Tempo di crisi, scambi e addii

Il nuovo arrivato Richardson avrà  il compito di dare una nuova dimensione al gioco dei Suns

Forse c’era da aspettarselo, dopo le quattro sconfitte consecutive (cinque in sette partite), che la dirigenza dei Suns avrebbe fatto qualcosa per dare uno scossone a questa squadra.

Non si è trattato nemmeno delle sconfitte in sé, questa squadra non brillava nemmeno nelle vittorie, basta vedere la partita contro i terribili Thunder, vinta con un’improbabile rimonta.
In generale, la squadra sembrava essere triste, rassegnata. “Sembra che il peso del mondo sia sulle nostre spalle quando qualcosa non va bene – dichiarava Terry Porter – I nostri ragazzi semplicemente non si stanno divertendo in questo momento”.

Non doveva sorprendere una trade considerato il malessere che c’era nello spogliatoio, da ormai troppo tempo. Nei nostri report avevamo più volte indicato che Bell sembrava essere quello che rimpiangeva di più D’Antoni e anche quello che più si era lamentato di Porter.
Non doveva sorprendere leggendo alcune dichiarazioni di Nash. “Siamo in un momento nero, non ci impegniamo abbastanza, sembra che la scorsa stagione sia stata sei anni fa”.

Tuttavia, nessuna voce di corridoio sembrava indicare che a Phoenix si stessero muovendo per qualche scambio, ancor meno erano usciti fuori i nomi di Bell, Diaw o Richardson. A dire il vero, tra i tifosi, si parlava più di scambiare Nash o Stoudemire. Sì, sembra proprio che il pessimismo abbia pervaso la Valle del Sole.

Certo è anche che le ragioni per l’ottimismo sono poche.
Secondo un assistente coach di una squadra rivale, che ha voluto mantenersi anonimo, i Suns sono un “brutto miscuglio di giocatori, una squadra disunita”.

Difficile dargli torto quando Amaré Stoudemire, in un’intervista con la ESPN, dichiara di voler essere “la prima opzione offensiva, come LeBron, Wade o Howard”aggiungendo anche di non essere sicuro che il sistema di Porter potesse permetterglielo e non si è fermato lì, insinuando che nel 2010 non è così sicuro che rimanga a Phoenix: “Come giocatore, in quella situazione, devi guardare per quale squadra vorresti giocare, in che città , i fattori economici. Si tratta di scegliere cosa è meglio per te”.

Porter ha prontamente risposto che Amaré è il leader della squadra in punti, minuti e tiri dal campo. Insomma, come a voler dire: di che ti lamenti caro “Stat”?

Visto l’ambiente, c’era davvero da aspettarselo e tuttavia ha sorpreso tutti la decisione di spedire Raja Bell e Boris Diaw a Charlotte per Jason Richardson, Jared Dudley e una scelta al secondo round per il 2010.

“Penso avessimo bisogno di un cambio – dichiarava Kerr, che è già  a quota due grandi trade in meno di un anno – volevamo aggiungere un altro attaccante tra le guardie che potesse togliere un po’ di pressione a Nash”.

Anche il coach, Terry Porter, si mostrava soddisfatto dello scambio: “Credo sia un’opportunità  per migliorare. Richardson può segnare 20 punti a partita e apporta una buona dose di atletismo”.

Jason Richardson l’atletismo ce l’ha sempre avuto. Ha vinto due concorsi di schiacciate all’All-Star ed è comparso in innumerevoli “highlights”. È un ottimo giocatore spalle a canestro ed è una minaccia anche nel tiro da fuori.

L’anno scorso ha segnato più triple di tutti nella lega e quest’anno la sua percentuale dalla linea dei tre punti è un ottimo 45,8%. È un grande rimbalzista per essere soltanto una guardia (media di 5,4 in carriera) e in attacco ricoprirà  un ruolo che era vacante sin dall’addio di Joe Johnson nel lontano 2005. I critici dello scambio dicono che si perde la difesa di Bell, ma secondo Kerr, Richardson è “un ottimo difensore” nonché “un gran compagno di squadra rispettato per essere molto professionale”.

Perdere le prestazioni difensive di Bell, che comunque era in netto calo rispetto agli anni passati, può non essere una critica del tutto veritiera. Dire che Richardson, nonostante tutto quello che può apportare, non risolva i problemi fondamentali dei Suns, è un’analisi più accurata.
Col suo arrivo si migliora l’aspetto offensivo, ma la difesa rimane un problema. In più la panchina si è assottigliata con la partenza di Diaw.

Il francese quest’anno stava giocando meglio, anche se le sue statistiche non riflettevano il suo miglioramento, ma rimaneva un giocatore molto incostante che giocava sui 20 minuti a sera per 9 milioni l’anno. Anche lui, tra l’altro, non era proprio entusiasta della nuova direzione che i Suns avevano intrapreso dopo l’addio di D’Antoni.

“Posso capire che mi abbiano scambiato, per come stavamo giocando capisco volessero cambiare qualcosa” – dichiarava Diaw dopo lo scambio e senza mordersi la lingua ha continuato – ”Non mi stavano utilizzando in modo da sfruttare tutte le mie abilità , giocavo da ‘4’ tradizionale. Giocare qua non era più divertente come l’anno scorso. Io ricorderò sempre i Suns di D’Antoni. Quest’anno siamo passati da essere un team vincente e il più eccitante della lega ad essere una squadra mezzo-vincente e totalmente noiosa”.

L’altro nuovo arrivato è Jared Dudley, sophomore proveniente dal Boston College, un’ala di 2,01 che può dare una mano dalla panchina. “Mi piace Dudley – affermava Kerr – è versatile, può difendere giocatori di vari ruoli e può giocare da piccolo ‘4’ o da grande ‘3’. È giovane, energico. Può esserci molto utile”.

Se la dirigenza dei Suns mostra gioia, i giocatori non sono del tutto entusiasti. Soprattutto Steve Nash che perde il suo miglior amico, Raja Bell: “È dura. Anche dopo tanti anni faccio fatica ad accettare che si tratta di ‘business’. Io la prendo sul personale e quando perdi improvvisamente due dei tuoi migliori amici, beh, è dura”.

Stoudemire è più pragmatico: “È un momento agrodolce, è brutto perdere giocatori con cui hai giocato per tre o quattro anni a cui ti sei affezionato. Però è bello avere Jason Richardson”.

Nello scambio è stato incluso anche Sean Singletary, il giovane playmaker acquisito dai Rockets quest’estate. La sua partenza lascia i Suns con un posto vacante nella rosa che, obbligatoriamente, dovranno riempire entro due settimane. Tutto sembra indicare che sarà  un altro playmaker a prendere il suo posto. “Sarebbe l’ideale – affermava coach Porter – è meglio non avere soltanto un rookie come sostituto di Nash”.

L’identità  di questo playmaker è ancora ignota ma le voci si sprecano. Nella Valle del Sole c’è addirittura chi spera in un ritorno di Marbury (ovviamente nel caso in cui gli venga rescisso il contratto a New York). L’unica cosa certa è che sarà  un veterano e che dovrà  accontentarsi del minimo salariale.

Nel frattempo i Suns hanno battuto i Magic, che arrivavano a Phoenix dopo aver vinto a Portland e vantando quattro vittorie consecutive. La vittoria è arrivato con un layup a 2,7 secondi dalla fine di Grant Hill, da poco tornato nel quintetto titolare che includerà , sicuramente, anche il nuovo arrivato Richardson a partire da lunedì contro i New York Knicks dell’ex Mike D’Antoni.

Around the Valley

A proposito di D’Antoni, l’ex allenatore, in un’intervista con Peter Vecsey, del New York Post, non ha esitato a lanciare qualche frecciatina a pochi giorni dal suo ritorno nella Valle del Sole.

“Quello che mi ha fatto più male” – spiega D’Antoni – ”è che dopo quattro anni a competere al più alto livello per la dirigenza, non avendo vinto l’anello, era come se non avessimo fatto nulla. Quello mi ha davvero bruciato più di qualsiasi altra cosa”.

Mike, quasi sempre pacato, non si ferma qui: “Tutto è cominciato con la sconfitta in gara 1 con quell’incredibile tripla di Duncan. Dopo quella partita sono cominciate a girare voci che c’erano delle differenze tra me e la dirigenza sulla difesa e la disciplina interna”.

D’Antoni spiega che la richiesta di aggiungere un assistente difensivo al suo staff, condizione “sine qua non” posta da Sarver e Kerr per la sua continuità , significasse minare la sua autorità . Inoltre, riguardo la disciplina, afferma senza esitare che “i Suns erano una squadra senza grandi problemi. Sono stato in squadra con spogliatoi problematici e i Suns non erano tra queste. Quando hanno cominciato a dire in giro che non avevo punito un certo giocatore per qualcosa che aveva fatto nel 2005 o nel 2006, era soltanto per giustificare la loro posizione, ma erano scuse deboli”.

Nonostante ciò, D’Antoni ammette che lo scambio di Marion non fu fatto solo per ragioni sportive: “Credevamo che Shaq ci desse una possibilità  in più per vincere” – afferma – ”Però il contratto di Shawn era diventato un problema. Ed è cominciato quando Kerr gli ha detto, nel loro primo incontro per discutere un rinnovo, che non era così forte come pensava lui. Non puoi fare così perché poi il giocatore non dà  il meglio di sè, anche se la colpa ce l’ha anche Shawn, avrebbe dovuto apprezzare quello che aveva”.

C’è anche una piccola sfumatura di rimpianto in questo sfogo di D’Antoni: “Avevamo un grande stile di gioco e dei giocatori che ci si adattavano perfettamente”.

A questo punto sarà  interessante vedere l’accoglienza del pubblico di Phoenix al loro ex allenatore. L’appuntamento è per lunedì notte allo US Airways Center.

Per finire segnaliamo questo video in cui Amaré (che ora si è cambiato, per qualche oscuro motivo, il nome in “Amar'e”) Stoudemire ci mostra una sua giornata tipo…

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