In giro per la Lega

Continuano ad aumentare gli estimatori dei Blazers fra gli addetti ai lavori…

Il mese di gennaio è solitamente interlocutorio per la lega professionistica americana. Perché molti team si rifanno il trucco in vista dell’All Star Game e della deadline di febbraio.
Inoltre le gerarchie nei piani alti delle standings sono più o meno definite, mentre un ristretto numero di franchigie, su ambo le coste, galleggia pericolosamente a ridosso dell’ottava posizione, cercando di dare senso alla propria stagione.

La storia recente insegna che può anche succedere che le ottave chiudano la porta in faccia ai primi della classe, ma questa è un'altra storia di cui già  troppo si è parlato.

Gennaio è anche un mese in cui i poveri tifosi di squadre materasso o meno si “scelgono” una squadra di “riserva” per cui simpatizzare un vista della post season che conta. Credo fermamente che il 2009 sarà  l’anno del falling in love with Blazers. Il trend dei simpatizzanti della franchigia dell’Oregon appare in crescita esponenziale.

I motivi sono molteplici e vanno dalla dirigenza, allo staff tecnico, ai giocatori e perché no ad un pubblico tra i più caldi di tutta la lega. Una delle ragioni ha di sicuro il numero sette, è stata nominata giocatore del mese di Dicembre ad Ovest e risponde al nome di Brandon Roy. Questo è uno tosto, che tutti gli anni migliora, una stella per nulla egoista, ma che nei momenti topici ti prende per mano la squadra.

Il buzzer beater con Houston è un esempio lampante di classe e personalità . Nella NBA attuale c’è solamente un'altra guardia a cui darei il pallone prima di Brandon per il tiro del dentro o fuori, sta a Los Angeles e non ha bisogno di presentazioni.

Ma il vero miracolo in Oregon l’hanno fatto pescando il ragazzo di Seattle ed una serie di tasselli che sembrano fatti apposta per giocare assieme e divertire. Manca solo un pizzico di esperienza, ed una volta aggiunta quella il Rose Garden rivivrà  i fasti di un tempo.

Nel frattempo la ciurma di McMillan cresce pian pianino, con dei giocatori che saranno futuri all star (oltre a Roy cito Aldrige e tra un paio d’anni Oden) ed altri specialisti che completano tutto ciò che serve per fare un team vincente (Outlaw, Rudy, Blake etc). Ad inizio anno pensavo servisse un play puro, ma vedendoli giocare mi sono reso conto che l’alchimia è già  ottima, e se un regista deve arrivare meglio che avvenga a stagione terminata.

Qualcuno mi spieghi come mai il GM di Portland Kevin Pritchard non è stato nominato executive of the year!! Ma forse a lui non interessa affatto. Ha svuotato le galere della città  in tempi impensabili, forse il premio l’ha preso dall’FBI.

Tessute le lodi dei Blazers, altre considerazioni e spunti vengono a galla.

In un NBA in cui il livello dei coach è in calo pauroso, mi chiedo quando si vorrà  dare fiducia ad un europeo, anziché mettere sulle panchine dei perfetti sconosciuti. Si parla tanto di carenza di tecnica e fondamentali de giocatori, ma se non c’è nessuno di qualificato che le insegna. Tanto vale dare l’incarico di head coach a Dan Aykroyd e fargli battere il cinque ai suoi giocatori dopo che hanno schiacciato il meno trenta contro gli Spurs del caso, su alley-hoop e con urlo di rappresentanza annesso.

In alcuni casi bisognerebbe invece capire come mai i proprietari di alcune franchigie godano nel fare figuracce. Mi viene subito in mente il boss dei Minnesota Timberwolves, che prima ha affidato a McHale la gestione tecnica, e poi ha acconsentito perché il buon Kevin divenisse allenatore.

L’articolo di Alessandro Gatti riassume perfettamente l’operato dell’ex Celtic. Obiettivamente a memoria non ricordo nessun GM che abbia fatto peggio, da allenatore solo due vittorie con Knicks e Memphis, anche se con la squadra che ha costruito lui non era poi tanto facile fare di meglio. Più che altro la vicenda sembra il più classico dei gironi danteschi, con il contrappasso che si abbatte sul principale responsabile; per casi simili vedere alla voce Isiah Thomas. A Minneapolis si parlerà  di cambiamento ancora per parecchie stagioni.

Nel frattempo chi vuole cambiare aria è Stephon Marbury, che non calca i parquet Nba da quasi un anno. L’ex play dei Knicks ha svelato l’arcano segreto del team con cui vorrebbe giocare.. I Celtics. Staremo a vedere se Garnett vorrà  ritrovarsi col suo ex compagno ai tempi di Minnie. Steph se integro può ancora dare un contributo, ma nel ruolo di back up di Rondo e\o Allen si prevedono scintille, specie in spogliatoio. Good luck!

Lasciando perdere i veterani e dando un occhio alle prospettive future delle franchigie più scarse della lega m vengono spontanee un paio di considerazioni.

La prima riguarda i Clippers, squadra al momento inguardabile, ma con discreto talento. I velieri non riescono a fare quel salto di qualità  uscendo dal novero di squadra materasso ad ovest. Nemmeno l’arrivo di Baron Davis e Marcus Camby sembra avere invertito tale rotta. Ma nella L.A. minore ci sono dei motivi per sorridere.

Si chiamano Al Thornton e Eric Gordon, due giocatori con enormi margini di miglioramento. Thornton in particolare mi sembra dotato di un talento speciale, ancora acerbo, ma pronto a sbocciare. Il ragazzo sa giocare su ambo i lati del campo, è fisico, dotato di buona tecnica ed oltre ad avere punti nelle mani ha un istinto per la stoppata ed il rimbalzo che lo potrebbero portare nell’elite delle ali piccole NBA.

Certo commette ancora un sacco di sciocchezze, ma i futuro è suo. Vedremo se si ripeterà  la solita storia in casa Clips, ossia faranno di tutto per perdere il giocatore una volta giunti i tempi di rinnovo.

Lo stesso discorso vale per Gordon, che ha sfruttato la partenza di Mobley e sta dimostrando di poter valere il quintetto dei Clippers; il suo problema è la difesa, fondamentale su cui deve ancora lavorare molto, specie alla luce delle sue carenze fisiche.

Rimanendo in California, l’altro dilemma della lega sono i Warriors, squadra oramai lontana parente di quella che fece fuori i Mavs. Per carità , il team è giovane e talentuoso, ma l’impressione è che mai come quest’anno vi sia confusione ad Oakland.

Dopo aver ricoperto d’oro Monta Ellis, il ragazzo ha pensato bene di spappolarsi una caviglia in motocicletta (Jay Williams docet), salvo poi mentire alla dirigenza dei Warriors. Se non bastasse, perso il barone si è rivoltata la squadra come un calzino, con scarso successo. Chi si è giovato della situazione è Marco Belinelli, finalmente protagonista dopo una anno e mezzo di rospi ingoiati nella baia.

L’ex Fortitudo sta dimostrando il suo valore di partita in partita, mostrando miglioramenti costanti anche in difesa, non certo la specialità  della casa. Il bagno d’umiltà  iniziale ha fatto bene al ragazzo di San Giovanni Persiceto, rendendolo più aggressivo e concentrato in campo, tuttavia sapendo che se si gioca il posto costantemente.

Chiudo la valle di lacrime ad ovest con i doverosi Thunders, la squadra peggiore della lega. In questo caso ci sono dei giovani leoni come Durant, Green e Westbrook, ma ad Oklahoma City non sanno minimamente cosa significhi il termine lungo… Per ora ne ha fatto le spese Carlesimo, ma obiettivamente non è che si potesse fare meglio. Almeno prima la franchigia era ubicata in una delle città  più belle degli States, ora…

Cambiando conference, i materassi ad est si chiamano Bobcats, Pacers ma soprattutto Washington.

I Wizards stanno semplicemente pagando la scelta di investire su Arenas, pura follia il contratto di Gilberto, visti i suoi limiti fisici e perché no tecnici (si parla di 111 milioni di $!!). Anche in questo caso ha pagato il coach, senza considerare i miracoli fatti gli scorsi anni.

Indiana ha clamorosamente toppato la trade con Golden State di tre anni or sono, ed ancora oggi i contratti di Dunleavy e soprattutto Murphy pesano sul futuro di una franchigia in ricostruzione. La nota positiva è Granger, ma il resto obiettivamente è da rivedere.

Charlotte è da sempre un enigma, ma anche qui il vero colpevole è ancora al suo posto. Jordan è stato il più grande giocatore, ma da dirigente inanella un insuccesso dietro l’altro. Il team non decolla, e Larry Brown comincia a voler stravolgere il roster dopo nemmeno due mesi. Si vocifera voglia cedere Boris Diaw in cambio di Eddy Curry.. Magari dico io.

Altri giocatori con futuro incerto da queste parti sono il pur sempre produttivo Gerald Wallace e Felton, play che interessa a molti team, ma che non convince appieno in cabina di regia; sembra la versione small di Jason Terry.

Non voglio peccare di campanilismo, ma se una sorpresa potrebbe essere ad ovest Thornton, ad est mi sorprende Wilson Chandler. Il sophomore dei Knicks migliora di partita in partita, lo stesso D’Antoni ha detto che secondo lui è un giocatore con enormi margini di miglioramento. Ma allora Isiah Thomas qualcosa sapeva fare!

Chi invece non finirà  mai di stupirmi è Shaq; erano anni che non lo vedevo così positivo in stagione, l’aria di Phoenix gli sta facendo bene, probabilmente non si giocheranno il titolo ma Big Fella darà  filo da torcere a molti sotto le plance.

A risentirci.

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