NCAA: who’s hot and who’s not

Blake Griffin sta dominando, sarà  lui la prima scelta?

Siamo appena, e soprattutto finalmente, entrati nel periodo delle gare di Conference; approfittiamo così di questo primo snodo della stagione 2008/2009 di college basket per andare a dare uno sguardo ai vari prospetti in ottica draft.

Chi è andato bene fin qui e chi no?
Chi ha visto o sta vedendo salire le proprie quotazioni e chi invece sta scendendo?

Per cercare di rispondere a tutte queste domande abbiamo suddiviso i giocatori in tre semplici categorie: quelli hot, quelli “un po’ meno hot”, e quelli che invece sono nel limbo.
Bando alle ciance, andiamo con nomi e valutazioni:

Who's Hot

Blake Griffin (PF, So., Oklahoma State)
23+14 di media, mai in singola cifra per punti, 10 doppie-doppie su 13 partite con soventi scollinate anche intorno ed oltre quota 20….ma non alla voce punti, dove siamo arrivati anche a 35, ma bensì rimbalzi. Griffin sta semplicemente dominando; rendendo buona la sua scelta di rifiutare un pick molto alto lo scorso giugno per andare a stringere la mano a Stern entro i primi 2 un anno dopo.
Peccato per quei centimetri che gli mancano, e che rappresentano i suoi unici dubbi in ottica pro; dubbi, però, che non ha modo di cancellare.

James Harden (G, So., Arizona State)
Finalmente anche i mainstream media americani iniziano ad accorgersi di Harden; che già  l’anno scorso aveva fatto molto bene tanto da far pensare a più di qualcuno che il freshman buono nel back-court ce l’avessero i Sun Devils e non i cugini di Arizona. Mentre Bayless sventola asciugamani a Portland lui è semplicemente il Griffin, con il quale potrebbe giocarsi la #1, dei piccoli: dominante; anche se con il silenziatore visti i relativamente pochi tiri presi – ma con altissime percentuali di realizzazione – ed i tanti assist che smazza ai compagni.

Greg Monroe (PF, Fr., Georgetown)
La stazza c’è, le mani dolci pure, e sicuramente anche una ottima velocità  di piedi. Arrivato a sostituire Hibbert Monroe è riuscito ad essere un giocatore d’impatto fin dal suo primo giorno con gli Hoyas zittendo i dubbi sulla sua etica e voglia di lavorare. Poi di sicuro aver ridicolizzato Thabeet nello scontro diretto non ha fatto male al buon Greg che ora butta un occhio anche a Griffin ed Harden, con la speranza di poterli insidiare da qui a fine stagione.

Jrue Holiday (G, Fr., UCLA)
I suoi numeri non vi faranno impressione, ma non potrebbe essere altrimenti all’interno del sistema di coach Howland che fa della difesa la chiave di ogni successo. Holiday, però, si è imposto fin da subito in quintetto per i Bruins e, anche se con qualche growing pain (leggi la gara di Texas dove Abrams gliene ha messi 31 in faccia), soprattutto depositario della marcatura del miglior giocatore avversario. Questo spiega parecchio di come difenda; mentre in attacco ad ogni gara mostra sprazzi allucinanti di qualità  da vero e proprio all-around che su un campo da basket sa fare, e fa, davvero tutto.

Jordan Hill (PF, Jr., Arizona)
Con la voglia di scappare dai Wildcats Hill sta mettendo su una stagione strepitosa che lo ha fatto scalare prepotentemente tutti i mock. Se fino all’anno scorso era il braccio destro di Budinger ora si sta imponendo lui come la stella di Arizona accoppiando finalmente delle qualità  tecniche che possano andare di pari passo, o quasi, con le sue mostruose qualità  fisiche. 18+12 e 2.5 stoppate in 33 minuti ed Hill si è affacciato nella top 5.

Stephen Curry (G, Jr., Davidson)
Incredibile ma vero, Steph Curry è riuscito a migliorarsi! Dopo una stagione clamorosa a Davidson il piccolo folletto viaggia a 30 punti e 7 assist ad allacciata di scarpe. Le percentuali sono scese, vero, ma con un supporting cast un po’ più scarso e gli avversari che ormai lo raddoppiano fisso se non peggio – per maggiori informazioni chiedere al coach di Loyola (MD) Jimmy Patsos che ha giocato tutta la sera con la triangle&two (su di lui, ovviamente) chiudendo a -30 ma contento di averlo tenuto a secco – non si poteva chiedere la luna al figlio di Dell che si sta guadagnando di forza una chiamata tra le prime 10.

Willie Warren (SG, Fr., Oklahoma)
La stella dei Sooners è senza dubbio Griffin ma al suo fianco Willie Warren ha avuto modo e spazio di dimostrare fin da subito la sua grande capacità  di mettere punti a referto. Solo tre partite su 13 in singola cifra ed una recentissima esplosione che lo ha fatto salire alla ribalza nazionale con i 31 punti rifilati a Rice seguiti da una prestazione da 35 punti nella sconfitta con Arkansas. E’ già  materiale da primo giro.

Al-Farouq Aminu (SF, Fr., Wake Forest)
Non spettacolare ma estremamente solido. Ecco fin qui la stagione di Al-Farouq Aminu a Wake Forest, in quintetto fin dal pronti-via negli imbattuti Deamon Deacons e con un fatturato che recita 13+9, 3 partite sotto la doppia cifra e 5 doppie-doppie in 12 gare. Sul jump-shot e sulla creazione del tiro c’è ancora molto da lavorare ma le grandi doti fisiche ed una produzione positiva farebbero di Aminu, che verosimilmente resterà  almeno un altro anno a Wake Forest, un lottery pick già  quest’anno.

Kyle Singler (SF, So., Duke)
L’unico dei top10 freshman della scorsa annata a non aver fatto il salto nell’NBA sta dimostrando la bontà  della propria scelta. Dopo che l’anno scorso Singler era stato autore di una buona stagione, ma che sarebbe stata sicuramente oscurata da tanti altri freshman, il Blue Devil nel secondo anno con coach K ha migliorato praticamente tutte le sue cifre – punti, rimbalzi, assist, assist/to, rubate, % dal campo – diventano il leader indiscusso della truppa di Durham con una gara su dodici non in doppia cifra, in cui peraltro si è fermato a 9 punti. Tarda lottery nel mirino.

Who's Not

B.J. Mullens (C, Fr., Ohio State)
Ad inizio stagione era dato come un possible aspirante alla prima scelta assoluta; ad inizio 2009 sembra sempre più probabile che Mullens sia costretto a tornare ad OSU per il suo anno da sophomore. Schiacciato fin dall’inizio dalle pesantissime eredità  e paragoni con i suoi due predecessori, Oden e Koufos, BJ non ha mai mostrato niente di diverso da lampi estemporanea ed estremamente sporadici di potenziale altamente grezzo su una impalcatura fisica di primissimo livello.

Austin Daye (F, So., Gonzaga)
Dopo una ottima stagione da freshman, anche se con la benzina finita nella postseason, Daye doveva confermarsi in una Gonzaga piena di talento. Invece, come anche il compagno di squadra Jeremy Pargo, Daye fin qui ha fatto calare tremendamente le proprie quotazioni con cifre ed impatto assolutamente scadenti rispetto alla sue qualità  tecniche e fisiche. E di muscoli da mettere su ce ne sono ancora tanti: 2010 here we come – atto II.

Chase Budinger (SF, Jr., Arizona)
Il mancato pallavolista da Carlsbad per ben due volte ha rifiutato le avance dei pro, ed ora è altamente probabile che rimanga scottato non solo dal “tradimento” di Olson ma anche da una permanenza troppo prolungata in maglia Wildcats. Dopo un buon inizio di stagione ora Budinger sta fotocopiando le sue cifre dell’anno scorso, pur tirando meglio, e con Hill che gli leva le luci della ribalta ciò è ben lontano dal bastargli per scalare posizioni al draft.

Tyler Hansbrough (PF, Sr., North Carolina)
E’ rimasto per l’ennesima volta ad UNC, e per l’ennesima volta non salirà  nei mock e nella considerazione degli executives dell’NBA. Non aveva più nulla da dimostrare al college; ma i tanti punti interrogativi sul suo futuro pro restano e se possibile sono un po’ aumentati con la fatica che sta facendo, offensivamente, in questi primi due mesi di regular season Kevin Love, che rispetto ad Hansbrough è comunque più giovane, più alto, più grosso, con più skills: insomma più tutto. Tardo primo giro, niente di più.

Hasheem Thabeet (C, Jr., Connecticut)
Che fosse lungo non c’erano troppi dubbi. Che potesse dispensare stoppate a destra ed a manca, almeno a questo livello, neanche. Poi però, i miglioramenti di Thabeet, che pure ci sono, risultano marginali ed in attacco rimaniamo veramente ancora all’ABC; senza farsi sorprendere dalle cifre gonfiate quando gioca contro quelli che per lui sono dei puffi più piccoli del solito. A peggiorare il tutto metteteci il fatto che contro le big viene costantemente ridicolizzato dagli avversari diretti, come successo con Gonzaga o contro Monroe ed i suoi Hoyas. Sarà  un top 10, magari anche top 5, perché con quel fisico qualcuno il gettone ce lo spenderà  sicuro, però anche Sene ed O’Bryant sono andati molto alti…!

DeMar DeRozan (SF, Fr., USC)
Entrato a Southern Cal come il sostituto di OJ Mayo DeRozan fin qui ha deluso ampiamente tutte le aspettative che lo proponevano come possibile #1 al Draft 2009. Al di là  di un atletismo debordante fin qui ha dimostrato praticamente nulla; come confermato anche dal fatto che dopo 13 partite deve ancora riuscire ad infilare la sua prima tripla collegiale. Nelle ultime gare sta migliorando la propria produzione riuscendo ad avvantaggiarsi di più della propria superiorità  fisica; se cambiasse completamente marcia nella seconda metà  di stagione potrebbe tentare di avvicinarsi ai top 5, altrimenti è più probabile una chiamata al limite della top 10 o poco oltre.

Raymar Morgan (F, Jr., Michigan State)
Perso Neitzel Morgan era il leader designato dei nuovi Spartans; il 08/09 non è però andato proprio così fino ad ora per il ragazzo di Canton che ha praticamente ceduto le redini della squadra a Kalin Lucas a suon di prestazioni fortemente altalenanti che, in media, lo portano solamente a fotocopiare i numeri di 12 mesi orsono; senza però metterla mai da tre dove è impantanato al 14%.

Floating in the middle

Ty Lawson (PG, Jr., North Carolina)
Stagione in chiaroscuro per Lawson a Chapel Hill, migliorano le cifre e le percentuali per lui – soprattutto da 3 – ma rimangono ancora dubbi sul suo futuro pro visto che il jumpshot si dimostra più affidabile solo su piazzati con i piedi a terra ed in fase di creazione il Tar Heel non mostra il necessario cambio di marcia, giocando sempre ad una unica velocità  ed incaponendosi a penetrare sempre e comunque per poi, una volta arrivato in fondo, cercare qualche soluzione. La sua chiamata potrebbe dipendere anche dai needs di chi sceglierà  da fine lottery in poi, la zona in cui fluttua Lawson.

Darren Collison (PG, Sr., UCLA)
Tornato a sorpresa a Westwood dopo una stagione segnata anche da un infortunio che ha favorito l’esplosione di Westbrook Collison si trova, però, in una situazione simile a quella dell’anno scorso con Holiday accanto che gli strappa le luci dei riflettori e le attenzioni degli scout.
Ciò, però, non toglie nulla ad una stagione comunque solidissima che senza infortunio lo fa migliorare in assistenze e rapporto ass/to oltre che nella percentuale dal campo, rimanendo mortifero da 3. Dato il problema altezza probabilmente dovrà  accontentarsi della seconda metà  del primo giro; comunque sottovalutato rispetto ad un Lawson a cui non ha niente da invidiare ed, anzi, rispetto a cui si dimostra più completo e molto più difensore.

Earl Clark (F, Jr., Louisville)
Signori e signore, l’incostanza fatta giocatore. Earl Clark domina una sera per essere dominato la sera dopo; tutto questo frutto anche del suo essere tweener e quindi vivere, spesso e volentieri, sui match-up che di volta in volta si trova di fronte. Il talento, però, è evidente e se nella seconda metà  di stagione farà  quel miglioramento che gli è richiesto, senza più Padgett e Caracter accanto, può legittimamente aspirare alla lotteria.

Brandon Jennings (G, Lottomatica Roma)
Anche se a Roma non sta entusiasmando era prevedibile che Jennings soffrisse il salto, mai fatto da nessuno in precedenza, dall’HS all’Europa. In più il caos di Roma di certo non lo aiuta, in una situazione a lui completamente nuova e tutta da scoprire. Sceso rispetto alle previsioni di qualche mese fa, però, Jennings sembra comunque solidamente un pick da top 10 con qualità  fisiche di primo ordine, potenziale tutto da scoprire ed una esperienza europea che dovrebbe renderlo più esperto e pronto dei pari età  americani.

Tyreke Evans (G, Fr., Memphis)
Se qualcuno si aspettava che Evans fosse il nuovo Derrick Rose è sicuramente rimasto deluso. Le qualità  fisiche anche per lui sono davanti agli occhi di tutti ma il resto è ancora in divenire. O per essere più precisi è in divenire la sua capacità  di rendersi utile in un contesto strutturato di squadra, data la sua sinistra tendenza a mettersi sempre e troppo in proprio. Al di là  di ciò, però, i numeri dicono di un giocatore che, pur spadellando in particolar modo contro le big (tutte sconfitte, ndr), è stato capace fin da subito di aver un impatto con il basket collegiale e sembra ulteriormente migliorare nelle ultime uscite, nelle quali ha aggiustato un po’ la mira. Metà  primo giro o attenderà  il 2010?

Damion James (F, Jr., Texas)
Clamoroso giocatore di energia il più grande problema di Damion James è l’altezza; che gli nega la possibilità  di giocare da 4 in NBA. Fin qui, comunque, si sta confermando giocatore interessante con una stagione solidissima; anche se rimane l’inabilità  di crearsi un tiro da solo e non sta dominando come i propri mezzi fisici e le difficoltà  di accoppiamento che propone a livello collegiale potrebbero far pensare. Materiale da fine primo giro; che può provare a salire qualche posizione cambiando marcia nella Big12 e nel Torneo.

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