I Bears non mollano la presa

Più freddo fa, più Robbie Gould infila field goals decisivi. Ed i Bears sono ancora vivi…

A Chicago la parola del giorno è special teams. Il momento, si sapeva, era particolare, al nuovo Soldier Field i Bears si giocavano un'intera stagione contro una squadra su cui non potevano nemmeno vantare il vantaggio della temperatura, perché tanto, a Green Bay, ne sentono anche di più basse di queste. Nel momento topico del campionato della squadra di Lovie Smith le squadre speciali sono state l'unità  di salvezza per un team tanto arcigno in difesa quanto inefficace e tendente all'errore in attacco, fattori che in loco non li si scoprono certo oggi, e che di sicuro non possono servire da alibi al fine di giustificare un atteggiamento pressochè molle dinanzi un traguardo diventato improvvisamente più agevole grazie alla sconfitta rimediata da Minnesota, prorpio l'oggetto dell'inseguimento divisionale.

Chicago, nonostante la riapertura degli scenari, si è auto-costretta a dover rientrare in fretta e in furia da un primo tempo offensivamente insufficiente, che aveva visto un running game sostanzialmente inesistente ed un Kyle Orton (14/27, 142, TD, 2 INT) non in grado di sfruttare un intercetto procurato da un blitz del sempre più protagonista Danieal Manning, opportunamente schierato nei terzi downs con l'univoca missione di andare a prendere il quarterback nel più breve tempo possibile.

Già  Danieal Manning, lo stesso defensive back che oramai ha preso il posto che un tempo era di Devin Hester, quello di ritornatore di kickoffs, nonché protagonista dell'azione che ha finalmente fatto girare l'inerzia di un primo tempo con sole 48 yards a referto per l'attacco, regalando ai fans una spettacolare azione di special teams che ha fruttato i primi tre punti ai padroni di casa, il tutto mentre Aaron Rodgers (24/39, 260, 2 TD, INT)) aveva portato a spasso il suo reparto con la destrezza di un veterano. I

l regista al primo anno da titolare aveva difatti condotto un ottimo drive di 91 yards terminato a punti, andato a bissare il TD pass lanciato in precedenza al solito Greg Jennings, giunto alla nona segnatura stagionale, grazie anche ad un azzardo di Mike McCarthy, il quale aveva sorpreso gli avversari facendo correre il backup Matt Flynn guadagnando un primo down in situazione di punt.

Per poter usufruire di altri punti si è dovuto aspettare un altro episodio coinvolgente le squadre speciali: sfruttando un beffardo pallone che aveva colpito un giocatore dei Packers rendendo la palla viva, i Bears riuscivano nell'intento di posizionare finalmente Orton nei pressi della redzone avversaria, facilitandogli il compito di trovare, qualche azione dopo, il fido tight end Greg Olsen per la meta che portava il tutto sul 14-10, distacco riportato di lì a poco ad un touchdown di distanza da una conclusione ravvicinata di Mason Crosby, arrivata in seguito al secondo intercetto di giornata subìto dal quarterback di Chicago.

Decisiva, nell'ultimo quarto, la virata strategica decisa sulle sidelines, che portava all'improvviso un maggior numero di chiamate per Matt Forte (23, 73, TD), oggetto misterioso in ciascuno dei primi tre quarti, ma capace di irrompere in mezzo alla difesa per un guadagno decisivo di 23 yards e di convertire una delicatissima situazione di quarto down, ottenuta con millimetrica precisione, proprio in odore della goal line, in seguito alla quale lo stesso aveva prodotto la breve corsa del pareggio.

La terza giocata di uno special team monumentale andava non solo a forzare il secondo overtime in altrettante settimane a favore dei Bears, addirittura salvava l'intero campionato, trovando nella manona di Alex Brown, che di mestiere mette a terra i quarterbacks, il giusto alleato per scagliare inerte a terra quello che si pensava fosse il field goal decisivo di Crosby (1/3), trasformatosi invece nella giocata decisiva per forzare un supplementare invece risolto, per la seconda occasione consecutiva, dall'affidabile piede di Robbie Gould, che consente ai Bears di poter sperare ancora, se i Vikings perderanno domenica, di acciuffare i playoffs con l'ultimo treno disponibile.

Facile, dato lo svolgimento degli eventi, immaginare il livello di frustrazione accumulato da Rodgers e compagni, che erano riusciti ad interpretare la 176ma sfida (un record) tra due delle squadre più vecchie della Nfl nella maniera corretta, facendo sembrare Green Bay la compagine ancora in cerca dei playoffs. Un vantaggio di 14-3 nel primo tempo, 325 yards contro le 210 dei Bears, il comando del punteggio per quasi tutta la durata dei tempi regolamentari, sono tutti elementi che denotano l'opportunità  sprecata, nonché la tendenza della difesa di cedere nei quarti periodi delle partite giocate sinora.

Ciò nonostante, l'attuale record di 5-10 non è esattamente indicativo della stagione offerta dai Packers, che a nostro opinabile giudizio, con i dovuti aggiustamenti, sarebbero potuti essere dei contendenti di maggior valore per una Nfc North rivelatasi equilibrata ma inferiore rispetto ai raggruppamenti East e South della conference: l'organizzazione può comunque rimanere speranzosa per un futuro roseo, un futuro che anziché passare dalla solitamente doverosa ricostruzione, potrebbe anticipare i tempi già  nella stagione ventura, quando Rodgers, quest'anno equiparabile in tutto e per tutto ad un rookie, potrà  continuare l'ottima strada già  intrapresa, a patto che il coaching staff sappia imporre meglio il gioco di corse e trovi un pass rusher costante che non si chiami Aaron Kampman.

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