Kevin Garnett in una sua tipica espressione rilassata…
Una ventina di gare nba, gerarchie parecchio delineate e pare di essere tornati agli anni '80.
Boston e Lakers che fanno corsa a se, e Cleveland nella parte di Philadelphia.
Non c'e' il Doc, non c'e' Moses, manca lo "strangolatore" Toney, in compenso c'e' il Caterpillar con l'innesto delle mani di Magic e delle gambe di Barkley, al quale poi la dirigenza Cavs sta disperatamente offrendo e promettendo ogni genere di optional, terrorizzata com'e' dalla prospettiva che Re Mida cambi aria nel 2010.
Gia, il 2010. Mi pare di essere tornati indietro a quando ce la menavano con il Millennium Bug o con l'avvento dell'Euro. Divertitevi finche' potete, perche' nel 2010 cambia tutto.
E questi poveretti della dirigenza di Cleveland che mi immagino andare a letto con la scatola dei Moment quasi finita e che debbono lambiccarsi le sinapsi al grido di "cosa posso fare per tenere Lebron".
E praticamente si parte da 0-3, perche' la location e' Cleveland, ovvero debbo far di tutto perche' Monica Bellucci resti a Sesto San Giovanni, e francamente non capisco cosa si possa trovare di tanto interessante a Parigi o a Londra, che le boutiques di Largo La Marmora non possano offrire.
E giù benefit scandalosi: la jacuzzi per il barboncino, il cameriere Zidrunas che porta le aragoste in perizoma, il giardiniere Varejao che pota la siepe e fa i cipressi ad immagine e somiglianza della sua chioma cotonata, il poliziotto di quartiere Big Ben, che quando si avvicina qualcuno non desiderato, prima lo riempie di pugni e poi suona la campana.
Quest'anno e' arrivato anche il nuovo cuoco, tale Mo Williams, che prepara i manicaretti per il re.
E finche i Cavs giocano in casa, tutto bene.
All'arena lo adorano, gioca quando vuole (sempre), difende quando vuole (quasi mai), decide le partite a piacimento, e nessuno appulcra verbo.
I problemi sono quando il carrozzone va in trasferta, specie quando arrivano nelle citta' potenzialmente interessate all'Articolo 23.
L'ultima trasferta a New York (che poverina, sta liberando spazio salariale come ho fatto io con la cantina di casa vecchia, buttando via praticamente TUTTO) e' stata paradossale.
Della partita, stra-scontata, non interessava nulla a nessuno, tutti a chiedere se gli piace l'arena, se giocare al Madison da stimoli particolari, etc.etc.
Una collezione di nasi finti che neanche alle conferenze stampa di Mourinho, alla trentacinquesima domanda sul tasso alcolemico di Adriano, si erano viste.
E la cosa si limita a New York? Col cavolo!!!
A novembre Joe Dumars ha venduto la sua Mercedes Chauncey (bel modello, 4×4, parecchi km ma ancora altamente affidabile) ottenendo in cambio l'Alfa Romeo Answer, una spiderina bellissima ai tempi, ma che si scarbura ogni due per tre, e poi e' Euro 0, quindi l'anno prossimo si fara' fatica a farla circolare. Articolo decisamente per amatori, quindi mossa tecnicamente senza senso.
Se non che, appunto, nel 2010 il corpulento Dumars avra' la valigiona piena di svalutati dollari per provare a… avete capito.
E poi ci sono Miami, magari i Lakers, New Jersey/Brooklin e chissa chi altri nel frattempo.
Dall'altra parte, ci sono le franchigie che hanno strumenti per vincere oggi, e che stanno lambiccandosi le meningi per capire se c'e' in giro qualcosa o qualcuno utile a coprire immaginari "buchi" di roster.
A tal proposito, una riflessione: in questi ultimi anni si e' generata una nuova figura di giocatore, il cosiddetto "veterano co.co.co." o "giocatore esperto con contratto part time".
Partiamo da alcuni concetti:
1) Trattasi di giocatori vicini o che hanno raggiunto la quarantina, generalmente con un motore diesel con i km di un furgone di Bartolini, ma sempre ben tenuto e che ha passato senza grossi problemi tutte le revisioni
2) Le regular season NBA, 82 partite, sono lunghe, estenuanti e sono formate da gare di scarsissimo o nullo significato per circa il 30% o piu' (se poi sei nella Atlantic dello scorso anno, la percentuale aumenta).
3) Ai veterani di cui sopra, una stagione di questo genere piace poco e puo' nascondere ogni genere di insidia per un fisico gia' logoro
Per le considerazioni di cui sopra, i veterani co.co.co. operano come segue: saltano i primi 4-5 mesi di stagione, jogging, sala pesi quanto basta, Natale e Capodanno in famiglia (il che fa bene al morale) e poi, dalle parti dell'All Star Game, cominciano a farsi vedere.
Su un ipotetica Wikipedia della NBA, alla voce "giocatore co.co.co." trovereste PJ Brown, che la scorsa stagione ha tolto le babbucce a fine febbraio, in due mesi ha carburato il motore, salvo poi risultare decisivo (pesantissimo tiro da 6 metri in gara 7 di finale Est contro "Dio vestito da Lebron") per la conquista del suo unico titolo (sempiterna gratitudine, Mr. Collier Brown Jr, che sei pure mio coetaneo" solo una domanda, sui nomi dei figli: Whitney bene, Briana ok, ma Kalani (femmina) e Javani (maschio)" Spero che non ti nasca un altro maschio, che rischierebbe di essere battezzato Jumanji".).
Tornando al discorso generico, a Natale si comincia a guardare in cella frigo per vedere se c'e' qualche veterano da scongelare, ed e' straordinaria la notizia che Dikembe Mutombo Mpolondo Mukumba Jean Jacques wa Mutombo (scusate, io ci provo sempre, ma non resisto mai alla tentazione di scriverlo per intero) sia interessato ai Celtics.
Io sinceramente non ho idea di quanto il Venerabile Africano Secondario (nickname attribuitogli dal Buffa, quando il principale era Hakeem) sia utile alla causa, visto che l'eta' e' ignota, il chilometraggio invece si (qui siamo al pulmann di linea della Romania in era Ceausescu).
Sicuramente non lo sarebbe per l'attacco, visto che il pinnacolo zairese aveva la sensibilita' di un saldo tubista anche quando giocava con regolarita'. E non mi pare che la difesa Celts abbia ulteriore bisogno di puntelli. Pero', dopo gli ultimi esiti, conviene fidarsi dell'operato dell'Ainge"".
Oh, per mesi vi siete sorbiti dei pistolotti del sottoscritto su quanto ben gestite sono le franchigie NBA e quanto poco lungimiranti siano i dirigenti dell'italico soccer.
Ora, nulla e' cambiato quanto a capacita' manageriali a casa nostra, ma interessanti sono le notizie che ci arrivano dal Nuovo Continente. In questo primo quarto di stagione, sono saltate la bellezza di 6 panchine (vado a memoria: Phila, Minnesota, Toronto, Oklahoma City, Sacramento e Washington).
Io non mi ricordo una strage di panche di questa misura.
Qui non sono i presidenti ad avere le mani che prudono, ma spesso sono i GM che, temendo il proprio licenziamento, optano per il "meglio lui prima di me".
Le situazioni sono svariate, ma spesso sono figlie di decisioni francamente incomprensibili a livello di trade o contratti che, salvo ognuno, non sono certo di esclusiva pertinenza degli allenatori.
C'e' il caso di Toronto (ho sempre pensato che Mitchell fosse un allenatore sotto la media, ma anche in NBA non si manda via un coach of the year, e si aspetta il primo temporale), che comunque ha pensato bene di risolvere la grana del doppio play, cedendo Ford (bravi), tenendo Calderon (bravissimi) ma accollandosi Germano O'Neal, che fa una meravigliosa scopa al reparto lunghi, dove già si deve gestire Chris Bosh (All Star in regular, meraviglioso da vedere, ma dotato di attributi rinsecchiti da aprile in poi) ed il nostro connazionale che sta facendo cadere tutti i dubbi sul carattere, e sta giocando come uno che voglia aggiornare la classifica di peggiori primi pick assoluti ogni epoca (sono pronto da oggi a rimangiarmi tutto con grande gioia, se sara' il caso).
Gli altri, piu' o meno, sono relativi a situazioni di smobilizzo per cause varie (a Minnie hanno appena ceduto Garnett, a Washington hanno ammollato un contratto monstre ad Arenas, e siamo alla riedizione di Orlando che inchiostra per la vita Grant Hill, salvo non averlo mai), ed i GM, prima di riempire lo scatolone con le loro cose, provano l'ultima delle mosse.
La sensazione e' che molti stiano navigando a vista, o anche meno, che ci siano alcuni contratti che peseranno come palle al piede sul futuro delle franchigie (per esempio Arenas, che nel non prossimo 2013-14 guadagnera' 22 milioni".).
Ma di questo chiacchiereremo in qualche altra occasione.
Chiudiamo con le due "perle" del Garnett: il giorno 11 novembre (lo so, sono in ritardo) il giocatore che ha generato la "tempesta bianco verde" ha pensato bene di litigare con Jose Calderon (e' come se io me la prendessi con un bimbo di quinta elementare per questioni legate ai Gormiti).
Mi immagino la faccia ed i pensieri di Calderon che porta su palla, marcato da una pantera nera (con tanto di zanne bene in vista), che definire "basso sulle gambe" non rende l'idea, e condisce tutto con noce moscata, zenzero, senape e pure del gran rafano (che se siete venuti su dalle mie parti, sapete come vi concia gli occhi se lo provate).
Il giorno 12 dicembre, sempre il Kevin, durante un Boston - Portland che sta andando bene (perche' saremmo sempre 24-2, nel frattempo) prende a tonni in faccia durante un timeout il povero cicciobello Davis, reo probabilmente di scarsa concentrazione (i livelli accettabili dal numero 5 sono quelli che brucerebbero le tempie di un uomo normale).
Peccato che Davis reagisca, ahimè, con un paio di lacrime dal nervoso, fatto che presumibilmente lo accompagnera' per tutta la carriera, a meno che non rubi palla in finale di gara 7 e chiuda con schiacciata e ferro in braccio a mo di trofeo.
Se lo sommiamo alla scarica di pugni che ha preso Leon Powe (suo COMPAGNO) durante una bella azione negli scorsi playoff, se ne deduce che Boston ha vinto il titolo per PAURA di GARNETT, perche' altrimenti quello li' sarebbe diventato davvero pericoloso.
Appagamento chi era costui""
Buone feste a tutti quanti!