Kings: da Chris a Kevin…

Un momento difficile all'ARCO Arena

La stagione 2001/2002 si chiuse per i Kings con un record di 61 W – 21 L, primi nella Pacific Division e nella Western Conference.
Fattore campo favorevole nei playoff e il crisma di favoriti alla vittoria finale poi sette date, sette istantanee, una svolta. E nulla sarebbe stato più lo stesso.

18 Maggio 2002 Sacramento Kings 99-106 Los Angeles Lakers.
20 Maggio 2002 Sacramento Kings 96-90 Los Angeles Lakers.
24 Maggio 2002 Los Angeles Lakers 90-103 Sacramento Kings
26 Maggio 2002 Los Angeles Lakers 100-99 Sacramento Kings
28 Maggio 2002 Sacramento Kings 92-91 Los Angeles Lakers
31 Maggio 2002 Los Angeles Lakers 106-102 Sacramento Kings
2 giugno 2002 Sacramento Kings 106-112 (dts) Los Angeles Lakers

Dopo che gara sette finisce, anche per i Kings un’epoca finisce, all’Arco Arena II i corsari Lakers, risorti da gara 4 con un immenso Robert Horry, strappano la finale della Western Conference ai Kings dei sogni.

Quel quintetto meraviglioso era formato dall’attuale playmaker degli Hawks Mike Bibby, dall’asfissiante difensore Doug Christie, dal cecchino Peja Stojakovic, l’ex Lakers, ceduto per il liceale Bryant, Vlade Divac e il leader nonché potenziale MVP Chris Webber.

Pronti ad entrare in campo nella rotazione giocatori del calibro di Bobby Jackson, Hedo Turkoglu, il rookie Gerald Wallace e il sempre utile Scot Pollard. Sulla panchina Rick Adelman.
Come sembrano lontani quei tempi…

Oggi

Siamo vicini a metà  stagione, vicini all’All Star Game di Phoenix e i Kings hanno un record di 9 W – 29 L, sono ultimi nella Pacific Division e penultimi nella Western Conference.

Guidati nelle prime ventiquattro partite da Reggie Theus sono ora allenati da Kenny Natt. Hanno perso le ultime cinque in fila, concedendo 107 punti di media e mettendone a referto 101.
Insomma il momento non è di quelli memorabili, anche se la vittoria di ieri su Dallas è stata una boccata di ossigeno, ma forse è uno di quegli istanti in cui si costruiscono le fondamenta, in cui si rifonda per tornare a vincere.

Dopo la trade estiva che ha coinvolto Ron Artest per Bobby Jackson, toh chi si rivede, Donte Green e una prima scelta al draft 2009 i tifosi Kings di certo non si aspettavano una stagione vincente o un approdo ai playoff anche se 9 risicate vittorie sono davvero poche.
Ma passiamo ad analizzare i singoli.

Kevin Martin è in questo momento indiscutibilmente l’uomo franchigia. Con soli 16 match, di cui undici da starter, al suo attivo segna 24.1 punti a partita, 2.6 assist a match, 3.0 rimbalzi. Un realizzatore che se in serata può fare male a chiunque.

È ancora giovane, al suo quinto anno in NBA e sicuramente potenzialmente molto molto forte come shooting-guard. Negli ultimi tre incontri dei Kings ha messo a referto 29, 36, 21 punti incappando però in due sconfitte contro Chicago e New Jersey e nella vittoria casalinga con Dallas; è in continua crescita. Genio e Sregolatezza.

John Salmons è partito titolare in tutte le 37 partite fin qui giocate a una media di 18.8 punti, 3.2 assist e 3.7 rimbalzi. È il secondo violino di questi Kings. Ala piccola discreta al sesto anno tra i professionisti è uno dei pochi che riesce ad emozionare ancora l’Arco Arena III. Reduce da un’ottima annata sta cercando di ripetersi. In missione.

Brad Miller: centro da 12.1 punti, 8.2 rimbalzi e 3.6 assist ad apparizione è al suo decimo anno tra i professionisti quindi non più giovanissimo potrebbe risultare utile nel liberare spazio salariale o per rientrare in qualche trade futura. L’unico a mordere i gomiti degli avversari dopo la perdita di Ron Artest. Ha la sfortuna di trovarsi nella conference sbagliata: Duncan, Gasol, Stoudamire. Bastano? Guerriero.

Beno Udrich: il playmaker della squadra. In stagione ha delle buone cifre: 10.9 punti, 4.5 assist e 2.8 rimbalzi. Al quarto anni tra i pro dopo l’esperienza agli spurs è approdato ai Kings dando sempre un buon contributo. Scambiabile? Si! Da tenere? Forse. È giovane, può ancora crescere. Forse in questo momento Popovich & Co. lo rimpiangono come backup di Parker.

Mikki Moore: ala grande da 4 punti e 3.9 rimbalzi in 19 minuti a partita. Anche lui come Miller al decimo anno tra i pro. Stessa sfortuna di Miller. Rimandato.

Spencer Hawes: ala grande che si può adattare anche nel ruolo di centro. Personalmente non lo conoscevo ma sta mettendo insieme numeri interessanti considerando il fatto dell’essere sophomore: 11 punti, 1 assist e 7 rimbalzi in 28 minuti medi di presenza. Bilancia emotiva della squadra. Se lo vedete sorridere nel match forse la nona sinfonia vincente potrebbe essere in arrivo. Promosso.

Francisco Garcia: al terzo anno tra i pro è leggermente in calo rispetto all’anno scorso, forse ci si aspettava di più da lui che in questo momento segna meno, 10.7 ad oggi contro i 12.3 della passata stagione, elargisce praticamente gli stessi assist, 1.5, e prende 3.0 rimbalzi ad apparizione. Rimandato.

Jason Thompson: un rookie da Rider sorprendente ala grande da 9.1 punti e 6.7 rimbalzi ad apparizione. Si allaccia le scarpette per giocare 24 minuti di intensità  e cuore. Positivo.

Tra gli altri citiamo ancora Donte Greene, rookie da Syracuse ancora acerbo; il fil rouge tra “quei” Kings e questi Bobby Jackson, 6.5 punti, 2.6 rimbalzi e 2 assit per lui; l’altro rookie Bobby Brown che segna 5.8 punti 2 assit e 1 rimbalzo 15 minuti; infine in rigoroso ordine alfabetico: Quincy Douby, il redivivo Kenny Thomas e Shelden Williams.

È difficile che con questa squadra si possa andare oltre le 20/25 W questa stagione, spero di essere smentito per quanti tifassero Kings, ma alcune note positive ci sono e sono rimarchevoli. Kevin Martin, la crescita di Salmons, la maturazione di Udrich e un paio di rookie interessanti.

D’altro canto il reparto lunghi avrebbe bisogno di una visita di Harry Potter che aggiunga forza fisica, agilità  e qualità ; caratteristiche che in questo momento sembrano essere lontane. Per quanto i vari Miller, Moore, Hawes si battano sono sempre dal lato sbagliato degli Stati Uniti.

Su questo punto Geoff Petrie dovrà  lavorare sia ora sia in proiezione futura.
Quali contratti rinnovare? Quali scambi poter concludere che portino gente giovane, affamata di vittorie all’ARCO Arena?

Infine uno sguardo ad un possibile pick al draft: il sogno sarebbe Blake Griffin da Oklahoma, difficilmente raggiungibile, almeno di non fermare le vittorie di quest’anno a 9. si può provare a draftare Hasheem Thabeet da Connecticut.

B.J Mullens altro centro da Ohio State. Insomma talento al prossimo draft per cercare di colmare il gap sottocanestro con le altre dell’Ovest c’è; bisogna avere solo un po’ di fortuna con il pick.

L’altra strada percorribile è scambiare ora Udrich,che di richieste ne ha, con un lungo giovane e futuribile, per poi cercare in tutti i modi di arrivare a Ricky Rubio al draft. Bella gatta da pelare per Petrie.

Non resta che soffrire ancora per un po’ ai tifosi Kings, ricordando “quei” fantastici cinque che avrebbero meritato di più, e gettando uno sguardo al futuro con ottimismo. Forse non sono poi così lontani i tempi di Chris e Vlade.

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