Con Mike Dunleavy qualcosa è migliorato, ma forse è troppo tardi ormai…
I Pacers hanno oltrepassato la metà della stagione e nonostante un record che parla chiaro (15 vittorie e 27 sconfitte) e che li colloca nell'ultima posizione della Central Division e al penultimo della Eastern Conference, forse un po' perché "si deve fare" o forse perché ci si crede realmente, cercano disperatamente un posto nei prossimi playoffs.
Con 12 gare sotto quota 50% quanta verità ci può essere nel credere nei playoff? Teoricamente è ancora possibile perché l'ultimo posto disponibile per la post-season è lontano 4 gare e mezzo, ma a lasciare scettici sono le capacità di recuperare di questo team nonchè al numero delle squadre interessate a quel posto.
Ci sono ancora 40 partite e 23 di queste saranno alla Conseco Fieldhouse, forse per questo o forse anche per via dei recuperi di Mike Dunleavy, Marquis Daniels e T.J. Ford dai rispettivi infortuni Indiana crede ancora di poter essere protagonista in questa stagione.
Lo scetticismo c'è ma il team ci crede ancora. "Dobbiamo cercare di dare tutto quello che abbiamo ogni partita" – ha detto Travis Diener – "Il calendario ci favorisce non solo con le partite in casa, ma anche con squadre che non hanno un buon record. Se diamo il massimo in ogni gara possiamo tornare a galla".
Qualche miglioramento ultimamente c'è stato e non a caso il tutto è coinciso con il rientro di Dunleavy. Con la sua presenza Granger ha meno responsabilità in attacco e la squadra beneficia del suo gioco "di squadra", appunto.
Jarrett Jack ha definito l'attacco dei Pacers più fluido con il rientro di Dunleavy perché molti giocatori seguono i movimenti dell'ex Warrior senza palla. “La sua visione, che a noi mancava, è grandiosa” – ha detto Jack – “Sta facendo una grande lavoro a trovare gente come Jeff (Foster) e Troy (Murphy) quando sono liberi. Mette il pallone nella mani di chi vuole“.
“E' stata dura non essere in grado di giocare all'inizio della stagione” – ha dichiarato Dunleavy – “Tornare e provare a vincere più gare possibili. I ragazzi sono stati indecisi, esitanti, impauriti di fare qualcosa. Sono il tipo di persona che accetta la sfida, se sbaglio una serie di tiri, lì sbaglio, ma mi piacciono questi momenti“.
La dimostrazione di quanto O'Brien creda ancora nei playoff la si capisce dalle sue rotazioni e da alcune scelte tecniche. Ad esempio nelle ultime partite è stato limitato al minimo il minutaggio dei rookie Rush e Hibbert, ma ne vale veramente la pena?
Hibbert addirittura fino a poco tempo si era guadagnato il posto di centro titolare e a dire la verità non se la stava cavando male. Ultimamente però Foster ha preso il suo posto.
“I nostri numeri in difesa con Roy in campo non sono buoni” – ha spiegato O'Brien – “I nostri numeri in attacco lo sono, ma gli avversari giocano molti pick-and-rolls con lui coinvolto, lo attaccano e lui soffre di problemi di falli mettendoci subito in bonus. Devo andare con un giocatore che non si trovi con problemi di falli, questa è la ragione principale per cui i nostri avversari tirano molto più di noi i liberi“.
Due vittorie casalinghe e due sconfitte in trasferta nelle ultime quattro uscite per i Pacers.
La prima W arrivava contro i Detroit Pistons 110-106, dopo una serie di 8 sconfitte consecutive contro i rivali di Division ma era anche il primo successo stagione in overtime, al sesto tentativo.”Siamo stati grandi” – diceva Ford, autore di 23 punti – “Abbiamo mostrato durezza e cuore“.
Il canestro più importante arrivava da Granger che a 3.9 secondi dal termine dei tempi regolamentari segnava il canestro della parità a quota 93. “A quel punto della gara potevamo andare da Ford, Dunleavy o Granger” – sottolineava il coach – “In questa partita ci siamo messi nelle mani di Granger ed è andata bene“.
Troy Murphy finiva con 18 punti e 13 rimbalzi ed era decisivo nel supplementare con due bombe. “Sentivo di avere la possibilità di poter realizzare ogni tiro” – diceva Murphy – “Avevo fiducia in me stesso e sentivo di poter fare bene il mio lavoro“.
Due giorni dopo a Indianapolis arrivavano i Raptors dell'ex Jermaine O'Neal e i Pacers dopo tre quarti di altissimo livello crollavano nell'ultimo periodo ma riuscivano lo stesso a portare a casa la vittoria 111-104.
“Buona vittoria” – diceva O'Brien a fine gara – “Ci siamo complicati la vita ma abbiamo fatto quello che dovevamo fare negli istanti decisivi della partita. Complessivamente una bella vittoria per noi“.
I Pacers aprivano l'ultimo quarto con 24 punti di vantaggio ma scelte discutibili di tiro (29% dal campo) e dormite in difesa facevano tornare in partita Toronto. “Abbiamo fatto un grande lavoro per tre quarti con circolazione di palla e difesa” – ammetteva Jeff Foster – “Ma dopo nell'ultimo quarto abbiamo cominciato a forzare e ci hanno ripreso“.
Dunleavy era protagonista delle giocate più importanti a fine partita, soprattutto con tre tiri liberi realizzati dopo un fallo subito mentre tentava una tripla. “E' stata una giocata grandiosa“. La commentava O'Brien.
Il ritorno alla Conseco Fieldhouse da parte di O'Neal arrivava in una situazione complicata per la sua squadra, per le sue condizioni fisiche e per radio mercato che vocifera potesse andare ai Miami Heat in cambio di Marion.
Non è stata una grande partita per lui al rientro da un infortunio di 9 partite e il suo ingresso in campo a 3:20 dalla fine del primo quarto è stato accolto metà da applausi e metà da qualche fischio.
“E' sempre bello tornare. Ho avuto l'occasione di vedere tutte quelle persone che non vedevo da tempo“. Dichiarava O'Neal.
Indiana per lui è stata più che una semplice squadra. “Posso andare in qualsiasi posto e la gente mi conosce, sa chi sono, questo è solamente grazie al fatto che sono stato un Indiana Pacer, non perchè sia stato un Portland Trail Blazer” – sottolineava con orgoglio il giocatore.
Coach O'Brien sapeva che avrebbe allenato O'Neal per poco tempo già dal giorno della sua assuzione nell'estate del 2007. “Hai sempre bisogno di giocatori che siano felici di fare parte della squadra che stai allenando” – diceva O'Brien – “Jermaine aveva espresso le ragioni per cui voleva andare e per lui è stato il modo migliore per un nuovo inizio. Non posso contraddirlo“.
Un paio di giorni dopo Indiana faceva visita sul difficile campo degli Hornets e perdevano 103-100 a fil di sirena con una tripla di Paul e dopo un finale incredibile quando Granger pareggiava i conti sul 100-100 a 2.5 secondi dalla fine e con Ford che perdeva malamente il pallone del sorpasso nell'azione precedente.
“E' incredibile quante volte abbiamo perso questo tipo di partite” – diceva sconsolato Murphy – “Tutte le nostre gare all'ultimo tiro ci vanno, non ho mai visto una cosa del genere“.
Granger era decisivo e molto motivato di giocare nella sua nativa New Orleans. “Ormai credevo avessimo raggiunto il supplementare con la mia tripla” – diceva Granger – “Ho contato sulle mie mani almeno 6 volte in cui abbiamo perso la partita all'ultimo tiro“.
Si riscontravano problemi in attacco, strani per una squadra che fa delle transizioni offensive la sua arma principale. Nel terzo quarto Indiana segnava il minimo stagionale di 10 punti. “Bisogna dar credito allo loro difesa“, giustificava Dunleavy.
Problemi che si ripetevano nella partita successiva e senza storia in quel di San Antonio dove i Pacers finivano con appena 81 punti in un campo che non riescono ad espugnare da sette anni.
Il mese di gennaio si chiuderà con 5 partite in casa su 6. Houston, Charlotte, Milwaukee, Miami e New York faranno visita a Indianapolis con in mezzo una trasferta proibitiva contro i Magic. Dopo questa serie di partite si potrà capire realmente se crederci o non crederci.