Bryant si esalta, Lakers primi

Una curiosa espressione di Kobe…

Dopo la vittoria di Natale contro i Celtics, i Los Angeles Lakers hanno continuato a vincere: sei partite dal 28 dicembre ad oggi, e il tabellino segna cinque vittorie ed una sconfitta, per mano di quei New Orleans Hornets con i quali probabilmente si dovrà  fare i conti anche nei play-off.

Il primato nella Western Conference, dopo aver giocato 35 partite, è ben saldo. Gli Spurs si sono rialzati dopo un inizio stentato e sono attualmente secondi, ma hanno comunque cinque vittorie in meno rispetto ai californiani, che da inizio stagione avanzano con un ritmo ottimo, ma soprattutto costante.

I Lakers sono inoltre riusciti, con l'inizio dell'anno nuovo, a riagguantare il primato di vittorie nell'intera NBA, in coabitazione con i sempre più sorprendenti Cleveland Cavaliers di LeBron James.

Entrambe le squadre hanno 29 vittorie e 6 sconfitte, e lo scontro che ci sarà  tra di esse il 19 gennaio allo Staples Center promette scintille. Non solo Kobe contro LeBron, ma anche due ottimi collettivi che quest'anno sembrano avere una gran voglia di giocarsela fino all'ultimo.

Risultati

28 dicembre: Los Angeles Lakers vs Golden State Warriors 130-113 (W)
2 gennaio: Los Angeles Lakers vs Utah Jazz 113-100 (W)
4 gennaio: Los Angeles Lakers vs Portland Trail Blazers 100-87 (W)
6 gennaio: Los Angeles Lakers vs New Orleans Hornets 105-116 (L)
7 gennaio: Los Angeles Lakers @ Golden State Warriors 114-106 (W)
9 gennaio: Los Angeles Lakers vs Indiana Pacers 121-119 (W)

Ruolino di marcia più che buono per i californiani, agevolato dal fatto che cinque di queste sei gare si sono svolte tra le mura amiche.

La sconfitta contro gli Hornets rimane, non solo per la lezione subita ma anche per la prestazione fornita, la principale nota stonata di questo periodo. Ben 116 punti concessi, con il duo Paul-West che ha fatto il bello e il cattivo tempo nella metà  campo avversaria, senza che si trovassero contromisure adeguate. Settantadue punti in due per le stelle di New Orleans, che scappavano da tutte le parti e realizzavano canestri su canestri.

Serata storta o indice di una difesa traballante? Opterei per la seconda opzione, anche perchè le altre partite hanno dimostrato che i Lakers non si sono sbattuti più di tanto in difesa. 107 punti concessi di media agli avversari sono decisamente troppi, e non ci stancheremo mai di dire che, fino a quando non verrà  risolta questa grana, difficilmente i ragazzi di Phil Jackson potranno dire di aver compiuto un deciso passo in avanti rispetto alla scorsa stagione.

D'altro canto, la fase offensiva continua ad andare a gonfie vele, e questo sembra essere il vero punto di forza della squadra.

Un sistema capito ed interpretato alla grande da ogni singolo giocatore, tante opzioni offensive, capacità  da parte di tutti di dare il proprio contributo alla circolazione del pallone…tutte caratteristiche che hanno permesso di ottenere l'ottimo record attuale. Persino contro gli Warriors del "run and gun" i Lakers hanno scelto di affrontarli sul loro territorio, quello offensivo, e sono usciti vincitori grazie al loro potenziale, in tutte e due le occasioni.

La squadra

Ci sono stati davvero molti cambiamenti in questo periodo, dovuti in parte a scelte tecniche e in parte ad infortuni. Luke Walton sembrava aver riconquistato il posto in quintetto nello spot di ala piccola, quando si è infortunato ad un piede. Il suo rientro è atteso per fine gennaio.

Nel frattempo, Phil Jackson ha schierato dapprima Ariza titolare contro i Blazers, per poi farlo partire di nuovo dalla panchina, favorendo il ritorno di Radmanovic. Il serbo, reduce dai 16 punti con Portland, non ha incantato, ed è tornato a mostrare il suo antico difetto, la discontinuità . L'impressione è che il coach si sia affidato a Walton come titolare non solo per cambiare qualcosa nel sistema di gioco, ma anche per lanciare un segnale a Radmanovic: o mi dai qualcosa in più, oppure ho altri giocatori da schierare. Insomma, uno dei suoi famosi mind games.

Anche Jordan Farmar si è infortunato al ginocchio, e per lui si parla ancora di un mese e mezzo di stop. Prima dell'All Star Game, perciò, non lo vedremo in campo, e questo è un brutto colpo da assorbire.

Fisher sta facendo gli straordinari, e più di una volta ha giocato 40 minuti dopo l'infortunio del suo sostituto. Il fatto è che i Lakers non hanno alternative in quel ruolo: Vujacic non è un play vero e in ogni caso serve per sostituire Kobe, ed altri giocatori semplicemente non ci sono. Per questo potrebbe esserci un ritorno sul mercato, quasi sicuramente per acquistare un free agent, ma fino ad ora niente di nuovo su questo fronte.

Dulcis in fundo, si è fatto male pure Lamar Odom. Problemi al ginocchio anche per lui, avvertiti nella partita con gli Hornets: niente di grave per il numero 7 gialloviola, che in una delle prossime partite dovrebbe già  ritornare sul parquet. La sua assenza ha aperto qualche spiraglio per Josh Powell, che fino ad ora non ha demeritato: sta in panchina, non si lamenta, quando entra dà  il suo contributo. Insomma, il classico giocatore che tutti vorrebbero avere, e sembra davvero un buon completamento per il settore lunghi.

I singoli

Come qualche anno fa, Kobe Bryant sembra aver ripreso a regalare spettacolo anche in solitario: 31 punti con i Warriors, 40 coi Jazz, 26 coi Blazers, 39 agli Hornets, 21 ancora ai Warriors, 36 (con 7 rimbalzi e 13 assist!) ai Pacers. Probabile che sia stato Jackson a chiedergli di prendersi qualche responsabilità  in più, viste le tante assenze di questo periodo e i problemi che esse comportano (più energie spese da parte dei compagni, meno difesa…).

Indicativa l'ultima partita con i Pacers, dove oltre a metterne 36 Bryant ha messo gli ultimi 11 punti della propria squadra, compreso il jumper della vittoria a 3 secondi dalla fine, trascinando i propri compagni alla vittoria. Ovviamente lo "one man show" non è la strada da seguire in ogni occasione, ma quando la partita si trova in bilico affidarsi al miglior giocatore del roster, nonchè uno dei migliori della Lega, è inevitabile.

Ciò che stupisce di più del numero 24 è che sta tirando con grande precisione in questa stagione: 48% dal campo, massimo in carriera. Aggiungiamo a questo dato il 37% da 3, seconda percentuale di sempre per lui dopo l'anno da rookie, e l'86% per quanto riguarda i tiri liberi, altra seconda percentuale migliore a livello personale di tutta la carriera.

Jackson aveva promesso di farlo giocare meno minuti in questa stagione ed effettivamente Kobe ne gioca 35 a gara, ma il suo minutaggio sta salendo da ottobre ad oggi e la riduzione del tempo di gioco non sembra perciò significativa. Gli anni scorsi l'MVP scendeva in campo 38-40 minuti a partita, e probabilmente alla fine di quest'anno si avvicinerà  molto a queste cifre.

L'altra stella della squadra, Pau Gasol, dopo la serata di gloria contro i Celtics sembra avere tutta l'intenzione di confermarsi come uno dei migliori lunghi in circolazione. Strepitoso contro i Warriors il 7 gennaio, con 31 punti e 18 rimbalzi messi a referto, e presente in ogni occasione. Giocatore con un'intelligenza unica, ci si aspettava un realizzatore e dopo neanche un anno si può dire che i Lakers hanno acquistato un campione a tutto tondo.

Tra l'altro quest'anno tira con una percentuale altissima (56% dal campo), ed è il sesto giocatore della Lega in questa statistica. Un po' in affanno con gli Hornets, ma lì è stata tutta la squadra ad aver vissuto una giornata storta contro un avversario molto temibile.

Non è stato un periodo particolarmente brillante invece per Andrew Bynum, spesso in difficoltà  quando si tratta di difendere e ancora lontano dal raggiungere quel livello di continuità  che i suoi due più quotati compagni hanno. Un livello di continuità  che sembra invece aver raggiunto Trevor Ariza, la sorpresa più gradita fino ad ora della stagione e, a mio parere, un serio candidato al premio di giocatore più migliorato. Avere, a 23 anni, un impatto del genere in una seria candidata al titolo dopo aver subito un grave infortunio è davvero sorprendente.

In prospettiva, nuove sfide aspettano i Lakers nelle prossime settimane: domenica si gioca in California contro gli Heat, per poi affrontare un durissimo back-to-back in Texas, contro i Rockets e gli Spurs. Tempo due giorni e arriveranno i Magic di Howard allo Staples, fino ad arrivare allo show del 19 gennaio, con i Cavaliers, sempre a Los Angeles.

Il 25 dicembre, contro i Celtics, i gialloviola sono riusciti a lanciare un segnale all'intera NBA: ci riusciranno anche con King James e i suoi cavalieri?

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