Il Brumos Racing festeggia in Victoy Lane
Quella di ieri è stata semplicemente una di quelle corse che passeranno alla storia. Perché non potrebbe essere altrimenti quando, dopo 24 ore di corsa, 4 macchine si ritrovano a battagliare per la vittoria divise da pochi secondi.
Quando, dopo 24 ore di corsa, due vetture terminano la corsa staccate di 0.167 di secondo, non può che essere qualcosa che passa alla storia, non fosse altro perché è l'arrivo più ravvicinato a Daytona. Il precedente arrivo più ravvicinato nella Rolex 24 era quello del 2000, quando la differenza fu di 30 secondi, e quattro vetture nello stesso giro del vincitore è anch'esso un record.
L'arrivo della 24 Ore di Daytona è stato uno dei più emozionanti che si possano ricordare nelle corse endurance, anzi nelle corse in generale.
All'ultimo restart dopo una interruzione con le bandiere gialle, a meno di un'ora dalla fine, 4 vetture si trovavano una in coda all'altra. A quel punto, David Donohue e Juan Pablo Montoya hanno fatto la differenza e se ne sono andati.
Negli ultimi giri sembrava di assistere al finale di una gara sprint che fosse durata un'ora, non di una corsa di durata, alla fine di 24 ore di corsa.
Montoya ce la mette proprio tutta e inizia a fare i miracoli nel tratto guidato della pista, con staccate al limite pur di restare attaccato a Donohue e mettergli pressione. Ma appena si arrivava sull'ovale la musica cambiava, la maggior potenza del motore Porsche permetteva ogni volta a Donohue di andare via senza difficoltà e di creare un gap tale che per Montoya era impossibile provare un attacco.
A fine gara Montoya ha dichiarato: "Mi sentivo come se mi fossi presentato con un coltello ad un duello con le pistole".
Il motore Porsche si è rivelato troppo più potente rispetto al Lexus adottato dal team di Ganassi. Nonostante ciò, Montoya le ha provate tutte, da grande campione qual'è: cerca in tutti i modi di stare dietro al rivale, cerca di prendere ogni minima scia durante i doppiaggi anche dalle piccole vetture GT, ma non c'è nulla da fare.
Donohue mantiene la freddezza giusta e non commette errori, nonostante la pressione di un pilota come Montoya. Gli ultimi giri sono incredibili, e i due piloti si lanciano in doppiaggi spericolati, spesso sfiorando i muretti degli ovali, perché non si poteva perdere neanche un centesimo. Ed alla fine, dopo 24 ore, a dividerli sono stati solo 0.167 di secondo.
Alla fine quindi è lui il grande protagonista di questa vittoria, David Donohue. Quarant'anni dopo la vittoria di suo padre Mark, Donohue riesce ad eguagliarlo, conquistando la vittoria che segna definitivamente la sua carriera, a lungo onesta ma nulla più.
Giovedì aveva ottenuto la pole position col record della pista, precedendo di appena un millesimo (evidentemente era proprio l'edizione dei distacchi minimi questa!) la grande favorita per la corsa, la Porsche / Riley del Penske Racing. Le due Porsche / Riley del Brumos Racing erano state costantemente le più veloci durante le prove, ma in gara c'era la sensazione che team più esperti come quelli di Ganassi e Penske avrebbero avuto la meglio. Così non è stato.
I quattro piloti alternatisi alla guida della vettura n.58, Donohue, Darren Law, Antonio Garcia e il vincitore della Indy500 2004 Buddy Rice, sono stati perfetti, la macchina pure.
"Abbiamo effettuato più di 3000 miglia di test qui”, ha detto Donohue, alla sua quarta vittoria coi Daytona Prototype, ma la prima dal 2003.
“E sapevamo di avere un buon pacchetto qui. Non c'è dubbio che avevamo una buona velocità di punta. Ma non eravamo davvero sicuri di come utilizzarla. Ecco perché non è stato così facile."
"Sono certamente molto orgoglioso di mio padre e di quello che ha fatto, e solo per puro caso questo risultato è arrivato nel quarantesimo anniversario della sua vittoria," ha continuato Donohue.
"Ma se devo essere onesto, sento maggiore orgoglio per lo sforzo che i ragazzi del Brumos Racing hanno messo per centrare questo obbiettivo. I nostri ragazzi hanno fatto un duro lavoro ed hanno realizzato un grande sforzo per vincere questa gara."
Per il Brumos Racing (che ha conquistato anche la terza posizione con la vettura n.58 guidata da Barbosa/Borcheller/France/Haywood) è stata la prima vittoria alla Rolex 24 dal 1978. Il Brumos Racing aveva vinto nel 1973, 1975 (come Peter Gregg Racing), 1976 e 1978, e aveva anche sponsorizzato la Joest Porsche vincitrice nel 1991. L'ultima vittoria della Porsce risaliva invece al 2003, quando il team TRG riuscì con una piccola vettura GT a beffare i Daytona Protoype, allora pochi e fragili essendo alla prima uscita alla 24 Ore.
A fine gara Montoya ha sottolineato come per tutta la gara si sia trovato in una posizione difficile, perché sapeva di non avere abbastanza potenza per tenere il passo delle vetture motorizzate Porsche nei lungi rettilinei di Daytona.
“Sono sorpreso di come siamo andati vicini alla vittoria. Ogni volta le vetture del Brumos Racing e di Penske ci andavano via troppo facilmente nei rettilinei. Abbiamo fatto quello che potevamo e io ho dato il 110%. Avevo detto già prima della gara che se i motori Porsche non avessero avuto problemi ci avrebbero battuto."
La seconda vettura del Ganassi Racing (con alla guida Scott Dixon, Dario Franchitti e Alex Lloyd) ha invece terminato al quinto posto dopo essere stata rallentata da alcuni problemi durante il primo mattino, tra cui una toccata contro le barriere di Dixon.
La grande delusione della corsa è sicuramente il Penske Racing. Per gran parte della corsa la Porsche / Riley guidata da Romain Dumas, Timo Bernhard e Ryan Briscoe è stata costantemente la più veloce, facendo il bello e il cattivo tempo in ogni momento della corsa, guidando in testa o rimontando posizioni quando retrocedeva in occasione di qualche pit stop.
Una lunga sosta durante la diciottesima ora per sostituire tutta la parte posteriore della vettura, a causa di un problema al cambio, ha costretto il Penske Racing al sesto posto finale, a 18 giri dai vincitori.
Chi è uscita con le ossa a pezzi è stata la Ford, che ha visto cedere per problemi vari ben 6 dei suoi motori. L'unico al traguardo è stato quello montato sulla Dallara del SunTrust Racing, che ha portato a casa un ottimo quarto posto grazie anche al solito grande apporto di Max Angelelli. Delusione specialmente per il Michael Shank Racing, uno dei favoriti per la vittoria dopo degli ottimi test ed invece fuori con entrambe le vetture nelle prime fasi di corsa. Delusione anche per il doran Racing, che aveva costantemente navigato nella top ten, grazie anche all'ottima prova degli italiani Gollin e Bobbi.
Chi alla fine ha invece salvato la situazione sono stati invece i team Bob Stallings Racing e Childress-Howard Motorsports, sicuramente azzoppati da un motore Pontiac non all'altezza di Porsche, Lexus e Ford. Il Bob Stallings Racing, che presentava uno degli equipaggi più forti, formati da due tra i migliori piloti Grand-Am, Alex Gurney e Jon Fogarty, più Jimmy Vasser e soprattutto il tre volte campione NASCAR Sprint Cup Jimmie Johnson, ha perso tempo quando lo stesso Johnson ha rotto il cambio.
Alla fine ha terminato al settimo posto, a 21 giri dal vincitore, dopo una bella rimonta. Bella rimonta anche per il Childress-Howard Motorsports, che portava in pista la nuova Pontiac / Crawford, con un equipaggio che comprendeva anche il tre volte vincitore della 24 Ore Andy Wallace e Danica Patrick.
Dopo i problemi avuti durante i test di inizio gennaio, anche durante la gara sono stati attardati nelle prime fasi di corsa da problemi elettrici e di guidabilità . Alla fine hanno terminato ottavi, a 33 giri dal vincitore.
Corsa combattutissima anche tra la vetture GT, dove si è assistito ad un grande duello tra la Porsche del Farnbacher Loles Racing e le due del team TRG. Alla fine ha prevalso la n.67 del team TRG dei titolari Andy Lally e Justin Marks affiancati da Jorg Bergmeister, Patrick Long e RJ Valentine, davanti ai compagni di squadra Spencer Pumpelly, Tim George Jr., Richard Leitz e Emmanuel Collard.
Il colpo di scena è arrivato durante la diciannovesima ora, quando la Porsche del Farnbacher Loles Racing, fino ad allora la più veloce in pista e leader della categoria, si è fermata lungo il tracciato ed è stata obbligata ad una lunga sosta ai box a causa di noie meccaniche, retrocedendo fino al quinto posto.
Ottima la prova della Pontiac dello Stevenson Motorsports, quarta di categoria e sempre vicina alle Porsche di testa. Completa debacle invece per le Mazda del team SpeedSource, trionfatore lo scorso anno, ko entrambe già alla prima ora per due toccate con cui hanno danneggiato gravemente le proprie vetture.
Tra i risultati da sottolineare, il ventitreesimo posto assoluto e decimo tra i Daytona Prototype per l'equipaggio formato dai motociclisti Scott Russell, Jason Pridmore e Jeff Ward (più il veterano delle corse automobilistiche endurance Guy Cosmo), nonostante un paio di testacoda ed anche un principio di incendio durante un pit stop. Comunque un risultato degno di nota per un equipaggio non abituato a questo genere di corse.
Da sottolineare anche il ventiduesimo posto di classe GT e trentacinquesimo assoluto per la vettura schierata e guidata dall'attore protagonista del telefilm "Grey's Anatomy " Patrick Dempsey, attardata anche da un incidente durante le prime fasi di gara.
Classifica finale:
1 – Donohue/Law/Rice/Garcia (Porsche /Riley) – Brumos – 735
2 – Pruett/Rojas/Montoya (Lexus /Riley) – Ganassi – 0.167
3 – France/Barbosa/Borcheller/Haywood (Porsche /Riley) – Brumos – 5.504
4 – Taylor/Angelelli/Frisselle/Lamy (Ford /Dallara) – SunTrust – 10.589
5 – Dixon/Franchitti/Lloyd (Lexus /Riley) – Ganassi – 4 laps
6 – Briscoe/Bernhard/Dumas (Porsche /Riley) – Penske – 18 laps
7 – Johnson/Gurney/Fogarty/Vasser (Pontiac /Riley) – Stallings – 21 laps
8 – Wallace/Finlay/Patrick/Mears (Pontiac /Crawford) – Childress-Howard – 33 laps
9 – Marks/Lally/Valentine/Bergmeister/Long (Porsche 997) – TRG – 40 laps
10 – Ballou/Pumpelly/George Jr/Collard/Lietz (Porsche 997) – TRG – 41 laps
11 – Martien/Zacharias/Maassen/Pilet (Porsche 997) – Wright – 44 laps
12 – Edwards/Collins/Magnussen (Pontiac GXP.R) – Banner Racing – 46 laps
13 – Farnbacher/Lux/Marsh/Roush (Porsche 997) – Farnbacher – 47 laps
14 – Liddell/Davis/Bucknum (Pontiac GXP.R) – Stevenson – 51 laps
15 – Johnson/Lacey/Nearn/Westbrook/Sofronas (Porsche 997) – Farnbacher – 55 laps
16 – Keen/Werner/Henzler/Westbrook/Farnbacher (Porsche 997) – Farnbacher – 59 laps
17 – Assentato/Segal/Longhi/Plumb (Mazda RX-8) – SpeedSource – 60 laps
18 – Jacalone/Jacalone/Pobst/Bonilla/Lewis (Porsche 997) – Gotham – 60 laps
19 – Tucker/Bouchut/Zabinski/Matos (BMW /Riley) – Level5 – 70 laps
20 – Taylor/Beyer /Taylor/Marti (Pontiac /Riley) – Beyer – 73 laps
21 – Forest/Merrill/Barrett/Westphal/Salvo (Pontiac GXP.R) – PR1 – 79 laps
22 – Gue/Long/Eversley/Beiker (Corvette) – Stevenson – 85 laps
23 – Cosmo/Russell/Pridmore/Ward (Porsche /Coyote) – Spirit of Daytona – 86 laps
24 – von Moltke/Sellers/Peterson/Cameron (Mazda RX-8) – Racers Edge – 88 laps
25 – Gutierrez/Pallis/Miller/Schr (Porsche 997) – TRG – 110 laps
26 – Rosa/Kaffer/Petrobelli/Simonsen (Porsche 997) – Farnbacher – 113 laps
27 – Gomez/Graeff/Henzler/Yarab Jr/Campollo (Porsche 997) – Farnbacher – 131 laps
28 – Haskell/Tremblay/Ham/Bomarito (Mazda RX-8) – SpeedSource – 144 laps
29 – Quinlan/Ledoux III/Watkins/Zadig/Kossmann (Porsche 997) – TRG – 163 laps
30 – Paquette/Bentley/Carter/Nixon (Porsche 997) – Bullet Racing – 216 laps