OJ Mayo, il futuro di Memphis
Rebuilding. Questa è una delle parole più frequenti che possiate sentire nei vari front-office NBA.
Rebuilding uguale rifondazione\ripartenza, un nuovo inizio dopo anni di vacche magre.
Rifondare e ripartire è anche l'imperativo che spopola dalle parti di Memphis, Tennessee, la casa dei Grizzlies, che dopo la scorsa stagione che li ha visti reduci (in negativo) dallo scambio-Gasol sono ripartiti quest'anno con giovani giocatori molto interessanti e promettenti per il futuro della franchigia.
I giovani talenti in questione sono in particolar modo tre: OJ Mayo, Rudy Gay e Marc Gasol, sui quali ci concentreremo per un po' prima di vedere le reali possibilità future del resto della squadra.
Partiamo proprio da Mayo, rookie da USC scelto al numero tre del draft da Minnesota che lo ha scambiato con la chiamata numero cinque di Memphis ovvero il lungo Kevin Love.
Da quando OJ aveva più o meno tredici anni è sempre stato descritto come un predestinato del basket, un super talento, uno che i compilatori dei record all time avrebbero sicuramente sentito nominare.
Lo scorso anno a USC probabilmente non ha mantenuto in pieno tutte le (enormi) aspettative che calavano sulla sua testa ed ha evidenziato molti dei suoi difetti, sia tecnici sia caratteriali (vedi il pugno rifilato all'azzurro Daniel Hackett), ma ciò non gli ha comunque impedito di essere chiamato con una scelta molto alta, non prima ovviamente di rendersi protagonista di un mini-caso che lo vedeva coinvolto nell'accettazione di soldi e regali da parte di sponsor non meglio precisati, cosa assolutamente proibita dal regolamento NCAA e che lo avrebbe potuto portare a una squalifica e a conseguente rinuncia al draft: il caso è poi rientrato e il resto è storia recente.
Storia recente che ci racconta di un Mayo trascinatore della squadra sin dalla pre-season, molti possessi per lui, grande leadership e consapevolezza nei suoi mezzi (cosa che, per la verità , non gli è mai mancata).
Il risultato? Assolutamente non una sorpresa: 19.7 punti a partita (primo realizzatore del team), il 45.2% dal campo e addirittura quasi 38 minuti a gara, cifre che saltano all'occhio, soprattutto per una matricola, e molti sono prontissimi a scommettere su di lui come alzatore del trofeo per il Rookie Of The Year.
Ecco, per restare in tema di rookie, Memphis perso un Gasol si è presa l'altro, o meglio: nel grande affare che ha portato Pau ai Lakers erano coinvolti anche i diritti per il fratello Marc, scelto da L.A. alla quarantottesima assoluta nel 2007.
Dopo aver dominato (a livello individuale) il campionato spagnolo con l'Akasvayu Girona, Marc ha deciso di buttarsi nella carriera oltre-oceano, e non sta andando assolutamente male.
Gasol è infatti parte stabile del quintetto base di coach Iavaroni e se lo merita tutto: sta ampiamente dimostrando di poter tenere il campo anche al piano di sopra; sicuramente non è dominante come in Europa, non avrà tutta la tecnica di tiro dai quattro-cinque metri di Pau, ma può sicuramente migliorare molto, anche perchè il fisico che si ritrova gli permette sia di mettere a referto cifre di tutto rispetto (11.1 punti a sera con 7 rimbalzi e quasi trenta minuti per partita): come detto ci si attendono miglioramenti ulteriori, ma è già un'ottima base da cui partire.
Passiamo ora a colui che, sulla carta sarebbe il giocatore-franchigia dei Grizzlies, almeno per il momento: Rudy Gay. Diciamo per il momento semplicemente perchè i progressi di Mayo sono continui e velocissimi, inoltre anche il carisma e la personalità di OJ potrebbero, alla lunga, mettere un po' in secondo piano le pur buonissime cifre e le grandissime qualità dell'ex Connecticut Huskies.
Questo è ormai il terzo anno di Gay tra i pro, e sicuramente è migliorato moltissimo sotto ogni aspetto del gioco rispetto a quando era solo un rookie, ma l'anno scorso, pur producendo un bel ventello di media a partita non era mai stato in grado di prendere per mano la squadra e di portarla a vincere qualche partita in più.
Per questo a mio parere non è il giocatore-franchigia dei Grizzlies: è una fantastica seconda punta da piazzare al fianco di OJ Mayo in un futuro perchè, come detto, le doti del ragazzo non si discutono: probabilmente è solo un problema di leadership.
D'altra parte, in un molto prossimo futuro, chi vedete mettere la faccia cattiva e l'occhio della tigre per Memphis: OJ o Rudy? Lascio decidere a voi.
Detto ciò la domanda è: si riparte da questi tre?
Si, ma non solo.
Già , perchè tra i tre rookie di coach Iavaroni che partono in quintetto c'è anche Darrell Arthur, matricola fresca vincitrice del titolo NCAA con i Kansas Jayhawks e scelta alla ventisette da New Orleans, finita poi a Memphis con l'affare-Batum.
Anche Arthur sta dando prova di grandi qualità , soprattutto atletiche (fisico e verticalità da paura), che per ora non trovano grande conferma nei numeri, ma che tra qualche anno sicuramente potranno rivelarsi utile alla causa degli “orsi”.
In definitiva Memphis quest'anno vive una stagione di transizione, nella quale tutto ciò che verrà sarà preso per buono; in attesa di far crescere i rookie, i Grizzlies si stanno già togliendo molte soddisfazioni con vittorie anche importanti (la più recente quella per 102-82 contro i Dallas Mavs).
Coach Iavaroni è spesso discusso, ma probabilmente non è il caso di sollevarlo visto che sta già facendo molto con il poco che si ritrova; inoltre Memphis ha una delle migliori situazioni salariali della lega e potrà essere davvero competitiva sul mercato dei free-agent sia di quest'anno sia, soprattutto, del famigerato 2010.
Si riparte dai tre (più uno) “moschettieri” dunque, sperando in qualche affare azzeccato sul mercato e magari da qualche altra buona intuizione ai prossimi draft.