Danny Granger prenota un posto per la partita delle stelle
"Mi impressionò già da quando era un rookie. Diventerà un All-Star e sicuramente lo sarà già da quest'anno se continuerà a giocare a questi livelli".
Queste sono le parole di Rick Carlisle, ex coach dei Pacers e soprattutto di Danny Granger dopo un Dallas-Indiana.
Difficile dare torto al coach perché non è il solo a pensare che Granger potrà essere già da questa stagione uno dei giocatori della partita delle stelle, visto il modo in cui sta giocando e in cui continua a migliorarsi.
Proprio in questa stagione i Pacers hanno deciso di dare a Granger le chiavi della squadra come leader assoluto dopo la cessione a Toronto di Jermaine O'Neal, appunto per questo hanno messo nero su bianco su un contratto da cinque anni di circa 60-65 milioni di dollari complessivi.
La sua squadra non sta andando alla grande vuoi anche qualche infortunio infortunio e la gestione non ottimale del team negli ultimi anni, ma Granger di anno in anno ha mostrato grossi progressi tanto che ad ogni stagione il suo gioco e le sue stats sono incrementate in maniera esponenziale.
Con quasi 25 punti a partita Granger è sesto nella classifica dei migliori realizzatori della lega, ma aldilà delle statistiche molti sostengono che sia uno dei giocatori più completi dell'intero panorama cestistico.
"Il mio obiettivo è quello di diventare un All-Star, ma di più quello di portare la mia squadra ai playoffs e magari farla diventare una contender, se non quest'anno, l'anno prossimo". Le parole di Granger. "Essere una stella non vuol dire esserlo solo in fase offensiva, ma anche in quella offensiva, come Bryant".
Lui dice anche di aver appreso qualcosa da Artest per la difesa nel breve periodo in cui i due hanno giocato insieme, ma il giocatore a cui vorrebbe assomigliare sia in campo che fuori è uno. "Michael Jordan". Il motivo? "Perchè è Jordan…".
La storia di Granger tra i professionisti inizia quattro stagioni fa nel draft 2005 quando i Pacers lo selezionarono con il pick n.17 a sorpresa di molti, visto che pare fossero i Lakers alla n.10 ad avergli fatto una promessa di scelta.
I Lakers selezionarono forse senza troppi rimpianti Andrew Bynum, ma dalla scelta n.10 alla n.17 diversi giocatori come Fran Vazquez (Orlando), Yaroslaw Korolev (Clippers), Sean May (Charlotte), Rashad McCants (Minnesota), Antoine Wright (Nets) e Joey Graham (Toronto) passarono e Bird, allora GM dei Pacers, non si fece scappare l'occasione di selezionare Granger seppur ci fosse la tentazione Gerald Green.
Eppure Granger aveva fatto molto bene al college, prima a Bradley e poi a New Mexico segnando 19 punti e prendendo quasi 9 rimbalzi di media a partita, distinguendosi per versatilità , gioco dentro e fuori e disciplina. Allora giocava molto di più da power forward, adesso in NBA può giocare almeno tre ruoli.
Dice di lui Larry Bird: "E' un grandissimo lavoratore e un ragazzo che anno dopo anno è migliorato tantissimo, da quando lo selezionai nel 2005"
Fin dalla prima stagione Granger si mette in mostra.
E' l'annata 2005/2006 e i Pacers hanno buone ambizioni per vincere l'anello perchè hanno recuperato Artest dopo la squalifica a seguito della rissa e fanno affidamento sulla sua voglia di riscatto.
Granger non gioca la Summer League per alcuni problemi fisici e cominciata la regular season parte dalla panchina perché nel suo ruolo ci sono già Ron Artest e Stephen Jackson. L'allora coach Carlisle, famoso in precedenza per non aver mai avuto grandissima fiducia nei rookie, non può però farlo marcire in panchina come tante matricole perché il talento c'è e si vede.
Il ruolo del prodotto di New Mexico è quello di gregario fino al giorno nel quale Artest decide di essersi stancato di Indianapolis così da chiedere di essere scambiato.
Così, nel periodo in cui l'instabile Artest viene messo fuori squadra in attesa di una trade Granger guadagna ancor più considerazione, partenze in quintetto base e maggiora fiducia nei propri mezzi.
L'abitudine di giocare da power forward al college porta Granger a giocare più vicino a canestro, tira poco da tre punti (sembra uno scherzo rispetto a vederlo oggi) e il suo gioco è fatto specialmente di penetrazioni, tiro dalla media quando è libero e gioco per la squadra.
Nel frattempo Artest viene scambiato con Peja Stojakovic e quest'ultimo tormentato dai problemi fisici deve lasciare spazio a Granger anche nei playoff dove i Pacers affrontano i Nets nel primo turno.
L'impatto con la prima (e per adesso ultima) partecipazione alla post-season non è positivissimo per Granger che forse un po' per la tensione non riesce ad esprimersi al meglio, tanto che Carlisle opta per l'esperienza di Croshere per sostituirlo nel quintetto base.
Le speranze di titolo dei Pacers terminano prematuramente il giorno della rissa e il primo turno dei playoffs è risultato fallimentare per quelle che erano le ambizioni pre-stagionali. Nonostante tutto Granger viene considerata una delle poche note positive della stagione nonché uno dei giovani su cui costruire il futuro.
In estate qualcosa succede. A Stojakovic non viene rinnovato il contratto mentre ritorna con tanto entusiasmo da parte dell'ambiente Al Harrington.
L'intenzione di Carlisle è quella di cambiare la mentalità della squadra, trasformandola da una squadra da metà campo ad una più da corsa e per questo ridisegna il front court con Granger, Harrington e O'Neal.
L'esperimento però non riesce come dovrebbe. Le tre ali non ingranano, quando un elemento del trio gioca bene un altro gioca malissimo, la squadra non riesce ad abituarsi a questo tipo di gioco e il coach è costretto a fare un passo indietro e tornare con il quintetto tradizionale, retrocedendo nuovamente Granger in panchina e mettendo un vero centro, Jeff Foster.
Granger però ritorna di nuovo in auge perché Bird rinnega il progetto di inizio stagione e scambia Harrington dopo neanche 5 mesi dal suo arrivo, insieme a Jackson (ormai alle strette col coach) in cambio di Mike Dunleavy, Troy Murphy e Ike Diogu da Golden State.
La trade serve per riequilibrare dentro e fuori dal campo le sorti dei Pacers ma l'intenzione è soprattutto quella di fare largo a Granger che incrementa di molto il suo gioco.
Dai 22.6 minuti di impiego della prima stagione si passa a 34, dai 7.5 punti ai 13.9 e aumenta anche il numero delle triple, dalle 93 tentate passa a 288 e così anche le percentuali hanno un incremento (dal 32% al 38%).
Nell'estate del 2007 Carlisle viene licenziato e al suo posto i Pacers ingaggiano Jim O'Brien con la volontà di dare alla squadra quella mentalità offensiva in maniera definitiva, mantenendo lo stesso nucleo di giocatori che una stagione fa aveva fallito l'accesso nei playoffs.
Sotto la guida di coach O'Brien, Granger esplode definitivamente e diventa un giocatore tuttofare, un all-around player.
Vista l'attitudine del coach nel dare alle sue squadre azioni d'attacco rapide e molto tiro da fuori, Granger amplia di molto il suo arsenale offensivo, soprattutto con il tiro da tre punti. Dalle 288 triple tentate nella stagione precedente passa a ben 423, incrementando anche la percentuale realizzativa, portandola a più del 40%.
Dopo un inizio promettente i Pacers si perdono e nonostante siano il miglior attacco della Eastern Conference compensano negativamente con una delle peggiori difesa della lega. Falliscono anche in questa stagione l'accesso nei playoff nonostante la rincorsa finale ma devono recriminare anche questa volta per gli infortuni.
Jermaine O'Neal e Jamaal Tinsley giocano neanche la metà delle partite stagionali e per loro il tempo nei Pacers finisce, la squadra è ormai nelle mani di Granger con il contributo fuori dalle righe di Dunleavy, rivitalizzato ormai dagli anni di Golden State.
In estate O'Neal viene ceduto ai Raptors in cambio di T.J. Ford, Rasho Nesterovic e la scelta Roy Hibbert. Al draft arriva anche Brandon Rush e per i Pacers comincia una sorta di ricostruzione partendo come punto fisso proprio sul prodotto di Bradley e New Mexico.
Granger tira ancora molto da tre punti, ma il suo gioco è ormai completo, quando attacca il canestro diventa un pericolo per gli avversari. Confrontando le volte in cui va in lunetta rispetto allo stesso periodo della scorsa stagione ci si accorge di come Granger penetri molto di più.
Il jumper dalla media è anch'esso ormai di altissimo livello, merito di una intensa estate in cui si è allenato moltissimo in compagnia di Lester Conner, uno degli assistenti di O'Brien.
La sua maggiore libertà in attacco deriva anche da un minor sforzo difesa. Fino all'anno scorso il miglior attaccante della squadra avversaria veniva affidato sempre a Granger, adesso succede soprattutto (se non solamente) nei minuti finali della partita perché Daniels, Rush e Jack stanno facendo un grande lavoro difensivo.
Come in attacco, anche in difesa Granger può essere decisivo in almeno tre ruoli potendo difendere con ottimi risultati sia su guardie, ali piccole e ali grandi. La sua capacità di poter adattare il suo gioco a seconda dell'avversario è uno dei pregi che il coach ha più volte sottolineato.
Una delle immagini che resterà per molto tempo nella mente dei tifosi è senz'altro la perdita di due denti nello scorso Indiana-Boston, nel tentativo di recuperare un pallone nei confronti di Pierce. Fosse stato un altro sarebbe rimasto nello spogliatoio e avrebbe nascosto quella strana espressione e quel sorriso anomalo dovuto alla mancanza di due canini, invece è tornato in campo contribuendo all'inaspettata vittoria perché "se vuoi vincere contro i campioni devi lasciare in campo tutto quello che hai", citazione che Granger ha preso molto alla lettera.
E' lo spirito battagliero di Granger, non a caso nei suoi 2000 film che colleziona dice di preferire Armageddon e Il Gladiatore, anche se confessa di essere stato molto stressato da quasi di due settimane di interviste riguardo l'accaduto e di aver ricevuto diverse chiamate da dentisti, optando però per quello della franchigia. Curiosità del personaggio o forse del campione.
Il futuro degli Indiana Pacers è nella mani di Granger, con una chiamata per la partita delle stelle che incombe.