Un Andrew Bynum in netta ripresa ha segnato il suo massimo di punti in carriera.
Parlando di una squadra che nelle ultime 7 partite, quelle trascorse dall'ultimo report di Xandro, ne ha perse 2, una contro una delle squadre che lottano per il primo posto in regoular season, i Magic, l'altra contro gli Spurs, sempre un'avversaria molto pericolosa, e 5 vinte, una contro un'altra delle pretendenti al primo posto, i Cavaliers, non si può oggettivamente eccedere nelle critiche.
Oltretutto manca ancora Farmar, ancora in riabilitazione, Walton è appena tornato, Vujacic non è in condizione, avrebbe avuto bisogno di riposo ma gli infortuni lo hanno impedito, quindi la tanto sbandierata profondità della squadra è andata per un tratto a farsi benedire.
Eppure i Lakers hanno continuato a giocar bene, facendo vedere un ottimo basket, ma sembra sempre che giochino con le marce, che non si impegnino fino in fondo, che potrebbero far qualcosa di più e di meglio.
Siamo in regoular season, quindi questo atteggiamento è non solo tollerabile ma in parte consigliabile, è fra qualche mese che bisognerà iniziare a dare il massimo, e questo non solo Phil Jackson e Kobe Bryant lo sanno bene, ma nella loro carriera hanno dimostrato di averlo ben assimilato, elevando sempre la loro concentrazione e la loro voglia di vincere sempre e comunque dopo la pausa per l'All Star Game. Fra l'altro è normale che una squadra tiri il fiato in attesa di un periodo importante, in cui ci saranno le rivincite con Spurs, Cavaliers e Celtics nello spazio di poco tempo.
La perplessità è sempre quella, ormai vi sarete stancati di leggerla, che la squadra deve effettuare un netto miglioramento difensivo, a tratti, ad esempio contro i Celtics ed i Cavaliers, lo ha dimostrato, ma per difendere bene con una squadra che, salvo eccezioni, non ha grandi difensori sull'uomo, occorre allenare sempre e comunque questo fondamentale.
Nel frattempo i tifosi gialloviola possono crogiolarsi con due aspetti molto positivi. Uno riguarda Andrew Bynum: il bambinone in fase difensiva stenta sempre troppo, ma in fase offensiva sta finalmente trovando una decente continuità di prestazioni, culminata con i 42 punti messi a segno contro i cugini.
Vero che contro aveva solo il rookie Jordan, gli altri centri del Clippers erano tutti in infermeria, ma 42 punti non è mai facile segnarli. Anche a rimbalzo finalmente stiamo vedendo una ripresa, Andrew sembra tornato quello della prima metà della scorsa stagione, in cui aveva permesso ai Lakers di giocarsi il primo posto all'ovest anche prima dell'arrivo di Gasol. Ora è il momento dei progressi, ma intanto già il fatto che sia tornato a giocare ai suoi massimi livelli passati è molto positivo.
Il secondo motivo di soddisfazione è stato dato dalla partita contro i Cavaliers. La squadra di Lebron è stata ultimamente una bestia nera per i Lakers, viste le sue caratteristiche; la pressione che i giocatori della franchigia dell'Ohio riescono a mettere sugli esterni rendono difficoltosa la circolazione di palla, quei tiri piazzati che di solito gli esterni gialloviola riescono ad avere mancano, in quanto i vari Fisher, Walton, Vujacic, Radmanovic sono tutti relativamente lenti a tirare ed i difensori dei Cavaliers sono rapidissimi a tornare in posizione; inoltre tolto Kobe non c'era nessuno in grado di infastidire un giocatore come Lebron James in entrata (dico infastidire, fermarlo è difficile per chiunque, non vedo chi possa dire di saperlo fare con continuità ) ed in caso di raddoppi, quasi obbligati, i recuperi sui tiratori non erano abbastanza veloci.
A questi difetti in parte, e sottolineo in parte, è stato posto rimedio, con Kobe ed Ariza che hanno fatto il possibile contro un Lebron che infatti non ha convinto a fondo, i tiratori non sono stati lasciati liberi di tirare tranquillamente, una circolazione più rapida ha dato qualche tiro in più agli esterni dei Lakers.
Ma in più i giochi a due fra Gasol e Bryant hanno creato seri problemi alla difesa dei Cavaliers, risultando difficilissimi da gestire, con un centro che doveva comunque restare su Bynum o Odom, ed una pressione sugli esterni che è risultata molto indebolita. Che anche i Lakers stiano diventando indigesti per la squadra di Cleveland?
Chiaramente è presto per esaltarsi, come già detto dopo la partita con i Celtics, siamo a gennaio, vedremo cosa accadrà in primavera inoltrata, inoltre ai Cavaliers mancavano giocatori importanti, come West ed Ilgauskas, in più Wallace non era al massimo, bisognerà vedere cosa succederà contro degli avversari al massimo della condizione.
Tuttavia i segnali sono stati molto positivi, una bella boccata di ottimismo dopo i segnali negativi della sfida contro i Magic. Meno preoccupante la sconfitta contro gli Spurs, sia perchè arrivata all'ultimo tiro, messo da Mason e sbagliato, con tanta sfortuna, da Bryant, sia perchè una sconfitta di un punto sul difficile campo di San Antonio dopo aver giocato il giorno prima ad Houston è molto difficile da evitare.
RISULTATI
Sabato 11 gennaio: Miami Heat 108 – 105 (W)
Martedì 13 gennaio @ Houston Rockets 105 – 100 (W)
Mercoledì 14 gennaio @ San Antonio Spurs 111 – 112 (L)
Venerdì 16 gennaio Orlando Magic 103 -109 (L)
Lunedì 19 gennaio Cleveland Cavaliers 105 – 88 (W)
Mercoledì 21 gennaio @ Los Angeles Clippers 108 – 97 (W)
Giovedì 22 gennaio Washington Wizards 117 – 97 (W)
La squadra
Già detto dei risultati, i Lakers hanno vinto le partite da vincere, contro squadre con record nettamente peggiori, hanno perso contro due squadre che potrebbero dire la loro anche ai play off, i Magic e gli Spurs, entrambe all'ultimo soffio, hanno nettamente sconfitto dei Cavaliers incompleti. In sostanza un periodo in cui Kobe e compagni non si sono spremuti troppo, hanno svolto il compito senza particolari picchi di rendimento ma anche senza dare adito a particolari allarmi, anche se per ora il primo posto assoluto è stato restituito ai Celtics, che hanno mezza partita di vantaggio.
Nel gioco però c'è da segnalare un aspetto non eccessivamente consueto: un Kobe Bryant quasi in versione play maker, facile alla tripla doppia, ben 2 nelle ultime 7 partite.
La situazione infortuni è leggermente migliorata, con il ritorno di Luke Walton e Lamar Odom ed il ritorno ad una forma decente di Sasha Vujacic la squadra sta tornando alla consueta profondità . Con il nuovo Kobe anche Vujacic può giocare qualche minuto in point guard
I singoli
Non si può che iniziare da Kobe Bryant: produzione offensiva leggermente sotto la sua media, ma molti tiri in meno del consueto ed un aumento degli assist, con ben due triple doppie. 10, 11, 12, 12, 11, questi sono le assistenze smazzate dall'MVP in carica.
Se escludiamo la partita con i Rockets, contro cui Kobe, per ragioni imperscrutabili, difficilmente tira meno di 30 palloni verso il canestro, si è mantenuto intorno ai 15 tiri di media. Numeri davvero inconsueti, che testimoniano come Phil Jackson stia cercando di ovviare all'assenza di Farmar, e come Kobe si sia messo ancora una volta a disposizione dei compagni. L'egoista insopportabile ed ingestibile del 2004/2005 è un lontano ricordo ed ha lasciato il posto ad un giocatore maturo, che gioca con e per la squadra.
Il primo beneficiario della trasformazione di Kobe è stato Andrew Bynum, il quale ha avuto molte possibilità che in parte ha saputo sfruttare, segnando con una certa continuità e realizzando, oltre ai 42 punti contro i derelitti Clippers, 24 punti contro gli Heat, 23 contro i Wizards, 18 contro gli Spurs, 14 contro i Cavaliers ed 11 contro i Magic. Il bimbo ha recuperato fiducia e consapevolezza, oltre che una forma decorosa, a rimbalzo è sempre su livelli appena sufficienti, ma è comunque migliorato, in attacco si sta facendo valere. In difesa è sempre inconsistente, come testimoniano le prestazioni dei centri avversari e soprattutto la massima valutazione in carriera raggiunta dalla matricola Deandrè Jordan.
Lamar Odom e Trevor Ariza sono andati secondo consuetudine, alzandosi dalla panchina ma dando un contributo ottimo, prezioso soprattutto in fase difensiva, ma più che accettabile anche in attacco, e soprattutto dando quella potenza fisica e quell'atletismo che a volte manca al quintetto.
Pau Gasol anche lui è al solito un giocatore prezioso, tecnico, altruista, il lungo ideale per giocare la triangolo, per lui non ci sono elogi a sufficienza.
Luke Walton al ritorno non ha espresso prestazioni mirabolanti, ma ha svolto il suo compito in modo decorosissimo.
Persino Josh Powell, abituato ad ammuffire in panchina, chiamato all'azione ha dato un contributo accettabile, dimostrando di non essere il nuovo Jabbar, ma di poter trovare tranquillamente posto nella panchina, seppure non nelle sedie più vicine al campo.
Qualche perplessità al solito la desta Radmanovic, che ha fatto vedere segni di risveglio, segnando molto quando ha recuperato il posto in campo, ma soffrendo il ritorno di Walton e, soprattutto, mostrando la solita poca consistenza. Questa volta però anche lui ha conquistato una sufficienza, seppur stiracchiata. Che i famosi “mind games” di “Coach Svengali” stiamo avendo successo sia con il serbo che con il Bimbo?
L'abbiamo già detto, settimana senza eccellenze, ma anche senza bocciature, sperando in un prossimo salto di qualità . Senza fretta, però, in quanto di solito Phil Jackson ci regala cambi di marcia solo dopo la pausa dell'All Star Game.