Antawn Jamison è stato finora il più affidabile delle stelle dei Wizards…
La luce in fondo al tunnel a Washington ancora non si vede.
La regular season Nba non è nemmeno arrivata a metà cammino e nella capitale le domande più in voga sono: “Conviene far rientrare Gilbert prima della fine della stagione o lo facciamo riprendere del tutto?” e “Chi c’è di buono al draft?”.
Non proprio una situazione ottimale per una squadra che arriva da 4 stagioni ai playoff, sempre senza grandi successi anche per aver incrociato troppo spesso King James che li ha eliminati nelle ultime 3 apparizioni alla postseason.
Ma i Wizards avevano approcciato la stagione con ben altre speranze. In estate le firme di Arenas e Jamison su contratti pluriennali avevano dato modo a coach Jordan di proseguire il discorso tattico senza stravolgere gli equilibri costruiti nelle ultime stagioni.
L’ossatura base comprendente i 2 citati e l’altro potenziale All Star, Caron Butler, garantiva una certa competitività a Est. In fondo, l’ultima annata che i 3 avevano potuto giocare assieme per gran parte della stagione (2006-2007) stava procedendo bene con un parziale di 35-28 fino all’inizio dei guai.
Sì, perché a quel punto si è rotto Butler e 10 partite dopo anche Arenas.
Da quel momento il record è stato 6-13, per un totale di stagione di 41-41. Solo 3 vittorie sopra c’erano gli Heat, vincitrici della Southeast Division e proprietari della quarta piazza nel ranking playoff.
L’incrocio iniziale non portava a Cleveland ma a Chicago…
Insomma senza infortuni la storia sarebbe stata diversa. Ma i se e i ma contano nulla e i Wizards contavano di ripartire da quel trio e da un ottimo coach come Eddie Jordan.
Il problema è che Arenas la stagione successiva l’ha vista quasi sempre dall’infermeria e anche Butler ha perso quasi un terzo della regular season. Ancora playoff, ancora i Cavaliers, stavolta c’è Butler, ma Arenas è a mezzo servizio e gioca solo metà della serie.
Sconfitta in 6 partite e tutti a guardare ai rinnovi di Jamison e Arenas; che arrivano, più o meno attesi e tormentati.
La scelta della franchigia è chiara. Ci sono 3 potenziali stelle, hanno già dimostrato di essere in grado di giocare assieme, bisogna costruire un cast di supporto adeguato.
L’idea è buona, la sfortuna però vuole metterci ancora qualcosa di suo: il ginocchio di Arenas subisce un nuovo intervento dopo la firma del contratto e il rientro è ancora senza una data certa.
Per non farsi mancare nulla anche il centro titolare Brendan Haywood si infortuna al polso e si gioca la stagione; non stiamo certamente parlando di uno Shaq, ma un 7 piedi da 10 punti, 7 rimbalzi e quasi 2 stoppate è una buona base per il cast di supporto.
L’Est è un brutto posto per partire ad handicap. C’è troppo livellamento (verso il basso o verso l’alto dipende dai punti di vista) e passare da squadra aspirante ai playoff a squadra da lotteria è un passo molto breve.
E quando questo succede si innescano meccanismi che trascinano il gruppo in un baratro da cui è quasi impossibile risollevarsi: la partenza 1-10 e il licenziamento di coach Jordan hanno tagliato le gambe alla stagione di Washington e ci vorrebbe un miracolo per pensare di risollevarsi in tempo.
Adesso siamo 7-30 come record.
Per arrivare al 50% che potrebbe garantire i playoff bisognerebbe inventarsi un record di 34-11 da qui a fine stagione. Utopia, ma di quelle proprio esagerate. Nemmeno a roster completo sarebbe da scommetterci un euro. E quindi?
Uno sguardo al roster e si cerca di vedere cosa c’è da salvare della stagione. Quello che salta subito all’occhio è che i Wizards sono una squadra giovane, futuribile. Delle 3 stelle solo Jamison supera i 30 (32) ma è anche quello che fisicamente si conserva meglio. E tutti e 3 hanno contratti lunghi, sui quali costruire il team.
Anche il resto del gruppo è giovane, solo il neo arrivato Mike James non è adatto a un progetto pluriennale. Gli altri hanno al massimo 30 anni (Songaila, Thomas e Dixon) e un po’ di talento qua e là si intravede.
Si prenda per esempio Andray Blatche, 22enne centro uscito direttamente dall’High School e scelto al secondo giro nel 2005. Non si può dire che sia un combattente, né che gli piaccia giocare spalle a canestro, ma ha mostrato un discreto talento e quest’anno, a causa dell’assenza di Haywood, è stato messo più volte in quintetto e i numeri (quasi 10 punti e 5 rimbalzi in 22 minuti di media) parlano di una buona crescita. Certamente c’è da lavorarci, ma la stagione sta prendendo una piega che lascerà spazio ai giovani per fare esperienza.
Ultimamente si è dato molto spazio al secondo anno Dominic McGuire come ala forte, spostando Jamison ad ala piccola e Butler a guardia. I risultati sono alterni e la soluzione è chiaramente una improvvisazione per i problemi a trovare una shooting guard affidabile. Il prodotto di Fresno State è ancora lontano da essere un giocatore di impatto, ma ci si aspetta una crescita anche da lui.
Guardando al futuro le incertezze sono soprattutto sul compagno di reparto di Arenas nel momento in cui Gilbert tornerà in grado di fornire le prestazioni da All Star di cui è capace. Non c’è nel roster una guardia all’altezza (Stevenson è in un’annata no, Dixon è ormai ai margini della rotazione)anche se qualche buon segnale sta arrivando da Nick Young, secondo anno da Southern California; anche in questo caso talento e capacità di mettere punti a referto non difettano. Lo aspettiamo per il giudizio finale quando il ritorno di Gilbert Arenas renderà definitivi gli equilibri di squadra.
Nel roster manca anche un playmaker di così buon livello da convincere lo staff a spostare Arenas guardia. Mike James ha già 33 anni e l’investimento Crittenton è lontano dal poter essere considerato vincente. Magari tra 2-3 anni, con la giusta esperienza maturata, avrà fatto lo step che si richiede a una point guard di livello. Per ora siamo ancora lontani. Come per Blatche è facile prevedere una crescita di minutaggio per il prodotto di Georgia Tech.
Songaila e Etan Thomas sono discreti back up del settore lunghi; a organico completo darebbero quei minuti di qualità (soprattutto il primo) e intensità (soprattutto il secondo) adeguati a una panchina NBA. In più la crescita di Blatche e qualche buon segno di vitalità del rookie JaVale McGee (buono il suo mese di novembre con 9 punti e 5 rimbalzi di media) regalano qualche speranza di tirar fuori per i prossimi anni un buon nucleo di lunghi su cui lavorare.
Supporting cast in divenire quindi. Ma l’eventuale successo delle scelte dei Wizards dipende dal trio di All Star.
Se la salute li protegge competono con chiunque nel proprio ruolo.
Arenas a talento e personalità è secondo proprio a pochi; l’ultima stagione sana che ha fatto recitava 30 punti a partita con 6 assist e una devastante capacità di mettere il tiro decisivo.
Butler è una delle ali piccole più complete della lega; può segnare, andare a rimbalzo, ha fisico per difendere anche su pari ruolo atletici. Considerando che è arrivato dai Lakers fondamentalmente in cambio di Kwame Brown c’è da stare allegri.
Jamison è il più costante dei 3, è il quarto anno che è stabile sui 20 punti e intorno ai 9-10 rimbalzi. Ha un gioco offensivo che lo rende pericoloso sia vicino che lontano da canestro. L’unico problema è che va sotto fisicamente contro le power forward più forti della lega (Garnett, Duncan, Nowitzki in particolare) ma il suo rendimento è sempre stato a livelli di eccellenza.
Mandare in soffitta una stagione dopo 37 partite non è mai piacevole, ma la situazione è questa e non ci si può fare molto. Il tentativo di dare una scossa da parte della dirigenza sostituendo Eddie Jordan con Ed Tapscott non ha dato molti frutti.
Si aspetta a dare giudizi sul nuovo coach, alla prima esperienza NBA e con un roster in mano con seri problemi; è praticamente cosa certa che sia solo di passaggio come coach nella capitale. Si fanno i nomi di Avery Johnson e Flip Saunders anche se per ora si tratta solo di rumors.
Quello che è certo è che coach Jordan ha molti ammiratori tra i GM della lega e infatti il suo nome è associato a molte franchigie per la prossima stagione; Phila e Sacramento sono in pole position. Forse la dirigenza dei Wizards ha avuto troppa fretta di scaricare un allenatore che stava facendo bene e che era partito 1-10 ma con 2 titolari fuori (Arenas e Haywood) e altri 2 giocatori chiave (Stevenson e Daniels) molto lontani dalla loro forma migliore. Solo il tempo dirà se la scelta è stata giusta. Il tempo e le ginocchia di Arenas…
Ultima questione: come siamo messi a possibilità di operare sul mercato dei free agent? Malino, senza dubbio. Questa stagione e la prossima siamo più in zona luxury tax piuttosto che avere spazio per sognare qualche aggiunta di livello. In fondo i tre All Star coprono da soli 33 milioni circa quest’anno e 38 circa l’anno prossimo.
Per operare sul mercato si deve cercare qualche trade.
I casi sono 2: o si coinvolge negli scambi uno dei 3 per arrivare a un altro giocatore del medesimo livello sperando in una chimica migliore, oppure si prova a piazzare in giro quei contratti in scadenza nel 2010 che sono appetiti da chi vuole partecipare all’asta per LeBron James, Wade e tutti quelli che quell’estate andranno in scadenza.
Per esempio un pacchetto Etan Thomas – Mike James mette insieme un salario totale di 12 milioni in scadenza 2010. Considerando il rientro di Arenas (con Crittenton backup) e il rientro di Haywood e la crescita di Blatche, sono 2 giocatori sacrificabili. Fantabasket ma il gm Grunfeld non ha molte altre opzioni per andare sul mercato.
In conclusione i tifosi Wizards si sono messi l’anima in pace per questa stagione e non si fanno più illusioni. Aspettano notizie sul futuro coach e pregano che Arenas (111 milioni per 6 anni…) torni lo spettacolare giocatore di 2 stagioni fa.
Il futuro a est può essere più roseo di quanto si possa pensare guardando giocare Washington in questo periodo. Ci vuole un po’ di fortuna con gli infortuni e una crescita del cast di supporto, Blatche, Young ma anche Crittenton e McGuire.