Boris Diaw sembra rinato da quando è arrivato a Charlotte…
Se sua maestà aerea, l’uomo indiscutibilmente più decisivo, dominante, regale, vincente, il mentalmente killer e tutti gli aggettivi positivi che vi possono balenare nella mente, Micheal Jordan, avesse mantenuto anche a livello dirigenziale, tornato nello stato della sua università , tutto il talento cestistico mostrato sui parquet probabilmente ad oggi i Bobcats di Charlotte sarebbero una squadra migliore.
Ma, come sappiamo, per costruire le grandi squadre ci vuole tempo, capacità e fortuna. Vediamo a che punto di questo percorso sono la squadra dell’owner Robert L. Johnson.
Facciamo un piccolissimo passo indietro al 29 aprile 2008 quando venne comunicato al mondo intero che uno dei più preparati coach, con al dito l’anello 2004 targato Pistons, disponibili sul mercato, Larry Brown, era stato ingaggiato per guidare la squadra. Inizia la cura Brown, a levello tecnico e tattico, approfondiamola meglio attraverso tre scelte.
La prima scelta del nuovo percorso viene compiuta al draft dove viene chiamato al numero 9 D.J. Augustin, point guarda dalla University of Texas.
Si rivela una scelta buona: il rookie, nato il 10 novembre 1987, 1.83 metri per 81.6 kg in questa stagione ad allacciata di scarpe gioca circa 28 minuti con 12.1 punti, 1.8 rimbalzi e 4.1 assist. Prima di sbarcare nel pianeta NBA veniva paragonato alla classica point guard che possiede anche una buona capacità di assist nelle mani; e certamente si sta confermando in modo egregio.
Chi segue assiduamente il rookie ranking di nba.com sa che è stato costantemente tra i top ten fino a che un infortunio agli addominali gli ha impedito di prendere parte alle recenti partite. Il suo impatto dalla panchina, solo 6 partite in quintetto per lui, è comunque buono è ha raccolto come season high 29 punti il 16 dicembre scorso contro Chicago e ben 11 assist il 24 novembre contro i Sixers.
Dovremmo rivederlo a breve in campo, lo spera chi crede nei giovani, lo spera chi tifa Bobcats e lo sperano anche i fan personali del giovane rookie. La prima scelta di Brown e della dirigenza è da considerare promossa.
La seconda scelta dirigenziale riguarda, il 31 luglio 2008, il prolungamento e relativo adeguamento del contratto di Emeka Okafor, ex seconda scelta, alla cifra di 72 milioni di dollari per 6 anni. Un investimento importante per un ragazzo al suo quarto anno nella lega che in stagione sta raccogliendo 14 punti e 10 rimbalzi di media grazie anche al suo fisico, 2.08 metri per 115.7 kg, che lo aiuta molto sia in fase offensiva che soprattutto in fase difensiva.
Se questa scelta della dirigenza e di Brown sarà stata azzeccata è prematuro per dirlo, poichè voci discordanti dicono che il ragazzo ha finito la sua crescita e che all'opposto sta ancora maturando. Ai posteri l’ardua sentenza su questa scommessa.
La terza scelta sono due trade: la prima, il 10 dicembre 2008, manda in Arizona, a Phoenix, Jason Richardson, Jared Dudley e un scelta al secondo giro nel 2010 in cambio arrivano nella Carolina del nord Raja Bell, Boris Diaw e Sean Singletary.
La seconda trade ha luogo il 16 gennaio e la guardia Matt Carroll e il centro Ryan Hollins prendono un aereo solo andata per il Texas destinazione Dallas e contemporaneamente su un altro volo destinazione Charlotte si imbarca DeSagana Diop.
Sono due trade che cambiano completamente volto alla squadra. E, per il momento, sembrano proprio due scambi molto molto azzeccati.
Mandare il tuo miglior realizzatore, J-Rich, da un’altra parte sembra quanto meno insensato ma se lo stesso atleta è noto soprattutto per le gare delle schiacciate e non per la sua leadership, il suo essere decisivo allora l’idea non è così peregrina.
Se a questo aggiungi anche l’arrivo nel tuo roster di due giocatori come Bell e Diaw, senza dubbio non due fenomeni, ma due concretissimi giocatori di basket allora l’idea dello scambio inizia a essere conveniente.
Bell è un ottimo difensore, probabilmente l’unico Shaq escluso che avevano i Suns, e a quanto sembra Steve Nash non ha preso molto bene lo scambio dell’amico. E da quando è alla corte di Larry Brown sta dimostrando tutto il suo valore: 12 punti, 2 assiste 3 rimbalzi e molto molto di più che le statistiche non possono dirci. Difesa, grinta, leadership.
Diaw è un grande atleta, al suo quinto anno tra i professionisti e dall’alto dei suoi 2.03 metri per 106 kg sta raccogliendo dall’arrivo In North Carolina 7 rimbalzi conditi da 13 punti e 5 assist.
Ai due va aggiunto anche il rookie da Virgina Sean Singletary, 1.83 per 83 kg, su cui bisogna ancora lavorare come coaching staff sia in palestra che sul parquet e che totalizza a Charlotte 2 punti e 1 rimbalzo ogni 8 minuti circa.
L’altra notte c’è stato lo scontro tra gli ex e per la prima volta i Bobcats sono riusciti a passare letteralmente sopra i Phoenix Suns demolendoli 98 a 76. Da un lato Diaw ha totalizzato 26 punti 11 rimbalzi e 4 assist per un plus/minus di + 33 e Bell ha messo a referto 9 punti 5 rimbalzi e 8 assist per un plus/minus di + 34.
Dall’altro lato J-Rich ha raccolto 8 punti, 6 rimbalzi e 1 assist per un plus/minus di -28. Un confronto impietoso e forse ingiusto me pur sempre indicativo. in questo momneto dalla scambio ci ha guadagnato la squadra di Charlotte.
Come risaputo la squadra con l’arrivo di Brown ha iniziato a giocare veramente meglio rispetto alle passate stagioni ma il coach non era soddisfatto della fase difensiva delle squadra e inoltre voleva spostare Emeka Okafor dal ruolo di centro a quello di ala forte. Da qui la seconda trade che porta in maglia Bobcats DeSagana Diop centro dalle non eccelse doti offensivi ma dalle buone qualità difensive e come si dice in america gli attacchi vendono i biglietti e le difese vincono le partite.
Da quando è passato dai Mavs a Charlotte il ragazzo non ha ancora avuto occasione di dimostrare di poter stare egregiamente anche nel roster di coach Brown; 17 minuti in tutto per lui che non esprimono ancora ciò che può rappresentare per la franchigia: un buon cambio per Okafor o qualcosa di più.
Il general manager dei Bobcats, Rod Higgins, ha affermato che questo scambio darà molto più flessibilità al team e che avere un altro “7-footer” è sempre un bene. Staremo a vedere e sospendiamo il giudizio in attesa di maggior riscontri dal campo.
Erano, tutto sommato, due scambi inevitabili visto che la stagione era iniziata per i Bobcats con troppi giocatori “piccoli” e alcuni buchi da colmare; sembrano comunque delle trade davvero buone e che lasciano ancora spazio a detta del GM per un altro movimento; il roster, quindi, ha preso la seguente fisionomia: il quintetto base: G. Wallace, B. Diaw, E, Okafor, R. Bell, R. Felton, in panchina i due veterani J. Howard e N. Mohammed, D. Diop, S. Brown, S.Singletary, A. Morrison, A. Ajinca e i due infortuni attuali D. J. Augustin e S. May.
È un roster giovane e con ampi margini di miglioramento che può far bene da qui in futuro come dimostrano le 7 vittorie nelle ultime dieci partite e il distacco di sole 3 partite dell’ultimo slot disponibile in questo momento per i playoff: Charlotte 18 W e 25 L e Milwaukee 21 W e 25 L.
La squadra dunque sta stupendo sia per risultati che per gioco anche se adesso arrivano in calendario delle partite davvero ostiche.
Le prossime partire vedranno impegnata Charlotte in un piccolo tour di trasferte: Indiana, Los Angeles dalla parte meno facile dello Staples center, Portkand, Denver, dove concluderanno il mese di gennaio.
Febbraio ricomincerà dal sempre ostico campo dell’ Energy Solution Arena nello Utah.
Rientreranno tra le mura amiche della Time Warner Cable Arena per affrontare Atlanta.
Torneranno in trasferta a Miami a far visita a D-Wade.
Ancora in casa contro Clippers e Washington.
E concluderanno le prime due settimane di febbraio in trasferta a Orlando, a casa di Superman.
Sarà la prova del nove per la cura Brown. Vedremo dopo queste partite dove saranno i Bobcats e dove potranno arrivare. Il dottore c’è ora vediamo come reagisce la squadra alla cura.