata è leggermente migliore, ma rispetto ad un anno fa i confronti contro le squadre migliori sono peggiori: 6-2 l'anno scorso contro Lakers, Spurs e Cavs contro il 1-4 di quest'anno.
In questa pausa dell'All-Star Weekend sono due i biancoverdi che parteciperanno attivamente alle manifestazioni di Phoenix, Pierce e Garnett, tutti gli altri si riposeranno dedicandosi ad altre attività : c'è chi gioca a golf (House), chi se ne andrà a spendere soldi nei negozi di Las Vegas strip (Rondo e Powe), chi va in vacanza in Messico (Davis) e chi se ne va a casa a Houston (Perkins).
I giocatori
Vediamo ora come si sono comportati i giocatori finora elencati in ordine d'importanza all'interno della squadra e cosa potranno fare fino a fine stagione con un'avvertenza: tutte le classifiche sono indicate con solo i giocatori qualificati (ovvero che hanno raggiunto la quantità minimo per entrare in classifica) tranne un caso che sarà indicato.
Prima però, a dispetto di quello che i meno attenti potrebbero pensare, nessuno giocatore dei Celtics gioca molti minuti, infatti solo Paul Pierce e Ray Allen sono in classifica tra i primi 50, esattamente il primo è 25° e gioca 37 minuti mentre il secondo è 37° e gioca 36,2 minuti di media, decisamente bassi rispetto agli altri giocatori della NBA.
Paul Pierce
Chi si è fatto confondere da una partenza senza troppi lampi nelle ultime settimane si è sicuramente ricreduto, infatti quando vuole, ma soprattutto quando serve, Pierce c'è, è presente e lo fa sentire con tutta la sua classe sul parquet. Probabilmente si sta risparmiando, oppure non serve che metta tutto sé stesso ogni volta che scende in campo perché anche altri giocatori ai Celtics possono giocare molto bene, ma quando mancava Garnett, oppure quando la squadra faticava, il giocatore si è preso le sue responsabilità e ha portato a casa i risultati positivi. La distribuzione di responsabilità si riflette anche sulla media punti che è sotto i 20 (19,9 per la precisione), valore che lo posiziona solo al 21° posto, ma ovviamente è meglio vincere il titolo che la classifica marcatori. In classifica risulta anche come assistman (44° con 3,8 assistenze), tiri liberi (35° con un'ottima media di 85,3%) e rimbalzi difensivi (36° con 5 carambole nella propria metà campo a serata). Purtroppo figura anche nelle palle perse essendo ben 17° con 2,8 palloni persi di media, dovuto però al fatto che nei momenti caldi spesso decide di dirigere lui la squadra. Per finire come efficienza (quell'elaborata formula che dovrebbe raggruppare le statistiche del giocatore) è solo 38° con un valore di 19,4 sempre perché le responsabilità sono distribuite tra i vari giocatori all'interno della squadra impedendogli di emergere. Riuscirà a fare il bis come MVP delle Finals?
Kevin Garnett
Chi ha avuto un danno maggiore sulla sua immagine pubblica di grande dominatore è stato proprio Kevin il quale, abituato a collezionare grandi numeri grazie al suo talento a Minnesota, ora a Boston è "costretto" a limitarsi perché con lui ci sono anche altri campioni, ma il giocatore ha accettato di buon grado questa situazione, e ha avuto ragione visto che ha poi vinto il titolo. I suoi punti infatti sono scesi a 16,4, livello mai raggiunto dopo il primo anno NBA e che lo posiziona al 43° posto nella Lega, la percentuale dal campo però è di ottimo livello con il 52,5% raggiungendo il 13° posto, bene anche le stoppate al 27° posto con 1,23, risulta anche 14° nelle doppie doppie con 22, 38° nei tiri liberi con l'83,8%, 14° nei rimbalzi totali con un 8,9, 8° nei rimbalzi difensivi con un ottimo 7,5 e concludiamo questo lungo elenco di posizioni in classifica generale con il 35° posto nelle palle rubate con 1,17. Per finire il giocatore risulta 21° nell'efficienza con 21,9, il che dimostra dove potrebbe arrivare se avesse la squadra tutta per sé, ma anche un anello in meno. Ora che il titolo di MVP delle Finals è stato intitolare al suo mentore Russell crediamo che cercherà di fare di tutto per conquistarlo.
Ray Allen
A differenza dell'anno scorso quando non ha giocato come sapeva per i noti problemi al piede, quest'anno ha iniziato molto meglio contribuendo in modo molto attivo alle vittorie Celtiche. Gli rimane sempre il vizietto di mettere il tiro decisivo, preferibilmente tre punti, per vincere l'incontro, cosa che non è di certo da buttare soprattutto in chiave play-off. Anche la sua media punti, come gli altri due, soffre avendo solo il 17,9 di media posizionandosi al 33° posto, nella percentuale da tre ha il buon 40,2% che lo posiziona al 43° posto mentre la percentuale dal campo, molto vicina al 50% (49,1% per la precisione), gli dà la possibilità di occupare la 32° posizione. Il suo cavallo di battaglia però sono i tiri liberi che lo vedono titolare di una percentuale stratosferica del 94,6% che lo vedono dietro solo a Calderon capace di una percentuale fantascientifica del 98%. Un Ray Allen così in forma potrà essere il terrore di ogni difesa.
Rajon Rondo
É il giocatore che più di tutti ha migliorato il proprio gioco arrivando a livelli impensabili quando è entrato nell'NBA. Ora pure il PGA Tour lo rispetta ed esegue i suoi dettami. Incredibile l'incremento di assist, che ha raggiunto la media considerevole di 8,5 pari al 5° posto assoluto con la sesta posizione se si conta il rapporto assist/palle perse con un ottimo 3,12, le doppie doppie sono 10 da inizio anno il che lo posiziona al 44° posto, ottima anche la sua percentuale dal campo con il 50,3% che vuol dire il 21° posto, decisive le 2,04 palle recuperate che lo indicano addirittura 4° mentre le 2,7 palle perse lo vedono al 21° posto. Per finire l'efficienza lo indica al 43° posto pari a 18,9. Quello che non viene considerato dall'NBA però solo le triple doppie, traguardo che Rondo ha raggiunto per ben 2 volte quest'anno, e sarebbe riuscito a metterne assieme almeno altrettante se Doc non lo avesse richiamato in panchina nelle occasioni in cui il risultato finale positivo era già acquisito. Sarà una pedina fondamentale per la caccia al secondo titolo consecutivo.
Eddie House
Dopo un inizio molto stentato si è progressivamente sbloccato e recentemente il suo tiro da tre punti è risultato decisivo in molte occasioni, proprio com'è successo anche l'anno scorso, infatti le sue percentuali da tre punti sono molto alte, ben il 42,1%, ventesimo nell'intera NBA. Purtroppo la cronica mancanza di un cambio per Rondo lo costringe ad entrare in campo come play, cosa che lui non è e che lo mette molto spesso in difficoltà impedendogli di rendere al massimo come tiratore e si spera che nel futuro possa giocare solo come guardia tiratrice, ruolo che gli calza a pennello.
Kendrick Perkins
Se non avesse avuto un riacutizzarsi dei problemi alla spalla destra avrebbe potuto proseguire nei suoi miglioramenti già mostrati ad inizio stagione, purtroppo gli stop gli hanno procurato dei vistosi rallentamenti nella crescita. Nonostante questo nelle stoppate ha un buon 1,76 di media che lo posiziona 11° in classifica generale e sarebbe pure secondo nell'intera NBA come percentuale dal campo con il 58,9% se tirasse un po' di più, inoltre è 25° nei rimbalzi totali con un buon 7,9 di media, 32° nei soli rimbalzi difensivi e ben 18° in quelli offensivi. Purtroppo ci sono anche le negatività , come un numero di falli molto elevato, 3,3 di media finora, che lo posiziona nella top ten NBA e figura anche 49° come palle perse con 2,1 di media. Se riuscirà a lasciarsi alle spalle i problemi fisici potrà ancora contribuire attivamente al tentativo di repeat.
Leon Powe
Ala grande il un corpo da ala piccola, è un gran lottatore, sembra che consideri la partita che sta giocando come l'ultima della sua vita, e considerato il suo passato e gli infortuni che ha subito, è difficile dargli torto. La sua ferocia la si nota in ogni momento del suo trascorrere sul campo da gioco nei rimbalzi, nelle schiacciate, nelle palle rubate. Nonostante rimanga in campo meno di 16 minuti per gara è 40° nei rimbalzi offensivi con un buon 1,9 di media. Da lui non ci si può che aspettare la stessa fortissima intensità mostrata in passato.
Brian Scalabrine
Dopo una brutta stagione passata, Brian sta dando quello che ci aspettava al suo arrivo a Boston, anzi di più perché, a parte il tiro da tre punti, nessuno poteva immaginare che potesse mettere in campo una difesa molto attenta ed efficace, tenendo anche conto che i suoi limiti fisici e tecnici non sono di certo pochi. È il classico giocatore che offre più di quello che è lecito aspettarsi e per questo il pubblico lo adora, anche se il fatto d'essere bianchissimo di carnagione, l'unico in roster attualmente, può avere la sua importanza. L'anno scorso non è stato inserito nei giocatori attivi nei play-off, la sensazione è che quest'anno li farà e che potrà dare il suo apporto.
Tony Allen
Come detto sopra, si presume che parte della scelta di non rifirmare Posey sia stata la possibile presenza in roster di Tony (poi firmato per due anni) e da lui quindi ci si aspettava un deciso aumento di gioco e responsabilità , ma il giocatore finora non ha risposto come da attese. Persa ormai la capacità di difendere con attenzione ed aggressività , il suo gioco d'attacco non è migliorato granché e quindi attualmente si limita a sostituire Pierce quel tanto che basta per dargli qualche minuto di riposo. Una vera delusione che difficilmente potrà modificare nei prossimi mesi (e probabilmente anche anni), quindi per lui si prospetta una discreto giocatore di riserva e nulla di più con qualche bello sprazzo di buon gioco.
Glen Davis
Contrariamente alle previsioni, Davis non è riuscito ad incrementare il proprio rendimento sul campo, ma stranamente ha avuto molte occasioni per farsi notare, fallendole quasi tutte. Ha anche avuto occasioni in cui si è distinto, ma sono stati solo episodi sporadici. La sensazione è che possa essere stato messo in vetrina per eventuali trade, altre spiegazioni sono difficili da trovare per questa reiterata stima nei suoi confronti.
Gabe Pruitt
L'anno scorso si parlava molto bene di lui nonostante il minutaggio decisamente basso ed all'inizio di questa stagione alle parole di stima sono seguiti i fatti con un incremento della sua presenza in campo con prestazioni peraltro alterne. Ad un certo punto la fiducia in lui è scesa e quindi la squadra è stata privata dell'unico cambio credibile di Rondo. Se non salirà di livello è facile che sarà scambiato o lasciato andare a breve.
Bill Walker
Acquisito dai Celtics come seconda scelta, dopo un periodo passato nella D-League assieme all'altro Celtic Giddens, ha superato il compagno nonostante JR sia stato chiamato nel primo giro di draft e solo Bill è rimasto a Boston. Ha grande atletismo ma deve lavorare su tutto il resto del suo gioco, e lo farà perché ha grande determinazione, ma non è detto che ci riesca.
Patrick O'Bryant
Aveva detto che a Golden State non lo hanno valorizzato ed impiegato per il suo reale valore, aveva detto che in una squadra diversa avrebbe potuto dare di più, invece scalda la panchina ogni sera e gioca pochissimo (53 minuti totali finora). Dice Doc di lui: "solo perché sei lungo non significa che devi giocare, lavora ogni giorno e se fosse pronto giocherebbe, ma sapete cosa vi dico? Abbiamo deciso che non è pronto". In campo è mollo, totalmente indifferente al risultato dell'incontro e con una totale assenza di aggressività : una vera delusione.
J.R. Giddens
Che dire su di lui? Nella D-league ha giocato più che discretamente, ma i Celtics hanno preferito trattenere Walker a Boston e rimandarlo nella lega di sviluppo, evidentemente non è ancora pronto (se mai lo sarà ) per giocare nella NBA.
C'è un'altra statistica che l'NBA ha caricato sul suo sito e riguarda il rating per i campionati fantasy con le squadre compilate dai tifosi. In questa classifica vediamo Garnett al secondo posto, Pierce al quarto e Ray Allen al settimo per punti per gara: un ottimo riconoscimento.
Il coaching staff
Dopo un'ottima stagione conclusa con il titolo NBA, anche per coach Doc Rivers ed assistenti è arrivato il momento di dover dimostrare di potersi ripetere, e questo equivale soprattutto a capire gli adeguamenti avversari e quindi trovare ed applicare correttamente le adatte contromisure.
L'episodio più eclatante di adeguamento avversario è il famoso lungo che i Knicks avrebbero messo addosso a Rondo per occludergli la visuale e bloccare il gioco dei Celtics. Ci permettiamo però di essere scettici sul tipo di soluzione proposta per bloccare Rondo, o meglio su quella adottata dai Knicks, prima di tutto perché era un periodo in cui la squadra nel suo complesso non giocava bene, ed inoltre un lungo dev'essere estremamente veloce per bloccare Rondo, altrimenti in condizioni normali gli andrà via da tutte le parti, e non vediamo quale lungo possa tenergli testa in velocità , inoltre non si sono viste molte altre squadre che hanno riproposto questa soluzione per fermare i Celtics.
In stagione non sono stati proposti molti adeguamenti degli avversari all'eccellente difesa creata da Thibodeau, sembra piuttosto che i Celtics facciano più fatica del solito a metterla in pratica, probabilmente per mancanza di Posey che riusciva ad applicarla in modo eccellente e forse anche che il dispendio di energie è tale che i giocatori preferiscono utilizzarla soltanto in momenti specifici, ma probabilmente la vedremo in azione più spesso ai play-off.
Il prosieguo della stagione
Cosa possiamo aspettarci dai Boston Celtics per la seconda parte della stagione ed i play-off? Lo scenario più probabile è che Celtics, Cavs e Lakers combattano per il primato della lega fino all'ultima settimana ed in questo contesto i Lakers potrebbero far valere il loro vantaggio negli scontri diretti sia contro Boston che contro Cleveland, mentre le due franchigie dell'est sono 1 pari e varranno molto le sfide del 6 marzo a Boston e del 12 aprile a Cleveland.
Se l'anno scorso durante i play-off i Celtics hanno fatto molto valere il fattore campo acquisito in stagione, la nostra sensazione è che quest'anno possa contare molto meno questo vantaggio perché le squadre si conoscono di più e questo fattore potrebbe sopperire al giocare in campo avverso.
Per Orlando invece si può supporre che non possa tenere questo ritmo, ne eravamo convinti prima dell'infortunio di Nelson, lo siamo molto di più ora. È sempre difficile vedere delle squadre oltre l'80% di vittorie, vederne ben 4 fino a qualche settimana fa era un'eccezione che doveva prima o poi terminare, come sta succedendo nelle ultime partite in cui Orlando sta già iniziando a perdere contatto e si può supporre che possa continuare nelle prossime settimane. I Magic hanno dalla loro anche una struttura di gioco meno solida delle altre perché basata troppo sul tiro da tre punti, gioco che può essere utile per vincere qualche gara, ma alla lunga può creare più problemi di quelli che può risolvere.
Vedremo quindi un finale di stagione molto combattuto e dei play-off estremamente equilibrati, uno spettacolo tutto da gustare.