Durant e Westbrook, le gemme di Oklahoma
C’erano una volta i Seattle Supersonics di Lenny Wilkens, Nate McMillan, Spencer Haywood, famoso per la dichiarazione: “Chi pensa che LeBron James sia stato il miglior diciannovenne ad aver mai giocato in NBA, bè, significa che non mi ha mai visto giocare”, Shawn Kemp, Gary Payton… c’era una volta questa squadra che giocava alla Key Arena dove spesso 17098 anime giungevano sfidando la pioggia dello stato di Washington per andare a vedere i Sonics.
Poi arrivò il 2 luglio 2008.
Quel giorno, dopo aspre e lunghe trattative, venne raggiunto un accordo tra le autorità della città di Seattle e Clay Bennet, proprietario della franchigia, che trasferiva immediatamente la squadra ad Oklahoma City con la perdita dei colori sociali, del marchio, del nome che restavano a disposizione di Seattle per una futura probabile franchigia. Muoiono così, temporaneamente, i Supersonics e nascono i Thunder.
L’annuncio della scelta del nome e dello stemma è avvenuto il 3 settembre; il nome, rarità nel pianeta NBA poiché è al singolare, si rifà alle numerose tempeste che avvengono nel sud degli Stati Uniti e di conseguenza nello stato dell’Oklahoma. Vengono affiliati all Western Conference, nella Northwest division esattamente come i Sonics.
La prima stagione non inizia in modo auspicabile, difatti il coach P.J. Carlesimo viene licenziato dopo un disastrosa partenza di 1-12 e al suo posto viene ingaggiato Scott Brooks, già assistente ai Thunder e in passato ai Nuggets e ai Kings. Tra i suoi assistenti Ron Adams, Ralph Lewis e Mark Bryant. Dal suo arrivo la squadra non ha effettuato clamorosi miglioramenti a livello di record difatti ad oggi è di 10-35.
Ma indubbiamente, al di là delle vittorie o delle sconfitte, c’è molto di più da vedere, da osservare, da apprezzare in questa franchigia.
Al Ford Center sono non pochi quelli che si lustrano gli occhi guardando il giovane trio di Oklahoma, perciò, nonostante non potremmo fare altrettanto cerchiamo di lustraci anche noi gli occhi conoscendoli meglio.
Kevin Durant
Nato a Washington il 29 settembre 1988, alto 2.06 per 97.5 kg gioca nel ruolo di ala piccola. Scelto, proveniente dall’University of Texas. dagli allora Sonics come seconda scelta assoluta nel draft 2007 dietro Greg Oden vince l’anno scorso il titolo di rookie of the year viaggiando alla media di 20.3 punti, 4.4 rimbalzi e 2.4 assist ogni 34 minuti di gioco.
Il suo impatto sul gioco va ben al di là delle cifre che anche quest’anno sta raccogliendo a piene mani: 24.2 punti, 2.5 assit e 6.4 rimbalzi ad allacciata di scarpe.
È il giocatore attorno a cui è incentrata la ricostruzione della franchigia: ha talento sopraffino ed è nato per giocare a questo sport, abbina il rilascio della palla del tedesco di Dallas, il tiro dalla media distanza abbastanza affidabile mentre quello dalla lunga è da affinare, il saper mettere palla a terra come solo Lamarvellous sa fare, una difesa sull’uomo e sulla linea dei passaggi spaventosa quando è in serata volenterosa, ha fantasia, ha potenza, è giovane.
Ha aumentato la sua massa muscolare salendo tra i professionisti e può soltanto migliorare. Deve migliorare in penetrazione e spalle a canestro nei movimenti tuttavia è lui il diamante grezzo su cui ha puntato tutto la dirigenza.
Ma non è da solo.
Russel Westbrook
Nato a Long Beach il 12 novembre 1988 proveniente da UCLA, non è l’unico Bruin della franchigia come vedremo, alto 1.91 per 84 kg nella sua stagione da rookie sta raccogliendo parecchie soddisfazioni.
Ogni volta che calca i parquet statunitensi mette a referto 14.5 punti, 4.3 rimbalzi e 4.9 assist.
Guardando oltre le cifre vedremo un giocatore su cui la dirigenza Thunder ha puntato molto affiancandolo al già quotatissimo Durant. Per quanto riguarda la sue capacità offensive è una guardia con punti nelle mani, abbastanza affidabile con il tiro dalla lungo distanza e esalterete per quanto riguarda atletismo ed esplosività sia in penetrazione che in elevazione.
In attacco è un egregio supporto per Durant e può essere in prospettiva una buona seconda o terza opzione offensiva in base al momento della partita. Per quanto riguarda la difesa, venendo da UCLA ed essendo stato allenato da un guru della difesa come Howland è mentalmente pronto e predisposto a saper difendere; se a ciò uniamo delle capacità e delle qualità fisiche, lunghezza delle braccia e rapidità , fuori dalla norma ne viene fuori un difensore con i fiocchi sia nell’uno contro uno sia in aiuto sull’uomo.
Deve naturalmente ancora migliorare per quanto riguarda controllo del corpo e del gioco, se continua a lavorare sulla tecnica e sui piccoli difetti da limare potremmo trovare proprio una bella spalla accanto al diamante Durant.
Jeff Green
Sophomore da Georgetown è nato il 28 agosto 1986 alto 2.06 metri per 106 kg questa stagione sta esplodendo anche a livello NBA.
Dopo aver concluso la scorsa stagione con numeri di tutto rispetto per un rookie quali 10.5 punti, 1.5 assist e 4.7 rimbalzi e la nomina nell’All-Rookie First Team quest’anno è ulteriormente migliorato fecendo segnare ogni qual volta “va in ufficio” 16.4 punti, 1.9 assist e 6.4 rimbalzi.
Atleta spaventoso che probabilmente non troverete mai nell top ten delle migliori giocate ma quanta sostanza che dà alla squadra! Ha un’intelligenza cestistica al di sopra della media e nella sua mente tutti i principi della Princeton offense insegnatagli dal coach che più l’ha influenzato John Thompson III, cosa sempre utile quando si calca un parquet.
È il classico giocatore a cui non trema la mano quando il finale è punto a punto e ha più volte al college ha dimostrato di saper piazzare il tiro della vittoria o il buzzer-beater. Giocatore molto molto versatile e ancor di più utile per questo mantiene lo stesso eccellente livello sia per quanto riguarda la fase offensiva sia per quanto riguarda la fase difensiva.
Potrebbe essere stato l’ultimo regalo di Ray Allen alla franchigia, difatti ricordiamo che il ragazzo è stato scelto dai Celtics e poi spedito agli ex-Sonics. Ha, anche lui come gli altri due, ampi margini di crescita e può migliorare praticamente ancora su ogni apsetto, ogni sfaccettature del suo gioco, fortunatamente chi dovrà aiutarlo a farlo ha tra le mani un’ottima materia prima.
Oltre ai big-three ai Thunder ci sono altri giocatori degni di nota.
Nenad Krstic, centro di 213 centimetri per 108 kg, sta viaggiando a 9.1 punti, 5.3 rimbalzi e 1.4 stoppate. Cresciuto nella stessa cittadina di un altro grande centro serbo come Vlade Divac sta sorprendendo molti per la sua intensità di gioco; non sarà certo Shaq o DH12 ma il suo contributo energetico la dà comunque costantemente.
Earl Watson: finora 6 punti, 2.5 rimbalzi e 6 assist per lui, un buon cambio per la cabina di regia. Spende molto bene i minuti che il coaching staff gli concede. Un buono supporto al quintetto titolare.
Damien Wilkins: sta viaggiando a circa 5.3 punti, 1.8 rimbalzi e 1 assist ad esibizione. Sono si diminuiti i minuti ma anche le cifre ne hanno risentito. Ah come è lontano il talento dello zio. È una mezza delusione in questa metà stagione per i Thunder.
Chris Wilcox: centro con il numero 54 sulla canotta alto 2.08 metri per 106 kg sta viaggianod a 9 punti, 5.5 rimbalzi e 1 assist. Non certamente il centro che ti sposta gli equilibri ma comunque un buon gregario.
Robert Swift: altro centro della rotazione alto 2.16 per 122 kg raccoglie a serata circa 3 punti e 4 rimbalzi.
Joe Smith: il veterano, arrivato in estate dai Cavs di King James fa da chioccia ai tanti giovani della squadra ha preso il ruolo di mentore che aveva Thomas lo scorso anno. Un maestro Kenobi con tanti piccoli padawan. A referto per lui 7 punti e 4.7 rimbalzi tutti di pura esperienza. Che la forza sia con lui.
Mouhamed Sene: centro di 2.11 metri per 104 kg; fa spogliatoio. E nel tempo libero totalizza 3.4 punti e 1.8 rimbalzi.
Desmond Mason: l’altro vecchio della squadra; un buon elemento della rotazione anche lui giunto in estate dai Bucks di Milwakee; 7.8 punti, 4.2 rimbalzi e 1.1 assist per lui quest’anno. Purtroppo per lui, un grave infortunio al ginocchio ha chiuso prematuramente la sua stagione.
Nick Collison: ruota tra il ruolo di ala grande e di centro, alto 2.08 per 115 kg ha dalla sua 7.8 punti conditi da 6.8 rimbalzi.
Chucky Atkins: gioca poco, poco e il suo minutaggio è come la sua statura: basso. Fa gruppo.
DJ White: Dwayne White Junior è stato richiesto e preso per due situazioni essenzialmente: difesa e rimbalzi. A tutt’oggi non pervenuto.
Kyle Weaver: guardia che fa parte della rotazione ha raccolto finora 3.1 punti, 1.5 rimbalzi e 1.8 assist. l’uomo difensivo della squadra, un rookie che potrebbe ancora migliorare.
Sam Presti, attuale General Manager ed ex gm Spurs, deve assolutamente migliorare il reparto lunghi che in questo momento è qualitativamente deficitario. Swift ha rifirmato ed è pressoché inamovibile almeno che qualcuno non lo voglia, DJ White si potrebbe tenere come riserva di un lungo titolare. Gli altri onestamente non valgono molto.
Vista la stagione in corso si potrebbe puntare a una buona scelta al draft tra cui il colpaccio sarebbe Griffin ma anche Thabeet o Hansbrough sarebbero graditi a Mr. Bennet.
Per quanto riguarda il reparto degli esterni il trio Westbrook, Durant, Green da affidabilità , talento e futuribilità . E sono ben coperti da dei discreti panchinari.
La squadra è a poche scelte, a poche cruciali decisioni dal poter diventare in un prossimo futuro una tosta avversaria per gli altri ad Ovest, per quest’anno si dovrà ancora soffrire ma in futuro una piccola vendetta contro un altro numero 23 che gioca a Cleveland molto simile all’originale che nel 1996 portò via il titolo ai Sonics si potrebbe vedere.
Chi vivrà vedrà . Occhio alle tempeste nel Sud degli States. Se ne prevedono parecchie altre in futuro…