Indiana resta ancora in corsa

Danny Granger chiamato a giocare per la Eastern Conference

Non è un brutto momento per i Pacers, anzi a dirla tutta la squadra di coach Jim O'Brien ha chiuso il mese di gennaio con un record positivo grazie a 9 vittorie e 8 sconfitte, il primo mese vincente della stagione fino ad ora.

E' cambiato qualcosa? A livello di classifica non tanto perché nella scalata verso l'ultimo posto dei playoffs si è passati solo Toronto anche se il distacco fra Indiana e l'ottavo posto dista solamente 3 gare e mezzo, il problema è il numero di squadre coinvolte in questa lotta. Alla fine sarà  molto sottile il confine che dividerà  una squadra da lottery a quella di una che ha raggiunto i playoffs nelle ultime posizioni.

I Pacers dall'ultimo report hanno vinto 4 gare su 6. Perchè? Perchè hanno ne sfruttato il fattore campo (5 partite di queste sono state giocate alla Conseco Fieldhouse) e perchè dopo tanto tempo questo è il periodo in cui la squadra può contare su quasi tutti gli elementi a disposizione.

Non vuole essere una giustificazione, sia chiaro, ma 34 partite giocate senza il secondo miglior giocatore della squadra pesano per chiunque, specialmente per una squadra come Indiana. Solo adesso si può dire di avere un Mike Dunleavy almeno paragonabile a quello della scorsa stagione e solo adesso dopo tanto tempo (precisamente l'inizio di stagione) c'è un T.J. Ford in forma e con meno problemi fisici.

I Pacers vogliono comunque provare fino all'ultimo a raggiungere i playoff anche se è inquietante il fatto che due giocatori dei primi tre giocatori della lega con più gare giocate in NBA senza aver mai giocato una partita dei playoffs giocano a Indiana. Parliamo di Troy Murphy con 514 partite e di Dunleavy con 489, in mezzo solo Crawford dei Warriors.

La bella vittoria sui Rockets anche se privi dell'accoppiata McGrady-Artest e con un Yao costretto a lasciare il campo prematuramente dava l'inizio a questo momento positivo.

Indiana vinceva 107-102 e aveva avuto anche 17 punti di vantaggio nel secondo quarto, bruciati come tante volte in questa stagione fino a 2. Era Granger alla fine a mettere i puntini sulle i chiudendo con 25 punti.

Nella successiva partita arrivava una vittoria al fotofinish contro i Bobcats 98-93 e anche in questa occasione i gialloblu buttavano via 14 lunghezze di vantaggio. “Certamente siamo abbastanza allenati in questo senso visto l'alto numero di partite tirate che abbiamo giocato” – dichiarava O'Brien – “La nostra squadra voleva questa vittoria. Penso che la nostra difesa nei minuti finali sia stata decisiva, questa è stata la differenza, abbiamo fatto grossi miglioramenti“.

Pacers che avevano come al solito una grande partita di Granger con 27 punti, ma importante era il contributo della panchina, specialmente con Ford e Daniels, nonché il controllo dei tabelloni grazie a tantissimi rimbalzi offensivi, di cui ben 10 da parte di Foster. “Jeff è una macchina di rimbalzi offensivi“. Rimarcava O'Brien.

Lo stesso coach che cercava l'impresa due giorni dopo a Orlando proponendo un quintetto piccolo con Ford e Jack a fare da guardie e Dunleavy, Granger e Murphy a formare il frontcourt. Mossa che non pagava per la non difesa dei Pacers e vuoi per lo strapotere dei Magic, risultato di una partita senza storia.

Loro sono la migliore squadra ad Est” – diceva un Granger limitato a soli 10 punti – “La nostra difesa non era in campo“. Pacers anche sotto di 29, tiravano col 51% ma avevano un 6-26 dal campo da parte dell'accoppiata Granger-Dunleavy.

Protagonista assoluto era invece Ford contro la sua ex squadra nel "derby" della Central Division contro i Bucks, che con 34 punti trascinava Indiana alla vittoria 107-99.

La point guard dei Pacers era imprendibile per la difesa di Milwaukee ed era decisivo nell'ultimo quarto con 13 punti. “E' molto veloce” – sottolieava Skiles, coach dei Bucks – “Sa scardinare le difese e noi abbiamo avuto grossi problemi a difendere sui pick and roll. Ci ha puniti“.

Preziosi erano anche i 14 punti a testa per Jack, Nesterovic e Dunleavy. Proprio quest'ultimo giocava una partita straordinaria nella sfida con gli Heat, ricordando a pieno regime il giocatore dell'anno scorso.

Contro Miami si vinceva 114-103 per la settima vittoria consecutiva tra le mura amiche, da più di un mese i Pacers non vincevano con almeno 10 punti di scarto e visto il numero di partite decise negli istanti finali non è un dato di cui stupirsi.

Dunleavy trovava finalmente il giusto ritmo, segnava 30 punti, tirava 10-18 dal campo (compreso un 4-8 da 3 punti) ed era determinante nel momento dell'allungo decisivo quando alla fine del primo tempo segnava 14 dei 15 punti finali della squadra. “Ho avuto molti buoni tiri dentro e fuori, mi son sentito bene“. Ha dichiarato l'ex Warrior.

Inoltre si segnava il massimo di triple per questa stagione, a quota 15. “Questo è quello che questa squadra deve fare, specialmente quando abbiamo in campo il quintetto piccolo” – sottolineava Dunleavy – “Siamo difficili da difendere quando facciamo circolare la palla e non facciamo morire la palla nelle mani di uno“.

C'erano sei giocatori in doppia cifra fra cui anche Maceo Baston che in 19 minuti di impiego segnando 12 punti dimostrava di farsi trovare pronto. “Maceo Baston è un buon esempio per i più giovani che hanno tanto da lavorare. Ha aspettato la sua chance e l'ha sfruttata. Sono molto contento per lui“. Diceva il coach.

Baston in questo istante è un uomo da rotazione, avendo superato nelle gerarchie Roy Hibbert e Josh McRoberts. Da lui nessuno chiede di segnare, ci sono già  altri giocatori che lo possono fare, ma le piccole cose che fanno vincere le partite.

"Segnare è importante, ma io voglio giocarmi le mie possibilità  con la difesa, ho sempre pensato di poter essere utile a questa squadra col mio modo di giocare" – ha dichiarato Baston – "O'Brien è il terzo coach diverso che ho avuto nelle passate tre stagioni e hai bisogno di tempo per entrare nel sistema, spero di migliorare ed essere importante".

L'occasione d'oro per entrare ancor più insistentemente in zona playoff avveniva contro una rivale nella corsa come i Knicks, ma la difesa dei Pacers come successo troppe volte in questa stagione toppava e concedeva 122 punti e ben 15 triple su 34 tentativi. Inoltre l'ex Harrington era in serata di grazie e chiudeva con 31 punti.

Siamo entrati nella partita molli e non abbiamo mai tolto la gara dalle loro mani” – diceva T.J. Ford – “Questa volta abbiamo difeso veramente male e non puoi vincere una partita in questo modo“.

Proprio Ford giocava una grande partita finendo con ben 36 punti, di cui 17 nell'ultimo quarto. “T.J. ha giocato con grande energia in tutte la partita” – si complimentava O'Brien – “Ha fatto un grande lavoro nell'attaccare il canestro e in fase di realizzazione“.

Come prevedibile né Hibbert né Roy rappresenteranno i Pacers nel Rookie Challenge, anzi a dirla tutta nelle ultime partite sono usciti dalle rotazioni del coach, il primo a discapito di Graham ma anche per il rientro di Dunleavy, il secondo a causa di Baston e per i noti problemi in fase difensiva.

Grande attesa invece per il primo All-Star Game meritatissimo di Danny Granger.

Prima della pausa i Pacers dovranno cercare di sfruttare il fattore campo per avere ragione di Minnesota, Orlando e Cleveland, sperando di raccogliere qualche vittoria a Philadelphia, Washington e Milwaukee.

Congrats Danny Granger!

Danny Granger è ufficialmente diventato il decimo giocatore della storia degli Indiana Pacers ad essere selezionato per l'All-Star Game (come riserva) che si svolgere il 15 febbraio a Phoenix.

La notizia era nell'aria vista la grande stagione fino ad ora di Granger (quarto miglior realizzatore della lega, 14 volte sopra i 30 punti) e qualche giorno prima coach O'Brien e Bird avevano promosso la candidatura del loro giocatore.

“Voglio ringraziare i miei compagni e i miei allenatori per avermi aiutato e naturalmente ai coaches della Eastern Conference” – ha detto Granger – “Non sarei mai riuscito a raggiungere questo traguardo senza il loro aiuto, era per me uno degli obiettivi già  quando fui selezionato nel draft 2005, adesso posso mettere la spunta riguardo questo“.

Nonostante grandi numeri e grandi prestazioni l'unico dubbio era il fatto di giocare per una squadra con un record decisamente perdente, persino Reggie Miller che sarebbe l'ultimo a non volerlo nella partita delle stelle aveva detto che proprio per questo motivo non avrebbe meritato di giocare.

Gli allenatori della Eastern Conference però non hanno avuto dubbi, partendo dai più quotati come Rivers, Van Gundy e Brown che hanno sottolineato la capacità  di Granger di poter essere determinante nei minuti finali con canestri importanti e soprattutto quella capacità  di migliorarsi, anno dopo anno.

Preferisco dei giocatori che guidano squadre vincenti” – ha detto Rivers, coach dei Celtics campioni NBA – “Ma Granger ha giocato in maniera incredibile, ha messo canestri importanti nei minuti finali, per questo l'ho votato. Chiunque può fare grandi numeri in un contesto perdente ma non tutti posso realizzare grandi canestri nei finali“.

Ha sempre dato alla squadra una possibilità  di vittoria, loro come squadra hanno perso molte gare alla fine, un difetto delle squadre giovani ma lui ha sempre giocato alla grande. E' sicuramente uno dei migliori 12 della Eastern Conference“. Le parole invece di Michael Curry, coach dei Pistons.

Essere stato selezionato dai coaches per Granger è motivo di orgoglio. “I fans scelgono in base alla popolarità ” – ha specificato il giocatore – “Con i coaches giochi più volte contro le loro squadre nell'arco della stagione e loro sanno chi sono i migliori giocatori. Essere scelto da loro per me è un grande onore“.

Una notizia che Granger ha preso con molta tranquillità  mentre era a casa, a differenza del padre. “Non ho saltato sotto e sopra o qualcosa di simile, ma mio padre era abbastanza esaltato” – ha detto Granger – “Era molto contento“.

Raggiunto l'All-Star-Game il prossimo obiettivo del #33 dei Pacers si chiama senza dubbio post-season.

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