Nel bene e nel male, l'ultimo tiro finisce sempre a T.J. Ford…
Non è decisamente il periodo migliore dei Pacers, anzi da qualche anno a questa parte è sicuramente il peggiore: 10-17 il record (37%), ultimi nella Central Division, terz'ultimi nella Eastern Conference insieme a Toronto e dietro solamente a Bobcats e Wizards.
In una NBA che in questa stagione sta licenziando allenatori a numero di record (ben sei fino ad ora), l'head coach dei Pacers Jim O'Brien non si sente in discussione, nonostante l'umore generale dei tifosi non è proprio felice del suo lavoro.
“Quando venni assunto da Larry Bird mi aveva già premesso che avremmo avuto delle difficoltà nei primi anni” – ha detto O'Brien – “Larry non mi disse che da me si aspettava di vincere 50 partite, ma mi disse che c'era tanto lavoro da fare. Noi adesso abbiamo sette giocatori nuovi ed è normale ci sia qualche difficoltà “.
D'altronde lo avevamo premesso anche ad inizio stagione, questa doveva essere un'annata di transizione e qualche bella vittoria contro grandi squadre non può cambiare di molto il valore assoluto di questa squadra che, come detto dal coach, ha diversi giocatori nuovi (fra cui due rookie) e un sistema di gioco da amalgamare.
“Dobbiamo giocare con la stessa mentalità con la quale abbiamo vinto partite contro Boston e Lakers” - ha detto Jeff Foster – “Vuol dire giocare con energia e insistenza, solo così avremo delle chances“.
Come l'anno scorso sono emersi i soliti problemi in difesa, nonostante nell'inizio di stagione sembrasse tutto cambiato in meglio. Quasi tutte le squadre affrontate negli ultimi tempi hanno tirato con più del 50% dal campo.
“La nostra difesa è completamente scomparsa” – continua Foster – “E' come se fossimo tornati indietro di un anno nel giro di due settimane. I ragazzi non difendono sui loro uomini come dovrebbero. Se vogliamo vincere qualche partita e interrompere la striscia negativa dobbiamo sacrificarci in difesa“.
Delle quattro trasferte consecutive solo l'ultima si è conclusa con una vittoria, a Washington contro una squadra in difficoltà . Mentre la vittoria a Philadelphia in assoluta emergenza è stata invece una iniezione di buon umore.
Anche Toronto non è in grande salute, ma nel ritorno dei Pacers dall'ex Jermaine O'Neal arrivava una sconfitta per 101-88 in una partita in cui i protagonisti della trade estiva non erano protagonisti, particolarmente Ford che in 26 minuti realizzava solo 4 punti, ma lo stesso accolto dagli applausi del suo ex pubblico. “Penso che loro fossero determinati non a contenere me ma a vincere la partita” - diceva Ford – “Hanno giocato con molta energia e noi non siamo stati in grado di contrastarli“.
Protagonista era Kapono con 25 punti, uno che quando vede i Pacers gioca in una maniera decisamente ispirata visti anche i 29 punti della scorsa stagione. “Non so dare una motivazione per il quale con noi tocca ogni volta i 30 punti” – diceva Granger che finiva con 22 punti ma con 9-25 al tiro – “Ci ha mitragliato“.
Non serviva la grande prova di Murphy con 20 punti e altrettanti rimbalzi visto che era la difesa perimetrale a perdere il duello con quella avversaria.
Neanche i Pistons vivevano il loro momento migliore ma i Pacers erano ottimo bersaglio anche per loro, alla fine era 114-110 in uno dei finali che in questa stagione abbiamo visto diverse volte.
Nonostante un Danny Granger da 42 punti e assolutamente ispirato nel quarto periodo (18 punti) sul 112-110 O'Brien convinto potesse avere una migliore chance di tiro affidava inaspettatamente l'ultimo tiro a Ford che però si scontrava contro il muro di Prince. “E' frustrante perchè in queste occasioni il coach crede in te e la squadra crede in te“. Diceva Ford.
Più brutta ma in un certo senso sintesi dei problemi dei Pacers era la sconfitta 121-103 sul campo dei Bucks il giorno dopo. Brutta perchè la partita stava seguendo uno strano andamento, infatti sotto di 21 nel primo tempo i Pacers passavano in vantaggio sul 102-103 con 4:42 da giocare grazie ad un jumper di un grande Ford (27 punti a fine gara). Incredibilmente era l'ultimo canestro della partita per Indiana e causa della sesta sconfitta consecutiva.
Due partite abbordabili modellavano un po' il record in positivo.
A Washington si vinceva agevolmente 118-98 con 27 punti di Granger che guidava cinque giocatori sopra in doppia cifra e con finalmente una buona difesa che concedeva il 42% dal campo agli avversari.
Contro i Warriors dell'ex Jackson (accompagnato dai fischi della Conseco Fieldhouse) i Pacers vincevano 127-120 in una partita in cui entrambe le difese non lavoravano tantissimo a dispetto invece di due grandi attacchi, punto di forza di queste due squadre.
Senza Ford e Murphy, Indiana tirava ben 106 volte (massimo in stagione) con cinque giocatori che tiravano almeno 10 volte e con sei che andavano in doppia cifra fra cui spiccava il solito Granger, stavolta da ben 41 punti, di cui 17 nel quarto decisivo.
Contro i Clippers invece i Pacers perdevano la quarta partita su quattro ai supplementari per 117-109. Oltre il solito Dunleavy, stavolta mancavano anche Granger, Daniels e Murphy, rispettivamente il primo, il secondo e il quarto realizzatore della squadra, tutti e tre vittime di un virus influenzale.
“Abbiamo giocato col cuore” – diceva O'Brien – “E' dura concludere con una sconfitta, ma è quello che è successo. Credo che chiunque abbia giocato con l'uniforme dei Pacers in questa partita ha giocato duramente dando quello che aveva“.
Jarrett Jack era chiamato ad essere la punta di diamante, ma i suoi 27 punti non bastavano, nonché i 17 uscendo dalla panchina per qualche problema fisico da parte di Ford.
Nuovamente in emergenza, senza i tre starters e con un quintetto che ancora non conosceva i suoi componenti ad un ora dalla partita, i Pacers espugnavano il campo dei Sixers al fotofinish per 95-94 stavolta grazie proprio a Ford, che nelle precedenti partite punto a punto aveva fallito l'ultimo tentativo.
"Una grande vittoria per noi perché arrivata con tante assenze e tanti problemi". Dichiarava O'Brien che proponeva Graham in quintetto base e aveva un contributo importante dai restanti della panchina, basti fare il nome di Diener (12 punti) e McRoberts (10 punti) che per motivi un po' diversi non hanno avuto tantissimo spazio.
"Josh (McRoberts) ha giocato duramente facendo molte cose positive" – si complimentava O'Brien – "Travis (Diener) nonostante avesse qualche problema fisico nei suoi 15 minuti di impiego e con i suoi punti specialmente nel primo tempo ci ha mantenuto in partita".
Queste partite sono stata l'occasione per il rookie Roy Hibbert che in tre occasioni è stato scelto come pivot dello starting five.
Sul campo dei Bucks Hibbert ha giocato 18 minuti finendo con 8 punti ma con appena 2 rimbalzi. “I compagni mi aiutano per migliorare” – ha detto Hibbert – “La cosa più importante è essere sempre pronti se non gioco e rispondere positivamente quando vengo chiamato dal coach“.
“E' intenzionato a diventare un gran bel giocatore perchè è un grande lavoratore” – ha detto invece O'Brien – “E' molto, molto allenabile“.
Tutti sono contenti di Hibbert ma sanno che servirà del tempo per adattarsi al mondo NBA. “Avrà bisogno di un anno o due per diventare quel giocatore che pensiamo. Avrà un bel futuro in questa lega“. Le parole del coach.
Nel suo ritorno a casa, a Washington, lì dove c'erano amici e familiari a vederlo un passo indietro rispetto alla partita precedente. Subito 3 falli in meno di 6 minuti e solo 2 punti ed un air-ball come primo tiro della partita. “Penso di aver bisogno di fare meglio” – diceva con umiltà Hibbert.
Escluso con i Warriors per il tipo di partita che era, grande la prova del centro contro i Clippers, massimo in punti (16) e in stoppate a quota 5.
Sperando di recuperare gli influenzati, i Pacers finiranno il loro 2008 con tre gare su quattro alla Conseco Fieldhouse, rispettivamente con New Jersey, New Orleans e Atlanta con in mezzo una partita in trasferta a Memphis.