Il nuovo Roy

” Quello che state vedendo è quello che fanno le grandi star come Kobe, Nash, Wade”

C'era una volta Brandon Roy, la stella più altruista della Lega.

Che fosse il franchise player e leader indiscusso dei Blazers era noto.
Che fosse un giocatore di calibro AllStar pure.
Ma che potesse diventare qualcosa.. di più?

“Il titolo un giorno arriverà  se continuiamo in questo modo. Basta avere un giocatore come lui. – McMillan a caldo dopo la vittoria su Phoenix. – Brandon sta entrando in quel gruppo di giocatori in grado di controllare la partita nei momenti in cui si decide. Quello che state vedendo è quello che fanno le grandi star come Kobe, Nash, Wade. Non dico che Brandon sia Kobe, ma sta facendo per la nostra squadra quello che quei campioni fanno per le loro.”

Alla faccia di quanti, tre anni fa, lo descrissero come un ottimo giocatore ma dal potenziale limitato.

Le ultime perplessità  su un giocatore che non ha ancora terminato una stagione con 20 punti di media e con un carrier-high di 33 punti sono state spazzate via dalla partita contro i Suns.

Solo due volte il pubblico di Portland aveva visto uno dei suoi beniamini toccare quota cinquanta punti in una singola gara: Geoff Petrie nel '73 (51 contro Houston) e Clyde Drexler nel '89 (50 contro Sacramento). Due autentici idoli in Oregon e le cui divise sono appese in cima al Rose Garden.

I 52 punti di Brandon Roy sono la seconda miglior prestazione offensiva nella storia della franchigia, inferiore solo ai 54 di Damon Stoudamire nel '05 a New Orleans. Mai in passato un blazer aveva mantenuto una media di 36,4 punti in 5 gare consecutive.

Numeri a parte, in questa serie di partite Roy non ha messo in mostra nulla che già  non conoscessimo già , dal punto di vista tecnico. Semmai…

Swagger attitude

La piccola crisi della squadra a metà  dicembre ha condotto a diverse riflessioni ed ha prodotto qualche cambiamento.

In un momento in cui Aldridge, Outlaw, Fernandez e Oden offrono prestazioni offensive a dir poco altalenanti, Brandon ha elaborato una sua conclusione.

“Non ho detto esattamente che loro non sono pronti, piuttosto che io devo fare di più. Quando LaMarcus e Greg avranno sviluppato il loro gioco, forse inizierò a segnare di meno. Ma in questo momento credo che siamo in una fase in cui devo essere più aggressivo per aiutare la mia squadra a vincere.”

Da sempre gm Kevin Pritchard si riferisce a Roy in termini di serio professionista e modello comportamentale, anche fuori dal campo. Il bravo ragazzo, però, sa di essere il sorvegliato speciale delle difese avversarie e di non potere permettersi un atteggiamento timido in campo.

Il mio livello di fiducia in me stesso è al massimo storico. Ne ho già  messi di tiri decisivi in carriera, ma non avevo mai avuto la sicurezza di ora, questa è la grande differenza. È diverso l'approccio mentale del vecchio Brandon rispetto al nuovo Brandon. Ora sono a mio agio, ho più fiducia e si vede sempre di più dai punti che segno, ma anche nella spavalderia con cui gioco.”

Da swagger a spavalderia qualcosa nella traduzione di perde, ma se avete negli occhi il trash-talk con Paul Pierce nella gara disputata al Boston Garden ed il successivo canestro con cui ha fatto saltare per aria il capitano biancoverde, sapete a cosa mi riferisco.

Nel dopo gara in Massachussetts, Roy a caldo disse di non aver giocato il suo miglior basket e che nella successiva sfida a Toronto non avrebbe sbagliato tutti quei tiri. In Canada la presero molto male, come se Roy volesse sottovalutare i suoi prossimi avversari. Le recenti dichiarazioni di Brandon sono effettivamente meno modeste e meno attente a non ferire qualcuno che in passato, ma non è certo questo che ci si aspetta da un leader.

Roy non è esattamente cambiato, è sempre lo stesso giocatore che mette davanti a tutto la squadra e che coinvolge i propri compagni. Tuttavia si rende conto che a volte solo lui può tenere in vita i vincere una partita.

E così si spiega la prestazione contro Phoenix. Sapevamo che aveva i mezzi per riuscirsi, ora glielo abbiamo visto fare. Cinquantadue punti.

La seconda striscia negativa

Tre sconfitte consecutive contro Magic, Jazz e Clippers. Tre partite davvero negative, in parte per le ragioni già  espresse nel mio blog quando ho sottolineato le carenze di gioco in post basso della squadra dell'Oregon.

Due partite anche sfortunate, quelle perse in casa: contro Orlando è servita una tripla di tabellone di Turkoglu, sulla sirena, per negare la vittoria ai Blazers; contro i Clippers Blake ha sbagliato 4 liberi nell'ultimo minuto, compreso quello che avrebbe chiuso la gara. Invece Baron Davis ha messo la tripla che ha portato la gara in overtime. Da sottolineare la prova del grande ex, Zach Randolph (38 punti), capace di dare lezioni di gioco sotto canestro all'erede Aldridge.

I Jazz si confermano squadra con organizzazione di gioco superiore e, dopo aver superato i Blazers senza Deron William, ora ci riescono pure senza Carlos Boozer.

La sfida contro Phoenix, nel segno di Roy, è stata molto importante anche per la frontline dei Blazers, finalmente capace di contenere la coppia Shaq-Amare dopo essere stati frantumati nelle due precedenti sfide.

Oden in particolare sta faticando a giocare molti minuti a causa dei troppi falli che commette. La settimana scorsa sulla faccenda si espresse anche Barkley, che imputò a Greg un eccesso di irruenza.
“Qui non sei più al College, non puoi tentare di stoppare ogni tiro.”
Come dire, il fisico non fa più così tanto la differenza, bisogna anche sapere come e quando muoversi.

Quando riesce a restare in campo abbastanza a lungo, Oden va quasi sempre in doppia doppia, brillando particolarmente contro i Raptors: 16 punti e 10 rimbalzi, di cui 7 offensivi.

Le scelte tecniche di McMillan stanno producendo alcuni recenti cambiamenti sia nella frontline, dove il più difensivo Diogu ha preso il posto di Frye come quarto lungo della rotazione, che nel backcourt, dove il rookie Bayless sta iniziando a rubare minuti allo spagnolo Rodriguez. Travis Outlaw sta tornando gradualmente quello scorer dalla panchina capace di mettere canestri importanti down the stretch, come dimostrano le partite contro Suns e Celtics.

Quest'ultima partita segna anche un'altra importante novità : Portland deve fare a meno di Roy. Nelle ultime due gare si è parlato di una decisione dell'ultim'ora, ma le notizie più recenti sono meno ottimistiche: non si sa per quanto ancora il tendine costringerà  al riposo Roy.

Le due partite senza il #7 hanno dato esiti contrastanti: totalmente sorprendente la vittoria contro i Celtics, molto deludente la prova contro gli Hornets. Entrambe le sfide si sono risolte nel quarto periodo.

Contro i Celtics, Aldridge ha messo a segno 10 dei suoi 20 punti negli ultimi dodici minuti, recitando a meraviglia il ruolo di go-to guy, riuscendo perfino a far perdere le staffe a Garnett. Incredibilemente Portland ha avuto la meglio nel pitturato, sia per punti segnati che per rimbalzi. Oden in doppia doppia con 13 punti e 11 rimbalzi, Blake team high con 21 punti (5-7 da tre) e Outlaw da 17 punti.

Contro gli Hornets, neppure l'espulsione di Tyson Chandler nella terza frazione di gioco impedisce a Paul e compagni di dominare nell'ultimo periodo di gioco. Oden commette 4 falli in 15 minuti, mentre Aldridge (10 rimbalzi e 13 punti con 5-18 al tiro) torna a sparire nel secondo tempo, segnando un solo canestro.

Per quanto McMillan dovrà  fare a meno della sua star e quale versione dei Roy-less Blazers dobbiamo aspettarci nelle prossime partite sono interrogativi piuttosto preoccupanti.

Domenica si gioca a Los Angeles, sponda Lakers. Poi due sfide in casa contro Pistons e Warriors, quindi riprende il viaggio ad est per quattro trasferte consecutive. Portland è ad una lunghezza e mezza dai leader di Division, i Nuggets, ma non è diverso il gap con la nona squadra della Conference, i Jazz.
Anche quest'anno, ad Ovest, non si può stare tranquilli neanche con il 60% di vittorie.

Once were Blazers

Il passato mese di dicembre è stato anche quello dell'amarcord.
Terry Porter e Robert Gross hanno ricevuto il più alto riconoscimento che una franchigia può riservare ad un proprio giocatore: ritirare il numero di maglia ed issarlo in cima al Palazzo. Caso ha voluto che entrambi avessero lo stesso numero, il 30.

Della squadra che vinse il titolo nel '77, Bob Gross è il sesto (e probabilmente ultimo) a ricevere tale riconoscimento. Giocava ala piccola ed era quello che si definirebbe un classico role-player. Ottimo difensore (secondo quintetto difensivo della Lega nel '78), un giocatore completo, abile in tutti gli aspetti del gioco pur senza eccellere per talento, perfetto per una squadra che ne aveva già  in abbondanza.

Nell'anno del titolo registrò 11,4 punti, 4,8 rimbalzi e 3 assists a partita, ma fu alle Finals contro i Sixers che giunse il suo momento magico, come testimoniano le parole di coach Ramsey:

“Questo era il nostro piano: giocare su di lui contro Julius Erving. Erving non era il tipo di difensore che avrebbe inseguito il suo uomo dietro ad un blocco e sapevamo che Bobby avrebbe avuto così un buon tiro. Era solo una questione di volontà  di prendersi quei tiri e sapevamo che lui non si sarebbe tirato indietro. Ha tirato, ha segnato e abbiamo vinto la serie. Non ce l'avremmo fatta senza di lui.”

Come sappiamo Portland vinse 4-2 contro Philadelphia, Gross registrò una media di 17,3 punti e fu il top scorer dei Blazers nelle decisive ultime due gare con 25 e 24 punti.
Quando la classe operaia va in paradiso.

Terry Porter, attuale coach dei Suns, è stato per 10 anni il playmaker dei Blazers. Lui e Drexler per anni sono stati uno dei migliori backcourt dell'intera Lega, per tre anni sono stati tra i favoriti per il titolo giungendo a disputare per due volte le Finals ('90 e '92) e per due volte ha partecipato all'AllStar Game.

Detiene il record della franchigia per assists e canestri da tre punti, mentre è secondo in altre sei voci tra cui punti, recuperi e minuti giocati. Rick Adelman, attuale coach dei Rockets, così ricorda il debutto del suo giocatore:

“Non credo che la gente si renda bene conto che Terry giocava sotto canestro in un piccolo college (del Wisconsin). Era un'ala-centro ed alla fine del primo anno di NBA era già  una point guard, qualcosa di incredibile. Non ho mai visto un ragazzo con una migliore etica del lavoro, è migliorato ogni anno della sua carriera ed è diventato un AllStar. La sua voglia di allenarsi è stata la sua arma vincente, ma anche la sua determinazione. Era molto forte per essere una point guard e difficile da contenere per gli avversari.”

Anche Ramsey è stato sorpreso dalla carriera di Porter.

“Non ero sicuro del valore di Porter, arrivava da un piccolo College… non era il prototipo del playmaker, non era un gran penetratore, ma sapeva fare tutto, raramente commetteva un errore, in difesa era instancabile e quando serviva un tiro importante lo metteva.”

La sera in cui hanno ritirato la sua divisa #30 Porter si è commosso.

“Questa è una notte speciale. Tutti vogliono un riconoscimento simile, specie quando si pensa di aver dato tanto e di meritarselo. Con Buck Williams e Kevin Duckworth molti dubitavano che potessimo trovare la giusta chimica. Ma nel corso dell'anno siamo migliorati e ci siamo trovati a nostro agio. Ricordo il giorno in cui vincemmo contro Phoenix ed entrammo nello spogliatoio. Eravamo così eccitati, per tutti noi era la prima volta alle Finals. Eravamo contenti come dei bambini.”

Ed un bambino, in Italia, era contento quanto loro…

Frammenti

Curiose anomalie ~ Due fatti piuttosto singolari sono accaduti nelle ultime partite. Contro Boston, in prossimità  della fine del primo tempo, i Blazers hanno giocato un'azione con 6 uomini in campo. Non è stato troppo difficile fare canestro. Tra le proteste dei Celtics, gli arbitri hanno fischiato un tecnico contro i padroni di casa, senza però annullare il canestro realizzato.

Viceversa contro gli Hornets in campo è mancato qualcuno, in particolare un arbitro. A causa di un infortunio non meglio chiarito, uno dei tre arbitri ha dato forfait all'ultimo istante e la Lega non era in grado di rimpiazzare la giacchetta grigia. Motivo per cui tutta la gara è stata vigilata da due soli direttori di gara.

Slam Dunk Contest: Rudy!? ~ La gara delle schiacciate quest'anno avrà  quattro partecipanti. Tre sono il campione in carica Dwight Howard e gli sfidanti Rudy Gay e Nate Robinson. Il quarto posto è riservato ad un rookie e sarà  il pubblico a sceglierlo votando tra: Rudy Fernandez (Blazers), Russell Westbrook (Thunder) e Joe Alexander (Bucks).

Blazers Fans' Poll ~ Qual'è la migliore notizia di fine anno? I lettori di oregonlive.com premiano la crescita di Oden, ma molto ottimismo giunge anche dalla vittoria contro Boston senza Roy e dalla “durezza” di quel LaMarcus Aldridge da sempre accusato di essere soft.

Maurice Lucas ~ Il glorioso giocatore dei Blazers campioni nel 1977 e da lungo tempo assistant coach per la stessa franchigia ha finalmente ripreso il suo posto in panchina. Durante il Training Camp ha abbandonato la squadra a causa di una polmonite che l'ha costretto prima in ospedale e poi a casa in assoluto riposo. Tornato presente agli allenamenti a metà  dicembre, ieri ha assistito alla prima partita. A lui va il merito del presente e del futuro sviluppo di Aldridge e Oden.

Scores & standings

Tue 09/12 vs Orlando L 108-109
Thu 11/12 @ Utah L 88-97
Fri 12/12 vs LA Clippers L 112-120
Tue 16/12 vs Sacramento W 109-77
Thu 18/12 vs Phoenix W 124-119
Mon 22/12 @ Denver L 89-97
Tue 23/12 vs Denver W 101-92
Thu 25/12 vs Dallas L 94-102
Sat 27/12 vs Toronto W 102-89
Tue 30/12 vs Boston W 91-86
Fri 02/01 vs New Orleans L 77-92

Record: 20-13 (60,6%)
6th Western Conference
2nd NorthWest Division

Edit: Roy starà  fuori 7-10 giorni, saltando almeno tre gare.

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