Nelson e Rondo: i 2 playmaker da titolo che non ti aspetteresti mai…
Talvolta succede di imbattersi in giocatori speciali.
Ma non necessariamente perché siano dei fenomeni o perché abbiano storie incredibili; piuttosto perché mettono in campo un qualcosa in più degli altri, e te lo trasmettono questo qualcosa; spesso, questo accade perché hanno qualche rivincita da prendersi.
Rajon Rondo e Jameer Nelson sono due point guard Nba, il primo gioca per i Boston Celtics e ha un anello al dito mentre il secondo per gli Orlando Magic e, a prima vista, sembrano non avere niente in comune se non il ruolo in cui giocano e la lega cui appartengono.
In realtà , hanno diverse affinità : sono due giocatori straordinari, sono decisivi, seppur per diversi motivi, per le loro squadre, e, infine, sono accomunati dal fatto di essere stati costantemente sottovalutati durante le prime esperienza nell’Nba. Giocatori speciali si diceva poc’anzi: conosciamoli meglio.
Jameer Nelson è nato nel 1982 a Chester (Pennsylvania) e a 18 anni, nel 2000, ebbe inizio la sua carriera NCAA in un’università di Philadelphia, la St Joseph’s University, dopo aver vinto due campionati statali alla Chester High School.
Sin dagli esordi con la maglia dei St. Joseph Hawks, Jameer lasciava intravedere un grande potenziale come futuribile point guard Nba (vi basti sapere che fu nominato National Freshmen of the year, per intenderci rookie of the year).
Durante la successiva stagione da sophomore collezionò medie invidiabili: quasi 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist ad allacciata di scarpe; al termine di questa stagione, nell’estate del 2003, Jameer si dichiarò eleggibile al draft Nba, per poi rinunciarvi per poter avere un prospetto migliore l’anno successivo.
Nella stagione 2003-2004, nell’anno da junior, condusse i suoi Hawks al miglior record della loro storia (30-2) e ad una manciata di secondi dalla final-four (sconfitti da Oklahoma State). Con lui a St Joseph’s, quella stagione, a formare una grande coppia di esterni, giocava un certo Delonte West (oggi fedelissimo di LBJ a Cleveland che fu scelto al draft dai Celtics): i due formavano la miglior backcourt della nazione, tesi unanimemente riconosciuta dalla critica di allora.
Nel draft del 2004 Jameer venne chiamato per ventesimo dai Denver Nuggets, che immediatamente lo girarono ai Magic (per una prima scelta al draft 2005), nonostante in molti scommettessero su una sua chiamata tra i primi 10.
Durante la prima stagione in Nba è spesso partito dalla panchina come backup di Steve Francis e la critica si dimostrava spesso aspra nei suoi confronti, accreditandogli solamente un ruolo da specialista nel tiro; prima della fine della regular season, però, grazie allo spostamento di Francis a shooting guard, Jameer entrò in quintetto per non uscirci più.
Nonostante la stabilità nella starting lineup e la costanza di rendimento, fino a qualche mese fa Jameer non è mai stato considerato una tra le top guard Nba, né dalla stampa né dagli addetti ai lavori.
La cronaca odierna, decisamente ricreduta, ci restituisce un giocatore determinante nelle gerarchie di Orlando e, soprattutto, in crescita esponenziale: in media mette a referto 17 punti, sforna 5 assist abbondanti e cattura quasi 4 rimbalzi ad ogni palla a due; ma soprattutto, è un giocatore barometro dei Magic considerando che nelle partite vinte le medie sono 18 punti e quasi 6 assist, mentre nelle sconfitte precipitano a meno di 13 punti e 4 assist.
Rajon Rondo è nato a Louisville (Kentucky) nel 1986, nella sua città natale frequentò la Eastern High School, per tre anni (medie sopra i 20 punti e i 10 assist nell’anno da junior), per poi trasferirsi alla Oak Hill Academy in Virginia dove fu nominato fra gli All-American; Rajon diventò famoso nel suo Stato ancora prima di iniziare la stagione con University of Kentucky: infatti, il suo rifiuto di vestire la casacca della squadra dell’università della sua città optando per i rivali dei Wildcats fece notizia. Rondo a Kentucky collezionò sin da subito prove convincenti, anche se il suo team fallisce l’ingresso alle final-four sia nell’anno da freshman che in quello da sophomore.
Quest’ultimo però è per Rajon l’anno della svolta personale: racimolò la bellezza di 11 punti abbondanti, 6 rimbalzi, 5 assist e 2 rubate ad allacciata!niente male vero? E invece nessuno sembrava accorgersi di lui.
Nonostante la molta diffidenza nei suoi confronti al termine della stagione il Kentucky kid si dichiarò per il draft 2006. Addirittura alcuni siti specializzati (che dovrebbero occuparsi d’altro visto i risultati) lo ipotizzarono a inizio secondo giro: lo sceglie Phoenix alla 21, tecnicamente, ma la scelta fu pilotata dai Boston Celtics che ne acquisirono subito il contratto. La stagione del debutto fu condizionata dal rendimento della squadra: I Celtics (nell’ultima stagione prima dell’era big-four, io comprendo sempre anche Rondo) chiusero 24-58 una delle peggiori stagioni della storia della franchigia.
L’annata di Rajon è segnata dall’alternarsi in campo con Delonte West (già sentito in qualche storia Nba?), da medie comunque non negative (6 punti, quasi 5 assist, quasi 2 rubate), ma da pochi apprezzamenti della stampa e dei front offices. Dicevano fosse solo un buon difensore.
La stagione successiva, quella del titolo, ha segnato, a dispetto di tutti, la sua consacrazione: è presto divenuto un fedelissimo di KG grazie alla grinta e alla dedizione mostrate nella metà campo difensiva (2 rubate e quasi 5 rimbalzi a partita), ma ha saputo mettersi in mostra anche in fase di play-making e di conclusione: quasi 11 punti e 5 assist ogni volta che Perkins si è presentato alla palla a due. Non saranno numeri da quinto Beatles, ma da quarto big dei Celtics sì; e c’era chi diceva che valesse un inizio di secondo giro.
Ora che li abbiamo conosciuti, analizziamo tecnicamente le due nostre point guard; Rondo e Nelson, oggi, sono due giocatori elettrizzanti, speciali, appunto.
Speciali, come cercavo di spiegare qualche riga fa non vuol dire fenomeni.
Rondo lotta su ogni pallone in difesa, ha la grinta di un leone e si suda ogni recupero, Nelson col suo fisico sarebbe tagliato fuori da ogni logica di squadre da titolo ma ha un computer che ragiona su ogni singola situazione come cervello e due mani che profumano di bucato appena fatto.
Speciali, dunque; ovvero in grado di fare la differenza, di essere barometro di squadre da titolo partendo da un livello basso sia di capacità fisiche (Nelson) o tecniche (Rondo) sia da un livello modestissimo di considerazione iniziale nella lega.
Come accennavo, Rondo e Nelson a livello tecnico non sono giocatori simili, anzi, in campo hanno un modo di giocare opposto; se da un lato il play di Boston viene celebrato per la sua difesa, quello dei Magic è un play “offensivo”, grande passatore e ottimo tiratore.
Entriamo più nello specifico: Rondo secondo il mio parere è un difensore sopravalutato e un attaccante sottovalutato; se è vero che la difesa dei Celtics inizia emotivamente da Garnett ma tecnicamente con Rondo che pressa alto la point guard avversaria è altrettanto vero che in una squadra con l’intensità difensiva coinvolgente di Boston potrebbe difendere, e bene, chiunque (per informazioni chiedere a Eddie House).
Sull’altro lato del campo Rondo è considerato un pessimo attaccante; al di là degli assist e dei punti (8 e 11 a partita, bene direi) sono convinto di due cose: il tiro laterale dalla media e la penetrazione al ferro sono due armi molto incisive, tant’è vero che spesso il tiro sulla sirena i compagni lo lasciano prendere al loro play.
Inoltre, Rondo è un giocatore che ha cuore da vendere: dalle parti della Rupp Arena si sente spesso dire “never make an ultimatum to a Kentucky player”. Mai modo dire fu così azzeccato.
Nelson, invece, come anticipato, è una point guard “offensiva” che però, non lasciamoci ingannare dalle apparenze, non è classificabile come specialista ma è in grado di fare tutto, e bene.
Ottimo acume tattico, mani competenti, buonissima meccanica di tiro e grande tempismo e precisione nei passaggi ne fanno un play completo e micidiale. Le medie di Nelson questa stagione sono da capogiro: le abbiamo viste qualche riga fa e sono numeri da giocatore completo.
Inoltre è un giocatore che sa farsi carico delle responsabilità della squadra: riesce sempre a proporre soluzioni offensive adeguate sia partendo dal palleggio che palla in mano e sa distribuire ottimamente i giochi fra tutte le bocche di fuoco dei suoi Magic (Howard, Lewis e Turkoglu in prima battuta).
A mio modo di vedere, parlando di Eastern Conference, siamo di fronte a due dei playmaker più efficaci: considerando che Iverson è un caso a parte (in positivo ovviamente) e non è una point guard in tutto e per tutto, Rondo e Nelson insieme con Bibby e Rose sono i più completi.
[NDR: articolo realizzato prima dell'infortunio di Nelson]