L'arrivo di Jason Richardson non ha portato ai Suns i benefici sperati…
Il lungo Road Trip nella East Coast doveva essere un viaggio di conferme, un'occasione per mostrare a tutti che i Suns si erano finalmente ritrovati e che i problemi di inizio stagione erano ormai un lontano ricordo. Invece, dopo le tre vittorie consecutive contro Dallas, Clippers e Hawks, la squadra di Porter ha accumulato cinque sconfitte e soltanto due vittorie trovandosi anche fuori dai playoff prima della sofferta vittoria ad Atlanta.
Nash non nascondeva la sua delusione: "È strano perché qualche partita fa ero veramente contento di come stavamo giocando, fare due passi indietro adesso è proprio frustrante".
La cosa peggiore però è l'immagine della squadra, compromessa gravemente dopo le terribili sconfitte contro i Celtics e i Bobcats. È difficile dire quale delle due sia stata la prestazione peggiore.
A Boston i Suns si sono ritrovati sotto 64-34 e la partita era praticamente finita all'intervallo. Soltanto un ultimo quarto (un garbage time di 12 minuti) con un parziale di +15 per le riserve dei Suns hanno ridimensionato il tabellino finale (104-87). Forse è più umiliante trovarsi sotto di 34 punti contro i Bobcats, squadra che non ha mai raggiunto i Playoff, anzi non li ha nemmeno visti da vicino, e che non può certo vantare un anello come i Celtics.
"Dobbiamo dimostrare un po' di fegato. Trovare soluzioni e stare uniti - affermava Nash dopo la sconfitta contro gli ex Bell e Diaw - Siamo in un periodo nero, è adesso che dobbiamo reagire".
Il simbolo di questa caduta è certamente Stoudemire che sta passando per uno dei peggiori periodi della sua carriera e non sembra meritare il posto da titolare che i voti tifosi gli hanno assicurato all'All-Star game. Basti dire che è da dieci partite che non non va in doppia cifra a rimbalzo e la sua media in questo periodo è di solo 5,7. I numeri per quanto riguardo l'attacco, nelle tre sconfitte consecutive a Boston, New York e Charlotte, sono altrettanto negativi: 11,6 punti, 11 su 38 nei tiri dal campo e 11 palle perse.
Lungi dal commentare il suo pessimo momento Stoudemire si è limitato a parlare soltanto a New York, dove si è esibito in un paradossale elogio al gioco del suo ex allenatore Mike D'Antoni, da lui stesso criticato pochi mesi fa: "Dovremmo giocare più liberi. Il sistema offensivo di Mike ci permetteva di farlo ed è quello di cui avremmo bisogno ora".
Nonostante questo atteggiamento, che certamente non giova allo spogliatoio, Porter per ora fa finta di non vedere e arriva a difendere la sua star anche dopo che ha segnato soltanto 3 punti contro i Celtics: "Ha dovuto sopportare un paio di decisioni arbitrali discutibili. Ha avuto una serata no, a tutti capitano. Si è impegnato ma non ha mai avuto l'occasione di entrare in partita".
Non sono pochi quelli che, nella Valle del Sole, cominciano a pensare che l'ex allenatore dei Bucks non sia rispettato nello spogliatoio. Anche Matt Barnes, finora un modello di giocatore disciplinato, ha trovato il coraggio di dire la sua, reclamando più minuti per sé e per Barbosa e sostenendo che è dura "perché quando entriamo per soli cinque o sei minuti non riusciamo a trovare il ritmo e dobbiamo forzare tiri".
La situazione è arrivata a tal punto che Steve Kerr, il General Manager, e Robert Sarver, il proprietario, hanno fatto visita alla squadra prima della partita ad Atlanta. Di fronte ai microfoni della stampa, l'ottimismo si faceva strada nelle parole di Kerr: "Durante la stagione si arriva sempre a due o tre 'crisi', si tratta di vedere come reagisci, è questo che conta di più. Non ho dubbi che ne usciremo come siamo già usciti da altre crisi prima d'ora, perché abbiamo giocatori con grande carattere".
Viene però da chiedersi se dietro le quinte, lontano dai riflettori dei mass media e gli impertinenti microfoni dei "reporter" americani, Steve Kerr non stia pentendosi di aver assunto Terry Porter e, soprattutto, di aver forzato l'uscita di Mike D'Antoni.
Around the Valley
Questa volta, una breve lista di curiosità e notizie direttamente dalla Valle del Sole.
Si sono compiuti 25 anni dalla morte del padre di Steve Kerr, ucciso da estremisti islamici in Libano, dove lavorava come professore all'American University. Kerr aveva soltanto 18 anni e studiava all'Università dell'Arizona, dove ricevette la tragica chiamata alle 3 di mattina, nella sua camera. Ripensando a come sarebbe stata la sua vita se Malcom fosse ancora vivo, Steve si è limitato a dire che "ci sarebbero un milione di cose che sarebbero state fantastiche". Malcom era affascinato dalla cultura Araba e, a detta di Kerr, sarebbe molto deluso dalla situazione attuale in Medio Oriente.
Per mantenerci sull'attualità del mondo, come saprete, il 20 Gennaio Barack Obama è diventato ufficialmente il Presidente degli Stati Uniti e Porter ha deciso di dare il giorno libero ai suoi in modo che potessero assistere allo storico evento. "Avere un Presidente nero è incredibile, non pensavo l'avrei mai visto. Bisogna ammettere che però ha di fronte a sé sfide ancor più dure di quelle che ho io!".
La crisi dei Suns probabilmente in Arizona è passata inosservata ora che i Cardinals, per decenni la barzelletta della NFL, hanno raggiunto il Superbowl. I tifosi sono increduli e probabilmente pochi credono di poter battere gli Steelers, squadra con una storia ben più gloriosa. Nonostante ciò, Stoudemire, che è abbonato alla squadra, si dichiarava entusiasta: "Hanno una grande chance".
Per finire dobbiamo congratularci con Steve Nash per essere diventato il dodicesimo giocatore con più assist nella storia della NBA. Indovinate chi è prossimo sulla lista? Terry Porter.
A proposito di Nash. Non perdetevi l'intervista che ha concesso al Late Night Show di Conan O'Brien.