Carlos Boozer sempre nell'occhio del ciclone…
Adesso vi spiego il mio dramma.
Circa 4 anni fa nello Utah, c'era il deserto. La calma dopo la tempesta.
Non è facile sopravvivere ad una ventina d'anni di pick'n roll spinto, con una coppia che ha fatto man bassa di statistiche per tutta la lega senza mai portare a casa l'argenteria.
Ma nello Utah, siamo fatti cosi, conta vincere certo, ma conta anche pensare che uno dei coach più preparati della storia del gioco, possa chiudere in bellezza anche senza titoli.
Conta pensare che una delle power forward piu forte del gioco nonché uno dei primi due marcatori del parquet, possa terminare la sua blasonata ed indistruttibile carriera da infortunato, perdente ed ugualmente vincente.
Da noi nello Utah conta pensare che il miglior play maker puro di sempre, che di assistenze ne ha distribuite come nessuno, possa chiudere anche lui con un pugno di mosche ed ugualmente indimenticabile ed indimenticato.
Da noi queste cose contano. Eccome se contano.
Perchè la dura legge del gol vale anche nella palla a spicchi. Non solo.
A questi illustri perdenti noi si fa pure la statua.
Abbiamo già provveduto per i due ritirati esecutori e metto due euro sulla statua nel giro di due anni, dopo che l'illustre direttore Jerry avrà detto basta.
Noi si è fatti cosi, perchè si crede nelle tradizioni, perchè ci si affeziona agli uomini e non solo ai giocatori e perchè in fondo non ci piace cambiare cosi di frequente.
Si chiama programmazione, si chiama pianificazione, si chiama anche staticità manageriale, ma si chiama anche 'lasciare che le situazioni si evolvano' e seguano il loro corso. L'arte della pazienza e del saper aspettare. Anche se poi ciò che aspetti non arriverà mai.
Una controtendenza rispetto al dilagante e becero, 'tutto e subito'.
Noi cosi siamo. E lo siamo stati per vent'anni.
Poi i due si ritirano e tutto si ferma. Resta solo Jerry.
Ed ecco un anno di pausa in cui si sono sfiorati i PO, in cui la squadra si è divertita ed ha fatto divertire sotto l'egida russa di AK47 al secolo Andrei Kirilenko.
Ma obbiettivamente non erano i Jazz a cui tutti ci siamo abituati in vent'anni.
E poi arriva l'anno successivo e si inizia di nuovo a programmare.
Ed allora via la caccia ai FA con due contratti discussi che alla fine si rivelano due autentici colpi di mercato. Arrivano Carlos Boozer e il turco Okur.
Fatto curioso, Boozer sembra fisicamente una copia sbiadita di una delle due vecchie glorie statuate sopra menzionate. Quel Karl Malone. Noi tifosi già abbiamo l'acquolina, perchè siamo ansiosi, siamo tradizionalisti e restiamo affezionati al passato. E quella somiglianza fisica ci fa sognare e pensare "ecco che si ricomincia"…
E poi ancora tutto segue questo nuovo trend.
L'anno successivo arriva l'altro tassello, anzi altri due.
Arriva il primo e chiude il cerchio subito.
Si chiama Deron Williams ed ha l'aria di esser destinato ad essere il nuovo playmaker che calcherà il nostro campo per una quindicina di anni. Non simile al suo predecessore, diverso, ma sicuramente un fuoriclasse.
Ed insieme a lui arriverà Paul Millsap che in codice chiameremo "l'oggetto del contendere".
La partenza non è delle migliori va detto, Deron non gioca e Carlos nel primo anno della coppia sta ai box per un non ben precisato motivo, il qual non ben precisato motivo gli ruba oltre mezza stagione e fa nascere una sequela di sospetti ed illazioni nonchè roumors di mercato.
La squadra si trascina a metà classifica certo, ma quando sia Carlos che Deron si ritrovano in campo, ai tifosi Jazz pare di avere un deja vu.
E viene da pensare: "Ecco che si riparte da dove ci si era fermati, forse mi sbaglio ma io questa roba qui l'ho gia vista". E tutti siamo felici.
E l'anno successivo conferma il tutto.
Carlos e Deron mettono assieme un pick'n roll da far strabuzzare gli occhi come nella lega non si vedeva da …vediamo… da circa quattro anni, toh guarda, sempre nello Utah e ad eseguirlo erano guarda caso Stockton e Malone.
La nuova versione del dinamico duo mette insieme una stagione da incorniciare e ci si ferma solo alla finale di conference che già è un traguardo da leccarsi i baffi.
Uno dei due è All Star ed iniziano a sprecarsi paragoni sebbene sia palese che i due, gli altri due, quelli vecchi ed originali, restino inarrivabili anche solo per la longevità sportiva.
E poi c'è l'anno successivo.
Ed ancora una grande, grandissima stagione e tutti i fantasmi del passato svaniscono. Quei fantasmi che raccontavano di infortuni curiosi e opalescenti, che parlavano di trade vociferate ma sempre negate.
Nello Utah c'è una nuova realtà , uno splendido nuovo animale a due teste pronto a sbranare gli avversari. Si chiama "from Williams to Boozer" e tutti ormai sanno che è una realtà e che nella terra dei mormoni si è tornati a fare sul serio con qualcosa di assolutamente già visto e dalle simili conseguenze. Ci si ferma in semifinale quell'anno ma con una certezza: l'appuntamento è solo rimandato.
E poi, e poi, c'è un poi difficile da digerire.
E poi arriva quest'anno, arriva una scellerata opzione di uscita da un contratto, ed anche se arriva un rinnovo, quello di Williams da noi tutti agognato, l'anno inizia con una serie di domande che noi Jazz non amiamo doverci fare.
Quello grosso, Boozer, non nasconde di voler uscire dal contratto, solo per motivi economici dice lui, ma qua non sono molti i fessi e qualche domanda ce la si inizia a porre.
Anche perchè a seguito di una partenza devastante, Boozer si rompe.
Come? Come tre anni prima, come quando le voci di mercato sul suo conto avevano spaccato l'ambiente, come quando non si sapeva se sarebbe tornato o meno, come quando gente che lo aveva pickato in alcuni fantacampionati rimase appiedata tutto l'anno restando a bocca asciutta per colpa del tedesco d'Alaska (ehm, si forse dovevo evitarla questa).
E le partite saltate diventano 30 e più.
Nel frattempo nello Utah esplode Millsap, "l'oggetto del contendere", arrivato a Salt Lake City insieme a Williams; la qualcosa, nonostante sia un bene, pone i Jazz nella difficile situazione di costringere la dirigenza a prendere decisioni di mercato, la qualcosa non è mai stata ben gestita.
Ricordo infatti, che la dirigenza dei Jazz è una delle più serie della lega, scova i talenti anche in fondo al draft ed è abile nella programmazione e nel pragmatismo come poche altre nella lega.
Ma non ama gli eccessi e le manfrine del teatrino NBA. I rinnovi acclamati e la pubblicità gratuita portata dal gossip sportivo. Qui si è abituati a ragionare managerialmente in decadi, figuriamoci questo che mobilita lo spogliatoio mentre Miller, Layden e soci sono ancora beatamente in letargo.
Ricapitoliamo e giungiamo all'epilogo del dramma.
Boozer è rotto. Torna? Non torna? E se torna, dove torna?
Fatto curioso è emerso negli ultimi mesi che nel primo anno di pick'n roll vincente, quando noi tutti ci si godeva beati il magic duo "di nuovo" sul parquet, Carlos chiedeva ad insaputa di tutti di essere ceduto.
Chiariamo. Motivo piu che legittimo. Il figlio stava affrontando una serie di chemioterapie per un cancro diagnosticatogli in quei mesi e Salt Lake City non aveva le strutture adeguate per seguirlo, Miami si (teniamolo a mente).
Cosa c'entra con il presente ciò che accadde due anni orsono?
Continuiamo.
Sempre a Miami Boozer ha anche casa ed ha anche i figli.
La sua famiglia infatti, vive lontano da Salt Lake City tutto l'anno e lo aspetta a Miami.
L'altezza dal livello del mare della città dei mormoni a quanto pare crea alcune difficoltà al figlio ormai guarito e precauzionalmente, se proprio non necessario nello Utah non ci si va.
Inutile dire che in periodo di pausa è a Miami che Booz trascorre tutto il suo tempo.
Sempre a Miami c'è la squadra di Pat Riley.
Ed è sempre la squadra di Pat Riley che si vocifera da ormai un anno corteggi la PF per darle un impiego proprio dietro casa. Lo si vociferava di sottobanco prima, un pò meno ora.
Vocifera oggi, vocifera domani, qualche indizio comincia ad esserci e se prima erano solo voci, ormai si cominciano a dare certe cose per scontato.
Nel frattempo nello Utah esplode Paul Millsap il quale guardacaso anche lui è in scadenza ed in aria di rinnovo… a cifre da capogiro. Vero i Jazz perdono senza Booz e la classifica piange, ma ci si comincia a chiedere se Paul non valga Carlos e quale dei due sia il caso di tenersi.
Si, perchè ora, la situazione salariale Jazz non permetterà quasi certamente di rifirmare Carlos in prossimità del massimo salariale (ammesso lo meriti), e di rifirmare un Paolino Millsap rinvigorito dai minuti concessi dall'infortunio della Pf titolare. Infortunio senza il quale, quasi certamente Millsap non avrebbe potuto aspirare ad un ingaggio di primissima fascia come invece ora non solo spererà ma quasi certamente esigerà . E non si dubiti che mezza lega si farà viva al riguardo.
Dicevo prima che una situazione del genere nello Utah verrà quasi certamente gestita nel peggiore dei modi vista la scarsa attitudine della dirigenza nell'affrontare situazioni di questo tipo.
Fatto sta che l'atteggiamento non accertato ma quantomeno clamoroso di Boozer che nasconde dietro un infortunio esistente un malumore tangibile, complica sia la sua situazione salariale che la situazione di Millsap, che a questo punto richiederà una serie di pezzi da uno che è meglio non pensarci.
Dopo tutto questo ciarlare, voglio precisare che il sottoscritto è uno di quegli irriducibili che vede in Boozer un giocatore di livello assolutamente elevato. Un dei primi cinque giocatori nel suo ruolo, a livello dei primissimi della classe e reputa che il suo apporto in squadra in questi anni sia stato un filo sottovalutato ritenendolo spesso beneficiario del meraviglioso giocaotre che è Deron Williams.
Il sottoscritto teme che Paul Millsap sebbene giocatore di grande talento, non sia in grado di sopperire ad un'eventuale partenza di uno dei lunghi piu dominanti degli ultimi due anni. E ad occhio i risultati Jazz si muovono a sostenere questa tesi.
Ah dimenticavo.
Deron in attesa di chiarimenti sul futuro della squadra ha rifirmato solo per tre anni. Morale, se Carlos se ne va e se Paul non porta vittorie, perdiamo anche il play che solo due anni fa aveva ricreato il dinamico duo.
Credo di aver detto tutto.
Risposte non le avremo prima del ritorno della PF alaskina in corrispondenza dell'All star game. A quel punto capiremo l'ultimo tassello di cui fino ad ora non ho parlato.
Mi riferisco cioè alla possibilità che con una magata manageriale (non impossibile) i Jazz riescano a trattenere Booz nello Utah ed allo stesso tempo diano a Millsap ciò che chiede in attesa che si liberino i soldi detenuti da colui che inizialmente avrebbe dovuto essere il vero trascinatore, "il contratto che cammina", AK47 Andrei Kirilenko. Fra un paio di stagioni finalmente ce lo leviamo dalle scatole.
L'aspetto economico spetta al management quindi… (che Dio ci aiuti).
L'aspetto tecnico però spetta a Sloan, sempre lui, guida attraverso le generazioni.
Da metà febbraio sapremo cosa si inventerà Jerry Sloan (il prossimo statuato) per far coesistere i due Galletti Carlos e Paul, accontentando Paolino anche tecnicamente.
Difficile ora si adatterà ad un ruolo da spalla, esigerà giustamente minuti e se dal punto di vista manageriale con una dirigenza seria una scappatoia la si potrebbe trovare, dal punto di vista tecnico l'impresa appare improba.
Ma non basta. C'è un terzo in comodo.
“Il terzo in comodo” avrà anche lui possibilità di uscire dal contratto durante l'estate e siccome anche lui in questi anni ha giochicchiato niente male, difficile pensare che anche per lui non si facciano avanti pretendenti. Con i tempi che corrono “il memo in comodo” minimo chiederà un ritocchino contrattuale.
La missione pare impossibile e pare impossibile perchè in fondo lo è. E per usare un adagio a me molto caro ultimamente, come diceva il grande Stan Hakaleimekalahani, sotto il cielo ci sarà “grande ridanza e gran piangianza”.
Ma non temete che nello Utah ci si proverà , perchè noi già ci si era abituati al "Williams to Boozer" e ci si era abituati anche a Millsap e nello Utah alle abitudini ed alla continuità si da un valore fondamentale.
Superiore a tutto il resto, nel bene e nel male.
Superiore alle voci di mercato destabilizzanti e superiore ai capricci di una star leciti o meno che siano.
Superiori alle vittorie ed al tempo che passa.
Superiori a tutti i preconcetti che il mondo porta con se.
Perchè qui siamo nella terra dei mormoni ed il tempo e le cose le decidono loro.
Non c'è titolo che tenga.